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Autore: cup of tea    14/12/2014    1 recensioni
[Fic già pubblicata circa due anni fa, ma poi cancellata, riveduta e corretta e ora pubblicata nuovamente]
Kurt e Blaine non si parlano da quando (SPOILER! 4x04) si sono lasciati. Ora è passato qualche anno da quella sera e entrambi hanno le loro vite; Kurt lavora a Vogue.com e si sta preparando per rifare l’audizione per la Nyada, Blaine invece è all’ultimo anno alla NYU e frequenta Sebastian.
Ma il caso vuole che si rincontrino in un negozio di spartiti a New York: il riavvicinamento sarà tanto inevitabile quanto difficoltoso.
Note: I personaggi potrebbero risultare lievemente Out Of Character, ma solo perchè sono più adulti e teoricamente più maturi. Il racconto non tiene ovviamente conto delle vicende successive alla 4x04.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian, Finn/Rachel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“ESSERE UNO E DUE INSIEME”
OVVERO IL CAPITOLO 11 DI QUESTA STORIA
 
 
“I still have trouble
I trip and stumble
Trying to make sense of things sometimes
I look for reasons 
But I don't need 'em
All I need is to look in your eyes*”
 
(Darren Criss – Not Alone)
 
 
 
 


 
Fu bello svegliarsi nel letto di Blaine e ricordarsi come esserci finito.

Kurt si girò dalla sua parte facendo attenzione a non sciogliere l’abbraccio in cui Blaine lo stava ancora tenendo. Non l’aveva lasciato neanche un momento da quando si erano addormentati dopo aver fatto l’amore e Kurt non aveva alcuna intenzione di essere il primo a slegarsi.

Trovandolo ancora profondamente addormentato, pacifico e sereno, non resistette dal baciargli dolcemente la punta del naso.

Sorrise. Non avrebbe più smesso di baciarlo per il resto della vita, croce sul cuore.
 
Così, tra le sue braccia, Kurt si sentiva davvero a casa. Blaine era casa. Che stupido averne dubitato.
Spostò un ricciolo ribelle dalla sua fronte con il tocco lieve di un polpastrello e proseguì lungo le folte sopraciglia, la linea del naso e poi delle labbra.

Blaine si svegliò in quell’istante e riconobbe quelle dita delicate nonostante fosse ancora intontito dal sonno. Le baciò e aprì gli occhi sbattendo piano le ciglia scure. Nella penombra, incontrò quelli azzurri e profondi di Kurt e gli sorrise con la dolcezza di mille batuffoli di zucchero filato, mentre scioglieva l’abbraccio solo per riattivare la circolazione di una mano e intrecciare subito dopo le dita con quelle dell’amore della sua vita.
 
“Ciao.”

“Ciao.”

“Sei rimasto.”

“E sono qui per rimanere.” Kurt lo baciò di nuovo, sul naso, sulla bocca. Non se ne sarebbe andato per nulla al mondo.
 
Per un momento Blaine approfondì il bacio, ma poi rotolò fuori dal letto ordinando un “Non muoverti di lì” a Kurt, che non potè fare a meno di sentire un gran senso di vuoto e mise su il broncio. Blaine in risposta gli fece una linguaccia per poi sgusciare fuori dalla stanza, divertito.

A sapere che Blaine avrebbe lasciato così presto il loro nido, Kurt non l’avrebbe affatto svegliato. Però ridacchiò tra sé, mentre si metteva seduto con la schiena contro la testiera del letto e si chiedeva cosa stesse combinando di là.  

Forse era andato in cucina, perché si sentiva un rumore di stoviglie e armadietti che sbattevano. Pregò che, qualsiasi cosa stesse facendo, non avrebbe mandato a fuoco l’appartamento.
 
Sorrise tra sé mentre si guardava in giro; trovò tutto come se lo ricordava, o perlomeno quello che ricordava. In quella tranquillità si scoprì ad apprezzare il gusto di Blaine in fatto di arredamento: il bianco dei mobili e dei muri rendeva l’ambiente elegante ma non freddo e i libri sugli scaffali rendevano il tutto più colorato e divertente – il che poteva essere anche un buon modo per descrivere lo stesso Blaine.
 
Nel mezzo delle sue riflessioni, gli cadde l’occhio sulla piccola sveglietta sul comodino. Segnava le 13.40.
Wow. Non ricordava quando fosse stata l’ultima volta che aveva dormito così tanto e così bene.
Vicino alla sveglia trovò anche un piccolo telecomando che immaginò dovesse servire a tirar su le tapparelle, quindi pigiò un tasto e fece entrare più luce di quella che già filtrava tra le fessure.
Era una bella giornata.
Oh, sì. Era una bella giornata.
 
Blaine rientrò poco dopo, spingendo la porta con la schiena perché aveva le mani occupate.
Indossava solo un grembiule legato dietro al collo e al fondoschiena e un paio di boxer. Kurt trovò il tutto alquanto sexy, ma mai tanto quanto il fatto che Blaine gli avesse preparato la colazione. Aveva tra le mani un grande vassoio con due tazze e due bicchieri, fette biscottate imburrate, marmellata e uova al tegamino. Lo vide muoversi con cautela per non rovesciare il caffè e la spremuta d’arancia, fino ad adagiare il tutto sul letto e a sedersi accanto a lui.
 
“So quanto tieni alla linea, ma oggi voglio coccolarti.” Si sentì dire, mentre gli veniva passata una fetta biscottata. Kurt l’accettò di buon grado e lo baciò sulla guancia.
 
Quella non fu l’unica coccola.
Si coccolarono per tutto il weekend.
In due giorni lasciarono le braccia dell’altro e le lenzuola solo per reali e non trascurabili necessità, e anche in quei casi lo fecero con riluttanza.
Guardarono tv spazzatura mangiando cibo spazzatura – Kurt in realtà stava già progettando un programma di smaltimento delle calorie, parte del quale stava già mettendo in atto proprio con il suo ragazzo – e recuperarono tutto il tempo che avevano perso negli ultimi tre anni.
 
Parlarono, anche.
Parlarono del fatto che Blaine avesse scritto la lettera mesi prima, ma che non fosse mai riuscito a dargliela. L’ultimo tentativo risaliva al giorno dell’audizione di Kurt, quando lo aveva sorpreso fuori dal teatro con il caffè, ma per ovvi motivi aveva cambiato idea pensando non fosse il momento adatto. Poi Blaine giurò che ne avrebbe dette quattro a Sebastian per avergliela rubata dal cestino e averla consegnata a lui senza il suo permesso. Sentendo però Kurt difendere il suo acerrimo nemico, si calmò: era evidente che Sebastian doveva stranamente averlo fatto con le migliori intenzioni, e vedere Kurt così sereno al riguardo gli fece sperare, in un angolo del suo cuore, che forse i due non si sarebbero più odiati.
Kurt inoltre gli chiese perché avesse aspettato così tanto a dirgli della rottura. Blaine non potè che confessare che  fondamentalmente si era trattato di una questione di amor proprio: quando aveva appena lasciato Sebastian, si era trovato davanti Nate e invece di affrontare la situazione si era rinchiuso in sè stesso. E proprio perché lo credeva insieme a Nate, non voleva esporsi troppo dicendogli di aver lasciato Sebastian per lui. Si diede anche dell’idiota, ma Kurt capì il suo comportamento - perché aveva reagito allo stesso modo quando lo aveva visto in caffetteria insieme a Sebastian.
“Ho chiesto a Nate una mano per farti ingelosire…” confessò. “Solo ora mi rendo conto della stupidità del mio piano. Mi sembra di essere ancora al liceo!”
Blaine strinse l’abbraccio, sollevato dalla rivelazione.
“Ma non siamo più degli adolescenti” continuò Kurt, mentre con delicatezza strofinava il naso contro il suo, riempiendolo di baci da eschimese.
Blaine annuì e Kurt gli prese una mano.
“Facciamoci una promessa” esclamò con fare solenne, intrecciando le loro dita. “Non ci terremo più niente nascosto. Quando qualcosa non va, non inventeremo stupidi piani, ma ci diremo chiaramente quale sia il problema. D’ora in avanti, metteremo da parte il nostro stupido orgoglio e non scapperemo se le cose si faranno difficili – ok, questa vale soprattutto per me.” Ridacchiò e rimase in attesa.
Blaine baciò le loro mani come a sigillare il patto appena stilato.
“Promesso.”
Kurt si perse nelle iridi color nocciola che lo stavano guardando come se non esistesse altro al mondo. “Ti amo, Blaine”, si lasciò sfuggire. “Non ho mai smesso.”
E si abbandonarono di nuovo l’uno nell’altro.
 
***
 
Il lunedì mattina arrivò decisamente troppo presto.
Kurt dovette lasciare con amarezza l’appartamento di Blaine, tentato di rimanere da dei “Non andartene” e dei “Ti amo” e dei “Casa è già più vuota”. Ma Vogue lo stava aspettando e, prima di lui, anche Mr Claws.
 
Prese al volo la metro e arrivò a casa di corsa.
Era strano pensare a come il suo desiderio di fermarsi, espresso mesi prima – che sembravano più secoli – si fosse realizzato proprio quel weekend, in cui avevano tagliato fuori il mondo, il tempo e anche lo spazio, essendo già in presenza di tutto ciò di cui avevano bisogno. Tutto era stato Blaine, Kurt, Kurt e Blaine.
La sensazione era quella di essere interi di nuovo, le cicatrici delle ferite scomparse, forse addirittura mai esistite.
Si sentiva strano, perché nel giro di una settimana erano successe molte cose ed era passato da non voler aver più niente a che fare con Blaine, a non poter sopravvivere senza. Come poteva essere una cosa normale?
Come poteva essere una cosa logica?
Probabilmente l’amore era così: essere ferito e voler essere curato dalla stessa persona. Credere di potercela fare da solo ma essere felice di non esserlo. Essere uno e due insieme.
Cercava una ragione a tutto questo, ma non ne aveva bisogno. Tutto quello di cui aveva bisogno erano gli occhi di Blaine.*
 
Entrando in casa, sperò che Mr Claws non avesse distrutto l’intero arredamento in segno di protesta, ma quello che trovò fu del tutto inaspettato.
Mr Claws dormiva beatamente acciambellato sul divano e… non era solo. Un altro musetto sbucava tra i cuscini: una bellissima micetta bianca sonnecchiava adorabile accanto a lui.
Finalmente Mr Claws deve essersi deciso a usare la porticina basculante che gli abbiamo comprato!
Kurt si lasciò sfuggire un “Awwww” e poi un “E’ stato un grande weekend per noi due, non è vero?!” e ridacchiò mentre strapazzava le orecchie dei due piccioncini. “A te bisogna trovare assolutamente un nome. Appena torno, sarà la prima cosa che faremo.”
I due mici lo osservarono perplessi e non del tutto interessati mentre riempiva due ciotole e si cambiava velocemente prima di uscire di nuovo.
 
***
 
(11.53)
Oggi la lezione è coooosì noiosa. Raccontami il tuo weekend.
 

(12.02)
Seb, hai ripreso a frequentare le lezioni? Credevo preferissi studiare a casa.
 

(12.05)
Vuoi scherzare? Non sai quanti bei giovanotti aspirano a diventare avvocati. Sarebbe un peccato sprecarli.
 

(12.20)
Allora forse non dovresti perdere tempo a messaggiare con me.
Dovresti escogitare un modo per chiedere il numero a qualcuno di loro.
 

(12.24)
Da quando sei diventato tu il consulente amoroso?
 

(12.26)
Da quando il mio weekend  è stato la panna montata sulla cioccolata calda, la crema dentro il croissant appena sfornato, il cuore morbido di una caramella che si scioglie in bocca.
 

(12.39)
Non riesco a capire se siano sottili metafore sconce, o se tu sia in carenza di zuccheri.
 

(12.41)
Ecco. Hai rovinato tutto. Intendevo dire che è stato il weekend più dolce che abbia mai trascorso.
 

(12.44)
Dio, Blaine, mi verrà un attacco di carie.
Ma sono felice per te.
Ora vuoi dare al tuo migliore amico, nonché reale fautore della vostra riappacificazione, qualche particolare impudico?
Credo di averne il diritto.
 
 
(12.49)
Ciao Seb. Torna alla tua lezione.
 

(12.50)
Eddaaaai.
Sei così ingiusto.
Quando diventerò procuratore vedrò di farti processare per alto tradimento verso il tuo maestro di vita.
Evvabene.
Penso che andrò a rubare il numero a qualche matricola.
Au revoir.
 
 
***
 
Come sempre, anche quella giornata di lavoro scorse veloce.
Kurt salutò i colleghi e si avviò verso la metropolitana per tornare a  casa, impaziente di chiamare Rachel e aggiornarla sulle ultime non proprio irrilevanti novità sulla sua vita e sull’ultimo acquisto di casa HummelBerry.

Trovò un posto libero sul mezzo e le telefonò.
Rachel non fu tirchia di entusiasmo nel sentire che le cose con Blaine si erano finalmente sistemate; Kurt dovette allontanare il cellulare dall’orecchio, perché lei stava letteralmente urlando ed esultando. Era sicuro che di lì a poco si sarebbe messa a cantare dalla gioia.
“Kurt, ma è fantastico! Ora vi sposerete, e avrete tanti bambini, e vivrete per sempre felici e contenti, e tu andrai alla Nyada e lui starà a casa a fare i biscotti e-“
“Rachel, per favore! Sono in metropolitana!”
“Tesoro, voglio solo che tutti siano invidiosi di te!”
Kurt la lasciò fangirlizzare in libertà sulla sua ri-neonata storia d’amore con Blaine, aspettando che tornasse a un livello base della sua caratteristica follia. Poi le disse che in serata l’avrebbe contattata su Skype per decidere insieme il nome per l’amica di Mr Claws.
La salutò e scese dal treno.
 
Arrivato davanti al portone, controllò la posta, come aveva fatto tutti i giorni - e più volte al giorno - da quando aveva fatto l’audizione.
Credeva di aver perso le speranze. Non pensava di aver alcuna possibilità, nemmeno di essere tra i finalisti, ma non riusciva a trattenersi dal guardare nella casella ogni volta che ci passava davanti.
 
Ed eccola. Quel lunedì di fine gennaio la posta era arrivata, e con lei anche la lettera della Nyada.
Kurt smise di respirare per un attimo, immobile con la busta appena ritirata in mano.
Era curioso come ultimamente il suo destino fosse legato a fogli di carta contenuti in altrettanti involucri di carta.
 
Un’anziana signora passò di lì e, vedendolo notevolmente provato, gli chiese se stesse bene.
“Qualcosa non va, caro?”
“Non lo so.” Rispose lui. Accorgendosi però della preoccupazione della donna, che quasi aveva già digitato il 911 sul suo cellulare, si riprese e le sorrise. “Voglio dire, spero di no.” Ed entrò dal portone, lasciandola lì davanti ancora basita.
 
Chiusa la porta dietro di sé, Kurt vi si appoggiò con la schiena, per riprendersi dal colpo. Chiuse gli occhi e sospirò, per un tempo che gli parve infinito.
 
Quando sentì un dolce strofinio intorno alle sue caviglie, aprì riluttante un occhio. Mr Claws gli stava dando il bentornato a casa. La gatta bianca li osservava da lontano.
 
Salutò entrambi e poi scrisse a Blaine.
“Sei ancora in università? Puoi venire qui? E’ arrivata la risposta dalla Nyada”.
Il tempo di mordicchiarsi un labbro che Blaine gli aveva già risposto. “Dammi mezzora.”
 
Sollevato, Kurt accese il computer e contattò Rachel.
Incapace di stare fermo in un posto solo, cominciò a passeggiare freneticamente per l’appartamento con il pc al seguito.
“Ehi.”
“Rachel. Rachel, finalmente! La lettera, è arrivata la lettera della Nyada!”
“Ok, calma, niente panico. E smettila di fare avanti e indietro, o mi verrà il mal di mare!”
Kurt le lanciò un’occhiataccia alla “Non dire fesserie, non stai realmente dondolando!” ma poi si sdraiò a pancia in giù sul letto, con lo schermo davanti agli occhi.
“Aspetto che arrivi Blaine e poi la apro. Voglio che ci siate entrambi. Bontà celeste, mi verrà un infarto se non mi calmo.”
Mentre l’amica cercava di infondergli tutta la sicurezza di cui aveva bisogno, due gatti saltarono sul materasso.
“Ciao, gatto pestifero!” Rachel e Mr Claws avevano un rapporto di amore e odio che andava oltre l’immaginario comune. “E tu? Ciao!” La gatta bianca allontanò il musetto dalla webcam - spaventata dal suono della voce proveniente dalle casse.
“Dobbiamo trovarle un nome. Sembra intenzionata a restare.”
Prima che Rachel potesse rispondere, il citofono suonò.
Kurt si precipitò ad aprire a Blaine, e lo spinse in camera da letto senza neanche salutarlo.
 
La voce di Rachel salutò il nuovo arrivato, che ricambiò. Entrambi, poi, consapevoli di essere sotto lo sguardo impaziente di Kurt, si zittirono e rimasero in attesa.
 
Kurt aveva la busta in mano.
“Ci siamo.”
Prese un bel respiro.
Fissò il lato apribile della busta.
E sbottò: “Non ce la faccio!” con un gesto di frustrazione la gettò in mano a Blaine e ricominciò a girare per la stanza.
“Kurt, dovrai aprirla, prima o poi.” Gli disse lui.
“Blaine ha ragione, quest’ansia ti ucciderà”.
“Aprila tu.” Pregò Kurt.
Blaine era perplesso. Quella era una cosa che avrebbe dovuto fare lui e solo lui. “Sei sicuro?”
“Sì. Cioè no! Oh, dammi qua.” Bisognava mettere fine a quell’agonia.
Prese la busta e voltò le spalle a Blaine e a Rachel, che se avessero potuto, si sarebbero tenuti per mano.
 
Prese un altro bel respiro e strappò la carta.
 
Gentile Signor Hummel,
 
la New York Academy Of Dramatic Arts
è orgogliosa di informarla che è stato inserito nel gruppo dei finalisti.
 
L’audizione è prevista per 
mercoledì 13 Febbraio,ore 11
Sala Ovale
 
In fede, 
Carmen Tibideaux
 
 
Kurt si girò verso i suoi amici.
La sua espressione doveva essere illeggibile, perché entrambi lo stavano osservando preoccupati e in attesa di un qualche segno da parte sua.

“Sono tra i finalisti.” Sussurrò.

“SONO TRA I FINALISTI!”  
   
 
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