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Autore: xGottaBeLou    14/12/2014    1 recensioni
Sono il tipo di persona che dice sempre la frase "non mi importa". Non mi importa quello che dice o pensa la gente di me, ed in un certo senso è vero...o almeno in parte.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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I miei problemi di sonno continuavano a persistere. Iniziai a svegliarmi con gli occhi eccessivamente rossi e il mio umore sempre piú cattivo.
Zio Mark e zia Rose decisero di mandarmi da una psicologa vera e propria che si sperava potesse essermi davvero d'aiuto.
Tre appuntamenti a settimana, il martedí, il giovedí ed il venerdí alle 17:30.
Un ora di domande a trabocchetto.
 
Le vacanze natalizie erano iniziate da due giorni, ed io e i ragazzi ci ritrovammo ad una tavola calda a bere cioccolata calda. Se Kyle e Miss simpatia non si fossero lasciati il giorno prima magari avremmo potuto ritenerci fortunati ad averla con noi. Peccato.
Fuori dalla finestra era tutto bianco, al centro della piazza misero un grandissimo albero di Natale pieno di luci dorate. L’atmosfera natalizia riesce sempre a tranquillizzarmi.
 
-Mel...sei con noi?- chiese Travis passandomi una mano davanti agli occhi per attirare la mia attenzione.
 
-Si...scusate, dicevamo?- chiesi strofinandomi gli occhi per la stanchezza. Kyle mi rivolse uno sguardo preoccupato, come cosí anche Lauren e Travis.
 
-Dove sei per Natale?- chiese Travis.
 
-Devo tornare in Italia-
 
-In Italia?!- chiese Lauren
-Natale festività da passare in famiglia no?- feci notare.
 
-Si, ma pensavo ci saremmo viste...- disse con occhi tristi -oh, beh almeno portami qualcosa di italiano- disse tornando a sorridere.
-Sarà fatto- dissi .
 
La discussione continuò e riuscii a stare attenta diciamo...su 3 parole su 10? Record!
 
Controllai l'orologio e mi accorsi che erano quasi le 17:30, avevo l'appuntamento con la psicologa e me ne ero completamente dimenticata. Saltai in pieni allarmando i tre.
 
-Ehm...scusate adesso devo andare- dissi prendendo il cappotto e mettendomi la sciarpa attorno al collo.
 
-Ma...dovevamo andare a fare compere insieme- disse Lauren delusa.
 
-Scusa Lauren, me ne ero dimenticata, ho un impegno che non posso rimandare. Scusa ancora- dissi uscendo fuori dalla tavola calda.
 
Arrivai all'appuntamento in tempo, per fortuna. Se avessi fatto anche un minimo di ritardo avrebbe subito chiamato zia Rose...e lei sarebbe venuta a cercarmi...e ad uccidermi probabilmente.
-Melissa- mi salutò la dottoressa Carter.
-Salve.- salutai a mia volta con il fiatone per la corsa che mi ero dovuta fare.
Mi sedetti sul comodo divano, e la dottoressa Carter si sedette a sua volta sulla poltrona di fronte a me.
-Allora, tutto bene?- chiese gentilmente.
-Sì, mi sono fatta…una bella corsa- dissi cercando di prendere aria.
-Io intendevo..-la interruppi.
-So cosa intendeva, ma sinceramente non saprei come risponderle, e credo anche che possa accorgersene dal mio aspetto come sto.- dissi un po’ scontrosa. –Scusi.- dissi accorgendomi di quanto fossi messa effettivamente male.
-Non preoccuparti, è uno degli effetti collaterali dell’insonnia- disse annotando qualcosa sulla sua cartellina. –Quindi hai ancora difficoltà a dormire?- chiese.
-…Perché fa domande retoriche?- chiesi allibita.
-Perché ho bisogno che lo dica tu, sembra che tu in questo momento non abbia nessuna certezza di cosa provi, di che persona sei- spiegò con la sua solita calma.
-So che persona sono adesso…forse è proprio questo il problema.- constatai. La dottoressa Carter mi guardò con tristezza.
-Quindi tornerai in Italia per le vacanze?- chiese.
-Sì- risposi sospirando.
-Sei nervosa?-
-Non molto, più che nervosa sono…dispiaciuta.- dissi.
-Perché?-
-Perché riporterò ai miei parenti il ricordo di un dolore troppo grande…-
La seduta si concluse, erano le sei avrei voluto chiamare Lauren per scusarmi ancora di aver dovuto annullare i nostri piani per il pomeriggio, ma ero troppo stanca volevo solo tornare a casa.
Uscì dal grande edificio chiudendomi la porta alle spalle, alzai lo sguardo e vidi Kyle ad aspettarmi.
-Si può sapere che ci fai tu qui?!- chiesi arrabbiata.
-Ti ho seguita- disse –Siamo tutti preoccupati per te- continuò. Non volevo ascoltarlo, ero così arrabbiata con lui. Iniziai ad incamminarmi verso casa con passo deciso.
-Mel aspetta- disse Kyle venendomi dietro.
-Aspettare cosa, Kyle?- Gli chiesi con tono duro girandomi verso di lui.
-Volevo solo delle risposte-
-Se vuoi giocare a fare la Spia trovati un’altra missione speciale Kim Possible- gli risposi tornando a camminare.
-Ero preoccupato per te- disse solamente. – E adesso che so, posso aiutarti.-
- Tu non sai niente!- gli urlai. –Ho già troppe persone che si preoccupano per me e credimi non me ne servono altre.-
-So che hai un problema di droga.- disse facendomi fermare di botto.
-Che cosa avrei?- gli chiesi sbalordita.
-Era così ovvio, avrei dovuto capirlo. Gli occhi sempre arrossati, il mal umore…- iniziò ad elencare.
-Kyle io non ho un problema di droga- gli dissi fermandolo.
-Il primo passo è ammetterlo- disse poggiandomi una mano sul braccio.
-No, davvero non ho problemi di droga…ma come ti è venuto in mente?- chiesi capendo subito dopo. All’entrata dell’edificio c’erano due cartelli. Il primo diceva “Studio della Dott. Carter. Laurea in psicologia” mentre il secondo diceva “Centro d’ incontro per ragazzi con problemi di droga. Gruppi d’incontro Giovedì e Venerdì”.
-Kyle… io non partecipo ad i gruppi di sostegno, sono in cura dalla Dottoressa Carter.- annunciai.
-Oh…Un secondo, vai in terapia?- chiese ancora più preoccupato di prima.
-Non adesso ti prego- dissi esasperata tornando a camminare.
-Voglio…solo sapere cosa c’è che non va- disse come per scusarsi.
-Ti prego non chiuderti in te stessa, voglio solo esserti vicino come tu lo sei stata per me- continuò.
-E’ diverso, Kyle- risposi.
-No, non lo è. Anche io non volevo parlare di mio padre, non siamo così differenti- disse –e ti capisco, capisco che possa essere difficile sia tenersi tutto dentro che parlarne.- concluse fermandomi per il polso. –Ti prego- mi chiese guardandomi negli occhi.
-Non saprei da dove iniziare…- ammisi addolcendomi.
-Dal principio- mi consigliò stringendomi la mano. Deglutì a disagio con tutta quella storia. Sapevo benissimo da dove cominciare, ma non sapevo cosa avrei voluto tralasciare.
-L’anno scorso ebbi un incidente d’auto…i miei genitori morirono.- spiegai –Ero messa molto male, restai in coma per due mesi ed al mio risveglio…non ricordavo più niente- dissi con voce tremante. –Ne dell’incidente, ne dei miei genitori… non sapevo chi ero.- dissi cercando di trattenere le lacrime.
-Oh, Mel- disse Kyle.
-Non siamo uguali- dissi. –E’ vero tu hai perso tuo padre ed io i miei genitori, ma almeno tu sai chi piangere…- dissi mentre una lacrima mi rigava la guancia. –Sento solo…un gran vuoto sia nella mia testa che nel mio cuore- iniziai a piangere a dirotto e Kyle mi strinse a se come io avevo fatto per lui giorni prima. –Non ho mai pianto per loro…non ho mai…-
-Shh- fece Kyle cercando di calmarmi. –Andrà tutto bene- continuò.
Mi portò a sedermi su una panchina lì vicino, dove restammo per un bel po’ di tempo senza dire niente, lui circondandomi con un braccio ed io con la testa poggiata sulla sua spalla.
-Va meglio?- chiese dandomi un bacio sulla testa.
-Sì- dissi portandomi le gambe al petto. Ero intenta a guardarmi le scarpe quando Kyle mi scostò una ciocca di capelli, spostando subito dopo la mano sulla mia guancia. Portai i miei occhi su i suoi, mentre lui guardava i miei sembrava avere la testa altrove, sembrava confuso su che fare. Forse la storia di quanto fosse tragica la mia vita lo aveva portato ad essere così pensieroso, pensai.
Ad un tratto smise di esitare e con mia grande sorpresa mi baciò. Non ricordo se la vecchia me avesse mai dato il primo bacio, ma quel bacio sarebbe stato il perfetto primo bacio per la nuova me.
  
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