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Autore: Shayla_the_angel    06/11/2008    3 recensioni
Storia ancora in fase di sviluppo. Alena è una giovane ragazza tedesca. Non è appariscente, e non ha nemmeno un bel fisico. Lavora per il gruppo di suo fratello e una sera canta con loro in un pub. David Jost si accorge di loro e li ingaggia per aprire i concerti dei TH nel nuovo tour europeo (date di mia invenzione ovviamente)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Me molto contenta per come sta procedendo la fic, ma soprattutto per le vostre recensioni.

Per la gioia di pandina_kaulitz rieccomi con un altro capitolo!!! Eh sì…è un’ingiustizia…pensa che ho comprato il calendario x l’anno prossimo e c’è 1 sola foto di Georg e neanke una di Gustav (>.<). Vabbè…questo cappy è un po’ triste, però non preoccupatevi!!! Kussen

 

05.

 

BERLINO_CASA DI LU

 

“Beh, non puoi biasimarlo. Tutti ricordiamo cos’è successo…” disse Lu, dopo che le ebbi raccontato quello che era successo.

“Ok, ma mi credete tutti così cretina da ricascarci di nuovo? Mio Dio, come faccio a stare con voi, se non vi fidate di me?” chiesi, sull’orlo di una crisi isterica.

“Non è che non ci fidiamo di te…è solo che non vorremmo che tu soffrissi di nuovo”.

“Lu, dopo tutto quello che ho passato, mi so perfettamente difendere da sola…è questo che ancora non avete capito!” esclamai, uscendo anche dalla casa della mia amica.

Salii in macchina e mi misi a guidare, senza una meta.

Possibile che mi credessero tutti una sprovveduta?

Ah già, ma voi non sapete nulla. Comincerò a raccontarvi tutta la storia, allora.

Era natale. Era il mio ultimo anno alle superiori, poi me ne sarei definitivamente andata da quella scuola, che mi aveva insegnato ben poco, per prepararmi ad un futuro brillante come medico. Avevo parecchi sogni e speranze, in quel periodo.

Mi piaceva moltissimo un ragazzo, Alex. Per me era praticamente irraggiungibile. Era il tipo più carino della scuola e aveva sempre attorno una decina di ragazze che continuavano ad adularlo, insomma era un VIP.

Frequentavamo lo stesso corso di fisica e, come nelle migliori storie, io ero la secchiona e lui l’impedito.

Era così disperato di non riuscire a passare l’anno, che mi chiese di dargli ripetizioni. Fu così che cominciammo a frequentarci.

Lui capì che oltre all’aspetto fisico conta pure il cervello e, un pomeriggio, mi chiese un appuntamento. Non ci volevo e non ci potevo credere.

Uscimmo quella sera. Ero talmente su di giri, così contenta che tutto potesse esaurirsi in quel modo, che alla fine cedetti e andai a letto con lui.

Raccontai tutto a mio fratello, era più grande e mi fidavo ciecamente.

Fatto sta che non la prese poi così bene quanto sperassi. Io e Alex uscimmo insieme per qualche tempo, poi i miei genitori morirono. Mio fratello ed io eravamo maggiorenni, quindi decidemmo dove vivere. Lui rimase nell’appartamento dei miei, mentre io accettai l’invito di Alex di trasferirmi da lui.

Insomma, i suoi erano perennemente fuori casa e noi facevamo l’amore tutte le sere. Fatto sta che, nonostante fossi un’alunna brillante, ero anche terribilmente stupida da quel punto di vista, quindi rimasi incinta.

Alex, non appena lo seppe, mi cacciò di casa. In fondo non eravamo legati da nulla. Ero solo una semplice ospite.

Mi ritrovai in mezzo alla strada.

Non sapevo dove andare. Mi vergognavo a chiedere aiuto a mio fratello, ma non potevo portare avanti quella gravidanza. Così andai in ospedale ed abortii. Ancora oggi mi pento di quello che ho fatto.

Rimasi in mezzo alla strada per giorni interi. Ero distrutta sia fisicamente sia psicologicamente.

Non so perché, ma il mio istinto di sopravvivenza mi fece tornare da Eric. Abbandonai la scuola, ovviamente e andai a vivere con lui.

Alcuni mesi dopo trovai lavoro in cartoleria, poi come andò in seguito già lo sapete.

 

Rimasi ferma in macchina a ripensare al mio passato.

Alex mi aveva spezzato il cuore, mi aveva distrutto psicologicamente, eppure ero riuscita a sopravvivere. Ero cambiata. Mi ero chiusa in me stessa, senza permettere a nessuno di avvicinarsi. Ero ingrassata, avevo smesso di curare minimamente il mio aspetto, eppure la musica, quel concerto mi aveva fatto riemergere dalle tenebre in cui ero sprofondata.

In parte Eric aveva ragione a preoccuparsi, ma la cosa che più mi faceva stare male era che non si fidava di me, nonostante sapesse benissimo che ero cambiata.

Con la mia smart arrivai fino in centro e decisi di andare a bere qualcosa da Andrea.

Mi sedetti al tavolo ed ordinai una birra scura.

Nel liquido potei affogare i miei pensieri, tanto che non sentii il ragazzo avvicinarsi a me. Quando mi poggiò una mano su una spalla, trasalii.

 

 

BERLINO_BAR DI ANDREA

 

“Ciao” mi sentii dire. Mi voltai e vidi un viso familiare. Sorrisi.

“Ciao, che ci fai qui?”

“Avevo bisogno di riflettere”

“Anche io” risposi, sinceramente.

“Come mai?”

“Sai, mio fratello è terribilmente geloso”

“Oh, non me n’ero accorto!”

“Quindi si è arrabbiato…”
“Perché sono salito in casa?” mi chiese Georg.

“No…perché ti ho fatto salire”

“Scusa, non afferro la differenza…”

“Oh, la differenza c’è. Solo che non voglio annoiarti. Piuttosto, sei stato in giro fino ad ora?” chiesi.

“Sì. Te l’ho detto, ho riflettuto a lungo su quello che mi hai detto…”

Gli sorrisi e mi chiesi come Eric avesse potuto minimamente pensare che il ragazzo con cui stavo parlando, potesse comportarsi come quel viscido verme di Alex.

Restammo insieme per tutta la sera e mangiammo lì.

Georg prese il cellulare e rispose.

“Pronto? Sì, ciao. No, sono in compagnia. Ma sì, non ti preoccupare. Ok, arrivo. Ciao”

Lo guardai.

“Era Bill, pensava che mi fosse successo qualcosa”.

Sorrisi e guardai il mio telefono, sconsolata.

Georg mi fece alzare lo sguardo.

“Hanno capito che vuoi stare da sola per un po’. Non è che ti ignorano” mi disse, come se mi avesse letto nel pensiero.

Gli sorrisi, grata.

“Grazie…” dissi semplicemente.

“Dai, ti riaccompagno a casa” mi disse.

“Ma no, ho la macchina, non c’è problema” dissi.

“Insisto”

“Davvero non ce n’è bisogno” risposi.

Annuì, quindi mi accompagnò alla macchina.

“A domani” mi disse.

“A domani. Buona notte”

Non appena mi allontanai dal parcheggio mi resi conto che una macchina mi stava seguendo.

Ero tranquilla, probabilmente avrebbe svoltato una volta in periferia.

Nulla da fare, quell’auto continuò a starmi attaccata.

Il semaforo divenne rosso. C’era parecchio traffico e mi fermai.

Un uomo scese dalla macchina e cercò di forzare la mia portiera. Presa dal panico non riuscii a reagire minimamente.

Ero terrorizzata. L’uomo, con tanto di guanti e passamontagna, mi sfondò il finestrino. Urlai.

Vidi Georg prendere quel tipo per le spalle e colpirlo in faccia con un pugno.

Aprì la portiera e mi fece scendere.

“Va tutto bene?” mi chiese. Cominciai a piangere convulsamente. Ero terrorizzata e mi lasciai accarezzare dalle sue mani forti.

“Ora va tutto bene. Ho già chiamato la polizia. Sei al sicuro adesso”.

Annuii, sempre stretta tra le sue braccia.

Dopo circa mezz’ora di pratiche, tra interrogatorio e deposizioni, mi feci riaccompagnare a casa.

“Sei sicura di stare bene?” mi chiese, prendendomi per mano.

“Sì, adesso sì. Ti devo la vita…” dissi.

Sorrise, poi mi diede un bacio su una guancia.

“Ora vai. Tuo fratello e gli altri saranno preoccupati” disse.

Arrossii, poi andai a casa.

 

BERLINO_CASA DEI DAMNED

 

Quando entrai dalla porta, Eric mi corse incontro.

Gli raccontai tutto, della serata e dell’incidente.

Mi strinse a sé.

“Mi dispiace. Mi sono comportato da completo imbecille. Mi dispiace”. Lo sentii piangere, ma non alzai lo sguardo. Rimasi al sicuro tra le braccia di mio fratello, contenta che quella lunga giornata fosse giunta al termine.

Andai a letto. Ero stesa sotto le lenzuola, quando sentii bussare.

Entrò Jo, che si sedette sul bordo del letto e mi accarezzò la testa.

“Spero tu abbia capito quello che volevamo dirti noi tre…anzi quattro, visto che Lu ci ha chiamati, dopo che sei andata via anche da casa sua”.

Sospirai.

“Non devi pensare sempre in negativo. Alena ai miei occhi sei ancora una bambina e non perché ci siano tanti anni di differenza, ma perché in te conservi ancora quell’ingenuità genuina che è propria dei bambini. Si tratta di un dono prezioso che la tua vita crudele non è riuscita a strapparti. Se ti accadesse qualcosa, saremmo persi…parlo anche a nome di Eric e di Matt. Ormai la tua presenza è indispensabile qui. Non riusciamo a fare nulla senza di te. Siamo tre ragazzacci e ci sentiamo in dovere di proteggerti”.

“Jo, quello che non riesco a farvi capire, è che non sono più una bambina che ha bisogno di essere protetta…”

“Ah, amor qui ti sbagli. Se non ci fosse stato Georg, non voglio nemmeno pensare cosa ti sarebbe successo…so che questa affermazione ti sembrerà sessista, ma non lo è. Nutro profondo rispetto per voi donne, ma avete bisogno di essere protette. Non perché siate più deboli od indifese, ma perché alcuni uomini sono geneticamente cattivi, e come al solito i cattivi se la prendono con quelle creature che suppongono siano più vulnerabili”.

Abbassai lo sguardo.

“Non ho forse ragione?” mi chiese, dopo qualche istante di silenzio.

Annuii.

“Ora dormi. Domattina dobbiamo provare con i ragazzi” disse, baciandomi la fronte.

“Buona notte” aggiunse, chiudendo la porta.

Rimasi sveglia per tutta la notte, tormentandomi sul fatto che, forse avevo sbagliato ad arrabbiarmi con tutti. Forse dovevo prendermela esclusivamente con me stessa, perché non era vero che sapevo difendermi da sola. Ero totalmente vulnerabile.

Non volevo perdere tutti, di nuovo. Non volevo essere lasciata sola.

Piansi per ore, nel silenzio della mia camera.

Quando finalmente mi addormentai, sentii Matt alzarsi e scendere per fumare la sua solita sigaretta mattutina.

Mi svegliai una decina di minuti dopo, con un mal di testa terribile e una sensazione di nausea.

Andai in bagno, mi feci una doccia, tanto per riprendermi dalla nottata insonne e mi vestii, poi andai in cucina a preparare il caffè, come ogni mattina.

Vidi la figura di Matt attraverso le tende. Eric gli aveva proibito di fumare in casa.

Dopo qualche istante lo sentii rientrare.

“Oh, buongiorno” mi disse, con freddezza.

Era la prima volta che mi parlava così.

Finii di preparare il caffè. Bevvi la mia colazione, poi andai a sistemare il salotto.

Accesi la tv, visto che erano quasi le otto e gli altri dovevano svegliarsi in qualsiasi caso.

Passai l’aspirapolvere, poi mi misi a pulire i mobili, mentre in casa tornava ad esserci la vita.

Matt era di cattivo umore e rispondeva a monosillabi a qualsiasi domanda gli venisse posta, al che dopo il terzo mugugno Eric gli chiese cos’avesse.

“Niente. Cazzi miei” rispose, andando nuovamente in balcone. Era la terza sigaretta in meno di mezz’ora.

Guardai i ragazzi che scrollarono le spalle.

Uscimmo di casa alle nove. Il punto d’incontro era ancora il bar di Andrea, in quanto non saremmo andati in albergo, come il giorno precedente.

Ero tesa. Sapevo che avrei dovuto cantare nuovamente ed ero esausta, ma soprattutto mi agitava la presenza di Georg, e ancora non riuscivo a spiegarmi perché.

 

Bene, e per oggi mi fermo qui, anche perché sono stanca morta (ieri sera era l’1 quando sono andata a letto…^^) e domani c’è scuola. Vi prometto che penserò intensamente alla fic, in modo da avere tante idee per il week-end!!! Grazie mille per le recensioni, che mi spingono a dare il meglio di me ^^. Baci e buona notte a tutti!!!

   
 
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