leggi anche gli altri capitoli :)
Una marea di domande mi balenarono in testa. Non capivo il motivo della sua presenza davanti a noi: sembrava impietrito, con gli occhi chiari che ci fissavano senza espressione, quasi fosse in una situazione di trans.
Mi girai con la ridicola idea che stesse guardando qualcosa dietro di noi ma, ovviamente, non c’era nulla. Ok. Stava guardando dalla nostra parte. Per qualsiasi motivo ci stesse fissando, la cosa più giusta da fare in quel momento pensai fosse staccarmi da Calum e andare da lui. Mi alzai a fatica, con i muscoli intorpiditi, mentre Calum faceva scivolare la sua mano, prima stretta sul mio fianco, lentamente a terra. Lo guarda i con uno sguardo dispiaciuto, mossi appena le labbra pronunciandola parola “scusa”, poi tornai lentamente a dirigermi verso Michael. I piedi a contatto con l’acqua mi fecero rabbrividire. Notai che Michael aveva ancora le scarpe, che si stavano bagnando, ma a lui non pareva importare.
Appena arrivata davanti a lui cercai di trovare nei suoi occhi una qualche espressione che mi facesse capire come si sentiva, e perché era lì, ma riuscii a scorgere solo uno sguardo vuoto e assente, con una punta di amarezza. Ormai neanche guardava più dalla mia parte. Teneva gli occhi fissi lì, dove stava Calum, e prima anche io con lui. Allungai una mano verso la sua spalla, ma mi ritrassi un secondo, prima di sfiorarlo appena. Sentii i suoi muscoli irrigidirsi, i suoi occhi scattare verso di me, la sua spalla che si liberava dalla mia mano con uno strattone, quasi avessi innescato qualcosa. Si girò dall’altra parte, e si diresse verso il falò a passo veloce. Dopo pochi metri si girò a guardare Calum per qualche secondo, prima di sparire lontano. Io lo osservai immobile, non sapendo cosa dire o fare. Non ci stavo capendo nulla. Sentii Calum chiamare Michael più volte, senza risposta. Poi si avvicinò a me, mi posò la mano sulla spalla dolcemente.
“Lascialo stare. Quando fa così l’unica cosa da fare è lasciarlo da solo. Non è tipo da raccontare i suoi problemi. Gli passerà presto, vedrai” e mi baciò sulla fronte, stringendomi a sé.
Feci un profondo respiro, poi lo guardai e con un sorriso pronunciai un flebile “Andiamo?” facendo un cenno con il capo verso il falò lontano.
Raggiunti gli altri, Calum andò a salutare degli amici (“Particolarmente allegri”, pensai), e io ne approfittai per fiondarmi verso il tavolo degli alcolici. Mi girava la testa, ero decisamente confusa e avevo bisogno di non pensare. Presi un bicchiere in mano e lo buttai giù. Non avevo la più pallida idea di che strano miscuglio fosse, ma era decisamente forte. E disgustoso. Sentii il liquido scendermi giù per la gola, e un tepore crescente nello stomaco. Mi guardai intorno. La luce del falò, ora che era buio, mi dava fastidio agli occhi. Cercai Calum con lo sguardo, e lo vidi vicino al fuoco, mentre scoppiava in una risata e poi buttava giù velocemente il contenuto di un bicchiere. Mi fece sorridere. Era davvero bello.
Guardai un po’ dappertutto, ma di Michael nessuna traccia.
“Che cosa gli avrò mai fatto, per farlo reagire così?” mi chiesi.
Presi un altro paio di bicchieri dal contenuto sconosciuto, e li bevvi tutto d’un colpo come il primo. La testa iniziò a girarmi di più, e il rumore della musica e le risate mi iniziavano a dare fastidio. Mi allontanai barcollando leggermente, e mentre camminavo presi una sigaretta e me la misi tra le labbra. Cercai l’accendino ma non riuscivo proprio a trovarlo. Non so perché la cosa mi fece davvero irritare. Ritornai scocciata verso il falò, barcollando sempre di più. Chiesi l’accendino ad un ragazzo sconosciuto, che mi fissò con uno sguardo strano, e sorrise. Che cazzo voleva, quello? Possibile che tutti i ragazzi di questo dannato posto mi guardavano in modo anormale? Beh, il campione indiscusso di sguardi impenetrabili e indecifrabili era di sicuro Michael. Gli angoli della bocca si sollevarono in un sorriso, senza accorgermene.
Da dietro la spalla del ragazzo dell’accendino vidi Calum dirigersi verso di me.
“Non stai bevendo un po’ troppo?” disse ridendo, appena fu davanti a me.
“Un pochino” borbottai.
“Anche io” disse lui, ridendo ancora.
Poi mi guardò intensamente negli occhi. La luce del fuoco si rifletteva nelle grosse iridi nere.
“Mi piaci, lo sai?” aggiunse infine.
Gli sorrisi dolcemente, poi abbassai la testa imbarazzata e iniziai a giocherellare con una ciocca di capelli.
Si avvicinò ancora di più a me.
“Cosa c’è?”
“Nulla”
“Sicura?”
“No”
“Ahahah dai, dimmi”
Non ero abituata a dire certe cose. Ero orgogliosa e non particolarmente tendente a dire cose dolci.
“Io.. beh. Mi piaci anche tu…” sussurrai appena.
“Cosa? Non sento Mer”
Uff, possibile che non poteva venirmi incontro e rendermi le cose più semplici?!
Feci un respiro profondo.
“Dicevo che anche tu… Anche tu mi piaci” dissi tutto d’un fiato, con la voce un po’ più alta del dovuto.
Poi riabbassai la testa, rossa come un peperone. Stavo per andarmene, non riuscivo più a sopportare quel silenzio imbarazzante.
Mi girai lentamente, e feci per dirigermi verso il mare, quando Calum mi prese il polso, mi girò verso di lui, mi portò a sé mettendomi una mano dietro alla schiena, e mi baciò.
Mi lasciai trasportare da quel momento, mi lasciai perdere nei miei pensieri, con il fuoco che mi riscaldava la pelle, il profumo di Calum nelle narici, la voglia di non pensare a nient’altro. Niente più Michael, niente più casini con mio padre. Solo quel momento. E quanto mi stessi sentendo felice.