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Autore: Natalja_Aljona    12/12/2014    1 recensioni
Novosibirsk, 2013.
Aljona Sergeevna Dostoevskaja e Lev Fëdorovič Puškin, l’aspirante pattinatrice e l’ex terrorista.
Lei quindici anni di sogni, lui ventidue anni di illusioni.
Lei scandalosamente bionda, coraggiosa e incosciente come poche.
Lui troppo impulsivo e troppo innamorato.
Lei frequenta il penultimo anno del Ginnasio, lui ha passato sei anni in carcere per un attentato a Putin.
Perché lui davvero non ci riusciva, a non idealizzare quel Paese, quella Siberia feroce e opprimente, il cuore bianco e grigio della sua Russia sanguinaria e corrotta, a non cullare l'illusione di una Patria gloriosa sotto le macerie della violenza fine a se stessa e le sue stesse cicatrici di ragazzino che credeva ciecamente nel suo mondo immaginario, nei suoi miti bellissimi e impossibili, perché non c'era davvero quella gloria, non c'era davvero quella Patria.
Non c'era davvero quella luce, c'erano solo loro.
Lev con la pelle mangiata dalla prigione e il cuore rubato da Aljona e Aljona fatta di ghiaccio, musica, libri e capelli.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Lo scorso capitolo era dedicato al mio cantante preferito, Alexander Rybak, mentre questo è dedicato alla mia band preferita (insieme ai Beatles, ai Rolling Stones, ai Bon Jovi e ai Foo Fighters), gli Europe, i miei eroi svedesi, che, come potrete capire leggendo, adoro veramente alla follia.

A Joey, John, John, Mic e Ian.

Tack för allt, mina hjältar!

E, come ha detto John Norum, thanks Marshall amplification and Gibson guitars ;)

Tra parentesi, i criminosi progetti matrimoniali di Aljona sono vagamente autobiografici ;) Ma cercate di capirla, questo capitolo è ambientato nel periodo in cui non stava ancora con Lev, proprio poco prima ;)
Spero che vi piaccia! ;)

A presto,

Marty

109)

Guitar hero

This is the way it's meant to be

Questo è il modo in cui dovrebbe essere

(Sign of the times, Europe)


Nothing left within, I've been mined

Hell and back again, subterranean

I've been digging in down inside

I will start again, subterranean

But the truth is so unkind

What do you know

How low the sky?


Nulla lasciato indietro, sono stato estratto

Inferno e ritorno ancora, sotterraneo

Ho scavato in profondità

Ricomincerò da capo, sotterraneo

Ma la verità è così crudele

Cosa ne sai tu

Di quanto è basso il cielo?

(Subterranean, Foo Fighters)


[...]


I was looking at the sky
Before I knew your name
I needed something to believe in
Something to ease the pain


Guardavo il cielo

Prima di conoscere il tuo nome

Avevo bisogno di qualcosa in cui credere

Qualcosa con cui guarire il dolore

(We will be strong, John Norum & Joey Tempest)


Erano i suoi primi giorni d'amore, i primi giorni trascorsi con la pelle e il cuore arsi dalla purezza della felicità.
I primi giorni passati a contare i capelli di Aljona e a sognare di non lasciarla più andare.
Non era più il ragazzino maledetto, il figlio nato colpevole di due sovversivi a cui nessuno era disposto a riconoscere un solo brandello di umanità.
No, lui era l'eroe di Aljona.
Era il ragazzo che la faceva arrossire solo chiamandola per nome, a cui lei dedicava l'ultimo pensiero prima di dormire, quello di cui scarabocchiava il nome sui libri di scuola, come se fosse stato proprio come gli altri,
un ragazzo normale.
Uno di cui innamorarsi senza avere paura.
E poi c'era suo padre, di cui Aljona vedeva solo la gentilezza, la forza d'animo e le infinite fragilità.
Aljona faceva tornare innocenti.
Questo era quello che aveva fatto con loro.
Come se non avessero mai sbagliato, prima, perché lei non poteva sbagliare ad amarli.
Ma c'erano di nuovo i Van der Zijl in città, e non solo l'assassino di suo nonno.
Jean-Georges era tornato con suo figlio e la donna che aveva strappato alla famiglia.
Ora erano lui e quel ragazzo con la sua stessa insensata crudeltà negli occhi, la famiglia di Natal'ja Puškina, ormai Natasha Van der Zijl, cittadina olandese.
A Lev non importava niente di quella traditrice, non le importava neanche che avesse un figlio, un figlio che aveva sostituito suo padre.
Più giovane e sano, biondo e algido come Jean-Georges Van der Zijl.
Un figlio a cui gli altri riconoscevano il diritto di un futuro, probabilmente.
Non gli importava di loro, li odiava ma non sarebbe mai andato a cercarli da solo, lui voleva solo difendere suo padre.
E Aljona, per quanto disperatamente ci provasse, non poteva realmente capire il suo terrore, la sua inquietudine costante che qualcuno mettesse a rischio il fragilissimo equilibrio del cuore e della mente di suo padre.
Per questo aveva fatto quello che aveva fatto a Johann, spezzandogli le ossa per spezzare le sue spietate intenzioni di usare la malattia di un uomo per distruggerlo senza un motivo.
Perché Aljona gli aveva detto che Fëdor non era matto, solo che a volte si allontava da loro, ma lui sapeva che se avesse incontrato Johann avrebbe potuto allontanarsi per sempre.


And time passes by

Gathering thoughts of the past

And maybe he'll cry


So they say he's a madman

And he don't understand

But I know that he's tryin' hard

To act like a man

All those years he has suffered, my friends

All those years of pain

But I don't think he knows for sure

If those years were in vain


He's a dreamer

But he's fightin' for his life

He's tryin' to understand

He's a dreamer

But he wants to carry on

And I know he's a lonely man


E il tempo passa

Raccogliendo pensieri del passato

E forse lui piangerà


Quindi loro dicono che è un pazzo

E che lui non capisce

Ma io so che sta provando duramente

A comportarsi come un uomo

Tutti gli anni in cui ha sofferto, amici miei

Tutti quegli anni di dolore

Ma non penso che lui sappia con certezza

Se quegli anni sono stati vani


Lui è un sognatore

Ma sta combattendo per la sua vita

Sta cercando di capire

Lui è un sognatore

Ma vuole resistere

E io so che è un uomo solo

(Dreamer, Europe)


[...]


But I'll be beside you, 'cause I want to hide you

I'll cover my pain or I'll go insane


Ma io starò accanto a te, perché voglio nasconderti

Coprirò il mio dolore o impazzirò

(In the future to come, Europe)


E poi un pomeriggio Lev era uscito a fumare una sigaretta e a fare due passi e si era trovato davanti una donna vista solo in fotografia, una donna con gli occhi di suo padre.
Una lunga treccia di lucidi capelli neri e quelle intense iridi turchesi ch'erano un misto di cielo e lacrime, il cielo di Novosibirsk e le lacrime di suo padre.
Aveva fatto un passo indietro, si era morso con troppa forza il labbro inferiore e aveva realizzato di aver appena incontrato sua nonna.
No, non sua nonna.

La complice dell'assassinio di Aleksandr.

E lei aveva avuto paura, si vedeva.
Certo che aveva avuto paura.
Quel ragazzo aveva gli occhi azzurri come i suoi genitori, non neri come suo nonno, ma c'era Aleksandr, in quegli occhi.
Tutto quello che Aleksandr aveva lasciato sulla terra, l'aveva lasciato nel cuore di Fëdor e negli occhi di Lev.
-Tu sei...- aveva mormorato, incredula e tremante, semplicemente patetica.
-Lev Fëdorovič Puškin-
-Sei stato tu...-
A picchiare suo figlio?
A spezzargli le ossa a calci e a pugni, a mandarlo in ospedale?
Ma lei quanti figli aveva?
E quanti mariti aveva?
E che coscienza aveva?
E nel cuore cosa le rimaneva?

-No, non sono stato io.
Sei stata tu-
Credeva che fosse lui, il ragazzo violento e spietato, Natal'ja?
Credeva che fosse lui, quello che aggrediva una ragazza perché gli aveva detto che il fratellastro sconosciuto che gli era stato insegnato ad odiare era una persona migliore di lui?
Credeva che fosse lui, quello che non sopportava nemmeno l'esistenza di un uomo che non gli aveva mai fatto niente di male, e per questo non riusciva a darsi pace?
Credeva che fosse lui, a voler spezzare il cuore a un innocente?
Che fosse lui il colpevole?
Lev sapeva soltanto che era lei, quella che aveva trascorso metà della sua vita con la famiglia sbagliata.
Quella che aveva ucciso il suo vero amore.
Quella che aveva rinnegato suo figlio.


You might think you know me
I know damn well you don't
Oh no, oh no, you don't


Tu potresti pensare di conoscermi

Io so dannatamente bene che non è vero

Oh no, oh no, tu non mi conosci

(Subterranean, Foo Fighters)


[...]


This world, so endless blue

Is better for lovers

You cry 'cause you don't know if it's true

If all those years've been wasted time


Questo mondo, così infinitamente triste

Ѐ migliore per gli amanti

Tu piangi perché non sai se è vero

Se tutti questi anni siano stati tempo sprecato

(Wasted time, Europe)


[...]


Tonight this is how we breathe
To put some strength back in our hearts
We've got nothing left to lose
We start from the dark


Stanotte questo è il modo in cui respiriamo

Per rimettere un po' di forza nei nostri cuori

Non ci è rimasto niente da perdere

Cominciamo dal buio

(Start From The Dark, Europe)


Novosibirsk, 9 gennaio 2013


Per il trentatreesimo compleanno di Freyja Anatol' aveva ordinato a Stanislav una glassa con il disegno e i colori della bandiera svedese, blu e giallo, su una torta alle spezie improvvisata da Stas, una Kladdkaka (torta svedese al cioccolato) e un vassoio di Kanelbulle (pane alla cannella).

Probabilmente non si sarebbe potuto trovare in tutta Novosibirsk un pasticcere più esperto di dolci svedesi dell'ex Cosacco di Nostal'hiya.

Khadija, Aljona e Svetlana, che si ingozzavano di Kanelbulle fin da piccole alle merende che preparava Freyja quando aveva tempo, erano state allontanate a forza dalla cucina e relegate in soggiorno, dove i Brat'ya Kuragin stavano provando per l'ennesima volta la colonna sonora.

Tolik e Lena non risparmiavano i battibecchi, naturalmente, ma quando Anatol' faceva l'assolo di John Norum in Let me love you e riusciva perfino ad assumere le stesse espressioni dell'allora ventitreenne chitarrista norvegese nel video ufficiale del 1987 mentre suonava Elena gli perdonava qualsiasi cosa.

Lui terminava la canzone con "There's nothing else I can do, 'causa I'm doing it all for Leyna" di Billy Joel e cambiando il testo di Bobby Jean di Bruce Springsteen cantando "Me and you we've known each other even since you were thirteen, we liked the same music, we liked the same bands", e la faceva ridere, qualunque fosse il motivo per cui avevano litigato prima.

Aljona li guardava con aria sognante e sospirava all'orecchio di Svetlana che se Freyja non fosse stata così fantastica sarebbero stati "adorabilissimi" insieme.

Ma Tolik adorava sua moglie, Ippolit era sempre stato perdutamente innamorato di Elena, fin dai tempi del Ginnasio, anche se lei aveva due anni in più di lui, e sospettava che Lena avesse avuto, in qualche momento della sua vita non ancora identificato dal resto del mondo, una cotta platonica per Anatol'.

Intrighi degni dei fratelli Kuragin, per l'appunto, anche se in confronto a quelli di Guerra e Pace erano angeli caduti dal settimo cielo.

Tolik aveva sposato una svedese, quindi, in qualche modo al di sopra dell'umana comprensione, aveva ereditato il fuoco degli eroi dell'hard rock svedese e norvegese.

Nello specifico Joey Tempest, John Norum, Mic Michaeli, John Levén e Ian Haugland, ovvero gli Europe, gli idoli hard & heavy di Anatol'.

Le influenze anglo-americane, invece, doveva averle avute in sorte fin dalla nascita, ma rimaneva un chitarrista uzbeko naturalizzato russo.

A tanti intrighi di nazionalità non arrivavano neanche i veri fratelli Kuragin.


Back in black and I'm 17
I've been told, son, let it be


And I'm on my way

Boy, you're not supposed to sing the blues

Where you come from

If you walk across those railroad tracks

Son, you're on your own

But all I know is what I feel, and it can't be wrong

Boy, you're not supposed to sing the blues

Where you come from

Where you come from

It's just not done


Torno nel buio e ho diciassette anni

Mi è stato detto, figlio, lascia che sia


E sono sulla mia strada

Ragazzo, tu non dovresti cantare il blues

Da dove vieni

Se cammini attraverso i binari della ferrovia

Figlio, sei da solo

Ma tutto quello che so è quello che sento, e non può essere sbagliato

Ragazzo, tu non dovresti cantare il blues

Da dove vieni

Da dove vieni

Non è proprio fatto

(Not supposed to sing the blues, Europe)


Nel 2003, quando era stata annunciata la reunion degli Europe nella loro formazione storica e quindi con il ritorno del grande John Norum, il chitarrista fondatore e uno dei suoi guitar heroes preferiti in assoluto insieme a George Harrison, Keith Richards, Richie Sambora, David Sabo e Scotti Hill, aveva organizzato -lui con il pensiero e Stas con la pratica- il più grande banchetto di crêpes di tutti i tempi.

Era stato il regalo del suo ventiquattresimo compleanno e l'occasione in cui aveva giurato, ottenendo un consenso sofferente ma rassegnato da parte di Freyja, che se avessero avuto un figlio maschio l'avrebbero chiamato John Joakim Gunnar Jan, in onore dei veri nomi degli Europe (John Norum e John Levén, Joakim Larsson, Gunnar Michaeli e Håkan Jan Haugland).

Freyja e gli Europe erano i suoi personali miracoli svedesi.

Per il trentatreesimo compleanno di Freyja, quindi, aveva preparato un medley degli Europe, ovviamente suonato da lui, Elena e Ippolit, e tre canzoni intere, Let me love you di John Norum, Here comes the night e I'll cry for you, la sua canzone preferita del periodo di Kee Marcello, il grandissimo chitarrista che aveva sostituito John negli Europe dal 1987 al 1992, ma non nel cuore di Anatol', per quanto fosse un musicista straordinario.

La canzone con cui avrebbero concluso il concerto non era né degli Europe né di nessun'altra band, ma era ugualmente scandinava: Hurra for deg som fyller ditt år, "en norsk fødselsdagssang", una canzone di compleanno norvegese, scritta da Margrethe Munthe.

Nei giorni precedenti al concerto Aljona e Svetlana erano una presenza fissa a casa di Khadija, e a volte si univa a loro anche Vasilij, tristemente costretto a realizzare che suonare come il suo futuro suocero era una delle poche cose che non avrebbe mai saputo fare.

Svetlana era più orientata sul pop e ascoltava le prove della band con poca convinzione, mentre Aljona, Vasilij e ovviamente Khadija, pur essendo grandi fan di Ani Lorak e Philipp Kirkorov, avevano l'hard rock nel sangue come Tolik.

Il concerto degli Europe a San Pietroburgo del 19 marzo 2005 era stato il primissimo concerto a cui Anatol' aveva portato Khadija, che allora aveva sette anni, anche se lei crescendo si sarebbe innamorata di Bruce Springsteen, definendo il povero Joey Tempest, sogno proibito di più di una generazione di ragazze, "bravissimo ma troppo svedese per i suoi gusti", che detto dalla figlia di una svedese era ancora più inquietante.

Tolik era comunque felice che sua figlia crescesse in un mondo in cui gli Europe erano ancora insieme e John Norum era ancora il loro chitarrista.

Khadija era orgogliosissima di suo padre, che aveva la musica nel sangue insieme all'amore per lei e sua madre e non avrebbe mai potuto essere lo stesso senza di loro o senza le sue chitarre.

Vasja subiva costanti e vertiginosi cali di autostima dalla prima all'ultima nota che Anatol' suonava e Aljona, come del resto la maggior parte delle volte, farneticava.

Tolik era stato il suo primo amore impossibile, e ripeteva ossessivamente che voleva un marito come lui.

Anatol' aveva tre Fender, una T-Bucket 300CE nera, una Telecaster e una Stratocaster bianche, e per quel concerto avrebbe usato la Stratocaster, uguale a quella di John, e diversi amplificatori, ma in quel momento stava usando un Marshall, neanche a dirlo, uguale a quello di John, sulla cui custodia Freyja gli aveva fatto stampare la scritta "Forever a Norum fan".

Tolik ne era gelosissimo.


And my soul cries out for leaving now
I have got to get back home somehow
She stole my heart, oh, how my spirit cried
'Cause I had to leave and it broke me up inside


Oh, bless my soul, what have I done?
I'm bound to face this world alone
A drifter I was meant to be
With no one there for company
But if one day down there road I can
Would you look my way?
Would you take me back again?


E la mia anima piange per andarsene adesso

Devo tornare a casa in qualche modo

Lei mi ha rubato il cuore, oh, come la mia anima ha pianto

Perché sono dovuto partire e questo mi ha distrutto dentro


Oh, benedici la mia anima, cosa ho fatto?

Sono costretto ad affrontare questo mondo da solo

Ero destinato ad essere un vagabondo

Senza nessuno per compagnia

Ma se un giorno laggiù trovassi una strada che posso percorrere

Guarderesti la mia strada?

Mi riporteresti indietro di nuovo?

(Here comes the night, Europe)


Non avevano più bisogno di provare.

Non capitava tanto spesso ad un perfezionista come lui, troppo rispettoso degli assoli degli altri per potersi permettere imprecisioni, ma quella volta aveva dovuto ammettere che le canzoni erano venute esattamente come le volevano.

Erano degne di loro, anche se paragonarsi a John gli sembrava una follia eretica.

Era fiero dei suoi ragazzi e anche loro erano soffisfatti del loro lavoro, che Anatol' li aveva costretti a provare fino allo stremo, come se avessero avuto un concerto di tre ore allo Sweden Rock anziché nel soggiorno di casa sua.

Ora potevano davvero riposarsi, fare una pausa.

Ma mentre Elena era andata in bagno e Ippolit in cucina a prendere un bicchiere d'acqua Tolik aveva rivolto un sorriso stanco ma non meno luminoso a Khadija e al resto del suo fanclub, che al momento si era rassegnato a riprendere in mano i libri di matematica, e certo non li invidiava, ed era andato in camera.

Si fermò davanti al primo piano di Joey Tempest che aveva appeso a una parete con l'approvazione di Freyja -ma la doveva ancora trovare, una moglie che si rifiutava di avere una foto di Joey Tempest alla parete- e guardò attentamente il cantante svedese.

Che naturalmente, con i capelli lunghi e ricci biondissimi e gli occhi azzurrissimi, gli assomigliava da morire.

Joey Tempest contro Atatürk.

Persona rispettabilissima, per carità, ma che francamente aveva poco del sex symbol svedese.

E figurarsi se lui riusciva ad imitare la voce di Joey e arrivare alle sue tonalità.

Ma fisicamente c'era poco da fare, tre su cinque degli Europe avevano gli occhi azzurri -Joey, Mic e Ian-, John Levén li aveva verdi e John Norum verdazzurri, tre erano biondi -Joey, Ian e John Levén- , uno castano chiaro -Mic- e uno castano scuro -John Norum-.

E poi non avevano un tastierista.

Che bella cosa, l'autostima.

Ma che ne sapeva lui che gli Europe non avrebbero conquistato il mondo anche se fossero stati uzbeki?

Aveva trentatré anni, poteva ancora vestirsi come Joey al Festival de Viña del 1990 a ventisei, no?

Almeno per una volta, per l'ultima volta.

Solo per stare in casa.

Purché non pensasse ad Atatürk vestito come Joey, però.

Suvvia, lui era un po' più carino di Atatürk.

Lui aveva sposato Freyja!

E così il 9 gennaio si era presentato in soggiorno a piedi nudi, con un paio di jeans chiari strappati e rammendati ad arte, una canottiera bianca strappata e sopra una giacca di pelle nera aperta.

Aljona aveva applaudito come una deficiente, perché per lei Tolik era sempre uno schianto, e Khadija le aveva tirato una gomitata.

Dire che assomigliava a Joey era un po' troppo, ma almeno i suoi jeans, ritagliati apposta con Elena e Ippolit, forbici e rammendi cuciti in qualche modo, sembravano davvero quelli di Mic Michaeli.
Beh, gli mancavano solo gli occhi azzurri e la cascata di capelli biondo cenere per poter almeno ricordare, anche solo vagamente, quel tastierista sacro.
In tutta onestà sembrava uno squilibrato uzbeko che aveva rubato i jeans di Mic Michaeli.
No, aveva bisogno di un promemoria, ma di un promemoria efficace e incontestabile.
Da pronunciare esclusivamente dopo aver voltato le spalle al poster degli Europe.
"Posso competere tranquillamente con qualsiasi strafigo svedese. A parte quei cinque. Perché sono un ragazzo uzbeko che ha sposato una strafiga svedese, non per altro. E all'epoca non ero ancora nemmeno un vero chitarrista. E non conoscevo ancora gli Europe, quindi avevo ancora una certa autostima".


I've tried so hard just to be somebody...


Ho cercato così faticosamente solo di essere qualcuno...

(Paradize Bay, Europe)


[...]


Well, Jimmy still recalls the night

When he took his guitar and headed on out

To find the big time, yeah, that was his dream


There will come a time, no matter who you are


Beh, Jimmy ricorda ancora la notte

In cui ha preso la sua chitarra e si è avviato

Per trovare il grande tempo, sì, quello era il suo sogno


Arriverà il momento, non importa chi sei

(Prisoners in Paradise, Europe)


Gli sguardi ammirati di Elena e Ippolit lo fecero sorridere, ricordandogli che, anche se come svedese era un disastro, come uzbeko non era niente male.

Se i genitori di Freyja non l'avessero messo un po' troppo in soggezione si sarebbe vestito così anche il giorno del loro matrimonio, ma immaginava che Frida e Niklas Sjöberg, che pure lo adoravano, non avrebbero mai permesso a una via di mezzo fra Joey Tempest e Mic Michaeli che sognava di diventare il nuovo John Norum di mettere una fede al dito alla loro angelica figlia.

Trovavano adorabili i suoi sogni di gloria, ma non avrebbero trovato altrettanto adorabili i suoi jeans.

Secondo l'agenda di Freyja che aveva controllato ossessivamente un'infinità di volte, in quel momento lei stava finendo il colloquio con l'ultimo paziente del giorno, quindi avevano ancora venti minuti prima che arrivasse e dieci prima che arrivassero gli altri.

Dunque andò a prendere la sua Fender T-Bucket 300CE, la sua chitarra acustica elettrificata, e improvvisò una versione acustica di The Final Countdown, che non aveva bisogno di provare perché quella canzone ce l'aveva dentro da anni.

Da quando era tornato a Tashkent da Stoccolma con tutta la discografia degli Europe dal 1983 al 1992, Total Control e Face The Truth di John Norum, rispettivamente del 1987 e del 1992, One Of A Kind di Tone Norum, la sorella minore di John, del 1986, e A Place To Call Home di Joey Tempest, uscito proprio quell'anno, nel 1995, comprati con Freyja il giorno prima di partire.

Una volta a casa aveva cominciato con The Final Countdown, ed era rimasto incantato fino al minuto 3.17, quando era cominciato l'assolo di John Norum, che gli aveva letteralmente strappato il cuore.

Incontrare l'amore della propria vita e il chitarrista della propria vita a sedici anni non capitava a tutti, ma fra lui e Freyja, John Norum, gli Europe e Stoccolma c'era un anno di servizio militare, un anno senza chitarra e senza musica, a cui però sarebbe dovuto sopravvivere.

E ce l'aveva fatta, a quanto pareva.


I feel like screaming out my anger
There is so much left here to do
When it happened I was younger
And my destiny was you


What can I do
About leaving you?
We were only halfway through
What can I say?
There was no other way
They wouldn't let me stay


Mi sento come se urlassi la mia rabbia

Qui è rimasto così tanto da fare

Quando è successo ero più giovane

E tu eri il mio destino


Cosa posso fare

Riguardo al lasciarti?

Eravamo solo a metà

Cosa posso dire?

Non c'era altro modo

Non mi avrebbero permesso di rimanere

(Scream of anger, Europe)


[...]


But every time I realize I need her more and more
I'd never make it on my own


Ma ogni volta realizzo che ho bisogno di lei sempre di più

Non ce la farei mai da solo

(Sign of the times, Europe)


Khadija e Aljona corsero a sedersi accanto a lui sul divano e Anatol' cominciò a cantare:

-We're leaving together, but still it's farewell... And maybe we'll come back to Earth, who can tell? I guess there is no-one to blame, we're leaving ground... Will things ever be the same again? It's the final countdown... The final countdown... Oh, ma questa non è una versione acustica, è una versione tragica!-

(Stiamo partendo insieme, ma è comunque un addio... E forse torneremo sulla Terra, chi può dirlo? Suppongo che non ci sia nessuno da incolpare, stiamo lasciando la terra... Le cose torneranno mai come prima? È l'ultimo conto alla rovescia... L'ultimo conto alla rovescia...-

-Riprendi la Stratocaster e fai l'assolo di John- gli suggerì Aljona, e Khadija annuì, implorandolo con lo sguardo.

-Sì, dai, papà. Ti rilasserà, vedrai-

L'assolo che aveva sognato per un anno.

-Beh, in effetti...-

Poteva farlo.

Come lo faceva John a ventidue anni e adesso a quarantotto, e come lo faceva lui, Anatol', a trentatré.

Si alzò per prendere la Stratocaster e gli venne da ridere, perché ogni volta che provava a paragonarsi, anche solo mentalmente, al suo idolo si sentiva un grandissimo deficiente.

-Ma perché non mi dite mai quando la mia ambizione sfocia in deliri d'onnipotenza? Anzi, perché siete causa attiva dei miei deliri d'onnipotenza?-

-Potrei averlo pensato la prima volta, tanti anni fa, quando ero troppo piccola perfino per distinguere una chitarra da un basso. Ma poi ti ho sentito suonare e mi sono convinta che tu fossi davvero onnipotente- gli spiegò Al, tralasciando il fatto che neanche adesso, a quindici anni compiuti, riusciva sempre a distinguere una chitarra da un basso, nonostante Anatol' le ripetesse che la differenza era ovvia.

-Davvero, eh? Beh, vediamo-

-Ho bisogno di un tastierista come Mic Michaeli- annunciò, lugubre, quando tornò a sedersi sul divano fra gli applausi dei ragazzi.

-Se invece ti facessi una tazza di thè?- gli propose Aljona, abbastanza sicura che nella cucina dei Bezuchov ci fossero delle bustine di thè, ma probabilmente non dei tastieristi.

Non in un armadietto, almeno.

-Mi faresti una tazza di thè? Davvero?- sussurrò Anatol', estatico.

-Certo. Il tastierista lo cerchiamo un'altra volta, magari non in casa-

-Meglio, eh? Ma come Joakim ha trovato Gunnar, un giorno anch'io troverò il mio tastierista.

Magari non si chiamerà proprio Gunnar, perché non è che Novosibirsk sia piena di Gunnar, ma saprà suonare come lui- mormorò fra sé e sé con aria sognante.

Khadija annuì e gli accarezzò affettuosamente una spalla e Aljona andò in cucina a preparargli il thè.


It's not where we're coming from
It's how we turn from here
We know where we want to go
We just need a line, to get us there...


Non importa da dove veniamo

Importa il modo in cui rivolgiamo da qui

Noi sappiamo dove vogliamo andare

Abbiamo solo bisogno di una linea che ci porti là

(Let the children play, Europe)


Poco dopo arrivò Stanislav con i dolci, e a distanza di qualche minuto anche Sergej e Lyudmila Dostoevskij, i Pugačëv, i Korš e i Čechov.

Pavel, che fino a quel momento era rimasto un po' in disparte con Igor', ridendo ai battibecchi fra Aljona e Khadija e tenendosi alla larga da Vasilij, fortunatamente troppo ammutolito dagli assoli di Anatol' per poter infierire su di lui, andò a salutare i suoi genitori, e Tolik, diventato ancora più ansioso alla vista delle torte e continuando a ripetersi nella mente il guitar solo di The Final Countdown -il Norum solo, come lo chiamava lui-, accompagnò Stas in cucina.

-It's the final countdown, vero?- chiese all'amico con il suo tono più tragico.

-Tu sei scemo, Tolik. Sei un chitarrista straordinario, veramente eccezionale, ma sei scemo. Questo è definitivo-


-Ma se tuo padre fosse così, casualmente, divorziato... Tu mi permetteresti di stare con lui e di sposarlo, no? Insomma, sono la tua migliore amica, meglio io che una sciacquetta qualsiasi, no? E così sarei la tua matrigna e la suocera di Vasja!-
Quelli erano i momenti in cui Khadija si convinceva che Aljona avesse più bisogno di sua madre che di suo padre.
Chissà perché gli psichiatri erano considerati meno affascinanti dei chitarristi, poi.
-No, Al. Mio padre non è e non sarà casualmente divorziato. Nessuno divorzia casualmente, e mio padre non divorzierà e basta. E tu non sarai la mia matrigna, mi rifiuto. La suocera di Vasja lo sei già, sei l'unica oltre a me e ai miei che riesce a metterlo in soggezione-
-Sono l'unica che lo maltratta gratuitamente, Khad. Tu, Igor' e Pavel ne avete tutte le ragioni, Svet maltratta gratuitamente il mondo intero tranne Igor', e io solo Vasja. Non è un ragazzo incredibilmente fortunato? Ma ora chissenefrega di Vasja. Ti prego, dammi il permesso di sposare tuo padre!-
-No-
-Ma ha i jeans di Mic Michaeli!-
-Li ha comprati al mercato e ritagliati a casa-
-Ma sembrano i suoi!-
-Ti permetto di fargli l'ennesima foto da incorniciare e appendere in camera. Anche una gigantografia, se vuoi. Ma non di sposarlo-
-Sei cattiva, lo sai?-
-Posso anche peggiorare-

Aljona, però, tutto sommato era una ragazza realistica: sapeva che non avrebbe mai potuto sposare Anatol', quindi aveva spostato i suoi progetti matrimoniali su Mic Michaeli.
Joey era troppo bello per poterlo sposare senza subire danni cerebrali permanenti -e Aljona ne aveva già abbastanza, di danni cerebrali permanenti-, John l'avrebbe uccisa, perché i suoi assoli in formato mp3 e mp4 erano fonte di energia vitale, ma dal vivo l'avrebbero fulminata sul colpo.
Non avrebbe mai potuto sopravvivere a un guitar hero del suo livello.
Mic invece era perfetto.
Non era bello quanto Joey -ma probabilmente non esistevano esseri umani più belli di Joey-, ma Al lo adorava e ogni volta che lo inquadravano nei video o nei dvd si illuminava e riusciva perfino a distogliere lo sguardo da Joey.
Aveva un modo di suonare le tastiere, di sorridere, di passarsi le mani fra i capelli e di mandarseli dietro la schiena quando gli cadevano davanti agli occhi, semplicemente abbagliante e a dir poco ipnotico.
-Khad, ho deciso che sposerò Mic- annunciò Al alla sua amica, che si girò a guardarla con un sopracciglio inarcato.
-Ha cinquant'anni e tre figli-
-Ma è divorziato dal 2001! Joey ha Lisa, John ha Camilla...-
-E tu hai i dvd! Non ti lascerò andare a Stoccolma a sposare un tastierista svedese senza che lui lo sappia!-
-Ma sei impossibile, Khad! Non vuoi che sposi tuo padre perché è tuo padre e il marito di tua madre, e questo è ancora ancora comprensibile, ma se sposo Mic che problema c'è?-
-Non puoi tradire mio padre-
-Ma Khadija!-
-Io potrei ancora ancora sopportarti come matrigna. I figli di Mic non lo so-
-Ti mancherei, ammettilo-
-Bah-
-Allora non vuoi che lo sposi perché tu non puoi sposare Bruce. Ti devi accontentare di Vasja. Oh, perché siamo così sfortunate? Tu avresti potuto crescere ad Upplands Väsby!-
-E tu avresti potuto essere una persona normale-
-E tuo padre avrebbe potuto essere single-
-Ricominciamo?!-


In quel momento sentirono girare una chiave, e tutti si zittirono all'istante.
Anatol' lanciò uno sguardo ansioso a Khadija, che gli sorrise nel modo più rassicurante possibile, e dopo intensi secondi di terrore vide la sua bellissima moglie entrare in soggiorno dopo una giornata allo studio.
La vide sciogliersi i capelli raccolti in una coda e mettersi l'elastico nero al polso come braccialetto, posare un paio di cartelle cliniche su una mensola della libreria e solo allora alzare lo sguardo sul resto della stanza, per quanto il tutto fosse durato solo pochi secondi.
-Oh... Ciao a tutti... Cosa...
Tolik?-
-Siediti.
Ti prego-
-Mi siedo...-
-Mamma, vieni qui- la chiamò Khadija, facendole posto sul divano con un sorriso.
-Stai tranquilla, è tutto sotto controllo-
-Se lo dici tu...-
-Freyja, posso sposare tuo marito? Casomai per disgrazia dovesse succedere qualcosa, almeno mi conosci...-
-No, Al, mi dispiace. Ma grazie comunque per il pensiero-
-Figurati...- borbottò Aljona, delusa.

E il concerto cominciò.


[N.d.A.: da questo momento in poi tutte le citazioni di canzoni, da "Heart of Stone" a "Let me love you", esclusa quella di "More than meets the eye", sono quelle cantate da Anatol' al concerto]


I've told you once and I've told you twice

Wait for that day when our love will rise

To that song that brought our hearts together


Even though you're mistreatin' me

I know the girl that you used to be

For me those days were meant to last forever


Te l'ho detto una volta e te l'ho detto due volte

Aspetta il giorno in cui il nostro amore crescerà

Quella canzone che ha unito i nostri cuori

Anche se tu mi stai maltrattando

Io conosco la ragazza che eri solita essere

Per me quei giorni avrebbero dovuto durare per sempre


(Heart of Stone)


When I'm down, feeling lost and blue
When I'm down I hear you whisper
When I'm gone, all I want to do is to talk to you
It's down to me and you

You know that we belong
We belong together
Together we'll be strong
You know that we belong
We belong together
Together we'll be strong
Oh, is it true, it's down to me and you


Quando sono giù e mi sento perso e triste

Quando sono giù ti sento sussurrare

Tocca a me e a te

Tu sai che ci apparteniamo

Noi ci apparteniamo

Insieme saremo forti

Tu sai che ci apparteniamo

Noi ci apparteniamo

Insieme saremo forti

Oh, è vero, tocca a me e a te


(We will be strong, John Norum & Joey Tempest)


Mentre Aljona contemplava Anatol' come ipnotizzata, Khadija continuava a spiare il volto della madre, i suoi occhi luminosi e sognanti e il suo sorriso abbagliante.

Doveva essere stata così anche da ragazzina, quando aveva conosciuto Tolik, quando lui le aveva dedicato She's a rainbow dei Rolling Stones ai Kungsträdgården e ancora non conosceva gli Europe, che allora si erano già sciolti.


And I want you to know
That you're on my mind
Every day, all of the time
So keep on walking that road and I'll follow
Keep on callin' my name, I'll be there


So keep on walkin' and we'll make things right

Yeah, keep on dreamin' each and every night

We're gonna make it

That's what we'll do

Right to the end, girl

We're gonna walk on walk on through

Keep on walking that road and I'll follow

Keep on callin' my name, I'll be there


E voglio che tu sappia

Che sei nei miei pensieri

Ogni giorno, tutto il tempo

Quindi continua a percorrere quella strada e io ti seguirò

Continua a chiamare il mio nome e io sarò lì


Quindi continua a camminare e faremo andare tutto bene

Sì, continua a sognare ogni notte

Ce la faremo

Questo è quello che faremo

Proprio fino alla fine, ragazza

Continueremo a camminare, andremo avanti

Continua a percorrere quella strada e io ti seguirò

Continua a chiamare il mio nome e io sarò lì


(Superstitious)


Nello stesso momento Lev Puškin e Nikolaj Gončarov, con un auricolare per uno dell'iPod di Kolja e Long hard road dei Nitty Gritty Dirt Band accesa, guardavano con crescente desolazione le porte chiuse e le luci spente de I Cosacchi dell'Ob'.

Chiuso, irrimediabilmente.

Certo, era il 9 gennaio, solo due giorni dopo Natale, ma in genere la crêperia era sempre aperta.

Traumatizzato, Lev fece un passo indietro.

-Niente da fare. È chiuso-

-E adesso?-

-Andiamo a casa mia e la preparo io, la cioccolata-

-Che tristezza...-

-È una delle poche cose che so fare!-

-Appunto! Pensa a quelle che non sai fare!-

-Non era venuta male, l'ultima volta-

-No. Ma era cioccolata?-

Alla fine si rassegnarono a tornare indietro, lungo la loro Long hard road, e fu allora che sentirono la musica.

-Oh... C'è un concerto?-

-Invisibile?- obiettò Nikolaj, guardando le strade deserte.

-In quella casa-

Lev corse a leggere il nome sul campanello.

-Anatol' Bezuchov... Oh! Freyja Solveig Sjöberg! È la mia psichiatra! La mia psichiatra svedese!-

Kolja inarcò un sopracciglio.

-Ne hai più di una, Leva? E di diverse nazionalità?-

-No, ma... È brava, lei, sai? Anche se l'ho fatta cadere dalla sedia. Cioè, non l'ho spinta, ci manca, l'ho solo... Sconvolta, pare-

-Già. Beh, conosce qualche rockstar, la tua psichiatra svedese?-

-Non saprei, ma... Sua figlia, sai... Sua figlia è la migliore amica di Aljona-

-Oh, la tua Aljona! Non me ne parlavi da addirittura tre minuti!-

-Stai zitto. Lei è la mia... Long hard road-

-Long road to ruin, credimi-

-Andiamo a casa, dai. Ho davvero bisogno una cioccolata, o di qualsiasi altra cosa riesca a combinare con quella carogna di microonde-

-Un'altra Long road to ruin. Per fortuna che due giorni fa era Natale!-

-Ma tra due settimane è il mio compleanno. Il mio primo vero compleanno dopo sei anni-

Kolja gli sorrise e gli diede un'affettuosa pacca su una spalla.

-Sarà un bellissimo giorno, credimi. Magari la tua Aljona...-

-Cosa?-

-Non sono sicuro che sarà un bene, ma magari per quel giorno sarà successo qualcosa-

-Tipo che l'avrò sposata?- ipotizzò Lev, illuminandosi, e Nikolaj si nascose il viso tra le mani.

-Vacci piano, Levočka. Per adesso concentrati sulla cioccolata-


If I were a noble ancient knight

I'll stand by your side

To rule and fight

It will always feel the same

When I call out your name


Se fossi un nobile cavaliere antico

Starei al tuo fianco

Per governare e combattere

Sentirei sempre le stesse cose

Quando chiamo il tuo nome


(Ninja)


I knew that you were waiting
For me to share your life
'Cause I told you when I left that
When I come back you'll be my wife


Sapevo che mi stavi aspettando

Per condividere la tua vita

Perché quando sono partito ti ho detto:

Quando torno sarai mia moglie


(Danger on the track)


And everyone I've met has made me what I am today
And every choice I've made has led me here today
And every time I see your face
I've found my way


E ogni persona che ho incontrato mi ha reso quello che sono oggi

E ogni scelta che ho fatto mi ha portato qui oggi

E ogni volta che vedo il tuo viso

Ho trovato la mia strada


(New love in town)


Quando riconobbe le prime meravigliose note di Let me love you, Aljona sussultò violentemente.

-Ma perché non lo dice a me, if dreaming of me ain't good enough, why don't you come to me for more?- borbottò, e Khadija, anche se non l'aveva sentita, sorrise, scuotendo la testa.

-È il tuo amore d'infanzia, passerà-

-Tuo padre forse sì. John Norum no, mai-

-Beh, questo mi sembra giusto, ma non dirlo a papà.

Però, in fondo, quelle parole la facevano pensare anche al ragazzo delle castagne, che non le staccava gli occhi di dosso quando passava davanti alla sua bancarella e che lei guardava sempre dalla finestra della sua classe durante l'intervallo.

Dentro di sé aveva già tradito Anatol'.

If dreaming of me ain't good enough, why don't you come to me for more?

Forse un giorno, chissà.


When love goes

When love dies

Heaven knows


Quando l'amore se ne va

Quando l'amore muore

Il cielo lo sa

(More than meets the eye, Europe)


Looking at my picture on your wall
Just like a thousand times before
If dreaming of me ain't good enough
Why don't you come to me for more?
So close your eyes and your fantasy comes true
I'm gonna give all my love, so stop feeling blue
Let me love you
Let me love you


Guardando la mia foto alla tua parete

Proprio come mille volte prima

Se sognarmi non è abbastanza

Perché non vieni da me per avere di più?

Quindi chiudi gli occhi e la tua fantasia si avvererà

Ti darò tutto il mio amore, quindi non essere triste

Permettimi di amarti

Permettimi di amarti


Girl, you must be crazy if you still believe
In all the stories, in their lies
Inside your heart you know what you want
Why don't you give it one more try?

So close your eyes and your fantasy comes true
I'm gonna give all my love
So stop feeling blue
Let me love you
Let me love you
Let me love you
Let me love you

I don't need no excuses
I'm never gonna refuse your love


Ragazza, devi essere pazza se credi ancora

In tutte le storie, nelle loro bugie

Dentro al tuo cuore sai cosa vuoi

Perché non ci provi ancora una volta?

Quindi chiudi gli occhi e la tua fantasia si avvererà

Ti darò tutto il mio amore, quindi non essere triste

Permettimi di amarti

Permettimi di amarti

Permettimi di amarti

Permettimi di amarti


Non ho bisogno di scuse

Non rifiuterò mai il tuo amore


So close your eyes and your fantasies come true
I'm gonna give you my love so stop feeling blue
Let me love you
Let me love you
Let me love you
Let me love you


Quindi chiudi gli occhi e la tua fantasia si avvererà

Ti darò tutto il mio amore, quindi non essere triste

Permettimi di amarti

Permettimi di amarti

Permettimi di amarti

Permettimi di amarti


(Let me love you, John Norum)


Now the time has come...


Ora il momento è arrivato...


(The time has come)


Use your eyes to read and learn
In the end it could be...

It could be your turn!


Usa i tuoi occhi per leggere e capire

Alla fine potrebbe essere...

Potrebbe essere il tuo turno!


(Seven Doors Hotel)


Can't you see it in my eyes
This is your
thirty-third birthday
Freyja, Freyja, things they change, my friend


Non riesci a leggere nei miei occhi

Che questo è il tuo trentatreesimo compleanno?

Freyja, Freyja, le cose cambiano, amica mia


(Carrie, modificata)


Hurra for deg som fyller ditt år!
Ja, deg vil vi gratulere!
Alle i ring omkring deg vi står
Og se, nå vil vi marsjere
Bukke, nikke, neie, snu oss omkring
Danse for deg med hopp og sprett og spring
Ønske deg av hjertet alle gode ting!
Og si meg så, hva vil du mere?
Gratulere!

Auguri a te che compi il tuo anno!

Sì, auguri!

Stiamo tutti in cerchio intorno a te

Ed ecco, ora marciamo

Curva, cenno, inchino, ti giriamo intorno

Balliamo per te con salti, slanci e la primavera

Ti auguriamo di cuore ogni bene!

E dimmi, cosa vuoi di più?

Auguri!













  
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