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Autore: Amantide    12/12/2014    5 recensioni
Una FF ambientata tra il secondo e il terzo libro, in cui Annabeth e Percy saranno alle prese con qualcosa di più insidioso dei soliti mostri con cui li abbiamo visti combattere... i loro sentimenti.
Come se questo non bastasse a complicare la situazione ci sarà la profezia che l'Oracolo ha pronunciato per Annabeth tanti anni prima. La perseveranza di Annabeth e il coraggio di Percy li porteranno alla ricerca della verità che si rivelerà assai diversa da come se la immaginavano.
Dal testo:
"Mia madre ha fatto centro. Il problema è che non è mia mamma ad avere una cotta per Annabeth, sono io. E io, nonostante le nostre avventure insieme, non penso di aver mai fatto colpo su di lei."
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo dell'autrice: Ciao a tutti! Finalmente potrete scoprire se Annabeth resta a dormire da Percy oppure no! Anche questo capitolo ha una buona dose di comicità ma spiega anche un po' di cose sulla storia, la mia storia, perchè quella originale ancora non so come va avanti! Mi sono arrivati il quarto e quinto libro ma non ancora il terzo! Povera me! Quest'attesa mi distrugge... ma a voi va bene, perchè nell'attesa scrivo! Ma ora basta con le fesserie, vi lascio leggere il capitolo! Grazie a tutti per i commenti!!! Vi aspetto per sapere se avrete apprezzato anche questo! Un abbraccio!


 
4- Una nottata improbabile


 
Sono furioso. Avevo pensato ad Annabeth per tutto l’anno ma a quanto pareva non si poteva dire lo stesso di lei. Nonostante le nostre labbra si fossero solo sfiorate in un leggero bacio, mi sembra ancora di assaporare quel momento. ‘Sono messo proprio male.’ Penso dandomi dello stupido. Che poi cosa mi aspettavo? So fin troppo bene che lei ha una cotta per Luke da quando erano bambini, e io che mi sono anche spaccato la schiena pensando di fare colpo su di lei. Sono un completo imbecille.
Cosa diavolo voleva dire Annabeth con quel ‘non posso’ proprio non lo so. Decido che è meglio evitare di pensarci perché più ci penso, più m’innervosisco. Cambio i vestiti bagnati e mi lascio cadere sul letto. Chissà Annabeth cosa starà facendo lì fuori.
Quasi come se avesse udito i miei pensieri la vedo comparire sulla soglia della porta, i lunghi capelli mossi dalla brezza serale.
“Percy…” Dice a bassa voce mentre le vado incontro. “Volente o nolente credo di essere bloccata qui per questa notte.” Inarco le sopracciglia come a dire che non me ne importa. “Non ho intenzione di prendermi una strigliata dal signor D per colpa tua!” Aggiunge infastidita dal mio silenzio.
“Colpa mia?” Ripeto sgranando gli occhi allibito.
“Senti, le mie intenzioni erano buone! Sono venuta qui perché non ti ho visto a cena e volevo sapere come stavi!”
“E di preciso quale parte di tutto questo sarebbe colpa mia?”
“Sei stato tu a baciarmi!” Esclama quasi stizzita.
“Certo! E se non te ne fossi uscita dicendo ‘non posso’ puoi star certa che avrei continuato.”
“Non tornare su questo argomento!” Mi ammonisce lei irritata.
“È Luke il problema, non è vero?” Chiedo mentre sento montare l’odio nei confronti del figlio di Ermes. In questo momento vorrei averlo qui davanti e farlo a pezzi con le mie mani.
“Sei fuori strada più di quanto tu possa immaginare.” Mi risponde entrando in casa. “Ti posso garantire che tutti i sentimenti che ho provato per Luke in questi anni sono andati distrutti nel momento in cui l’ho visto tradire gli Dei con i miei occhi!”
Ricordo perfettamente quel giorno, fino a quel momento anch’io avevo creduto Luke un amico.
“E allora perché non puoi?”
“Per più di un motivo.” Dice con rammarico. Sarà, ma a me non ne viene in mente nemmeno uno.
“Rifletti Percy... hai mai sentito parlare di un figlio di due semidei? No! E questo perché i semidei non hanno storie fra loro! Abbiamo un ruolo troppo importante per dedicarci ai sentimenti.”
“Partendo dal presupposto che nessuno qui sta parlando di figli…” commento perplesso “non m’importa di quello che fanno gli altri semidei o delle assurde regole cui dobbiamo sottostare!”
Tutto questo mi sembra surreale. Io detesto le regole, sono insofferente a qualunque tipo di disciplina mi venga imposta. Poco importa se si tratta delle regole di mia madre, del campo o di quelle divine. Sono sempre stato abituato a fare le cose di testa mia e ad affrontare ogni problema di pancia e non capisco come faccia una persona intelligente come Annabeth a non ribellarsi a tutto questo.
“Percy, te l’ho già detto! È complicato! E come se non bastasse ti ricordo che i nostri genitori si odiano!”
“Ancora con questa storia? Stiamo parlando di quei genitori che ci hanno abbandonati e che hanno avuto chissà quanti altri figli con chissà chi, e adesso ti aspetti che io voglia la loro benedizione per poterti baciare?”
“Percy smettila!” Sbotta Annabeth. “Questa conversazione non ha senso!”
“Ce l’avrebbe se solo tu ti decidessi a dirmi le cose come stanno!”
“Non posso farlo…” Dice quasi dispiaciuta.
Improvvisamente ricordo le parole di Grover quando me l’aveva presentata due anni fa, aveva detto qualcosa riguardo al fatto che anche a lei l’Oracolo aveva fatto una profezia.
“Annabeth…” Dico mentre un pessimo presentimento si fa strada dentro di me. “ Tutto questo… ha qualcosa a che fare con la tua profezia?” Domando cercando di sembrare comprensivo. Lei mi guarda quasi spaventata, poi abbassa lo sguardo e resta in silenzio.
Allargo le braccia sconsolato e le chiedo quello che più mi spaventa: “Parla di me, non è vero?”
Lei prende a fissare un punto indefinito della stanza e fa finta di non aver sentito. Questo suo comportamento è sufficiente a farmi capire che ho fatto centro. Respiro profondamente e alzo gli occhi al cielo.
“Annabeth, se la tua profezia mi riguarda… devi dirmelo.”
“Non sono certa che la profezia parli di te…”
“E allora perché non puoi baciarmi?”
“Non posso rischiare Percy!”
Quella frase mi uccide. Nonostante non conosca la profezia di Annabeth percepisco che la posta in gioco deve essere alta. Realizzo di essermi comportato da egoista, fino ad ora non avevo mai considerato l’ipotesi che anche altri potessero portare sulle spalle un fardello pesante quanto il mio. E in ogni caso non avevo mai pensato che Annabeth potesse essere una di loro.
“Annabeth ti prego… cosa dice la tua profezia?”
“Come ti ho già detto l’anno scorso… la conoscenza non è sempre una buona cosa.”
“Beh, almeno puoi dirmi cosa ti fa pensare che potrei essere io quello di cui parla la profezia?”
Annabeth allarga le braccia in segno di resa. “Ti dirò solo una parte della profezia…” Dice guardandomi severa. “A patto che tu non insista per sentire il resto.”
“Va bene.” Balbetto incapace di nascondere un po’ di agitazione.
Annabeth fa un profondo respiro e comincia a recitare la profezia:
 
“Da un giovane eroe ti dovrai guardare,
o il prezzo più alto finirai per pagare.
Avrà gli occhi del colore del mare,
ed un grosso fardello da portare.”
 
Sento il sangue gelarsi nelle vene. La tentazione di sentire il resto della profezia è enorme, ma ho promesso ad Annabeth che non avrei insistito.
“Quando sei arrivato qui non ti ho collegato subito alla profezia…” Mi spiega girovagando per la stanza. “Voglio dire, indubbiamente hai gli occhi più blu che io abbia mai visto… ma è stato solo quando è venuta fuori la faccenda che sei destinato a salvare o a distruggere l’Olimpo che ho fatto due più due…”
Sono nel panico più totale. Questa storia non mi piace per niente.  Indubbiamente sono di parte, ma non posso fare a meno di pensare che la profezia parli di me. Annabeth mi guarda in silenzio, penso che stia cercando di interpretare la mia reazione.
“Beh…” Borbotto cercando di mascherare il mio disagio. “Il campo mezzosangue è pieno di eroi dagli occhi blu!”
Lei mi fissa senza l’accenno di un sorriso. Ok, era meglio se continuavo a stare zitto.
“Percy… c’è un netto riferimento al mare nella mia profezia. E tu sei figlio di Poseidone! Non può essere un caso!”
Vorrei non aver baciato Annabeth. Se non l’avessi fatto ora me ne starei sdraiato sul letto a sognare di lei senza sapere nulla della sua profezia e senza avere il dubbio di farne parte.
“Ecco, lo sapevo, non avrei dovuto parlartene! Per tutti gli Dei, quanto sono stata stupida!” Dice mentre la sento imprecare in greco antico.
“Annabeth, Annabeth.” Le dico avvicinandomi con l’intenzione di calmarla. “Va tutto bene!” Metto da parte il rancore e l’abbraccio sperando di infonderle un minimo di sicurezza.
Lei mi stringe forte, cosa che mi avrebbe fatto molto piacere se solo non fossi pieno di dolori dovuti alla caduta.
“Scusa.” Mormora non appena si rende conto che la sua stretta mi provoca dolore. “Dovresti riposare.”
“Anche tu.” Dico sdraiandomi sul letto e apprezzando la morbidezza del materasso ad acqua come mai avevo fatto prima.
Lei si guarda in giro un po’ imbarazzata, ha appena notato che in tutta la casa c’è un solo letto: il mio.
“Indipendentemente da quello che dice la profezia… per me puoi dormire qui.” Le dico sperando che non reagisca male.
Per un attimo ho la sensazione che lei sia arrossita, ma poi mi volta le spalle e si toglie la felpa, la ripone con delicatezza sul tavolo e si sfila le scarpe, poi si avvicina e si stende al mio fianco.
Sento il materasso ad acqua muoversi sotto il suo peso mentre lei si mette a ridere sorpresa da quel movimento improvviso.
“Materasso ad acqua.” Spiego come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Ma non mi dire!” Esclama lei ridendo.
Mi giro di lato per guardarla meglio e un’onda del materasso la fa sobbalzare.
“Smettila!” Mi dice divertita.
“Non ho fatto niente!” Dico in mia difesa.
“Bugiardo, l’hai fatto apposta!”
Ridiamo insieme.
“Mi stai facendo venire il mal di mare!”
“Mi spiace, non so di cosa parli!” Dico ridendo. Dopo tutto è la verità, io il mal di mare non so cosa sia.
Le risate si placano e cala un silenzio imbarazzante. Mi perdo a guardarla. È bellissima.
“Annabeth…” Dico tentando di tenere a freno gli ormoni. “Sei sicura che la tua profezia m’impedisca di baciarti?”
“Più correttamente impedisce a me di baciarti.” Dice seria.
Ok, non che io sia un grande esperto di psicologia femminile, ma credo che lei mi stia palesemente dicendo che posso baciarla. Esito un istante ma poi la bacio senza pensarci un momento di più.
Lei risponde al bacio ma percepisco che è combattuta. Un istante si lascia andare cingendomi il collo e scompigliandomi i capelli, e quello dopo cerca di respingermi. Desidero baciarla da troppo tempo per smettere, ma ad un certo punto mi sento in difetto. Lei è in difficoltà e non voglio infierire. Tutto sommato ho già ottenuto più di quanto avessi sperato. Mi stacco delicatamente e la vedo riaprire gli occhi.
“Lo sapevo che sarebbe successo!” Esclama disperata mettendosi le mani tra i capelli.
“Ok, ok, non è successo niente Annabeth.” Dico mentre lei si agita mandando in subbuglio il materasso.
“Invece abbiamo fatto un casino.”
“No, non abbiamo fatto nulla di male.” Cerco di rassicurarla, ma la verità è che vorrei baciarla ancora. Lei mi guarda poco convinta e cerca di rilassarsi.
“Senti, forse è meglio che adesso dormiamo.” Dico cercando di autoconvincermi. “Al resto penseremo domani.”
Annabeth sembra accettare la mia proposta perché chiude gli occhi e cerca di dormire. Decido di imitarla e mi accoccolo al suo fianco cercando di non muovere troppo il materasso.
“Buona notte eroe.” Sussurra ad occhi chiusi.
“Buona notte Annabeth.”
 
La mattina seguente vengo svegliato dai primi raggi di sole che filtrano dalla finestra. Sono quasi sicuro che sia presto perché non mi sembra di aver udito il corno suonare. Mi volto e noto Annabeth che dorme a pancia in giù al mio fianco. Ha le guance rosate e i capelli che le ricadono in modo disordinato sul volto. Mentre la osservo vengo investito dalle immagini della sera precedente. I suoi baci ardono ancora sulle mie labbra come se fossero infuocati. Vorrei poterla baciare ancora. Ricordo ogni parola della profezia, ce le ho tutte ben stampate nella mente come se fossero tatuate. Mentre continuo a guardarla sento la porta aprirsi. Mi volto verso l’ingresso spaventato e sento la voce di Grover.
“Percy, Percy!” Urla come un matto mentre sento i suoi zoccoli avanzare sul pavimento. Mi guardo intorno cercando una soluzione a questa situazione imbarazzante. “Percy! Annabeth non è rientrata a casa questa notte! I suoi fratelli sono…” entra in camera da letto prima che io possa pensare a qualcosa da dire “preoccupati!” Conclude mentre vede me e Annabeth nello stesso letto.
“Ciao Grover.” Mi limito a dire accettando il fatto che ho appena fatto la più grossa figuraccia della mia vita. Grover mi guarda a bocca aperta e io continuo a non sapere cosa dire. Annabeth si risveglia e non appena vede Grover sobbalza per lo spavento.
“Ma che diavolo ci fai qui?” Grida presa dal panico.
“Cosa ci faccio qui? Tu cosa ci fai qui? Io sono il suo custode!” Esclama Grover che sembra essere parecchio stupito.
“Ok, ok, cerchiamo di stare calmi!” Dico cercando di prendere in mano le redini della situazione.
“Io sono calmissima!” Urla Annabeth su tutte le furie.
“E allora perché stai gridando?” Le chiedo infastidito.
“Io non sto affatto gridando!” Strilla Annabeth spaccandomi i timpani.
“Ehi, ehi, ehi!” Urla Grover cercando di sovrastare le nostre voci. “Ma dico siete forse impazziti?” Domanda mentre noi ci azzittiamo. “Potevate almeno assicurarvi che la porta fosse chiusa!”
“No, no, no, non è come pensi!” Dico sperando di mettere le cose in chiaro. Annabeth si è sotterrata sotto le coperte per la vergogna.
“Amico! Non ti hanno insegnato a mettere una cravatta sulla maniglia?”
“Per tutti gli Dei, Grover! Non è come pensi.”
Sentiamo il corno risuonare nella vallata.
“Bene, tempo scaduto!” Esclama Grover. “Ora è meglio che voi due vi prepariate per la colazione.” Poi si rivolge ad Annabeth. “Ed è meglio che tu pensi ad una scusa plausibile… ne avrai bisogno.”
  
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