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Autore: WingsOfButterfly    15/12/2014    5 recensioni
[...]Silvia tentò ancora una volta di rimproverare Nina, ma quest’ultima non le lasciò finire la frase. Le prese il viso tra le mani e la baciò, con forza e prepotenza. Le infilò la lingua tra le labbra senza attendere che fosse lei ad aprirle e con quel bacio le tolse il fiato. [...]
[...]Silvia rimase seduta dov’era, lasciando che lo sguardo di Nina vagasse su di lei. Le piaceva sentirsi i suoi occhi addosso, veder crescere in lei la voglia di prenderla e possederla. [...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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CAPITOLO 6


Il fine settimana arrivò velocemente con grande gioia sia degli studenti che dei responsabili. Il venerdì pomeriggio parte degli studenti era tornata in città per passare il week end a casa propria, alcuni responsabili erano rimasti in abbazia per terminare alcune cose di lavoro. Nina, ovviamente era tra questi ultimi. Prima di andare via Lorena era passata da lei a ricordarle dell’appuntamento che avevano quella sera. Nina aveva annuito, ancora interdetta da tutto l’interessamento che la ragazza aveva mostrato per quella serata, ma aveva evitato di porre domande e si era concentrata per finire il lavoro.
Era ormai passata l’ora di cena quando Roberto entrò in sala computer e la vide ancora china sulla tastiera del pc a picchiettare furiosamente sui tasti.
«Nina, dobbiamo andare».
La ragazza sobbalzò sentendo la sua voce all’improvviso, alzò lo sguardo su di lui e si stiracchiò facendo le fusa come un gatto.
«Che ore sono?» chiese, reprimendo uno sbadiglio.
«Le 21 passate».
«Cavolo, è davvero tardi!».
Nina si alzò con calma e oltrepassò Roberto dirigendosi verso l’uscita.
«Dove vai?» domandò lui un po’ scettico.
«Alla macchina, i ragazzi ci aspettano in città. Guidi tu?».
«So che i ragazzi ci aspettano. Ma tu hai intenzione di venirci vestita così?».
Nina aggrottò la fronte e abbassò lo sguardo per esaminare i propri vestiti. Indossava un jeans chiaro largo, con il cavallo basso e con uno strappo sul ginocchio sinistro e una felpa blu col cappuccio con lo stemma dell’università bianco stampato sul davanti. Si strinse nelle spalle tornando a guardare Roberto con tranquillità.
«Non devo fare colpo su nessuno».
Detto ciò riprese a camminare guadagnando in fretta l’uscita.
Più tardi in macchina Roberto guidava concentrato sulla strada e Nina cambiava stazioni alla radio a ripetizione.
«Trovi pace, per cortesia?» sbottò il ragazzo ad un certo punto.
«Pensa a guidare» lo rimbeccò Nina.
«Che hai?».
«Non ho niente».
«Nina».
«Non ho niente, davvero».
«Sei più nervosa del solito in questi giorni».
Nina sbuffò, spense la radio e incrociò le braccia al petto. Tutto il suo corpo gridava a Roberto che si stava trattenendo dal mollargli un pugno sulla spalla, infastidita e irritata dalla sua constatazione.
«E’ inutile che fingi con me, lo sai» Roberto la incalzò, ben sapendo che stava per cedere. Nonostante la sua chiusura, sapeva che c’era qualcosa che la turbava e di cui probabilmente voleva parlargli. Nina raramente prendeva l’iniziativa di confidarsi, toccava sempre a lui capire e tirarle le parole di bocca.
«Ho parlato con mio padre» ammise Nina, in un sussurro nervoso.
«Quando?».
«Al mio compleanno».
«Cosa voleva?».
Roberto si permise di gettare un veloce sguardo nella sua direzione, per spiare le sue emozioni. Ma, come aveva previsto, Nina era impassibile, trincerata dietro una maschera di indifferenza. Sospirando tornò a guardare la strada.
«Farmi gli auguri» rispose lei incolore.
«E…?».
«E niente, Roberto! Niente! L’ho mandato al diavolo prima che potesse aggiungere altro».
«Avresti dovuto dirmelo. Ti avrei portata a fare un giro quella sera, almeno ti avrei fatta distrarre. Lo sai che restare da sola non ti fa bene».
Nina girò il viso verso il finestrino, i suoi occhi quasi ipnotizzati a seguire le luci dei lampioni che scivolavano veloci oltre il suo sguardo.
«Non sono stata da sola».
«Non ti fa bene nemmeno correre a sfogare i tuoi problemi da quelle poverette che ti porti a letto… come si chiamano? Carla e… Elisabetta… Eleonora?. Almeno lo sanno che te ne vai in giro a scopare con un’altra?» Roberto sbuffò irritato, certe volte la cocciutaggine di Nina lo mandava in bestia. Non sapeva come prenderla per cercare di farla ragionare senza dover per forza finire a litigare.
«Emanuela… e no, non lo sanno. Ma comunque non ero con nessuna di loro due».
Roberto alzò un sopracciglio con aria scettica. Quella sì, che era una novità.
«Con chi sei stata?».
«Silvia».
«Silvia… quella Silvia?».
«Silvia quella che scava con noi, sì» sbottò Nina esasperata «Silvia quella che mi ha sentito litigare a telefono con mio padre il giorno del mio compleanno e non mi ha fatto domande. Silvia quella che la sera stessa si è presentata con un muffin e una candelina che mi ha obbligata a spegnere. Quella Silvia».
Roberto spostò varie volte lo sguardo dalla strada al volto di Nina. Non sapeva bene come interpretare quello sfogo. Insomma, Nina sembrava più arrabbiata che lusingata dai gesti gentili che l’altra ragazza aveva avuto nei suoi confronti. Roberto non sapeva cosa rispondere per non aumentare la sua irritazione, così preferì tacere per un po’, per permetterle di calmarsi.
Nina si scostò la cintura di sicurezza dal petto, intrappolandola sotto il braccio destro. Le dava fastidio, la opprimeva. Rimase a fissare la strada correre veloce davanti a sé, fin quando la voce di Roberto la riscosse nuovamente dai suoi pensieri.
«Quindi… siete andate a letto insieme».
«Sì».
«E’ carina».
Il commento di Roberto cadde nel vuoto. Nina non diede segno di averlo sentito, ma lui non si arrese.
«Ci ho scambiato quattro chiacchiere, sembra una in gamba».
«Smettila Roberto, lo sai che più di portarmela a letto non farò».
«Beh forse dovresti, invece. Vedi mai che la smettessi di essere una stronza col mondo intero».
«Siamo arrivati, lì c’è un posto. Parcheggia e fammi scendere».
Nina si catapultò fuori dall’auto, non appena il ragazzo ebbe finito la manovra, e si avviò verso il locale poco distante senza nemmeno aspettarlo.
Era un pub che Nina conosceva bene, appena fuori dal centro storico della città, ma comunque all’interno delle mura. Dentro l’atmosfera era resa calda e accogliente da luci basse e dalla musica che si diffondeva per tutto il locale. Nina entrò decisa e si diresse al bancone ordinando una birra. Roberto entrò subito dopo di lei e la raggiunse.
«Cerca di rilassarti».
Nina non lo degnò di un solo sguardo, fece un sorso di birra e si guardò attorno. Il suo sguardo intercettò quasi subito delle figure familiari. Luigi si alzò in piedi da un tavolo in fondo al locale e agitò un braccio nella sua direzione per farsi notare. Nina gli sorrise e alzò il bicchiere di birra per salutarlo e fargli capire di averlo visto.
«Stammi alla larga stasera Robé, sennò lo sai come finisce» sibilò velenosa, senza smettere di sorridere agli altri amici. Si staccò dal bancone e si avviò verso il tavolo.
Roberto scosse la testa sconfitto, ordinò a sua volta una birra e poi raggiunse gli altri al tavolo.
«Ragazzi, ce l’avete fatta!».
Lorena assieme a Luigi, Paolo, Silvia e Margherita si alzarono per salutare i nuovi arrivati. Esauriti i convenevoli Nina si ritrovò seduta tra Silvia e Luigi, con Roberto di fronte che spiava con apprensione tutte le sue mosse.
Decise di provare a rilassarsi, bevve ancora un sorso di birra, poi si voltò verso Luigi alla sua sinistra e lo interrogò su un progetto di cui le aveva parlato qualche tempo prima.
Mentre Nina si intratteneva con Luigi, senza apparentemente aver fatto caso a lei, Silvia guardò Lorena seduta di fronte a lei e le lanciò uno sguardo di sfida come per dire “Visto? Avevo ragione!”.
Lorena si sporse appena sopra il tavolo e parlò a bassa voce affinché potesse udirla solo Silvia.
«E’ appena arrivata, aspetta e vedi che succede».
«Questa serata è stata una pessima idea».
«Rilassati».
Lorena tornò a sedersi dritta facendo un occhiolino complice a Silvia, la quale sbuffò sonoramente e riappoggiò le spalle al divanetto con un po’ troppo impeto.
«Tutto ok?» Nina colse il movimento con la coda dell’occhio e si voltò verso Silvia con aria interrogativa.
«Sì» Silvia si sentì immediatamente arrossire e ringraziò che le luci fossero basse e nascondessero il suo imbarazzo.
«Bevi qualcosa?» Nina indicò il bicchiere ormai vuoto davanti a Silvia «Devo andare a fare rifornimento anche per me» precisò con un sorrisino complice.
Silvia restò disorientata per un attimo, poi annuì semplicemente «Guinnes».
«Guinnes sia» Nina si alzò e si allontanò verso il bancone, cercando di combattere la ressa di persone accalcata lì.
Roberto rilassò impercettibilmente i muscoli della schiena, Nina sembrava essersi calmata. Forse la presenza di Silvia l’aveva aiutata. Il ragazzo continuava a sperare che l’amica potesse un giorno superare tutte le paure che aveva nei confronti delle relazioni interpersonali.
«Roberto».
La voce di Silvia lo riscosse dai suoi pensieri. Portò gli occhi sulla ragazza e le sorrise gentile, attendendo che lei continuasse.
«Sei fidanzato?».
Contemporaneamente Roberto sgranò gli occhi e Lorena tossì violentemente per la birra che le era andata di traverso.
«Quando si dice non avere peli sulla lingua» commentò lui divertito dopo il primo momento di sorpresa «No comunque. Ma posso sapere il perché di questa domanda? Hai qualcuna da propormi?»
Silvia incurvò le labbra in un sorriso diabolico, scoccò un’occhiata provocatoria a Lorena, che intanto era sbiancata, poi tornò tranquilla a guardare il ragazzo «Nessuno in particolare. Ma magari tra le ragazze del gruppo sullo scavo… hai notato qualcuna che ti piace?».
Roberto si prese qualche istante per riflettere, bevve un sorso di birra e si mosse leggermente a disagio sulla sedia «No, voglio dire, siete tutte matricole e io in teoria un vostro insegnante… non sarebbe appropriato».
Silvia fece una smorfia di disappunto, il suo sguardo divenne per un attimo velato da una sottile tristezza. Forse anche rimpianto? Malinconia?
Roberto non seppe spiegarsi le emozioni che vide susseguirsi nel suo sguardo nel giro di una frazione di secondo. Tuttavia la ragazza non replicò nulla e lui non poté indagare, interrotto dall’arrivo di Nina.
«Ho ordinato da mangiare, morivo di fame».
«Oh ecco! Questa sì che è una cosa utile» Luigi schiacciò il cinque con Nina, mostrando apertamente la sua approvazione per la sua iniziativa.
Dopo diverse birre, un panino e altre portate, Nina era uscita fuori a fumare una sigaretta. Stava poggiata con la schiena al muro accanto all’ingresso del pub, una mano in tasca e l’altra a reggere la sigaretta. Osservava distrattamente i ragazzi bere e chiacchierare fuori dal locale, apparentemente persa nei propri pensieri. Erano disordinati e caotici, ma in quel marasma il volto di Silvia le compariva davanti agli occhi più volte di quanto avrebbe voluto. Quella sera era davvero bella, Nina l’aveva notato appena si era avvicinata al tavolo dove sedeva con gli altri. L’aveva guardata, con i suoi capelli vaporosi e sciolti sulle spalle, gli occhi brillanti, un sorriso da mozzare il fiato e le guance leggermente arrossate dall’afa all’interno del pub. Aveva subito sentito il consueto desiderio risalirle le membra e stringerle lo stomaco. La desiderava e non riusciva ad averne abbastanza.
I suoi pensieri si interruppero bruscamente quando vide uscire proprio Silvia dalla porta lì accanto. Stretta in quel vestitino di lana leggera che le lasciava scoperta più di metà coscia fasciata da calze scure le provocò nuovamente un moto di lussuria. Tuttavia Silvia non l’aveva vista e non sembrava essere uscita per cercare lei, quindi Nina non si mosse dalla sua posizione e la osservò. Silvia aveva il cellulare in mano e ne guardava lo schermo che si illuminava ad intermittenza con un’espressione combattuta. Alla fine decise di rifiutare la chiamata e sospirò lungamente mentre riponeva il telefono nella borsetta. Si passò una mano tra i lunghi capelli pronta a rientrare ma, proprio mentre si voltava per farlo, incrociò lo sguardo di Nina che la fissava.
Silvia arrossì, senza nemmeno sapere bene perché. Nina era stata lì in silenzio a fissarla fino a quel momento? A due passi da lei, senza dire una parola? Perché?
«Ciao» non sapendo bene cosa dire, Silvia optò per una frase tanto banale quanto neutrale.
«Ciao» Nina le sorrise tranquilla facendo un ultimo tiro alla sigaretta per poi gettarla via.
Silvia la guardò, aveva i capelli spettinati come al solito, ricci ribelli che le incorniciavano il viso pallido e ovale. La linea della mascella così definita, Silvia deglutì. Avrebbe voluto posarle milioni di baci proprio lì e poi scendere fino al collo e… oltre. Nina non le aveva mai permesso di prendere l’iniziativa durante i loro incontri, era sempre lei a tenere il controllo, a dettare il ritmo a decidere come e quando. Silvia non ci aveva fatto caso la prima volta, ora invece cominciava a chiedersi perché.
«Telefonata indesiderata?» le parole di Nina la riscossero. Silvia si strinse le braccia attorno al busto rabbrividendo appena, era uscita senza giubbino.
«Non ho molta voglia di parlare a telefono stasera».
«Capisco».
Nina si spostò dal muro e fece un passo verso di lei, Silvia sentì distintamente il suo profumo, che ormai aveva imparato a distinguere. Una fragranza maschile, decisa, forte. Silvia respirò a pieni polmoni e restò in silenzio con gli occhi fissi sul viso di Nina.
«Chi era a telefono?».
La domanda di Nina la colse completamente impreparata, tanto che sbatté le palpebre sorpresa un paio di volte prima di riuscire a rispondere.
«Che t’importa?» la voce leggermente stridula, l’espressione ostile.
«Allora a quanto pare anche la dolce Silvia ha dei segreti» Nina la trafisse con un sorrisetto provocatorio, incrociando le braccia al petto e sfidandola con lo sguardo. Voleva giocare ma, come al solito, avendo il controllo e il coltello dalla parte del manico.
Il tono canzonatorio di Nina irritò Silvia oltremodo «Eri partita bene stasera, ora invece sei tornata la stronza di sempre» sibilò velenosa.
Nina non si scompose, alzò un sopracciglio divertita «La gattina caccia gli artigli» la voce bassa, una suadente e mal celata provocazione. Azzardò un altro passo in direzione di Silvia ma, come aveva immaginato, l’altra si tirò indietro.
«Si può sapere che vuoi da me?» Silvia aggrottò la fronte in un’espressione arrabbiata, la mascella tesa e i muscoli contratti.
Nina le si avvicinò ancora, invadendo il suo spazio con prepotenza, nonostante fosse chiaro che l’altra volesse mantenere una certa distanza «Ho voglia di scoparti» proclamò semplicemente.
Silvia divenne furiosa e non fece nulla per nasconderlo «Ah sì? Beh, indovina un po’… io no invece!».
«Ah no?» Nina alzò una mano all’altezza del viso di Silvia, le accarezzò il bordo dell’orecchio con i polpastrelli, un tocco lieve e gentile. Silvia rabbrividì e Nina sorrise soddisfatta continuando a far scendere le dita lungo il suo collo, attraverso la gola e fin sul petto nell’incavo della scollatura. Il petto di Silvia si alzò e abbassò velocemente e un sospiro tremulo uscì dalle sue labbra.
«Il tuo corpo rivela altro» la incalzò Nina. Godeva del potere che aveva su di lei, la piaceva avere il controllo in generale, ma vedere come Silvia reagiva al suo tocco la soddisfaceva ancora di più.
Stizzita, Silvia le scostò la mano dal proprio corpo con un gesto brusco e deciso. La fissò in cagnesco, ancora più arrabbiata vedendo che il suo sorriso sarcastico non accennava a sparire. Stava per aprire la bocca e ribattere, quando si accorse che lo sguardo di Nina era stato catturato da qualcosa alle proprie spalle, e la ragazza non le prestava più attenzione. Silvia si voltò interdetta e si accorse che poco distante c’era una ragazza bruna, alta e abbastanza formosa che faceva un segno di saluto verso Nina. Quest’ultima ricambiò con un cenno del capo, poi guardò di nuovo Silvia «Aspetta qui».
Silvia la osservò raggiungere la ragazza, metterle un braccio attorno alla vita e avvicinarsi al suo orecchio per dirle qualcosa. Rimase di stucco, senza sapere cosa fare. L’atteggiamento di Nina era indecifrabile, quella sera era passata dall’essere gentile con lei, al prendersi gioco di lei, al sedurla e poi ad ignorarla del tutto. Il nervosismo le fece scoppiare una feroce emicrania, si poggiò con le spalle al muro e fece un lungo sospiro dolente. Osservò ancora una volta Nina parlare con quella ragazza, chiacchieravano e ridevano, ma nel loro atteggiamento c’era qualcosa di intimo. Il modo in cui Nina l’aveva salutata, con quel braccio attorno alla vita, aveva qualcosa di possessivo.
Dopo qualche minuto Nina tornò da Silvia «Vado via con Carla. Saluta tu gli altri per me» diretta e concisa come al suo solito. Stava già per voltarsi e tornare da Carla, quando si sentì afferrare per una spalla e fu costretta a fermarsi.
«Ti sembra normale?» la voce di Silvia era più sorpresa che arrabbiata ormai. Proprio non riusciva a decifrare il suo comportamento. Fino a cinque minuti prima stava flirtando con lei, ora se ne stava andando con quella tipa. Non avevano legami era vero, ma c’era ancora quella cosa chiamata “rispetto” a cui Silvia teneva molto!
«Cosa?» Nina allargò le braccia come per sottolineare che non stava facendo nulla di male.
«Questo. Che te ne vai di punto in bianco, senza nemmeno salutare. Sei uscita con noi stasera».
«E’ una scenata di gelosia per caso?».
«Vaffanculo Nina!».
Il sorrisetto provocatorio di Nina aveva nuovamente fatto infuriare Silvia, che la scansò bruscamente e rientrò nel pub senza darle il tempo di ribattere nulla. Nina rimase lì ferma qualche secondo, fissando la porta che si era appena richiusa dietro Silvia. Doveva entrare a chiederle scusa? Si disse di no, che non aveva fatto nulla di sbagliato, non aveva impegni con lei né con nessun’altro dei ragazzi che l’aspettavano dentro. Dovevano bere una birra insieme e l’avevano bevuta, anche più di una, quindi ora era libera di andare a divertirsi con Carla.






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Beh, non saprei cosa dire se non che mi sono divertita un mondo a scrivere questo capitolo. Credo che la Nina stronza mi riesca molto meglio della Nina gentile ed equilibrata. Fatemi sapere che ne pensate e quale delle due versioni preferite :)

  
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