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Autore: Sinnheim    13/12/2014    1 recensioni
Uomini, non morti, mostri, demoni, dei. Collocati in un mondo dove apparentemente non vi è nessun nesso tra di loro, un unico filo conduttore unisce tutti loro: il non morto prescelto. Egli, che prenda le loro anime o che le salvi, entra in contatto con ognuna di queste esistenze ma... cosa si sa effettivamente di loro? Queste sono le storie delle loro vite ormai dimenticate nel tempo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7: ARTORIAS

Non ho mai visto tanta malvagità in vita mia: di un nero così profondo da far male agli occhi, una bestia immonda dall’aspetto demoniaco.

Il terrore puro.

Il sole di Oolacile riscalda la mia armatura rovinata, il cielo azzurro e le verdi foreste allietano la mia vista, è davvero un posto bellissimo… ed è la mia più grande maledizione: L’Abisso ha corrotto il mio corpo e la mia anima, ma non la mia coscienza; perché costringermi ad un tale dolore, perché non uccidermi subito, perché questo? Che la mia incrollabile volontà alla fine si sia rivelata la mia più grande debolezza?

Il mio corpo straziato trabocca oscurità da ogni poro, si muove senza la mia volontà mentre io, il vero io, rimane sveglio e vigile ben coscio di quello che sto facendo. 

E non riesco a fermarmi. 

Sono costretto a vedermi uccidere e distruggere senza poter far nulla… Ricordo con nostalgia i tempi in cui la gloria mia e dei miei compagni d’armi risuonava in ogni angolo del regno: ricordo l’orgoglio di Gwyn che provava nei nostri confronti, ricordo il mio amico più caro… Passo le giornate a vivere nei miei ricordi, ormai sono le uniche cose che mi sono rimaste: mi manca il vocione di Gough rimbombare nel mio elmo, mi mancano le battute taglienti di Ornstein, la dolcezza di Ciaran e l’ululato di Sif.

Quel pazzo gigante di Gough si trova in una torre proprio qui, nell’arena dove vago senza meta da tempo ormai dimenticato, perché non viene ad uccidermi? Il nostro arciere non si è mai tirato indietro davanti a nulla, il coraggio non gli manca… forse non ne ha le capacità. Ogni tanto lo sento sospirare forte dalla sua torre: il mio corpo brama la sua carne ma non può raggiungerlo, io invece posso scrutare il suo testone tra le fessure e gioire della sua presenza. Sapere che è qui vicino a me mi fa sentire meglio… oh, amico mio.

Eravamo tutti ad Anor Londo quando ci arrivò la notizia: per qualche ragione a noi sconosciuta, gli abitanti di Oolacile liberarono Manus, l’umano primordiale, il quale iniziò a vomitare oscurità dal suo corpo distruggendo l’intera città e mutando orribilmente i suoi abitanti. Se nessuno fosse intervenuto, l’Abisso da lui creato si sarebbe espanso all’infinito, ma nessun essere vivente era in grado di camminare in quell’oblio. Ricordo Gwyn che non si scompose minimamente quando sentì il nome di Manus, probabilmente era il nome a lui affibbiatogli dagli abitanti, ma quando gli fu riferito cos’era, ne rimase completamente pietrificato: si rinchiuse con la strega Izalith nei suoi alloggi e le urla si sentirono fino in fondo ai corridoi.

Cosa diavolo stava succedendo? Ornstein vagava con il suo solito atteggiamento rilassato nell’enorme salone reale ove ci trovavamo tutti e quattro, beh cinque più Sif, si tolse l’elmo leonino e ci guardò intensamente: è sempre stato un cavaliere molto intelligente e di poche parole, però quando era il momento sapeva bene cosa dire. “Amici miei, credo di aver capito.”

La passione per le leggende e la storia antica di Ornstein ci tornò molto utile. “Temo che gli abitanti di Oolacile abbiano risvegliato il Nano Furtivo, il quarto Lord che trovò l’anima oscura nel fuoco. Da come lo hanno descritto e da come ha reagito Lord Gwyn, sembra proprio lui. È un avversario di estrema potenza, non mi sorprende che siano preoccupati.” La situazione era disperata, Ciaran giocava nervosamente con i filamenti della sua armatura. “Se anche il nostro Lord ha paura, cosa possiamo fare noi? Anche supponendo di voler affrontare Manus, come ci camminiamo nel nulla?”

Sentimmo il nostro cuore diventare pesante gravato dalla nostra paura, quando Sif iniziò ad agitarsi, ad abbaiare, come se cercasse di dire qualcosa: era sempre stato un animale dalle acutissime capacità intellettive, lo trovai nella mia terra natia appena nato, abbandonato dalla madre. Da allora mi ripagò innumerevoli volte combattendo al mio fianco.

“Cos’ha il cucciolo?” Il vocione di Gough tuonò per la sala, Sif mi tirava per la mano fuori dal castello. “Ragazzi, provo a vedere dove mi porta, al mio ritorno informatemi se ci sono novità.” E viaggiammo lontano, verso le foreste di Oolacile, ove già si intravedevano le conseguenze disastrose del risveglio di Manus; non ho mai dubitato dell’istinto di Sif, così lo seguii fino ad una radura in fiore, uno dei pochi luoghi risparmiati dalla corruzione. Intravidi uno strano animale sul bel prato verde: un gatto enorme, dagli occhi grandi e strani, mi fissava sorridendo.

“E così siete arrivati. Io sono Alvina, e sono qui per aiutarvi.” Non so per quale motivo ma sentivo di potermi fidare di quel gatto, dopotutto Sif non mi porterebbe mai davanti ad una minaccia. “Io sono una creatura dell’Abisso, Sir Artorias, ma per qualche fortunata ragione ho ben mantenuto il senno, miao.” Le sue fusa erano molto rumorose ma quasi piacevoli. “Ho visto cosa fa l’oscurità ai miei amati fratelli della foresta, e ciò mi fa soffrire molto. Io ho bisogno di un paladino valoroso che fermi Manus, ma so che voi che siete nati in questa terra non potete camminare nell’Abisso. Sir Artorias, se mi fa l’onore di andare laggiù, io le concederò il potere di sopravvivere nel più buio oblio.”

Non ci pensai due volte e accettai.

Alvina mi consegnò un anello forgiato proprio dall’oscurità dell’Abisso e tornai ad Anor Londo con un barlume di speranza: Gwyn mi incaricò ufficialmente di recarmi ad Oolacile e di sconfiggere Manus, festeggiandomi come eroe fin da prima della partenza. La sera prima del viaggio, i miei compagni d’armi mi salutarono a modo loro, sperando di poterci rivedere ancora.

Il mattino dopo, io e Sif ci incamminammo, seguiti dall’occhio vigile di Ornstein che non ci mollò un attimo fino a che non sparimmo all’orizzonte.

Arrivati all’entrata della foresta conobbi Elizabeth: un fungo gigante parlante, madrina della principessa Dusk, mi raccontò di un serpente nero di nome Kamph che convinse gli abitanti a risvegliare Manus, promettendo potenza e prosperità ad Oolacile; dopo che la città fu distrutta il serpente sparì ma Elizabeth non dimenticò mai quel suo fetore, mi implorò di fermare quell’essere e ripresi il mio cammino.

Non avrei mai dovuto portare Sif con me! Era troppo giovane ma lui insistette così tanto… Quella città in rovina era piena di mostri deturpati e fortissimi, per un pelo riuscimmo ad arrivare all’entrata di quel nero oblio: quell’antro di tenebra pullulava di esseri informi che ci prosciugavano le forze appena ci toccavano, ben presto fummo sopraffatti e Sif fu ferito; lo portai in un luogo nascosto e gli affidai il mio scudo magico, in modo tale che quelle cose non potessero più colpirlo. Alvina comparve all’improvviso vicino al cerchio di luce che proteggeva il mio compagno.

“Se non riuscirai nell’impresa non temere: rimarrò qui ad aspettare il prossimo eroe, lo guiderò dal tuo lupo e lo porteremo via da qui. Ora va, Sir Artorias!” Abbracciai forte Sif e lo accarezzai, nel momento in cui feci per andarmene lui iniziò ad ululare così intensamente da far tremare le pareti.

Presi coraggio e mi tuffai nelle tenebre: rimasi agghiacciato da tanto terrore, mi tremavano le gambe e la mia fidata spada sembrò pesare tonnellate sul mio braccio; ho combattuto con tutte le mie forze, ma alla fine fui sconfitto.

Mi ricordo… mi ricordo che mi addormentai, e mi ricordo un gran dolore al petto… quando mi risvegliai ero qui, in questa arena, intrappolato nel mio corpo deforme e corrotto. Sif, amico mio… mi dispiace così tanto… per quanto ancora dovrò vivere così? Io desidero solo… morire… Ma è un nonmorto quello? No, che fai, non entrare o ti attaccherò! Il mio corpo bolle, vuole la sua carne… si è messo in guardia. Lui vuole… vuole combattere. Lui è qui per me.

Ascoltami, valoroso nonmorto! Abbi il coraggio di affrontarmi, ti prego, ferma l’Abisso e salva Sif! Sii l’eroe che non ho saputo essere!


  
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