Anime & Manga > I cinque samurai
Ricorda la storia  |      
Autore: Korin no Ronin    13/12/2014    3 recensioni
Shuten si trova costantemente a fare i conti con le conseguenze della sua scelta, anche nei pochi momenti di tranquillità che separano la liberazione dei samurai prigionieri dall'inizio dell'ultima battaglia. A distrarlo dai suoi pensieri, e a dargli un po' di conforto, saranno Kokuenoh, Byakuen e, strano a dirsi, Seiji. A modo proprio, ovviamente.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo:  Cerchie di mura
Serie: Yoroiden Samurai Troopers
Capitoli: One shot
Rating: R
Disclaimers: i personaggi non sono di mia proprietà, non guadagno nulla (tranne un salutare momento di svago), eccetera… eccetera
 
*******
 
-Io la ucciderò-
Shuten non aveva smesso un solo istante di ripensare a quelle parole , pronunciate con la freddezza glaciale di chi sa dove occorre colpire per fiaccare la resistenza di un nemico.
Il samurai non aveva battuto ciglio, tenendo lo sguardo fisso nel suo, giusto per assicurarsi che prendesse sul serio le sue parole. Contrariamente agli altri sui compagni, Seiji non sembrava conoscere mezze misure quando si trattava di combattere, o forse la prigionia nel castello aveva semplicemente esasperato un aspetto già presente nel suo carattere.
Il Shutendoji chiuse gli occhi qualche istante: il pensiero di quei ragazzini rinchiusi nelle segrete lo aveva perseguitato in continuazione.
Lo shakujo tintinnò leggermente e si adagiò a terra.
Il filo che lo manteneva in contatto con lui si era momentaneamente spezzato a causa del peregrinare dei suoi pensieri. Non era saggio, tuttavia l’idea che Kayura potesse perire per mano di uno dei ragazzi  turbava profondamente il generale, soprattutto perché sapeva che quell’ipotesi poteva tramutarsi in realtà nel giro di un istante.
Shuten non aveva avuto bisogno di perdersi in chissà quali ipotesi per comprendere l’animo di Seiji, se avesse avuto un altro rapporto con gli altri generali forse avrebbe reagito allo stesso modo.
In verità si sentiva toccato da qualcosa di indefinibile al pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere ai suoi vecchi compagni, soprattutto dopo aver dovuto fare i conti con quello che in qualche modo lo aveva legato a Rajura; per quanto si fosse sforzato di ignorarla, l’evidenza che non erano solo il piacere e la solitudine a spingerlo ad accettarlo così spesso nel suo letto, non lo aveva più abbandonato da che aveva riacquistato coscienza della sua natura.
Sospirò piano e si alzò.
Avrebbe avuto bisogno di un po’ di solitudine per riprendere il controllo della propria mente, ma non aveva altra possibilità se non sperare che i suoi improbabili compagni continuassero a riposare.
Byakuen, invece, non aveva bisogno di dormire e Kokuenoh era sicuramente in preda all’ira, in ogni caso nessuno avrebbe potuto avvicinarsi senza essere scoperto, tuttavia abbassare così tanto la guardia sarebbe stato un gesto irresponsabile da parte sua.
Le cinta murarie interne gli parvero improvvisamente insormontabili; non lo erano mai state durante anni che aveva trascorso al castello, anzi, spesso erano state teatro dei suoi scontri con Rajura.
Si morse l’interno della bocca.
Ovunque avesse poggiato lo sguardo avrebbe avuto quel pensiero a tormentarlo, continuare a cercare di cacciarlo non era la strategia migliore; se avesse accettato che quello era semplicemente il luogo in cui aveva avuto la percezione di cosa fosse l’amore per qualcuno, forse, finalmente, sarebbe stato libero da quell’assillo.
Byakuen gli gettò un’occhiata penetrante ma non emise nemmeno un suono, perfino Kokuenoh sembrava non avere intenzione di fare sfoggio della sua lingua tagliente.
Shuten sospirò ancora e alzò gli occhi sul castello.
Gli spettri vorticavano attorno alla torre: Arago doveva essere semplicemente furibondo.
I suoi vecchi compagni probabilmente erano in preda ad un turbamento ben più profondo del suo, e l’eccitazione per la battaglia non sarebbe stata sufficiente a placarlo. Distolse gli occhi.
Kokuenoh emise un brontolio sordo.
-Sei preoccupato per loro, generale?-
-Sì.-
-Eppure potresti essere proprio tu ad ucciderli. O viceversa.-
Shuten scrollò le spalle.
-Non c’è bisogno che mi ricordi di quanto questo sia privo di senso.-
La tigre rise.
-Sei umano, essere insensato fa parte della tua natura.-
-Devo trovarlo consolante?-
-No. Tuttavia dovresti essere sollevato al pensiero di conoscere il perché ti senta tanto a disagio; i tuoi vecchi compagni non ne hanno idea, e questo finirà solo per renderli più aggressivi e irrazionali di quanto già non siano.-
Il generale strinse le labbra.
-E’ meglio così. Avranno tutto il tempo di pensarci, se ci sarà un dopo.-
La tigre nera emise uno strano suono, qualcosa che somigliava ad un sospiro.
-Kenbukyoh aveva il tuo stesso sguardo quando decise di lasciare la sua eredità al ragazzo. Sai già che sarà impossibile per te vedere quel “dopo”.-
Il giovane rise piano, nervoso.
-Io non so nulla di questo mondo, né di quei sentimento che legano tra loro le persone; so solo che sono un essere umano, e che proprio per questo ho vissuto fin troppo.- strinse la radice del naso tra due dita, abbassando la testa -E che per un bene più grande del mio è tempo che faccia ciò che va fatto.-
Gli era tremata appena la voce, non se ne sarebbe accorto nessuno se non un ascoltatore esperto.
L’animale poggiò la fronte contro le sue gambe e l’altro si chinò a stringergli il collo e le spalle.
-Hai paura, generale?-
La tigre pronunciò quelle parole con gentilezza, solo Kenbukyoh prima di allora aveva avuto il privilegio  udire quella particolare inflessione della sua voce.
-Non lo so.-
Kokuenoh chinò la testa. Si era già sorpreso del fatto che il giovane non avesse perso la ragione dopo tutto quello che era accaduto, e sapeva che nemmeno gli uomini più forti erano immuni ad attimi di debolezza; Shutendoji era troppo cosciente di quello che era in gioco per non esserne preoccupato, semplicemente non era ancora in grado di capire che cose lo agitasse così tanto. La morte di per sé non era cosa che potesse inquietarlo per davvero.
-Se doveste fallire sarà perché è quello che doveva accadere, è inutile che ti faccia turbare così tanto da questo.-
L’altro si tirò indietro, per guardarlo negli occhi.
-Farò di tutto per non mancare alla mia promessa.-
-E’ il motivo che ti rende così vulnerabile in questo momento. Non puoi fare più di quello che potrai fare, non ha senso sprecare forze e concentrazione per qualcosa su cui non hai alcun potere di scelta.-
Lo sguardo della tigre mutò quasi impercettibilmente, poi con delicatezza colpì con il muso il mento dell’altro.
-Kokuenoh ha ragione, Shuten. Andrà come deve andare, in ogni caso.-
Il ragazzo chinò appena la testa.
-Sì.- mormorò, obbediente.
Byakuen rise piano. Mai come in quei momenti il generale gli appariva giovane, e poco esperto di qualsiasi cosa che non fosse buttarsi a capofitto in una battaglia.
Kaosu non aveva avuto il tempo di prendersi cura del suo spirito nel modo in cui avrebbe voluto.
 
*******
 
Rajura tamburellava le dita sull’avambraccio dell’undergear da un tempo interminabile, con lo
sguardo fisso sulle cinte murarie intermedie. Poteva sentire la presenza di Shuten come se fosse accanto a lui.
Ringhiò, infastidito dalla sensazione che gli stringeva la gola.
Era rimasto sorpreso, si era sentito umiliato e si malediceva per non aver avuto la prontezza di colpirlo alle spalle quando se ne era andato. Era rimasto immobile, con lo sguardo fisso sulle sua schiena, con i pensieri confusi come non ricordava gli fosse mai accaduto prima, se non quando si era impegnato seriamente a ubriacarsi. Aveva cercato di convincersi che fosse stato a causa della sorpresa di trovarselo davanti abbigliato come un monaco, ma sapeva di stare ingannando se stesso solo perché non aveva idea di cosa fosse accaduto.
Come se non bastasse, poi, l’attesa lo stava letteralmente logorando, insieme al nervosismo che gli causava la presenza di chiunque. Aveva una gran voglia di menare le mani per sfogarsi.
Avrebbe voluto serrare le dita attorno al collo di Shuten e stringere per davvero, questa volta.
E avrebbe voluto possederlo fino a restare senza fiato.
Rajura non era così sprovveduto da non sapere che quella era una reazione all’ira e alla frustrazione, ma sapeva anche che quel desiderio così bruciante si accendeva solo nei confronti dell’altro generale. Non ne aveva mai compreso la ragione, e in quel momento se ne sentì particolarmente esasperato; aveva sempre l’impressione che gli sfuggisse qualcosa di infinitesimale per venirne a capo, e questo non faceva che irritarlo maggiormente.
Colpì con una mano l’intelaiatura della finestra.
-Che tu sia maledetto, Shuten.- sibilò.
 
*******
 
Shutendoji strinse appena le dita sullo shakujo quando avvertì la presenza del samurai.
Byakuen emise un brontolio sordo quando il ragazzo gli sfiorò la testa e decise di andarsene.
Seiji sostenne lo sguardo del suo vecchio avversario, poi, inaspettatamente, lo distolse quando fu a meno di un passo da lui. Irrigidì le spalle, poi tornò a guardarlo.
-Ti devo delle scuse.- affermò.
Il generale lasciò trasparire uno stupore genuino.
-Mi sono espresso in un modo troppo brusco con te.-
Shuten sentì una risatina nervosa salirgli dalla gola, però la soffocò.
-Sei solo stato chiaro.-
-Avrei potuto farlo in modo diverso.-
L’altro ragazzo scrollò appena le spalle.
-Come ho già detto al tuo compagno, non è necessario che ti sforzi di essere cortese con me.-
Seiji arrossì lievemente.
-Non è la cosa migliore da dire a me , non credi?- sibilò.
Il generale strinse le labbra, annuendo appena, in imbarazzo. Si era completamente dimenticato di chi aveva davanti, troppo distratto dal fatto che fosse ancora un ragazzino.
-Hai ragione.- ammise, poi sollevò appena un angolo della bocca -Non sono cose che possano offendermi, e comunque avrei dovuto prevederlo.-
Seiji aggrottò le sopracciglia. C’era qualcosa che gli sfuggiva, e la prospettiva di essere prevedibile agli occhi di un ex nemico era vagamente irritante, se non allarmante. Non poteva dire di avvertire alcun attaccamento nei confronti del generale, non era per nulla toccato dal fatto che si fosse fatto carico del ruolo di Kaosu; certo non poteva negare a se stesso di provare un certo rispetto nei suoi confronti, tuttavia, il fatto che i suoi occhi avessero colto qualcosa che a lui sfuggiva, lo aveva messo istantaneamente in guardia. Se ci era riuscito lui, lo stesso avrebbe potuto dirsi per i suoi vecchi alleati.
-Perché?-
L’espressione del giovane si ingentilì in un sorriso sincero.
-Perché Korin ha scelto te.-
Seiji strinse le dita sui gomiti e chinò qualche istante la testa, cercando di venire capo del mistero racchiuso nelle sua parole; perché se una cosa era certa, era che il generale gli aveva risposto con assoluta sincerità. Infine sollevò la testa.
-Non capisco.- ammise.
Shuten sospirò lieve e i suoi occhi si posarono qualche istante sulla torre. Strinse le labbra, come se ciò che stava per dire avesse potuto in qualche modo metterlo in difficoltà.
-Il Nimbo ha una qualità che gli è propria, ed è unica: è un Fuoco che nasce dalla Terra e la unisce al Cielo, propagandosi attraverso l’Acqua senza venirne spento. Rappresenti qualcosa che unisce tutti gli altri.- arcuò le labbra, con incredibile dolcezza -E  se non fossi così moderato dalla tua virtù, probabilmente avrebbero già assaggiato tutti anche le tue mani, oltre alla tua lingua tagliente.-
Il ragazzo avvampò. Non avrebbe potuto dissentire, in ogni caso.
-Loro sono … irragionevoli … quasi sempre.- mormorò.
-Ma non puoi più vivere senza di loro. E tu non glielo dirai mai.-
Seiji d’un tratto comprese cosa lo infastidisse tanto in ogni cosa che in generale aveva detto o fatto fino a quel momento: era la chiara consapevolezza di trovarsi nella sua stessa situazione, in perenne ansia per i suoi compagni, e con la ferrea determinazione di non lasciare trasparire mai nulla di tutto quello che avrebbe potuto turbarlo.
-Quando hai capito che per te è lo stesso?-
Shutendoji sollevò appena le spalle.
-Non so se sia davvero così, loro non rischierebbero mai nulla per me, però, sapendo tutto ciò che so ora, non posso fare a meno di pensare di amarli, in qualche modo.-
Il ragazzo sollevò un angolo della bocca.
-Perfino Kayura?- lo stuzzicò.
Il generale si concesse una risata lieve.
-Lei…è tutta un’altra questione, credo che tu lo capisca benissimo.-
Seiji annuì velocemente.
-Tuttavia questo non cambia i miei propositi.-
-Lo so.- il generale sorrise appena -Ma non cambia nemmeno i miei.-
-Non avevo dubbi.-
Shuten socchiuse impercettibilmente gli occhi, come se dovesse mettere a fuoco un’immagine. Non si era aspettato nulla di diverso.
-Torna dagli altri.- disse, in tono fermo -E’ irragionevole rubare tempo al riposo per una questione già risolta.-
Seiji piegò ancora le labbra in un sorrisetto asimmetrico e girò sui tacchi senza aggiungere una parola.
Shutendoji tornò a dedicare la sua attenzione alla torre. Non si pentiva di essersi scoperto così tanto con un samurai, era certo che ogni sua parola sarebbe morta con lui, anzi forse avrebbe dovuto essergli grato per aver  rinforzato in lui la fragilissima consapevolezza che quello che nutriva per gli altri generali potesse essere davvero una delle infinite sfumature appartenenti all’amore.
Non gli importava il come, avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere per salvarli.
La Fedeltà si rivolgeva anche ai propri compagni, che loro piacesse oppure no.
 
 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > I cinque samurai / Vai alla pagina dell'autore: Korin no Ronin