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Autore: Fuuma    06/11/2008    5 recensioni
Seduto sul tetto di un edificio qualsiasi, in una città qualsiasi, tiene tra le braccia una ragazza fatta di circuiti informatici e cavi elettrici.
Intorno a loro la sera cala pigramente, trascinando con sè la cappa dell'oscurità e le sue stelle.
Lei continua a dormire. O, per lo meno, gli piace pensarla in quel modo. La rende più umana, non che sia importante, ma, se dovesse scegliere, vorrebbe che lo fosse. Umana. In quel modo capirebbe tutto un mondo che fin'ora ha ignorato.
Mah. Forse, un giorno.
Chissà.
[JimaxDita]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dita, Jima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Fake

Serie: Chobits

Beta: MehDolcenotte, come li troverei i titoli senza di te*_*... Ah già, dimenticavo che il titolo l'ho trovato io>_>". Comunque thanks honey per la tua pazienza nel leggere le mie fic e la tua voglia nel correggermele XD.

Rating: PG

Characters: Jima, Dita
Pairing: JimaxDita

Note: La verità? Non sono particolarmente fan di questo manga, ancor meno dell'anime e dei suoi protagonisti... ma adoro l'idea dei persocom e di tutto ciò che riporta alle tre leggi della robotica di Isaac Asimov, in particolare comunque adoro Jima e Dita (vabbeh, anche Sumomo perché non si può non amarla*_*!), motivo per cui nasce questa fic a loro dedicata.


.Fake.

Sugli specchi neri degli occhiali cola languidamente il riflesso di un sole dorato che mano a mano muta il proprio colore.
Prima giallo. Poi pallidamente arancione. Infine, al di là delle lenti, dove i suoi occhi finti spiano l’infinito divenuto invisibile oltre la linea dell’orizzonte, non rimane che il ricordo di un altro giorno spento nella notte.
Il petto si solleva, le labbra si schiudono, ma non respira.
Non c’è fiato in lui.
Non un cuore che viva in ogni suo battito.
La schiena è poggiata completamente contro il gelido portone di ferro che da’ sul tetto, a separarla soltanto la pelle nera del giaccone che indossa. Al di sotto altra pelle, altrettanto fredda. Insensibile.
Qualcosa si muove all’altezza del proprio petto: crini corvini, un volto di ragazza, occhi chiusi. Un altro corpo fittizio, stretto tra le proprie braccia.
Ha perfino un nome.
Tutti e due ne hanno uno.
Lentamente lei apre gli occhi, riattivandosi.
"Quanto sono rimasta in stand-by?"
Lui la osserva, sorridendole. E' facile. Basta sollevare gli angoli della bocca e formare una curva.
Spiare gli esseri umani gli ha insegnato anche questo. E’ una cosa che gli piace: sorridere. Ed imparare.
"Hai dormito due ore. Puoi tornare a farlo se vuoi, Dita."
La sua nuca è poggiata al petto di Jima e può sentire perfettamente il ronzio della CPU che lenta lavora ed analizza i dati raccolti. Se non fosse un persocom la si potrebbe chiamare curiosità.
Nessun cuore. Non che sia umano, per lo meno.
Questo, in un certo senso, ha il potere di rassicurarla.
Perché lui le somiglia. Perché sono uguali, forse non all'esterno, Jima ha forme maschili mentre lei ha imparato che le curve morbide dei fianchi e le rotondità appena accennate di un seno ancora acerbo appartengono a quella che viene chiamata donna.
Il resto, però, è cavi elettrici, ronzio informatico ed impulsi elettronici.
Jima le piace perché sono uguali. Ma al contempo unici nel loro genere.
Sono solo loro due. Fatti l'uno per appartenere all'altra.
Come fossero amanti. Pur essendo soltanto oggetti creati dall'uomo.
Non le importa, non è programmata per preoccuparsi di cose del genere.
Il suo compito è solo quello di proteggere Jima.
Ad ogni costo.
Ed è ciò che intende fare.
Le dita della mano destra sfilano ai capelli, srotolando il cavetto usb con uno strattone del braccio. Jima ne ascolta il rumore, quel zriiiiip piacevolmente familiare, prima che Dita si colleghi a lui per controllare che il suo programma funzioni senza problemi. Unendosi a lui.
Socchiude gli occhi sfilandosi gli occhiali da sole, mentre cerca nella propria cache il significato più simile che gli esseri umani danno a quel gesto, assoluto nella sua intimità.
"E' come fare l'amore."
Gli occhi di Dita puntano nei suoi.
"Che cosa?" gli domanda.
"Quello che stiamo facendo, è come fare l'amore." le spiega paziente, portando il volto più in basso a sfiorare il naso di lei con il proprio.
E' freddo.
Tutti e due lo sono.
"Non capisco cosa voglia dire."
Jima poggia lentamente la mano guantata a quella di Dita, che ancora tiene collegato il cavo usb alla sua tempia, sposta più indietro la nuca, poggiandola alla porta di ferro e continua a tenere l'altro braccio intorno alla sua vite sottile.
"Lo so" pronuncia tranquillamente "Ma non fa niente."
Dita gli piace perché è femminile anche senza saperlo, perché è gelosa nonostante non conosca il reale significato della parola, perché è sua e lo ama in un modo tutto suo.
Nel modo in cui due come loro possono amarsi.
Dita gli piace perché è umana. Pur essendo soltanto un persocom.
"Che cosa fai?"
La domanda è legittima.
Sta scivolando con le dita lungo la curva della schiena nuda di lei, mostrando una smorfia ad ogni cinghia di cuoio che supera e che si allaccia intorno al busto di Dita.
"Mhm." la risposta di Jima si arricchisce con una scrollata di spalle "Vuoi che smetta?"
"Sei strano, Jima."
Sta ancora analizzando i suoi dati ma non c'è nulla che giustifichi quella sua stranezza.
Jima è proprio fatto così.
Prima di staccare il cavetto da lui, Dita chiude gli occhi e schiude le labbra -in gesti inconsci-, raccogliendo le ultime gocce dell'ondata di dati che si è appena riversata nel proprio corpo. Trema appena quando la mano di Jima preme contro la propria, aiutandola a scollegarsi.
Piano si accoccola meglio tra le sue braccia e torna a posare il capo al petto largo del persocom. Comodamente.
"Stai bene." annuncia; c'è qualcosa di simile a soddisfazione nella sua voce piatta.
"Sì. Grazie."
Lo sguardo di Dita si sposta alla linea delle labbra di Jima schiuse in un nuovo sorriso.
Lei non sorride mai.
Non ne vede il motivo.
Non è programmata per farlo.
"Per che cosa? Controllare che tu stia bene è un mio compito."
Jima scrolla di nuovo le spalle.
"Grazie e basta."
Gli sembra di veder nascere un tenero broncio nell'espressione vacua di Dita, ma subito dopo lei sbatte le palpebre e sospira. Che peccato.
"Sì, sei proprio strano, Jima."
Se fosse un essere umano non sarebbe così strano.
Ma è un persocom e Dita, per questo, non lo capisce.
Forse, un giorno.
Chi lo sa.


.THE END.

   
 
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