Note
della storia:
Questa storia è nata quasi per caso un bel
giorno di Ottobre. Visto che questo mese vede il compleanno della autrice di
“Over the Grey Veil of your Eyes”, ho pensato bene di dedicarla a lei ^^
Ringrazio quindi Narcissa63, senza la cui consulenza, alcuni tratti della shot non
avrebbero visto la luce.
E un infinite grazie come sempre ad alicesimone, instancabile beta e
meravigliosa amica.
Fanny, probabilmente ti starai chiedendo
perché ti dedico la fic? Semplice… perché te lo meriti J
Perché ho amato in modo sconsiderato Over…
(etcetcetc), perché con ansia ho letto Vendetta, e aspetto sempre il suo
sequel. Perché nel bene o nel male, leggo storie che mai avrei pensato di poter
leggere ^^
E quindi… ecco qui un pensierino tutto per
te. Spero ti piaccia e che ti faccia sorridere almeno un po’!
Buon
Compleanno!!!
Nota
dell’autrice: Il compleanno di Fanny è stato il 29 ottobre. Visto che son
stordita e son sempre incasinata, la storia su EFP la pubblico con qualche
giorno di ritardo XD
Buona
lettura
**************
Se si fosse trattato di chiunque altro, avrebbe
sicuramente gettato la spugna molto tempo prima. Ma non c’era alcuna
possibilità che potesse farlo con il suo ragazzo.
Così come, se c’era una cosa cui dava assoluta importanza,
erano le promesse e i giuramenti. Persino quelli strappati durante il sesso, in
quei momenti in cui un uomo è disposto a concedere qualsiasi cosa pur di essere soddisfatto.
E lui l’aveva fatto.
A pensarci bene, forse il “Farò tutto quello che vuoi, ma ti prego, scopami” che era riuscito
a estorcere a Harry un paio di settimane prima poteva anche suonare un pochino
generico, non indicava un atto esplicito e particolare, però si aspettava che
lui avrebbe capito.
Era o non era il suo compagno da ormai ben sei anni? E,
dopo tanto tempo, non ci si aspetta forse che in una coppia ci si capisca senza
aver bisogno di parlare?
Beh... almeno, di non parlare troppo.
E allora era solo un’illusione quell’idea secondo la quale
bastava un semplice sguardo tra “innamorati” per comprendersi? Per comprendere
ogni desiderio inespresso, ogni parola taciuta...
Certo, lui era un Malfoy, e non era mai stato
particolarmente romantico, figuriamoci suggestionato dalle cosiddette tradizioni da romanzetti rosa, però si
era informato! Aveva letto, si era documentato attentamente, quindi poteva dire
di essere anche lui un sostenitore di certe fantasiose credenze.
La domanda sorgeva quindi ormai spontanea. Perché Harry
continuava a non capire?
Iniziava a stancarsi di quel giochetto di sguardi e
occhiatine che aveva intrapreso da qualche giorno nella vana speranza che il
compagno comprendesse, avesse la sua personale e privata epifania, e agisse di
conseguenza.
A volte si dimenticava di avere a che fare con un
Grifondoro, ma era pur vero che quel
Grifondoro particolare era un Serpeverde mancato (per scelta sua diceva, ma
Draco iniziava a nutrire seri dubbi a riguardo), nonché il leggendario e
pluripremiato Eroe e Salvatore del Mondo Magico.
Non che cambiasse effettivamente qualcosa, ma avrebbe
dovuto essere un punto a suo favore. Forse.
Certo era che, se non si fosse deciso in fretta a fare ciò
che doveva, Draco era ben deciso a mandarlo in bianco per molto, moltissimo
tempo.
Perlomeno, fino a quando il proprio grado di frustrazione
gliel’avrebbe concesso. Poteva essere l’occasione giusta per testare i limiti
del proprio autocontrollo. Il giovane Malfoy era davvero orgoglioso di se
stesso per l’utilizzo interessante che avrebbe fatto di tutto quel tempo
libero.
Da perfetto Serpeverde. Chissà se Severus ne sarebbe stato
orgoglioso.
Poteva sempre andare a chiederglielo, perché no.
Sconfitto dopo l’ennesimo tentativo andato a vuoto, Draco
salutò Harry con un veloce bacio a fior di labbra e si avviò verso il camino.
Quella mattina aveva una riunione con il direttore di una delle filiali estere
della sua catena di Atelier di Alta Moda e non poteva permettersi di fare
tardi.
Dovevano discutere della nuova collezione Autunno-Inverno
e sperava soltanto gli portassero disegni interessanti da analizzare e
vagliare, piuttosto che le solite cartacce insulse. Alcuni dei suoi collaborati
sembravano avere lo stesso senso estetico del compagno, e quel particolare gli
metteva letteralmente i brividi.
“A stasera”, e senza dir nulla di più, sparì tra fiamme
verdi.
******
Harry rimase a fissare le ultime fiammate che annunciavano
la partenza del suo uomo spegnersi, e si concesse finalmente una sonora risata.
Erano diversi giorni ormai che aveva intuito i piani e le intenzioni poco
velate della sua dolce metà, e non c’era nulla al mondo che lo divertisse di
più che tenerlo sulle spine e prenderlo in giro.
Prese il cellulare che gli aveva regalato Hermione, “Harry, se lavori con i Babbani non puoi non
usare il telefonino! È un must!”, e chiamò il suo collega Robert.
Sperava sinceramente che il giovane Professore non si
rimangiasse la parola e lo sostituisse nelle lezioni per i due giorni
successivi. Senza contare che gli aveva promesso di accompagnarlo a fare spese
quella mattina stessa. Che simpatica invenzione i giorni di riposo.
Tamburellò distrattamente sul piano del tavolo, mentre
attendeva che l’amico rispondesse.
Nonostante fossero passati ormai tre anni, c’erano volte
in cui si domandava chi gliel’aveva fatto fare di rinunciare alla cattedra di
DADA a Hogwarts per andare a insegnare in quell’anonimo College del paesino in
cui lui e Draco si erano trasferiti dopo la Guerra.
Docente di chimica per giunta, roba da non credere.
Il caratteristico click della ricezione della telefonata
lo strappò dai suoi pensieri, in tempo per ascoltare la voce squillante di
Robert che lo salutava all’altro capo.
Se avesse dovuto descrivere il collega, avrebbe detto che
era un insolito pazzo con una predilezione pazzesca a cacciarsi nei guai. Non
c’era poi tanto da sorprendersi che fossero diventati amici.
“Ciao Bob, a che ora passi a prendermi?”
“Buongiorno anche a te Harry. Ho trascorso una splendida
nottata, ti ringrazio per avermelo chiesto. Fa sempre piacere sapere che i
propri amici si preoccupano per te dopo un appuntamento...”
Harry interruppe quel monologo con un semplice “Bob”
sussurrato, ma che sortì senza problemi l’effetto desiderato. L’interlocutore
si schiarì la voce un paio di volte prima di continuare in modo più composto e
compassato.
“Pensavo di arrivare da te in un’oretta. Draco è già
andato via?”
“Sì, poco fa. Sei sicuro che in quel posto abbiano tutto
quello che mi serve?”
“Assolutamente. Mia sorella è una loro cliente abituale,
mi ha garantito che troveremo tutto.”
All’incirca un’ora e mezza dopo, due uomini si guardarono
perplessi di fronte all’ingresso di un anonimo negozietto in una via periferica
di Londra prima di entrarvi titubanti.
Era da così tanto tempo che Harry non entrava in un posto
simile, e il forte odore di vernice lo avvolse come una calda coperta. Inspirò
a fondo quel familiare miscuglio di aromi e si diresse a passo deciso verso il titolare
del negozio.
Con sua grande sorpresa riuscì a trovare tutto quello che
gli serviva. Aveva ancora da parte alcuni dei suoi pennelli, quindi l’unica
cosa che dovette comprare furono alcuni colori, un telo bianco per evitare di
sporcare in giro e diversi piccoli oggettini che gli sarebbero tornati molto
utili per le rifiniture.
Uscì dal negozio con un sorriso soddisfatto e si diresse
verso l’invitante bancarella di un fruttivendolo lì vicino. Draco andava
letteralmente in brodo di giuggiole per la sua torta con pesche e cioccolato, e
visto che miracolosamente quell’anno l’estate si era prolungata più del solito,
poteva approfittare dei favori di madre natura e comprare qualcuno di quei
frutti succosi da utilizzare per “addolcire” il suo uomo.
Se era vero che amava prendere in giro il suo biondino
preferito, era anche vero che adorava coccolarlo a morte. Per quanto si
sentisse rinfacciare di essere sdolcinato o melenso, sapeva che anche l’altro
apprezzava tutte quelle attenzioni e quei piccoli gesti con cui lo viziava
molto spesso.
Era ormai mezzogiorno inoltrato quando lui e Bob tornarono
finalmente a casa. Avevano parlato e chiacchierato molto durante il loro giro
di shopping. Oltre al materiale per dipingere e agli ingredienti per la torta,
avevano girato a lungo per le vie di Londra, curiosando quella e quell’altra
vetrina ancora senza prestarvi particolare attenzione. Robert voleva qualcosa
di carino da regalare alla sua nuova fiamma. Non stavano insieme da molto, ma
sembrava che per l’amico quella storia fosse davvero importante, così si era
impegnato ad aiutarlo in cambio del passaggio che gli aveva scroccato.
Nonostante le sue insistenze, Robert rifiutò l’invito a
pranzo e si salutarono.
Harry si preparò un tramezzino veloce e decise di iniziare
subito a lavorare. La superficie a specchio su cui aveva scelto di dipingere
non era particolarmente grande, ma era il soggetto a essere impegnativo, e non
aveva alcuna intenzione di creare un orrore.
******
Quel mercoledì sera, quando finalmente Draco tornò a casa,
era esausto e sull’orlo di un’incazzatura con i fiocchi. Erano due giorni che
Harry lo sfuggiva e si comportava in modo strano, e in ufficio le cose non
sembravano andare meglio.
Appena uscito dal camino fu subito avvolto dall’aroma di
cioccolato, e sorrise tra sé. Se conosceva abbastanza bene il compagno, era
pronto a scommettere che aveva appena sfornato la sua torta preferita.
Decise che poteva anche soprassedere sulle bizzarrie
dell’ex-Grifondoro, soprattutto quella sera, e si diresse in cucina, dove
l’inconfondibile rumore di stoviglie sovrastava il leggero canticchiare del
moro.
“Bentornato amore, la cena sarà pronta tra dieci minuti,
perché non ti metti comodo?”
Draco si avvicinò con calma per sbirciare il contenuto
delle pentole, baciò rapidamente Harry sulle labbra e con il più radioso dei
sorrisi andò ad accomodarsi sulla propria sedia, grato ancora una volta per le piccole
quotidianità che poteva condividere con lui.
La cena fu a dir poco perfetta. Harry aveva cucinato tutti
i suoi piatti preferiti, accompagnandoli con un vino rosso eccellente. Si stava
stiracchiando pigramente sulla sedia, quando la voce dell’altro lo colse di
sorpresa.
“Tesoro, perché non vai di sopra a farti una doccia mentre
io finisco di sistemare qui?”
Non era di certo quella la sua idea per il proseguimento
della serata. E poi, perché mai il moro doveva affaccendarsi in cucina, quando
potevano usare tranquillamente la magia per sistemare l’ammasso di pentole e
stoviglie che troneggiavano sul lavello?
Come se gli avesse letto nel pensiero, o forse era merito
del suo sopracciglio elegantemente inarcato, Harry continuò “Ti prometto che
non ci metterò molto... anzi... potrei anche raggiungerti sotto l’acqua calda...”
Il tono di voce che aveva usato era talmente carico di
promesse sconce, che Draco non si fece ripetere due volte la richiesta e si
diresse a passo deciso verso le scale che conducevano al piano superiore.
“Vedi di non farti aspettare, Potter”. E sebbene avesse
tentato in tutti i modi di sembrare scocciato e distaccato, non riuscì a
nascondere del tutto la nota vibrante di eccitazione che trapelò dalle sue
parole.
Salì i gradini a due a due, in un atteggiamento molto poco
Malfoy, ma non gli importava poi tanto. Sperava solo che il suo uomo l’avrebbe
raggiunto presto per occuparsi di lui in quel suo modo tutto particolare, e che
gli faceva girare la testa ogni volta.
Aprì la porta della loro camera mentre sbottonava la
camicia, e rimase completamente pietrificato sulla soglia.
Sospeso in aria, proprio al centro della stanza, c’era un
bellissimo specchio dipinto a mano.
Harry... il pensiero volò subito al
ragazzo meraviglioso che in quel momento stava rassettando la cucina e lavando
i piatti. Se ne era ricordato.
Fece un passo in avanti, entrando nella penombra che
avvolgeva l’ambiente e si bloccò nuovamente. Era senza parole.
La superficie ritraeva chiaramente il biondo con in
braccio un piccolo fagotto. Gli occhi grigi erano incatenati a quelli della
creatura mentre le labbra erano curvate in un sorriso talmente luminoso e beato
da lasciare senza fiato.
Notò che il suo indice giocherellava con il nasino del
bambino, che per risposta gorgogliava felice, stringendolo forte tra le proprie
dita talmente piccole in confronto alle sue.
Draco sapeva di essere un bell’uomo, ma in quel quadro...
Merlino... lì era a dir poco meraviglioso. E non sapeva cosa pensare.
Perché mai Harry aveva voluto rappresentarlo in quella
posa?
Era totalmente perso in quei pensieri da non accorgersi di
non essere più solo nella stanza, almeno fino a quando due braccia forti lo
avvolsero, stringendolo in un caldo abbraccio mentre una fetta di torta con
pesche e cioccolato lievitava davanti al suo naso.
“Ti piace?” gli sussurrò il moro all’orecchio.
“Harry è... ma cosa...?” domandò ancor più confuso Draco,
incapace di togliere gli occhi da quella visione così intensa.
“È il mio regalo per te, o forse dovrei dire...da parte nostra. Buon anniversario... papà.”
Un brivido gli percorse la schiena mentre si voltava
lentamente nell’abbraccio del compagno per poterlo finalmente fissare negli
occhi. Scrutò a lungo quelle iride smeraldine che lo guardavano senza timore
prima di parlare di nuovo.
“Vuoi dire che...”
“Sì.”
Si avventò letteralmente sulle labbra di Harry,
mordendole, leccandole e baciandole con bramosia. Sorrise e sussurrò a ogni
bacio il suo Ti amo direttamente
nella bocca dell’altro, incapace di trattenere il fiume in piena delle emozioni
del suo cuore.
Non solo Harry si era ricordato della sua richiesta di
avere un suo quadro in casa, ma aveva letto davvero nei suoi occhi il suo più
profondo desiderio. Un figlio. Di
Harry. Con Harry.
E mentre entrambi finivano di spogliarsi con frenesia, si
segnò mentalmente di ringraziare Hermione per i romanzi che gli aveva prestato.
Che fosse merito loro o del suo giochino di sguardi, non aveva importanza. La
cosa fondamentale era che Harry aveva dimostrato che quella teoria era vera, e
non soltanto una fantasia.
Avrebbero avuto un figlio, una famiglia. Ed era quello che
contava davvero.