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Autore: Walpurgisnacht    14/12/2014    1 recensioni
Do do do don.
Immaginatevi: una scuola per supergeni, bulloni alle finestre, mitra per impedirti di uscire.
La solita lagna, in questo setting. O no? O sì e vi stiamo prendendo in giro?
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Byakuya Togami, Kyouko Kirigiri, Makoto Naegi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Mondo Oowada, Dominatore dell'Universo'
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Qualche ora dopo.
I ragazzi erano riuniti in caffetteria per la cena. Inutile specificare che l’atmosfera era parente molto, molto stretta di quella che si respira a un funerale.
Il silenzio di tomba che regnava non dava fastidio a nessuno, anzi. Consentiva ai presenti l’elaborazione del lutto, della perdita a dir poco tragica e ingiusta delle gemelle Ikusaba.
Naegi, seduto in fondo al grande tavolo che li ospitava tutti, mangiava quieto nonostante lo scarsissimo appetito. Doveva tenersi in forze e attivo, anche se una minuscola parte del suo cervello gli sussurrava di lasciarsi andare che tanto sarebbero crepati tutti prima o poi e che non valeva la pena sbattersi alla ricerca di una soluzione.
No no no no no. Stai zitta, metà infame. Stai zitta. Non puoi parlare così. Non puoi sputare sui corpi di Chihiro, Hifumi, Celes, Junko e Mukuro. Non accetto che siano morti invano. Non lo accetto. Nonloaccetto.
E mentre nella sua testa avveniva questo scontro fra morali e punti di vista contrastanti, attorno a lui non c’era il minimo suono se non quelli involontari come potevano essere uno starnuto o una scoreggia.
La poesia, eh. Io sono qui coi dubbi amletici e mi faccio distrarre dalle emissioni intestinali. Furbo che non sei altro.
Il pasto si trascinò lento verso la propria conclusione.
Ok, ora basta. Non sopporto più questi sguardi spenti e questa assenza della più minima vitalità. Non sto chiedendo di festeggiare con frizzi, lazzi e coriandoli. Sarebbe irrispettoso per chi non c’è più. Ma, al contrario, non dobbiamo neanche farci prendere dallo sconforto nero. Reagire gente, reagire.
E non mancò di mettere in pratica il proposito tentando qualche piccolo accenno di conversazione. Ad esempio chiese a Oogami come proseguivano i suoi esercizi e a Fukawa se negli ultimi giorni aveva per caso buttato giù qualche riga.
Così, chiacchiericcio senza impegno. Tanto per non perdere l’uso della parola.
Le risposte? Mugugni e minimi cenni, per fargli capire che la domanda era stata recepita ma che non si aveva intenzione di scendere nei dettagli.
“Avanti, Naegi fa bene a cercare di scuoterci” disse Kuwata “Non possiamo passare il resto della nostra vita a macerare in… in questo. Non ci fa bene”.
“Ovvio che non ci fa bene” lo apostrofò Sakura “E quel che dici è anche giusto, ma chiedo troppo nel prendermi un po’ di tempo? Ti ricordo che finora ho operato come boia in due processi su due, ti assicuro che non è una passeggiata. Mi porterò fino all’altro mondo il ricordo di quando, con le mie stesse mani, ho tagliato la testa di Yamada e ho spinto Enoshima e Ikusaba nel loro loculo acquatico”.
“Nell’ultimo caso non sei stata sola, mi sono sporcato le mani anch’io…”.
“Non intendo prendermi tutto il dubbio merito Oowada, non ti preoccupare”.
“Dai” saltò su ancora Naegi, ormai lanciato nella sua opera di rinvigorimento degli spiriti “perché non facciamo qualcosa tutti assieme? Chessò, anche solo un gioco stupido. Per non passare tutto il tempo immusoniti e depressi”.
Ci fu un moderato successo alla proposta, dove con moderato si intende qualche anima pia si prese la briga di rispondere con qualcosa di più consistente di un monosillabo.
Pur con tutti gli encomiabili sforzi di Naegi, la loro improvvisata sessione di sciarada fu un mezzo fallimento. Se non altro si risentirono voci che non davano segni di vita da parecchie ore.
Chi l’avrebbe mai detto che Asahina-san è ferratissima in titoli di film? Io no di certo.
Al termine, dato l’orario ormai avanzato, alcuni di loro annunciarono l’intenzione di ritirarsi nella propria stanza per riposare, essendo stanchi fisicamente e psicologicamente dopo l’intensissima giornata appena trascorsa.
Makoto, a sua volta non al massimo della forma, stava per unirsi alla corrente dei partenti quando Kyouko gli scoccò uno sguardo inequivocabile: sauna. Adesso.
Adesso? Proprio adesso? Tu non senti mai lo stimolo del sonno, Kirigiri-san? E va beh, è un affare importante che si merita l’ultimo sforzo di oggi.
Grande fu la sua sorpresa quando la vide avvicinarsi all’orecchio di Togami e sussurrargli qualcosa. Mise da parte quella strana e inaspettata punta di gelosia, e dopo qualche minuto li raggiunse nello spogliatoio.
“Finalmente, Naegi. Ti piace farti desiderare?”
Makoto inspirò, cercando di mantenere la calma.
Non è proprio giornata, Scion di ‘staceppa. Non dopo averti salvato il nobile deretano, soprattutto.
Ignorò bellamente Togami e si rivolse invece a Kyouko: “Avevi qualcosa da comunicarci, Kirigiri-san?”
“Ho pensato che poteva essere il caso di mettere al corrente Togami dei nostri sospetti sul mastermind.”
“E cosa ti fa credere che non sia lui, il mastermind?”
“Passerò per ingenua, ma dubito che se lo fosse si permetterebbe certe uscite tanto gradasse” rispose lei, senza dar peso alle occhiatacce offese dell’ereditiere. “E poi, per quel che ne sappiamo, chiunque potrebbe essere il mastermind… persino tu.”
“In quel caso dovresti ammettere che sono un grande attore” sorrise Naegi, stupendosi della sua stessa acidità.
Ok, sono stanco. Dopo una situazione del genere, con un clima simile dove tutti si sono quasi arresi alla morte imminente, sfido chiunque a non diventare un attimino suscettibili…
Kirigiri inarcò un sopracciglio nell’udire quella risposta, inusuale per Makoto.
“Non vorrei interrompere Naegi e la sua ironia pungente” si intromise Togami, “ma dite che riusciamo a passare ad argomenti più seri entro le sei di mattina?”
Makoto non rispose, ma si accomodò su una panca e con un gesto della mano fece capire a Kyouko che le lasciava la parola.
La ragazza sospirò.
“Dunque, Togami. Come avrai intuito io e Naegi-kun abbiamo dei sospetti sul mastermind.”
“E sospettate che si nasconda tra di noi, come avete detto prima” commentò lui.
Kyouko annuì: “Sì. Abbiamo notato alcune cose strane nel comportamento di Monokuma, come l’evitare certe domande, quasi fosse…”
“...programmato per agire in quel modo?”
“Esattamente.”
Togami annuì: “Sì, in effetti ci avevo fatto caso. Ammetto che sulle prime l’avevo bollato come semplice menefreghismo da parte sua, ma alla luce dei fatti direi che non sono paranoico.”
“Per questo abbiamo pensato che possa essere uno di noi” rispose Kyouko. “Giustificherebbe l’uso di messaggi pre-registrati, qualcosa di cui un mastermind che si limita ad osservarci dalla sua sala di controllo non ha bisogno.”
Byakuya rimase in silenzio qualche istante, poi annuì di nuovo: “Sì, in effetti il ragionamento ha senso. E avete anche qualche sospetto?”
Kyouko osservò per un attimo Naegi, stranamente cupo e silenzioso, poi tornò a concentrarsi su Togami: “Non esattamente. Da quando ne abbiamo parlato abbiamo deciso di prestare più attenzione alle assenze sospette, ma… ammetto che, personalmente, qualche sospetto ce l’ho.”
“Trovi prudente comunicarceli? L’hai detto tu stessa, chiunque potrebbe essere il mastermind” insinuò Togami, apparentemente divertito mentre si dava a una retorica imitazione di Leon con le palle curve.
“Non lo posso escludere con certezza, no. Ma, cari i miei stalloni, vi piazzate molto bassi nella mia personale classifica di gradimento”.
Di fronte a questa battuta intrisa di sarcasmo volgarotto, Makoto prese a fischiare dalle orecchie come i treni degli anni trenta che andavano a vapore.
Non è un concorso di bellezza, Kirigiri-san. E poi, davvero sono messo così male ai tuoi occhi? D’accordo, lo intendevi in senso diverso e lo capisco… ma non fa bene all’autostima sentirsi trattato così. Pensa poi quando sono a pezzi come adesso.
Togami invece ghignò. Sembrava o molto contento di vedere Naegi imbarazzarsi per così poco, o molto contento di essere considerato in siffatta maniera da Kirigiri. Difficile esserne sicuri.
“Seriamente. Togami, dubito tu sia il mastermind per i motivi esposti poco fa. Naegi, dubito tu sia il mastermind perché… non prendere la mia affermazione dal lato sbagliato, ma non penso riusciresti a portare avanti questa scenata efficacemente”.
“Mi stai forse dando dello scemo? Perché se è questo il caso ho un letto che mi attende, almeno occupo il mio tempo in maniera proficua invece di farmi prendere in giro da te”.
Ci fu una risata cristallina, qualcosa che raramente si era sentito per quei corridoi e quelle aule. Veniva dalla bocca di Kirigiri, che ebbe l’educazione di coprirsela con il dorso della mano...  o meglio, del guanto.
So che non è il momento adatto, e forse mai lo sarà. Ma se mi venisse mai l’audacia per farlo, le chiederei perché non ne fa mai a meno. Nasconderà qualcosa?

Kirigiri-san nasconde le sue mani.
Cosa mi assicura che non stia nascondendo anche altro?
Oh santo cielo, è proprio il dubbio perfetto per la sera tarda. Di quelli che ti tolgono il sonno.
Non ora, Makoto. Non ora. Ci rifletterai meglio a mente più lucida.
“Mi fa piacere essere fonte di divertimento. Me ne vado fra tre, due, uno…” disse per distrarsi dagli ultimi, inquietanti pensieri.
“Su su, non fare l’offeso. Non eri tu quello che prima, in caffetteria, si è prodigato in lungo e in largo per sollevarci il morale? Apprezza la buona riuscita dei tuoi sforzi”.
Sul viso di Naegi nacque il sorriso più sincero che avesse mai sfoggiato dall’inizio di quel folle incubo.
“Siete talmente commoventi che rischiavo di svenire dalla noia. Reitero la richiesta di affrontare argomenti seri prima delle sei, sempre che non dobbiate continuare a farvi i grattini invisibili” commentò Byakuya con fare seccato.
Kyouko si ricompose nella sua maschera di indifferenza: “Sì, hai ragione. Chiedo scusa per la parentesi. Eravamo… ai miei sospetti, sì. Bene, volendo sperare che nessuno di voi due sia davvero il nostro nemico… io ho puntato i fanali su Oowada”.
“Uh?” venne naturale a Makoto intromettersi “Oowada-san? Non capisco perché dici così”.
“Ti ricordi quando sono venuta a chiamare te, lui e Kuwata al momento del ritrovamento del cadavere di Celes?”.
“Sì, lo ricordo. E… oooooh, forse ho capito”.
“Togami, visto che tu non sai di cosa stiamo parlando: in quel momento Oowada è rimasto indietro, in questa stessa sauna, manifestando sgomento per quanto accaduto. Il che è comprensibile e non è automatica prova di colpevolezza di alcunché, ma se lo interpreti come il mastermind che ne approfitta per crearsi lo spazio necessario a programmare Monokuma…”.
Sistemandosi gli occhiali sul naso, l’ereditiere disse: “Uhm. Dando per buono che quel gorilla analfabeta possa essere capace di un piano tanto machiavellico… lascia parecchio da pensare, è vero. Sarebbe stato il momento giusto per dare all’orso le direttive basilari su come muoversi durante l’investigazione prima e il processo poi. Probabilmente, ovunque vada per queste operazioni, ha anche la possibilità di visionare le telecamere di sicurezza e conoscere prima di tutti noi la faccia del colpevole”.
Giusto. Non avevo pensato a questa sua esigenza, ma è evidente che il mastermind deve poter scendere nell’aula processuale sapendo chi ha ucciso. Altrimenti come potrebbe, tramite Monokuma, decretare se il dibattito ha colpito nel segno o meno?
“Dopo quello di cui mi avete reso partecipe, però, devo dire che io ho un altro possibile indiziato per il ruolo di Gran Visir” proseguì Togami.
“E sarebbe?” gli chiese l’unica ragazza presente.
“Sei sempre stata sfuggevole, Kirigiri. Perché non potresti essere tu?”.




Kami del cielo, della terra, dell’aldilà e dell’aldiqua. Vi prego vi prego vi prego vi prego, ditemi che non sto cominciando a pensare come l’odioso snob che in questo momento mi sta rubando l’aria.
“Hai tutte le ragioni del mondo per crederlo, Togami” rispose lei, pacata. “Come dicevo, siamo tutti possibili sospetti. Magari qualcuno più di altri, e capisco che il mio modo di fare possa destare qualche dubbio.”
“Hmpf, non mi dai nemmeno la soddisfazione di vederti indignata per le accuse? Smorzi tutto l’entusiasmo, Kirigiri” fu la risposta persino divertita di Togami.
Makoto, ancora perso nei suoi pensieri, sospirò.
Mi sono allarmato inutilmente… anche se è vero che il suo atteggiamento non depone a suo favore, in queste circostanze. Soprattutto i momenti in cui sparisce nel nulla e…
Scosse la testa.
Basta, Makoto. Basta. Per oggi è meglio che il cervello si metta a riposo, non ci siamo proprio.
La discussione tra la Super Detective e il Super Erede lo riportò alla realtà.
“Cosa pensi di fare riguardo Oowada?”
“Non molto, al momento” rispose lei, portandosi la mano al mento come per riflettere. “A parte le mie supposizioni non ho nulla di concreto per accusarlo… e inoltre, con sempre più piani a disposizione, diventa difficile monitorare gli spostamenti di chiunque.”
“Vero… adesso dovrebbe esserci il terzo piano aperto” commentò Makoto. “L’avevo completamente dimenticato…”
“Onestamente credo che nessuno di noi ci abbia pensato” replicò Kyouko, “e anche l’avessimo fatto, l’umore dei più non era il più adatto per andare a ispezionare la nuova area.”
“Ma scommetto che tu ci hai pensato” la provocò Togami, con un sorrisetto che Kyouko ricambiò: “In effetti pensavo di dargli un’occhiata appena finito qui in sauna” disse. “Non ho molto sonno.”
“Sai cosa? Vengo con te.”
“Vuoi scoprire cosa faccio quando sparisco per un po’, Togami?”
“Questo, e anche una discreta curiosità su cosa ci riserva il terzo piano” rispose lui, poi si voltò verso Makoto: “Ti unisci a noi, Naegi?”
Lui rimase in silenzio qualche secondo: gli doleva ammetterlo, ma quella strana gelosia voleva costringerlo a dire sì. E tuttavia…
“Per stavolta passo. Sono davvero stanco e provato da quanto successo oggi, e sento davvero il bisogno di sprofondare a letto per qualche ora.”
E dicendolo si avviò verso la porta, lasciando soli gli altri due.
“Ne sei sicuro? Non ti scoccia lasciarmi sola con lui?” chiese Kyouko, civettuola.
… grgrgrgrgrgrgrgrgrgrgr… non la credevo… capace di maneggiare così le armi più squisitamente femminili…
“Ma no, figurati. E poi sto crollando sul serio, finirei con lo sporcare di bava in giro quando mi addormento. Confido in un aggiornamento domani, doveste scoprire qualcosa”.
“Sarà fatto” confermò lei, anche se Makoto ci colse una leggera vena di irritazione. Quella e lo sguardo… dire “torvo” sarebbe esagerato, ma era quanto di più vicino una persona come Kirigiri potesse esprimere.
Ti dà fastidio non essere il primo oggetto dei miei pensieri? Eeeeeh, per stasera farai di necessità virtù. Dormo letto sonno.
Si accomiatò con un ultimo, sbrigativo saluto.
Puntò come un missile telecomandato verso camera propria, la aprì, fece giusto lo sforzo di assicurarsi che l’avesse richiusa, si gettò sul materasso vestito e cominciò a russare come un trattore guasto.

“Wow! Un biliardo! Chi se la fa una partita con l’asso del circondario, eh? Eh? Eh?”.
Makoto dovette coprirsi le orecchie quando Mondo, neanche avesse cinque anni, si precipitò ad afferrare una stecca per giocare a carambola. Carambola che avevano scoperto essere parte della sala ricreativa, al terzo piano.
Dopo il forfait della sera precedente si era rassegnato a scoprire quali stanze erano state sbloccate in compagnia di tutti gli altri, che solo la mattina avevano deciso per una spedizione esplorativa.
E poi scoprì che Oowada era un fanatico del biliardo, con estremo dispiacere delle proprie orecchie.
“Dai Naegi, vieni a prenderti una bella batosta!” urlò ancora, se possibile trapanandogli ancora di più le orecchie.
“Oowada-san, per favore! Non siamo qui per perdere tempo, te lo ricordi sì?”.
“Oh dai, non fare l’ammazzagioie. Si tratta solo di una partita veloce veloce, tanto ti rifilo un cappotto in tempo zero!”.
“... metti giù quella stecca”.
“Ma… ma…”.
“Metti giù la stecca”.
“Pffff. La tua disfatta è solo rimandata, tappo”.
“Sì sì, me lo segno sull’agendina. Ma potrei far fatica a trovare un buco da dedicarti”.
Cavolo. Non ricordavo di aver cenato con pane e napalm, perché mi sa che mi sono rimasti addosso rimasugli da ieri.
Distolse i propri pensieri sul suo attuale umore, tornando a concentrarsi sulla perquisizione della stanza. Che però non diede i frutti sperati.
“Nulla, solo inutili passatempi. E giornali vecchi”.
Quel che sto per dire è crudele, ma oggi mi sento in vena anche per questo: meno male che Yamada non c’è più, almeno non ci assorderà lamentandosi dell’assenza degli ultimi numeri di Shonen Jump.
Speriamo che la ricerca degli altri sia andata meglio della nostra.
“Qua direi che abbiamo finito, Oowada-san. O tu sei stato fortunato?”.
“Macché. Ciarpame, tanto ciarpame”.
Gli sbuffi dei due ragazzi si sovrapposero fino a diventare uno.
Va beh, buco nell’acqua e…
Non fece neanche in tempo a finire il pensiero che di fronte ai suoi occhi, puntati per puro caso in direzione della porta aperta, si stagliò la figura di Kirigiri.
Che stava guardando lui. Proprio lui.
Che cosa? Che hai da fissarmi così?
Gli fece l’inequivocabile cenno di seguirla con l’indice della sinistra. Aveva uno sguardo strano, Kirigiri, e non la sua solita, impenetrabile espressione neutra. Difficile da definire, ma comunque strano. Non da lei.
Boh, chissà che vuole pensò facendo spallucce e avviandosi. Alla fine, si disse, la sera prima non era stato esattamente un cavaliere. Sperò che così facendo potesse riguadagnare qualche punto nei suoi confronti.
Scesero al primo piano e si infilarono rapidi nella ormai usuale sauna.
“Mi devi parlare, Kirigiri-san?” esordì lui.
“Ci puoi scommettere che ti devo parlare”.
“Kamisama. Che c’è? Non avrai mica… scoperto un altro cadavere?”.
“No, per fortuna no”.
“E allora? È saltato fuori qualcosa sull’identità del mastermind?”.
“Magari. No, volevo sapere cosa ti è saltato addosso ieri sera per farti comportare in maniera così sgradevole”.
… eh? Sei seria?
Makoto decise di andarci cauto, che con Kirigiri non si sa mai: “Cos’avrei fatto, esattamente?”
“Hai forse dimenticato le tue risposte acide e il tuo sarcasmo fuori luogo?”
Fuori luogo??
Makoto sorrise, il più tenero dei sorrisi di cui era capace: “Perdonami, Kirigiri-san, se l’esecuzione di Enoshima-san e Ikusaba-san mi ha innervosito e buttato giù. Alla prossima esecuzione cercherò di non perdere il mio solito buon umore.”
Kirigiri rimase in silenzio, forse incerta su che risposta dare; probabilmente, azzardò Makoto tra sé e sé, si trovava persino in difficoltà.
Il titolo di Super Detective è indubbiamente meritato, ma non hai ancora capito come comportarti col prossimo.
“Probabilmente anche Togami potrebbe essersi risentito del tuo comportamento” azzardò lei.
“Per quel che so di Togami, non credo gliene importi molto di ciò che dico o faccio” fu la risposta di Makoto.
Per un po’ rimasero in silenzio, incerti sul da farsi; Makoto era seduto su una delle panche, intento a fissare i suoi piedi.
Non è che abbia senso, questo mio fastidio nei confronti di Kirigiri e Togami… eppure non riesco a fare altrimenti. Senza contare che questo suo comportamento non mi fa venir voglia di agire diversamente…
In fondo quanto aveva detto prima non era poi falso: due omicidi e due esecuzioni terribili nel giro di pochi giorni, a cui aveva assistito e di cui aveva discusso i dettagli più atroci in un processo-farsa… chiedere che fosse anche di buon umore era decisamente troppo.
“Forse ho… preteso troppo da te” proruppe Kyouko, rompendo il silenzio. “Probabilmente ho davvero… esagerato.”
Makoto si voltò a guardarla, sconvolto.
No, aspettate un attimo. Kyouko Kirigiri starebbe cercando di SCUSARSI? Con ME? Sta forse finendo il mondo e io non ne sono al corrente? Sì ok, c’è il condizionale di mezzo, ma è pur sempre di Kirigiri che parliamo.
“Beh… la situazione in cui ci troviamo non aiuta” abbozzò lui, grattandosi la testa imbarazzato “veder morire gente così, come fossero mosche… e non oso immaginare come stiano Oogami-san e Oowada-san, che si sono dovuti sporcare le mani e improvvisarsi boia…”
“Se i nostri sospetti sono esatti, direi che Oowada non fosse poi troppo dispiaciuto…” rispose Kyouko, e Makoto annuì.

‘Icci icci, sento odor di Kirigicchi’ direbbe quel fattone di Hagakure.
Mondo, appostato appena fuori dall’ingresso degli spogliatoi, non poté credere al suo culo sfacciato.
Aveva deciso di pedinare Naegi e Kirigiri per semplice sfizio, incuriosito dal fare da gatta morta di lei.
E ora… ora aveva scoperto che quei due complottavano alle sue spalle.
   
 
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