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Autore: Walpurgisnacht    13/12/2014    1 recensioni
Do do do don.
Immaginatevi: una scuola per supergeni, bulloni alle finestre, mitra per impedirti di uscire.
La solita lagna, in questo setting. O no? O sì e vi stiamo prendendo in giro?
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Byakuya Togami, Kyouko Kirigiri, Makoto Naegi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mondo Oowada, Dominatore dell'Universo'
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Durante il breve viaggio verso il montacarichi, Makoto non poté fare a meno di pensare a come fossero davvero nei guai: in mano non avevano un indizio che fosse uno, nessuna prova concreta, solo le supposizioni di Kyouko.
E per quanto mi fidi delle sue intuizioni, non possiamo costruirci su l’intera difesa…
Lanciò uno sguardo a Togami, che camminava qualche passo più avanti a lui, e ripensò a quello che Kirigiri aveva detto: benché mancassero anche le prove a suo carico, il luogo e la vittima non giocavano per nulla a suo favore; inoltre, l’aver giurato platealmente che non avrebbe avuto remore ad uccidere qualcuno pur di concludere questo “gioco” era un movente abbastanza solido da convincere la quasi totalità della classe a votarlo come colpevole.
“Tutto ok?”
La voce di Kyouko lo distolse dai suoi pensieri poco allegri: “Insomma… stavo solo riflettendo sul processo, e sul fatto che non abbiamo nessuna prova” ammise sottovoce, per evitare di farsi sentire da orecchie indiscrete. “Come faremo a cavarcela?” aggiunse, e Kyouko si lasciò sfuggire un sorrisetto: “Qualcosa ci inventeremo.”
Makoto annuì, non molto rincuorato a dire il vero.
Entrarono finalmente sul montacarichi, e nel farlo diede un’occhiata ai presenti, chiedendosi chi potesse essere il colpevole: inevitabilmente pensò a Oowada e Oogami, che avevano abbastanza forza da prendere qualcuno per le spalle e sgozzarlo… ma era certo che Sakura non avrebbe mai fatto del male a una mosca, e anche Mondo gli sembrava innocuo, nonostante il brutto carattere; Aoi Asahina era allenata e aveva un fisico atletico, e forse avrebbe potuto farlo, ma era una persona troppo gentile e mite per pensare di mettere in pratica un piano tanto efferato. Scosse la testa, cacciando via quei pensieri. Rimuginarci a quel punto era inutile, poteva solo augurarsi che lui o Kyouko avessero una qualche intuizione geniale durante il dibattito…
...o che il colpevole si lasci sfuggire una parola di troppo.
Le porte del montacarichi si aprirono improvvisamente e fece per uscire, quando qualcuno lo spintonò.
“Ouch!”
“Ops! Perdonami Naegi-kun, non volevo!” si scusò Enoshima, voltandosi a guardarlo. “Sai, la tensione… mi sono lasciata trasportare e sono uscita di fretta!” ridacchiò.
“Non… non preoccuparti, Enoshima-san, è tutto ok.”
“Meglio così” chiosò lei facendogli l’occhiolino, poi si voltò e raggiunse la sorella.
Makoto avvampò d’imbarazzo, attirandosi le risatine ormai consuete di Mondo e Leon; quest’ultimo gli sussurrò persino un “Marpione!” passandogli accanto, e lui si augurò di sprofondare nel pavimento di cemento.
“Molto bene, patetici bastardi. Chi fra voi ha avuto la geniale idea di sgozzare la piccola, tenera, innocente Celestia Ludenberg? Io lo so, ma voi? Prendetevi il vostro tempo e trovate un capro espiatorio” annunciò Monokuma in tono solenne, una volta che i ragazzi si misero ai rispettivi posti.
“Io dico che è stato Togami!” bruciò tutti sullo scatto Hagakure, lanciando pure un dito accusatorio in direzione del suo colpevole “L’omicidio è avvenuto in libreria, posto dove passa tutto il suo tempo, e non ha mai negato la sua intenzione di uccidere uno di noi per vincere!”.
“Feh. Per quanto mi piacerebbe potermi fregiare di questa tacca” rispose quello, impassibile e anche piuttosto sbruffone “mi tocca deluderti, ripetente ultraventenne dai dubbi gusti estetici… e forse sessuali. Non mi sono sporcato le mani con quella fastidiosa gothic lolita. Il mio momento di gloria deve ancora giungere, e stai pur sicuro che quando lo farà non sarà per qualcosa di così facilmente associabile alla mia augusta persona. Aspettatevi un’indagine infruttuosa, tanta frustrazione e una morte che dovete sperare rapida”. L’ultima parte la declamò guardando fissa negli occhi Kirigiri, come se l’avesse virtualmente schiaffeggiata col canonico guanto di sfida. La sua preda non mosse neanche le sopracciglia.
“Non è possibile che il colpevole abbia sfruttato apposta questo fatto per scaricare i sospetti su Togami? Voglio dire, sembra fin troppo ovvio che la biblioteca sia il teatro dell’omicidio proprio per indirizzarci su di lui. Non che questo lo scagioni automaticamente…” rifletté ad alta voce Sakura. Aoi, naturalmente, si trovò concorde con la sua amica ma l’opinione generale non era così marcata e i due fronti contrapposti presero a lanciarsi insulti e sberleffi assortiti.
Maledizione. Appena partiti e già siamo in altissimo mare. Non riusciamo nemmeno a stabilire se Togami è sospetto o meno, non dico il colpevole.
Kyouko sembrò cogliere l’inquietudine di Naegi e si allungò nella sua direzione per sussurrargli qualcosa: “Non è ancora il momento di buttarsi giù. Ho un sospetto, anche se purtroppo non sorretto da prove…”.
“E chi?” bisbigliò lui di rimando.
“Troppo prematuro scoprire ora le mie carte, specie quando non ho alcuna certezza a corroborarle”.
“Per caso ha a che fare con quello che mi hai fatto vedere in biblioteca, il gesto del tagliagole?”.
“... forse”.
Uhm. Ho come la sensazione che quando una persona come Kirigiri-san risponde a quel modo, sia un sistema strano per dire di sì.
Però il problema rimane: è solo un sospetto.
“Mi pare di avervi chiesto di andare a vedere se si poteva recuperare qualche indizio in giro. Com’è andata la caccia?” chiese Kyouko. Makoto notò distintamente la singola goccia di sudore che le attraversò la guancia.
Ti prego, se anche tu getti la spugna è la fine.
Si alzò un coro unanime di diniego, il che non contribuì a migliorare il loro umore. Poi però, un po’ come una piccola candela accesa in mezzo all’oscurità totale, Sakura disse: “Io sì, penso di aver recuperato qualcosa di buono”. Tirò fuori da una tasca della sua divisa scolastica un taccuino.
“Qual è l’utilità di quella roba?” rimarcò sarcastica Fukawa, giusto per potersi dire che in entrambi i processi aveva almeno aperto la bocca non in mezzo alla baraonda.
“Vi interesserà sapere” proseguì Sakura ignorandola platealmente “che l’ho rinvenuto in camera di Celes. E che era stato usato di recente. Allora ho provato a vedere se si riusciva a risalire a qualche messaggio e…”.
Si interruppe. Makoto pensò che volesse creare un momento drammatico ad hoc.
Per favore Oogami-san, no. Alle mie coronarie ci tengo.
“Leggo testualmente: ti invito a venire in biblioteca stanotte alle sei. Il motivo? Molto semplice, ho trovato quella che penso possa essere una via di fuga. Ti aspetto. Se posso dire la mia, tanto per mettere a tacere possibili obiezioni, penso che una scrittura tanto raffinata ed elegante possa appartenere solo alla defunta Celes, ma naturalmente potete leggere coi vostri occhi e farvene un’idea”.
Wow. Devo forse dedurre che ti sei fatta dare lezioni private di investigazione dal nostro capo ispettore, cara la mia Ogre?
Effettivamente ci fu un passaggio del taccuino di mano in mano, e nessuno si trovò nella condizione di poter contestare le affermazioni di Oogami sulla paternità dell’oggetto.
Quando finalmente giunse nelle mani di Kirigiri…
“Sì, posso dire senza la minima ombra di dubbio che questa nota è stata scritta dalla signorina Ludenberg. Dato il luogo dell’appuntamento, è lecito pensare che sia stata inviata questa notte”.
Fantastico, abbiamo una prova che… non ci serve a niente.
Erano davvero con le spalle al muro: ogni prova che avevano confermava solo che Celes voleva attirare qualcuno in biblioteca, ma nulla che lasciasse trapelare qualche indizio sull’identità dell’assassino - che, gli doleva ammetterlo, si stava rivelando parecchio furbo. Si ritrovò a pensare che quest’idea si sposava abbastanza bene con le ipotesi di Kirigiri…
…ma continua a non bastare. Se andiamo avanti così, Togami è spacciato.
Inspirò, cercando di calmarsi. Lasciarmi andare al panico è controproducente, si disse. Meglio fare mente locale su ciò che so. Ad esempio…
“Ma come fate a dire che Togami è innocente? Voglio dire, il cadavere di Celes era in biblioteca! Dove lui si è barricato da quando è stato aperto il secondo piano!”
“E poi aveva detto che non si sarebbe fatto problemi a ucciderci, pur di uscire da qui…”
Bingo.
“Se posso dire la mia” disse, interrompendo lo scambio di commenti tra Leon e Sayaka “quello che dite ha senso… in apparenza. Ma in realtà, se ci pensate, è del tutto sbagliato.”
“...eh?” fu l’intelligente commento di Leon, mentre Sayaka e gli altri gli chiesero di esplicare quel concetto.
“So che tutti questi indizi possono facilmente condurre a Togami, non posso darvi torto” proseguì, attirandosi parecchie occhiatacce da parte di quest’ultimo “ma… lo credete davvero così idiota?” chiese, sorridendo a Byakuya in un modo che non mancò di irritare il biondo ereditiere.
L’intera classe pareva piuttosto perplessa.
“Ammettiamo per un attimo che sia il colpevole: non sarebbe stupido, da parte sua, portare il cadavere in una stanza dove sappiamo tutti passa la maggior parte del tempo? O lasciarlo lì, a seconda della dinamica?”
“Beh, messa così…” commentò Sayaka, a cui fece eco Aoi e, ovviamente, Touko: “Io lo dicevo che Byakuya-sama era innocente!”
“In effetti sarebbe una mossa poco intelligente, se fosse lui l’assassino” commentò Sakura, e a nulla servirono le deboli rimostranze di Leon, Mondo e Hagakure; Kyouko annuì compiaciuta, e Makoto si sentì un po’ più speranzoso.
“Però rimane il fatto che non sappiamo ancora l’identità dell’assassino” commentò di nuovo Leon, e ricominciarono i battibecchi.
“In realtà, io ho un ipotesi.”
Tutti si voltarono in silenzio verso Kyouko, in attesa della sua prossima mossa.
“Badate bene, è solo un’ipotesi ma… potrebbe indirizzarci sulla pista giusta.”
“Kirigiri, per favore, basta suspance” sbuffò Togami, e Naegi non poté che trovarsi d’accordo con lui. Ma non lo disse ad alta voce.
“Il taglio sul collo di Celestia è molto particolare” prosegui “perché ci fa capire che l’assassino è una persona che si intende di combattimento. Vedete, per provocare un taglio in quella posizione e di quella profondità, bisogna bloccare la vittima da dietro e usare il coltello per tagliarle la gola” spiegò, mimando il gesto sul povero Makoto.
Ok che volevo rendermi utile, ma non facendo il manichino!
“Fammi capire bene, Kirigiri: con questo stai per caso puntando l’indice…” cominciò Ishimaru senza concludere, anche se in faccia gli si leggeva benissimo la fine della frase.
“Beh, fra tutti noi c’è una sola persona in grado di eseguire in maniera efficace quanto vi ho maldestramente mostrato. E quella persona… è Mukuro Ikusaba. Alt alt alt, evitate di ricoprirmi di insulti. Ho specificato apposta che questa, allo stato attuale, non è altro che una mera congettura”.
“Allora potevi anche startene zitta!” sbottò l’accusata “Perché io non ho ucciso Celes! Me ne sono rimasta tutta la notte a dormire nel mio letto!”.
Tutto questo fervore è inusuale da parte di Ikusaba-san. Non è tipa che si scalda facilmente. Sarà mica che Kirigiri-san… ha fatto centro? O che perlomeno ha tirato vicino al bersaglio?
“Invece di urlarmi nelle orecchie” riprese la Super Detective “potevi farmi finire di parlare”.
“E parla! Tanto, cretinata più o cretinata meno…”.
“Avevo questo da precisare: ovviamente io non sono esperta nel merito, ma penso che una manovra del genere non possa essere applicata di punto in bianco. Se, sempre per pura ipotesi, tu e Celestia siete rimaste coinvolte in una collutazione… uhm…”.
“Che c’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?” la punzecchiò Mukuro, apparentemente divertita dal suo presunto incespicare.
“No. Riflettevo sul fatto che di solito si taglia la gola in quel modo quando si vuole sbrigare un lavoretto veloce. Quindi sto cominciando a credere che chiunque sia salito in biblioteca per rispondere alla chiamata di Celes… sia andato con l’intenzione di uccidere. Oppure…”.
Oppure? Non bastava Oogami-san, adesso anche tu ti metti a fare le pause drammatiche? Sono finito in una compagnia teatrale che sta per mettere in scena il Macbeth?
“... oppure non era da solo”.
Eh?
“Non credo di seguirti, Kirigicchi” piagnucolò Hagakure, per la meraviglia di esattamente nessuno.
“Continuando a prendere per buona la mia buffa teoria. Ikusaba ha assalito Celes da dietro, quindi potrebbe essere… potrebbe essere che la persona coinvolta nell’ipotetica collutazione… fosse qualcun altro”.
L’audace uscita di Kyouko lasciò di sasso tutti. Ma proprio tutti.
Viva i salti di fede, Kirigiri-san. Allora, vediamo di raccapezzarci un attimo. Ipotizziamo che quanto dice sia vero: Celes-san e la misteriosa Persona X sono impegnate a tirarsi i capelli, prendersi a ceffoni e tutto quello che si può fare durante una rissa. Improvvisamente alle spalle della nostra giocatrice d’azzardo prediletta spunta l’ombra mortale di Ikusaba-san che le recide carotide, giugulare e anche un pezzo di fegato. Messa così è una soluzione quantomeno sensata, c’è da ammetterlo. Però chi…



Oh santi numi.
“Junko! Se c’era una terza persona… era per forza Junko Enoshima!” saltò su, concludendo ad alta voce il proprio ragionamento.
Ruppe il silenzio come si può rompere una campana di vetro a martellate.
“Junko? Sarebbe… Junko la fantomatica presenza?”. “Ma che sul serio? Avevano anche le tigri e le foche?”. “Mi pare una stronzata colossale”. Questi e altri commenti si affollarono per la piccola aula processuale, sovrapponendosi e coprendosi furiosamente.
“Chi altri potrebbe essere altrimenti? Inoltre, se ci abbiamo azzeccato… c’è un possibile movente” spiegò ancora Kyouko, prendendosi parecchie occhiate sconcertate.
“Che sarebbe?” giunse la voce di Leon, esterefatto.
“Mukuro Ikusaba è un avversario temibile, e fra i presenti solo Sakura Oogami può essere considerata al suo livello. Ma questa forza non è mai stata esibita in modo vanaglorioso, minacciandoci di morti lente e dolorose”. Evidente in questa parte del discorso il suo riferirsi a Togami, che ricambiò sogghignando. “Mi viene in mente un solo caso in cui può voler usare questa sua forza, cioè la salvaguardia della sorella”.
“Vorresti intendere” si intromise Naegi “che Ikusaba potrebbe aver ucciso Celes… per salvare la vita di Enoshima?”.
“A me sembra una possibilità plausibile. Basata sul nulla per il momento, ma nondimeno plausibile”.
Sì, in effetti fila. Quelle due sono molto legate, è facile pensare che possano arrivare all’omicidio pur di proteggere l’altra. Soprattutto Mukuro nei confronti di Junko, che è indubbiamente la più vulnerabile rispetto all’ambiente in cui ci troviamo.
“Va bene, Kirigiri” irruppe la maggiore delle gemelle “Devo dare atto alla tua fantasia fervida. Ma per tua stessa ammissione stai sparando a casaccio nel mucchio, e una delle prime cose che ho imparato nella brigata Fenrir è che sparare a casaccio è quanto di più sbagliato si possa fare in un campo di battaglia. Molto meglio tenere la canna della propria pistola abbassata, almeno non rischi di bucare il cranio di un commilitone. Più dignitoso”.
“Vero. In questo preciso istante non ho nulla a supportare la mia tesi. Però ritengo quanto emerso finora un passo in avanti rispetto alle primissime fasi, dove non riuscivamo nemmeno a togliere dagli impicci una certa testa bionda…”.
Ringhio. Risatina sommessa di Makoto.
“Allora avanti, ti sfido. Ti sfido a dimostrare che la tua bizzarra ricostruzione dei fatti ha qualche fondamento nella realtà e non solo nella tua galoppante immaginazione”.
“Bene, allora facciamo questa ricostruzione” sorrise Kirigiri, sicura di sé. “Ipotizziamo che Celestia abbia scritto quel biglietto con l’intenzione di attirare qualcuno e ucciderlo, convinta di riuscire a uscirne pulita, e per questo motivo abbia scelto come luogo d’incontro la biblioteca.”
“Per incolpare me” commentò Togami borbottando, giusto per evitare altre battute ai suoi danni.
Kyouko annuì: “Ovviamente le serve una vittima di cui può avere facilmente la meglio, quindi possiamo escludere il Super Soldato Mukuro Ikusaba, Oogami e Oowada a priori” disse, tenendo il conto con le dita, “e mi sentirei di escludere anche Asahina: è più minuta dei primi due ma è allenata, e avrebbe potuto perlomeno evitare i colpi di Celes. Ma soprattutto” aggiunse “credo abbia dato per scontato che Sakura non l’avrebbe lasciata andare da sola, annullando del tutto i suoi propositi”. Tutti quanti convennero che il ragionamento filava, fino a quel momento.
“A questo punto anche i ragazzi sono da eliminare dalla rosa dei sospettati” proseguì “perché potrebbero sopraffarla con facilità, persino uno mingherlino come Naegi” commentò beccandosi un’occhiataccia da Makoto, risentito del rimarco alla sua stazza non esattamente da lottatore.
“Avrebbe potuto chiamare Fukawa” disse, voltandosi verso quest’ultima “ma come sappiamo è un tipo diffidente e poco propenso a socializzare, quindi dubito fortemente si sarebbe presentata all’appuntamento. Rimangono tua sorella Junko” disse indicando Mukuro, “e Maizono”. Quest’ultima trasalì nel sentire il proprio nome.
“Maizono, potresti dirci dov’eri ieri notte?”
La ragazza avvampò d’imbarazzo, balbettando qualcosa: “Ero… ero nella mia stanza! Dove altro potevo essere?”
Kyouko inarcò un sopracciglio: “Sai, dubito sia stata tu ad uccidere Celestia, però ci stai comunque nascondendo qualcosa. E in questo caso non è proprio la mossa migliore, se posso permettermi.”
Sayaka distolse lo sguardo, imbarazzatissima, e poi disse: “Ieri sera ero… ero con Kuwata…”
Un coro di voci e risatine si levò in aula, facendo diventare ancora più rossa Sayaka; persino Kyouko sgranò gli occhi dalla sorpresa.
“Questo… questo è imperdonabile! Un comportamento indecente!” fu l’ovvia battuta di Ishimaru, a cui nessuno cercò di dar peso, ma lui proseguì: “Maschi e femmine non devono stare insieme nella stessa stanza! Mai!”
“E i risultati nel tuo caso si vedono…” commentò Mondo, supportato da Leon il cui rossore in volto faceva pendant coi suoi capelli.
“Non stavamo facendo niente di male, lo giuro!” strillò Sayaka, ormai al limite. “Solo… avevo paura a rimanere sola e mi ha tenuto compagnia… solo questo!”
E poi sono io il marpione, eh? pensò Makoto, non senza una punta di divertimento che sarebbe stata anche fuori luogo, ma la tensione era tale che tutto andava bene pur di scioglierla un minimo.
“Ok ok, abbiamo capito” proruppe Kyouko, riportando ordine in aula. “Kuwata, immagino tu possa confermare.”
“C-certo che confermo!” fu la sintetica, imbarazzata risposta di lui.
“Bene. Adesso che sappiamo del suo alibi, rimane solo tua sorella” si rivolse di nuovo a Ikusaba. “Ora, torniamo all’ipotetica ricostruzione dei fatti: Celestia sceglie la sua vittima e le lascia un biglietto sotto la porta. Enoshima lo trova e si reca all’appuntamento, probabilmente attirata dalla prospettiva di una via di fuga. Quando arriva in biblioteca c’è Celes ad attenderla: lì forse parte una discussione e Celes la attacca, riuscendo a sopraffarla. A quel punto entri in scena tu” si rivolse verso Mukuro “che, non potendo lasciar morire tua sorella, hai attaccato Celes sorprendendola alle spalle e tagliandole la gola.”
Mukuro rimase impassibile ad osservare Kyouko, e per qualche istante non proferì parola; poi sorrise, e disse: “Tutto questo è molto bello Kirigiri, di sicuro devi essere un asso del Cluedo. Ma dimmi, cos’hai a sostegno di questa tesi? Impronte? Il mio nome scritto da qualche parte? L’arma del delitto?”
“Immagino tu sia stata abbastanza furba da liberarti delle prove” rispose Kyouko, pacata “d’altronde abbiamo un inceneritore a disposizione.”
“Che la notte è chiuso” si intromise Junko, a difesa della sorella.
“E chi ha detto che l’omicidio è avvenuto di notte?” chiese Kyouko, ma Mukuro prese prontamente parola: “È solo una deduzione logica: nessuno ha sentito nulla e le camere sono insonorizzate.”
Un punto per te, Ikusaba pensò Makoto, quando ebbe una folgorazione: “Se è avvenuto di notte, come è lecito pensare, vuol dire che le prove sono state bruciate solo stamattina. È un bel rischio, aggirarsi per i corridoi con prove tanto voluminose come i codini di Celes… a meno che non si abbia la camera proprio vicina all’inceneritore” disse, guardando Mukuro negli occhi. Per un attimo la sicurezza del Super Soldato sembrò vacillare, ma tenne duro: “Continuano ad essere ipotesi, non fatti.”
“Ci vuole molta abilità per uccidere qualcuno in quel modo” proseguì lui, perso nei suoi ragionamenti, “e i militari sono addestrati anche nell’uso delle armi da taglio, dico bene?”
Mukuro non rispose, visibilmente tesa.
“A proposito di armi” si intromise Asahina “sbaglio o non sappiamo bene cosa è stato usato per l’omicidio?”.
Uh. Si entra nel campo minato dell’unica reale informazione, escluso il biglietto di Celes, che abbiamo in mano: l’arma del crimine. Facciamo bene attenzione, Kirigiri-san. È il momento cruciale.
A confermare questo suo pensiero le rivolse un fugace sguardo, vedendola se possibile farsi ancora più attenta e concentrata. Come facilmente prevedibile, a sua volta aveva colto la delicatezza della situazione.
“Sarebbe utile averne un’idea, no?”.
“Beh, è evidente che si è trattato di qualche arma da taglio. I coltelli in cucina…”.
“... sono tutti al loro posto, lindi e immacolati. Se ne è stato usato uno il colpevole si è premurato di lavarlo da cima a fondo”.
“Penso si possa dare per buono che non si tratti di un coltello”.
“Ehi, sei un esperto di taglio delle gole per caso?”.
“Mi stai forse dando dell’imbecille?”.
Mormorii confusi che, per l’ennesima volta, si accavallavano. Poi arrivò la sicura voce di Kyouko a sovrastarli: “Non sono del tutto sicura su cosa possa essere, ma so per certo che non è un coltello da cucina. La ferita è incompatibile, troppo irregolari i bordi”.
Sakura prese la parola: “Potrebbe essersi trattato di un tagliacarte. Dopotutto è abbastanza normale trovarne uno in una biblioteca, no? Togami, ci sai dire qualcosa in merito?”.
E in quel momento accadde un evento che tolse un peso dal cuore di Naegi: Junko Enoshima trasalì, anche se non in maniera plateale, e gettò rapidamente l’occhio verso Mukuro Ikusaba. La minore delle gemelle appariva decisamente nervosa, al punto di muovere in maniera convulsa le mani appoggiate al bordo del seggio.
ZACK. È proprio il caso di dirlo.
Sono sicuro di non essere stato l’unico a notare l’irrigidimento di Enoshima-san alla pronuncia della parola ‘tagliacarte’. E questo può voler dire una sola cosa: io e Kirigiri-san avevamo visto giusto. Quelle due ci sono dentro fino al collo.
La voce del biondo ereditiere lo scosse dalle sue profonde elucubrazioni: “Non sbagli, Oogami. Sulla scrivania in effetti c’era un tagliacarte, ma durante l’ispezione successiva al ritrovamento del corpo ho notato che era sparito”.
“Allora può essere che… Enoshima, stai bene? Sei impallidita” chiese Ishimaru, preoccupato dall’incarnato un poco spettrale della ragazza.
“S-sì, tutto ok…”.
“Gente” premette sull’accelleratore Makoto, cogliendo appieno il momento favorevole “vi chiedo scusa per la sterzata improvvisa in quello che sto per dire, ma vi assicuro che ho i miei motivi. Volevo porre una domanda a Enoshima-san”.
“Oltre a inventarti storielle senza né capo né coda, ora aggredisci verbalmente chi non è in condizione di difendersi?” saltò su Mukuro, ponendosi virtualmente a scudo umano della sorella.
“Mi spiace essere insensibile, ma è questione di vita o di morte. Ho notato che oggi porti le maniche srotolate, Enoshima-san. Visto che non era mai successo prima, al punto di farmi arrivare a pensare che il tuo cardigan fosse proprio fatto in quella maniera… posso sapere il perché?”.
L’inquietudine di Junko crebbe.
“Non sarà mica che ci stai nascondendo qualcosa? Ad esempio… i segni di una collutazione?” la provocò Kyouko.
“Che cosa?”. “Questo cos’è, il processo delle sparate?”. “Sarebbe… sarebbe assurdo”. Come a ogni uscita di questo tenore, la classe si divise in mille opinioni diverse.
“Tutto ciò sfiora il complotto massonico! Non è possibile un simile accanimento contro di noi!” inveì ancora Ikusaba, sempre in vece di Junko che al contrario dava la sensazione di perdere lucidità ogni secondo che passava.
“E allora che alzi le maniche se non ha niente da nascondere. Non le sto chiedendo di recitare a memoria il Tsurezuregusa, non ci vuole una laurea” fu la tagliente risposta della detective.
“Non sei obbligata, Junko. Sono tutti teoremi e nulla di più” cercò di rincuorarla Mukuro, venendo però contrastata da altri che invece chiedevano la soddisfazione della richiesta.
Ben presto divenne impossibile non esaudirla, pertanto le maniche furono arrotolate.
E i sospetti degli accusatori confermati: su suoi avambracci c’era una discreta quantità di graffi. I versi di meraviglia si sprecarono.
“Un’altra cosa, signore e signori” richiese ancora Makoto “Qualcuno di voi è in grado di affermare che ieri Junko Enoshima portava le maniche srotolate?”.
Nessuno si trovò in condizione di poter confermare. Stando alla totalità della classe 78, il look della ragazza nel giorno precedente era identico a tutti quelli passati. E non presentava nulla del genere.
“Possiamo quindi concludere logicamente che ti sei procurata questi graffi stanotte. Il che, a mio parere, ti mette sulla scena del crimine. Hai modo di ribattere e di giustificarli altrimenti? E, già che ci sei, spiegare perché ti sei innervosita quando è stato tirato fuori il tagliacarte... che, casualmente, è quella che Kirigiri-san ha identificato come arma del delitto?”.
"Che-che cosa? Ma prima aveva detto che..."
"Ogni tanto mi piace mischiare un po' le carte in tavola" rispose l'interpellata con un lieve sorriso.
Cominciò a imperversare per l'aula un clima di sgomento. Le deduzioni di Kirigiri e Naegi, assommate alla crescente ansia della loro principale sospettata, gettavano un pesante velo di colpevolezza sulle gemelle.
Crescente ansia che non mancò di manifestarsi in maniere sempre più rumorose, sobillata anche dalle continue punzecchiature che giungevano dalla barricata opposta.
Quando alle sue orecchie arrivò l’ennesimo “Confessa, vi abbiamo incastrate”...
“E VA BENE, CAZZO! VA BENE! LO AMMETTO, LO AMMETTO! SONO STATA IO!”. Con tanto di pugno sbattuto rabbiosamente.
Eh? Cosa vuol dire… che è stata lei? Se abbiamo ragione, l’assassino è Ikusaba-san.
“Enoshima, non essere ridicola. Non puoi essere…”.
“STAI METTENDO IN DUBBIO QUANTO DICO, KIRIGIRI? QUESTA NOTTE HO SGOZZATO QUELLA PUTTANA DI CELES! MUKURO NON C’ENTRA NIENTE!”.
“... Junko, smettila. Non credetele. Ho ucciso io quella poveretta, ma… le circostanze mi hanno costretta”.
Tutti i presenti si voltarono verso Mukuro. La sorella perse la sua carica da vulcano in eruzione, facendosi piccola e spaventata.
“N-No…” riuscì a sussurrare, abbastanza piano da non venir sentita da quelli posizionati più lontano.
“Il tuo tentativo di tenermi fuori è ammirabile, sorellina. Mi fa capire che ciò di cui mi sono macchiata stanotte, sebbene non ne vada affatto fiera, è stata la scelta giusta”.
Ci fu qualche minuto di pausa per dare a Enoshima la possibilità di recuperare un contegno.
“Se voleste spiegare a tutti come si sono precisamente svolti i fatti...” offrì Kyouko, ricevendo un cenno d’assenso dalla minore delle gemelle.
“Avete azzeccato pressoché tutto. È vero, stanotte ho ricevuto in camera un biglietto che mi convocava in biblioteca per discutere su una fantomatica via d’uscita da questo cesso. Nonostante quello che alcuni di voi probabilmente pensano, non sono una cretina totale e la cosa mi è subito puzzata di marcio. Un colloquio a tu per tu con qualcuno che non si firma nel bel mezzo delle tenebre? Sospetto, non pare anche a voi? Ammetto però che la tentazione di presentarmi era forte, magari quel che diceva il messaggio era vero e poteva davvero essersi creato uno spiraglio di libertà. Indecisa, mi sono rivolta alla mia cara sorella per avere la sua opinione in proposito. E lei, dimostrandosi decisamente più pragmatica e saggia di me, mi ha sconsigliato di andarci. Aveva subodorato una trappola. Avrei dovuto darti retta, Mukuro...”.
Si interruppe un attimo per passarsi un dito sugli occhi.
Da una parte non dovrei, ma il modo in cui sta parlando... mi mette addosso tristezza.
Nessuno le fece fretta e poté riprendere quando si sentì pronta: “Invece io, da brava testona quale sono, alla fine ho scelto di non ascoltarla e di andare comunque. Mi sono diretta fischiettando in biblioteca e quando ci sono giunta mi sono trovata davanti Celes, seduta sulla poltroncina che immagino normalmente sia occupata dal Togami nazionale. Era calma e tradiva una strana sicurezza, come se fossimo due dame al caffè che parlano del tempo atmosferico. Si è alzata con un movimento lento, palesemente studiato a tavolino, e ha cominciato a chiacchierare di fuffa variopinta. Alle mie rimostranze ha cambiato atteggiamento, oserei dire in maniera immotivata, e ha preso a spintonarmi e a graffiarmi con quella sua maledettissima unghia metallica. Ovviamente è per questo che non tenevo le maniche arrotolate oggi, come è stato bravo Naegi a dedurre. L’ostilità è montata rapida e in men che non si dica mi sono ritrovata per terra con lei sopra di me. Eravamo di spalle rispetto all’ingresso della stanza. A quel punto ha urlato che il contenuto del messaggio era veritiero e che ero io la sua via di fuga. O meglio, il mio cadavere. Ho provato a reagire ma è riuscita a neutralizzarmi, afferrando poi il tagliacarte dalla scrivania. Ho chiuso gli occhi attendendo la fine... che non arrivava. In compenso qualcosa mi è franato addosso. Riaprendoli ho visto Mukuro torreggiare sopra di noi, il tagliacarte nella sua destra, e il corpo senza vita di Celes afflosciato sul mio”.
La platea rimase in religioso silenzio.
Mukuro... mi... mi sei... venuta dietro”. Si capì subito, dal tono e dal contenuto, che Junko stava ripetendo quanto aveva detto in quel momento. Lo sguardo che le rivolse, quasi… languido?... non faceva che avvalorare l’idea.
Pensavi che ti avrei permesso di morire così facilmente? Mi sottovaluti” rispose l’altra, altrettanto calata nel ricordo.
Non... non avresti dovuto ucciderla... bastava farla svenire...”.
No. Sono stata obbligata a fare così. Si trattava di te o di lei. Non ho avuto esitazioni nello scegliere”.
Pazza... pazza che non sei altro... hai appena ammazzato una persona... per salvare me...”.
Ti voglio abbastanza bene da poterlo fare, Junko. Non me ne pento. Ora alzati e aiutami a pulire”.
“Tutto... tutto ciò è terribile...” si lasciò sfuggire Aoi, mano sulla bocca e occhi lucidi.
Il modo in cui il delitto si è consumato poteva lasciar intendere un’esecuzione o qualcosa di non molto diverso. Il resoconto di Enoshima-san, invece, getta sulla faccenda tutt’altra luce. Certo che dover arrivare a uccidere per non essere uccisi, o per non veder morire la propria sorella...
“A quel punto” riprese la Super Modella “con Mukuro abbiamo spostato Celes sulla sedia, abbiamo recuperato i codini posticci che le avevo strappato durante la baruffa, abbiamo pulito alla meglio le tracce di sangue sul pavimento e fatto quello che ritenevamo giusto fare per non collegarci all’omicidio. Almeno da quel punto di vista non ce la siamo cavata male, vista tutta la fatica cui vi abbiamo obbligato”.
“Puoi dirlo forte, Enoshima. Raramente ho sudato così tanto per raccattare due indizi in croce” si complimentò Kirigiri.
Strano. Non mi dà l’impressione di essere una di quelle che applaude i criminali. Anche se, a soluzione acquisita, può anche permetterselo.
“Io avrei una domanda” si intromise timida Sayaka.
“Sarebbe?”.
“Dio, non avete idea della nausea che mi sto sentendo salire. Ma in questa situazione… chi viene giustiziato? Ikusaba? Enoshima? Entrambe?”. Venne scossa da fremiti mentre diceva queste pesanti parole, dimostrazione concreta che avrebbe preferito farsi infilare in una vergine di ferro che pronunciarle.
Tutti rimasero in silenzio a guardarsi, totalmente presi alla sprovvista.
“In effetti…” disse qualcuno.
 “Ma le regole della scuola cosa dicono?” chiese qualcun altro.
“Allora possiamo salvarne una?” sperò qualcuno.
“Bene bene bene, abbiamo dei vincitori! Siete pronte ad affrontare il vostro miglio verde?”
Monokuma si rianimò dal nulla, quasi che la scoperta dei colpevoli gli avesse dato un motivo per partecipare al processo, e scese dal suo trono dirigendosi verso il montacarichi.
“Aspetta un secondo! Chi delle due verrà giustiziata?” tuonò Kirigiri, dando voce ai pensieri dell’intera classe, ma Monokuma la ignorò platealmente: “Prego, se volete seguirmi, vi condurrò al luogo dove avverrà l’esecuzione! Upupupu!”
Kyouko e Makoto si scambiarono uno sguardo complice.
Ha ignorato le nostre domande. Ancora.
Non poterono fare altro che seguire l’orso meccanico dentro al montacarichi, e poi fino alla palestra del secondo piano.
“Prego, miei piccoli bastardelli, entrate!”
“Che… che ci facciamo in piscina?” chiese qualcuno, quando Mukuro finalmente capì: “Tu… tu vuoi annegarci?”
L’orrore si dipinse sui volti dei ragazzi, sconcertati da tanta crudeltà; Aoi quasi ebbe un mancamento, ma venne sorretta prontamente da Sakura.
“Come… come puoi essere così… così…” balbettò Makoto, senza riuscire a finire la frase.
Monokuma tuttavia sembrava immune alle loro recriminazioni: “Ho già preparato per voi un… aiuto per il vostro ultimo viaggio” commentò mellifluo, indicando con una zampa quelli che aveva definito “aiuti”: due bilancieri da palestra, entrambi muniti di due dischi da 20 kg l’uno per lato, e delle corde.
Junko non riuscì a trattenere un singulto, ormai conscia che quelli erano i suoi ultimi istanti di vita. Cori di insulti e minacce ai danni di Monokuma si sprecarono, ma quest’ultimo continuò come nulla fosse: “Bene signorine, questi ve li legherete al collo” disse, indicando loro le funi annodate ai bilancieri, “dopodiché avrete cinque minuti per decidere chi butterà in acqua i pesi - e di conseguenza le nostre piccole assassine!”. Poi si zittì.
“Perché vuoi farci fare i boia ogni volta, perché?!” urlò Makoto, senza ottenere risposta.
“Lascia perdere” sussurrò Kyouko, “se abbiamo ragione stai parlando al vento.”
Makoto rimase un attimo interdetto, poi ricordò il discorso sui messaggi pre-registrati e annuì.
E poi ora abbiamo ben altro di cui occuparci…
Si voltò verso il bordo vasca, dove Junko e Mukuro erano già pronte coi pesi al collo, in attesa che qualcuno spingesse quei pesanti bilancieri… condannandole a morte.
E ancora una volta, fu Sakura Oogami a farsi avanti.
“Sakura-chan, no!” strillò Aoi in preda alle lacrime, ma Sakura non volle sentire ragioni: “Non abbiamo scelta, e nessuno è abbastanza forte da sollevare quei pesi” disse, il volto tirato per la tensione.
“Io ce la faccio” proruppe Mondo, avanzando verso di lei. “Ti aiuto, non devi… sì insomma, non devi farlo da sola.”
Sakura annuì, probabilmente grata all’idea di non dover essere l’unica a sporcarsi le mani questa volta.
Le due sorelle, intanto, contemplavano quella che sarebbe diventata di lì a poco la loro tomba.
“Mukuro-chan?”
Mukuro si voltò verso la sorella: “Non… non mi chiamavi così da tanto tempo…”
“Lo so. Sono una scema.”
“Non è vero.”
“Mi dispiace.”
“Non fa nulla…”
“Sì beh, stiamo solo per morire…”
“Se riesci a fare del sarcasmo significa che la stai prendendo con molta filosofia.”
“Me la sto facendo addosso” sorrise Junko. "Non voglio morire… ma non ho scampo. Quindi me ne andrò senza scene madri, per non dare soddisfazione a chiunque manovri quell’orso di merda.”
Mukuro non riuscì a trattenere un risolino, nonostante tutto.
“Mukuro-chan?”
“Hm?”
“...grazie.”
Mukuro sorrise, un sorriso vero: “Non avrei mai lasciato che quella baldracca facesse del male a mia sorella” disse, e tese una mano verso Junko. Quest’ultima, con le lacrime agli occhi, la afferrò e la strinse forte.
“Tempo scaduto, bastardi! È ora di morire!”
Le due sorelle Ikusaba fissarono Monokuma con sdegno un’ultima volta, poi si voltarono verso Sakura e Mondo facendo un cenno d’assenso. Infine, si concessero un ultimo saluto.
“Insieme?” chiese Junko, la voce rotta dal pianto.
“Insieme.” confermò Mukuro, il volto bagnato di lacrime.
Poi i loro boia lanciarono i bilancieri in piscina, e le due sorelle vennero trascinate a fondo.
Come in un macabro spettacolo, i ragazzi si avvicinarono a bordo vasca e le guardarono agonizzare per almeno un minuto che a loro sembrò interminabile.
Infine Junko e Mukuro smisero di muoversi.

   
 
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