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Autore: KatherineSwan    14/12/2014    11 recensioni
Colin e Jennifer. Jennifer e Colin. Due anime unite dal proibito. Due colleghi che pian piano scoprono l'importanza che l'uno ha per l'altro, e iniziano a chiedersi: e se la mia vita fosse sbagliata? e se potessi avere di più?
Jennifer e Colin che fanno colazione insieme. Jennifer e Colin che fanno l'amore. Jennifer e Colin che si tengono per mano. Jennifer e Colin che si amano.
E se tutto questo potesse far parte della loro vita?
Succederà? Vi basta leggere per scoprirlo.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: colin o'donoghue, Jennifer Morrison
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo qui, ad allietare la domenica pre-diretta di ONCE con il nuovo, dolorosissimo capitolo.
Premetto che io amo troppo Sebastian Stan, dovete sopportarmi e se non vi piace dovete sopportarlo comunque. <3
Buona lettura e miraccomando recensite :')


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Si rivoltava tra le lenzuola come se stesse cercando di fuggire da quei pensieri che lo tormentavano.
Helen dormiva di fianco a lui, completamente ignara di tutto.
Era arrivata quella sera, in occasione della cena organizzata da Josh e Ginnifer per il giorno successivo e ovviamente non aveva avuto modo di cogliere a pieno i segnali di difficoltà che suo marito le inviava inconsciamente.
Colin non potè fare a meno di pensare se anche Jennifer sarebbe stata presente.
Ovviamente ci sarebbe stata – riflettè dopo qualche istante – ma non sapeva come avrebbe affrontato il tutto, non dopo l’ultimo periodo, non dopo l’ultima volta che si erano parlati senza dover essere Emma e Uncino, quando ancora erano Colin e Jennifer e i loro momenti proibiti.
Le aveva detto implicitamente cosa provava per lei, e in un certo senso non era sicuro di aver fatto la cosa giusta.
Non voleva ferirla, ma soprattutto non voleva ferire se stesso e né tanto meno sua moglie.
Sul set a stento si erano parlati, avevano solo scambiato qualche battuta tra una scena e l’altra, fingendo che tutto fosse normale, che fossero semplicemente loro due, come una volta.
Ma non era più così.
Jennifer non riusciva nemmeno a sostenere lo sguardo freddo e distante di lui e Colin, dal canto suo, non era più capace di guardarla negli occhi senza provare quella malsana voglia di baciarla e farci l’amore.
Non era più possibile frenare quei pensieri, per cui si limitava ad evitarla più che poteva, sperando che così tutto potesse procedere al meglio, senza creare ulteriori disguidi.
Alla fine lei aveva pensato di essere rimasta troppo ancorata al ricordo di quella notte a Vienna, visto che lui aveva dimenticato e archiviato in fretta la faccenda.
Aveva persino pensato che si fosse preso gioco di lei dicendole che non era stato solo sesso, che era stato qualcosa di più e forse avrebbe dovuto smettere di pensarci e andare avanti con la sua vita, semplicemente dimenticando.
 
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« Jen. Oddio sei splendida. »
Ginnifer le aprì la porta quasi urlando, poi si rese conto che forse non era stata una buona idea.
« Oh.. Quindi hai portato qualcuno. Ciao Seb, sono felice di rivederti.»
Jennifer sorrise di circostanza, prima di spostare lo sguardo su Sebastian che si era sporto in avanti per salutare la padrona di casa.
Non aveva previsto di invitarlo a quella cena, ma quando Josh le aveva fatto la proposta aveva subito pensato a Colin e a sua moglie insieme e lei non avrebbe potuto sopportare un’intera serata del genere, da sola.
Per questo, quando Sebastian l’aveva chiamata per sapere come stava, aveva subito colto la palla al balzo per invitarlo, con la scusa di rivedere alcuni vecchi amici.
Inoltre si sarebbe sentita completamente a disagio in mezzo a tutte quelle coppie se si fosse presentata da sola, per cui pensò di aver fatto la scelta giusta, soprattutto quando Colin apparve sul ciglio dell’ingresso del salone, con accanto Helen che la salutava entusiasta.
« Sei un incanto. »
« Anche tu lo sei, Helen. »
« Di certo non quanto te, ma raccontami: è vero che tu e Sebastian ci state riprovando? »
Colin aggrottò la fronte a quella domanda, voltando il viso di lato per evitare lo sguardo della donna di fronte a lui, a cui però non passò inosservato quel gesto di sfida.
« In realtà non lo so. Potrei anche averci fatto un pensiero, ma è troppo presto per parlare di un ritorno con lui. Sono ancora un po’ scottata a causa di qualcuno, non voglio mettermi fretta. »
« Prima o poi dovrai dirmi chi è questo qualcuno che ti fa soffrire così tanto. »
« Si, magari prima o poi.. »
Jennifer sussurrò a stento quelle parole, cercando di risultare sincera e di respirare profondamente.
« Dovremmo prendere posto a tavola, Josh ci sta chiamando. »
Colin interruppe quella conversazione prima che potesse degenerare e si avviò verso il tavolo insieme a sua moglie, sedendosi il più lontano possibile dalla bionda e dal suo accompagnatore.
Lui e Sebastian non erano mai andati d’accordo e non erano mai diventati grandi amici, un po’ perché il primo era eccessivamente geloso della sua co-star, un po’ perché il secondo aveva capito sin da subito che l’irlandese provava qualcosa per la sua donna, tanto da riuscire a strappargliela via alla fine, certo non in maniera diretta ma non era quello il punto.
Si sopportavano a stento, ma Sebastian era deciso più che mai a far si che la serata procedesse nel migliore dei modi per Jennifer.
Non osava sperarci, ma in verità voleva avere un’occasione per riconquistarla, forse non subito, non ora che lei era troppo ferita a causa di Colin ma pian piano, con un po’ di pazienza, magari sarebbe riuscito a scacciare via il fantasma di lui dalla vita della sua ex e avrebbe potuto riaverla.
 
Per tutto il tempo non fecero altro che lanciarsi sguardi accusatori, respirando un tipo di tensione che tra di loro non si era mai vista prima.
Jennifer si avvicinava a Sebastian ogni qual volta Colin accarezzava la mano di Helen, le parlava all’orecchio o l’abbracciava dopo una battuta divertente.
E lei? Lei era la donna che stava rovinando tutto, la donna che gli aveva fatto infrangere il giuramento, la donna che lo aveva portato dritto in una squallida camera d’albergo.
Adesso, nella sua mente, il ricordo di Vienna non era più così felice come prima, era colmo di malinconia, di tristezza, un qualcosa di sbagliato.
«Vado un attimo in bagno. Torno subito ragazzi. »
Fuggire da quell’imbarazzante cena era l’unica cosa che voleva al momento e per fortuna era quasi giunta al termine.
Si rinchiuse in bagno, sciacquandosi il viso con un po’ d’acqua fredda, evitando persino di rifarsi il trucco, non che si notasse poi così tanto, ma non aveva voglia nemmeno di mettere un po’ di rossetto sulle labbra.
Voleva restarsene lì per un pò, decidendo di uscire solo quando fosse stata certa che era ora di tornare a casa.
« Sei ancora viva lì dentro? »
Lei sgranò gli occhi, domandandosi per quale oscuro motivo ogni volta che lo evitava, Colin era sempre lì a ricordarle che non poteva liberarsi di lui così facilmente.
Fece scattare la chiave e lasciò che la porta si aprisse, senza avere la forza di parlare, costringendo lui ad entrare e richiudersela alle spalle.
« Che cos’hai? »
« Sto bene, io.. Avevo bisogno di un po’ d’aria.»
« Hai bisogno d’aria e ti chiudi in bagno? Sei proprio sicura di star bene?»
« Torna da tua moglie, Colin. »
Lui socchiuse gli occhi e strinse i pugni, prima di distendere le dita nuovamente per rilassarsi.
Non sopportava più quel suo modo di fare, l’aveva lasciata in pace come aveva chiesto ma quando erano nella stessa stanza lei sembrava volere qualcosa di più da lui e questo lo confondeva continuamente.
« Sono qui adesso, Jennifer. Dimmi che hai? »
« Niente che tu possa sistemare. Non possiamo fingere di essere ciò che non siamo. Io non posso, e non posso nemmeno fingere con Helen. Dio, mi sento talmente male che prima stavo per vomitare.»
« Non avrei dovuto accettare di venire a questa cena. »
« No. Sono io che avrei dovuto evitare. Sapevo che saresti stato qui con lei e, per un attimo, ho pensato di potercela fare. Ho davvero pensato di poter andare avanti senza pensare a.. »
« ..a Vienna.»
« Abbiamo rovinato tutto. Non dovevamo lasciare che accadesse. Io, io sono stata debole. »
«Sono stato io a rincorrerti dall’altro capo del mondo, Jen. Non è di certo colpa tua. »
« Dobbiamo tornare di là. »
Entrambi si alzarono, ritrovandosi improvvisamente ancora troppo vicini, bloccati in un limbo grande solo qualche centimetro, che divideva le loro labbra dall’ennesimo errore.
Colin provò a resistere, provò ad evitare di guardarle, provò con tutte le sue forze a non pensarci e poi cedette.
Ancora una volta lasciò che lei poggiasse la schiena contro il muro e la baciò, la baciò in quel modo, nel loro modo, tutto ciò che si erano ripromessi di evitare stava accadendo ancora.
Una volta, due, tre. Si staccavano solo per riprendere fiato, prima di ritrovarsi con le labbra incastrate le une alle altre, in quella danza del desiderio che, in realtà, dovevano dimenticare.
« Che diavolo.. »
La porta si era aperta e a stento se ne erano resi conto, se solo non fosse stato per quella voce che stava riecheggiando nella stanza.
Si separarono all’istante, mentre Jennifer tentava di allontanare Colin più che poteva.
« Tua moglie ti stava cercando. »
Lui non rispose, si allontanò semplicemente, solo dopo aver lanciato uno sguardo verso la donna che aveva appena baciato, assicurandosi che stesse bene, se così si poteva dire.
« Sul serio? Qui? A pochi metri dalla moglie? Che ti salta in mente, Jen?»
« Non voglio parlarne qui, Seb. Puoi portarmi a casa? »
Il ragazzo annuì senza dire altro, prendendo un respiro profondo prima di tenderle la mano e tornare dagli altri per salutare.
« Jen non si sente bene, la riaccompagno a casa. »
« Oh, tesoro, cos’hai? »
« N-niente, un po’ di stanchezza. Sono sicura che con una bella dormita mi passa, scusate se ho rovinato la serata, non era mia intenzione. »
« Ma no, non preoccuparti dai. Ti saluto perché appena andiamo via Colin mi accompagna in aereoporto. Devo tornare da Evan, sai com’è. Già vede poco il papà, non voglio lasciarlo anche senza mamma troppo a lungo. »
Jennifer sorrise forzatamente, guardando poi l’uomo accanto ad Helen che la fissava turbato e preoccupato.
La sola idea di lasciarla andare via con un altro gli dava il voltastomaco, ma quella era una situazione in cui ci si era ficcato da solo, e non poteva fare niente per impedire tutto ciò.
Socchiuse gli occhi finchè i due non salutarono gli altri e andarono via, e solo allora riuscì a guardare in faccia sua moglie senza sentirsi colpevole.
Lo era ancora, questo non cambiava le cose, ma senza gli occhi da cerbiatto di Jen che lo fissavano si sentiva  un po’ meno traditore.
 
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« Grazie. So che ti chiedo molto ma.. potresti dimenticare quello che hai visto stasera? »
« Jen, sarò sincero con te e te lo chiederò solo una volta. Mi hai invitato perché c’era lui vero? Volevi farlo ingelosire? Perché davvero, non ti capisco. »
« Ti ho invitato perché mi andava di farlo. Sei l’unico che avrebbe capito, l’unico di cui mi fido al momento. »
« Non mi piace questa storia. Non mi va di vederti star male per lui. »
« Lo so. E ti ringrazio per questo, ma devo uscirne fuori da sola. »
Sebastian le sorrise dolcemente e Jennifer si domandò in silenzio come aveva fatto a lasciare un uomo come lui, un uomo così premuroso, così interessato, un uomo che voleva solo lei e nessun’altra.
Sorrise anche lei, Jennifer, per la prima volta spontaneamente dopo tanto tempo, e lasciò che lui la baciasse dolcemente, un bacio leggero, senza pressioni e senza impegni.
Un bacio che sapeva di certezze, di stabilità e di amore.
Perché Sebastian l’amava ancora, nonostante tutto, e lei lo sentiva chiaramente.
« Vuoi che ti accompagni di sopra? »
«Ci stai provando per caso, Stan?»
«Forse.»
Lei sorrise ancora e per un momento dimenticò tutto quel dramma che le aleggiava intorno quando pensava a Colin e alla loro situazione.
Forse Sebastian era davvero la medicina che poteva guarirla e riportarla alla felicità?
« Buonanotte. »
« Buonanotte, dolcezza. »
Scese dall’auto, aspettando che lui ripartisse e poi entrò in casa, togliendosi quei fastidiosissimi tacchi, lasciandoli cadere sul pavimento, seguiti dalla borsa e dal cappotto.
Aveva solo voglia di fare una doccia e scacciare via i ricordi di quella serata, lasciando che l’acqua bollente li lavasse via.
Presa da quei pensieri, sobbalzò sentendo qualcuno che sbatteva forte contro la porta, facendola rabbrividire per la paura.
Rimase immobile, senza dire una parola, completamente apatica, prima di guardare dallo spioncino, ritrovandosi davanti la faccia di Colin.
Istintivamente fu tentata di non aprire, poi la sua parte razionale ebbe la meglio costringendola a pigiare sulla maniglia e ad aprire la porta.
Si accorse subito che qualcosa non andava, era strano, paonazzo in volto e fuori di sé completamente.
« Che diavolo ti prende, Col?»
« Ho lasciato Helen all’aereoporto e.. sono passato di qui per vedere come stavi, pensavo di passare sotto casa tua e trovarti a letto magari, invece.. »
Fece una breve pausa, e Jennifer intuì subito il motivo di tanta agitazione nei suoi occhi, ma non disse niente.
Non doveva spiegargli nulla, né tanto meno giustificarsi con lui.
« Ti ho vista, in macchina con lui. Alla fine ti sei decisa, vero? O è solo una mossa per dimostrarmi che stai bene, come ripeti sempre da settimane? Prima stai bene, poi piangi, poi stai di nuovo bene, poi stai male. Ora ti porti a letto il primo che ti capita. Cos’è? Pensi di ferirmi in questo modo? Pensi di rendermi le cose difficili scopandoti un altro? »
Lei lo stoppò immediatamente, rifilandogli uno schiaffo in pieno viso per poi massaggiarsi la mano ancora arrossata per il colpo.
Non capiva con quale diritto lui le stava dicendo tutte quelle cose, con quale coraggio si stava rivolgendo a lei in quel modo.
« Non sono affari tuoi con chi scopo e chi frequento. »
« La pensavi diversamente fino a poche ore fa.»
« Ho capito che non ne vale la pena. Tu non ne vali la pena. Che senso ha aspettare qualcuno che non ha intenzione di impegnarsi con me? Mi farei solo del male, e ne farei a te. »
« Jen.. »
« No. Ti prego, non dire Jen altrimenti adesso urlo. Con che coraggio ti presenti qui dicendomi certe cattiverie, solo per sentirti in pace con te stesso? Sei tu quello che si è scopato un’altra donna, sei tu che hai tradito tua moglie, e adesso cerchi di far sentire me in colpa. Non ci riuscirai. »
« Non-non voglio che tu ti senta in colpa, perché io non mi ci sento. Stare con te è stata la scelta migliore che potessi fare. Vederti con lui mi fa impazzire, non lo capisci?»
Lui le si avvicinò lentamente, sfiorandole il viso con la punta delle dita e con una dolcezza disarmante , costringendo lei a non respingerlo.
« Non darmi false speranze, non darmi dei ‘forse’ o dei ‘magari’. Non puoi piombare in casa mia ogni volta e dirmi queste cose, sapendo che poi tornerai da lei. Dimmi piuttosto che non mi ami, dimmi che non vuoi stare con me, dimmi.. »
Colin la zittì con un bacio casto, sfiorando appena le labbra con le sue, giusto il tempo per far si che lei dimenticasse cosa stava per dire.
« Mi dispiace per averti ferita, per averti fatta soffrire e mi dispiace se non sono l’uomo di cui hai bisogno. Ma io ti amo, Jennifer. Ti amo in un modo che non mi da tregua, ti amo a tal punto da lasciarti libera di stare con lui, se è questo che vuoi. Hai ragione, non vale la pena di aspettare un uomo come me, ma sappi che quell’uomo è pazzo dei tuoi sorrisi, è innamorato dei tuoi occhi, farebbe qualsiasi cosa pur di vederti felice.  E so di non meritarti, quindi mi farò da parte e rinuncerò a te per sempre, anche se non ho la minima idea di come fare. »
Era lì, con le mani sul viso di lei, a confessarle un sentimento che ormai era chiaro ad entrambi, solo che Colin era stato il primo a trovare il coraggio di dirlo a voce alta.
Jennifer era rimasta ferma ad ascoltarlo, cercando di far chiarezza nella mente e nel cuore.
Si era rintanata tra le sue braccia, lasciando che lui la cullasse dolcemente, richiudendo fuori da quell’abbraccio tutti i problemi e tutte le preoccupazioni che l’affliggevano al momento.
« Non tornare da lui. Torna da me. »
Lui si era messo a nudo per lei, completamente, ma questo non era sufficiente, non sistemava le cose, non le cambiava e lei lo sapeva.
A volte davvero l’amore non bastava, semplicemente non bastava. 
  
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