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Autore: fanniex    15/12/2014    2 recensioni
... -Perché? Come sarebbe uno come Jared?-
Sbuffai ignorando completamente in che modo avrei potuto rispondere a quella domanda. Contemporaneamente però, sul palco, Jay era salito in bilico su una cassa, tendendo le braccia verso l'alto fino all'inverosimile. La sua maglietta sgualcita si era alzata talmente tanto da mostrare quasi per intero gli addominali perfetti e l'eccitante bordo della biancheria intima. Ovviamente tutte le altre ragazze presenti erano prossime all'infarto. ... [ da cap. 6 ]
Esplorazione della psiche di una donna, all'apparenza normale, che ha avuto la sciagurata idea di imbarcarsi con un Leto in uno dei viaggi più traumatizzanti della vita: la famiglia.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Leto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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17: IL DIARIO DI UNA DIVAH! … capitolo sette

 

 

 

-JARED's pov-

 

-Alice!-

Ti avevo appena domandato, giusto per curiosità, se avessi già pensato ad un nome per la nostra bambina, dopo che finalmente, alla terza ecografia e alla ventesima settimana di gravidanza, il ginecologo era riuscito a comunicarci con esattezza il sesso del nascituro.

E tu mi avevi risposto senza alcuna esitazione. Come se fosse chiaro nella tua testa chissà già da quanto tempo.

-Perché Alice?-  Mi venne spontaneo chiederti, impaziente di sapere che cosa motivasse in te tanta determinazione.

-Non ti piace?-

-Sì! Mi piace! … Ma perché Alice? È un nome legato alla tua famiglia?-  Insistetti sempre più incuriosito dalla tua palese esitazione nel rispondermi.

Mi guardasti un po' imbarazzata. Poi abbassasti lo sguardo fissandoti le unghie delle mani.

-Lewiscarroll.-

Sussurrasti infine, impercettibilmente.

-Come?-

Avevo capito perfettamente ma eri davvero comica in quel momento. Ti stavi vergognando come una bambina impacciata davanti all'ennesima marachella e io non sapevo più se scoppiare a ridere o abbracciarti e strapazzarti di baci per quanto eri tenera.

Rialzasti gli occhi verso di me, soffiando fuori l'aria per infonderti un po' di coraggio.

-Alice! Come “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll, sbruffone!-

Questa volta lo gridasti piuttosto forte.

E io a quel punto non riuscii più ad evitare di ridere. Anche se in realtà non ce n'era motivo, lo capisco, ma la tua espressione nervosa e spazientita era impagabile.

-Si può sapere che cazzo hai da ridere? … Senza Carroll non esisteremmo né noi due né tanto meno la nostra bambina!-

Smisi di ridere all'istante e ti fissai confuso.

-Che intendi dire?-

-Ho vinto la borsa di studio per la specializzazione alla Columbia con una tesi sul simbolismo e l'iconografia nelle opere di Carroll.-

Rimasi a bocca aperta per un momento. Eh sì! Pensandoci meglio, dovevo decisamente un bel po' di fortuna a quel bizzarro ometto inglese!

-Ed io che credevo lo avessi scelto perché eri fan degli Alice in Chains!-

Mi allungasti un pugno leggero sulla spalla, borbottando epiteti poco signorili.

Anche tu ridevi però e logicamente ne approfittai subito per abbracciarti, trascinandoti sul divano insieme a me.

Tu, seduta sulle mie gambe, con le ginocchia raccolte di lato, appoggiata alla mia spalla, le braccia intorno al mio collo.

Io, che ti sostenevo con un braccio la schiena e con l'altra mano ti accarezzavo piano la pancia, che era letteralmente esplosa negli ultimi giorni rendendoti ancora più irritabile e ai miei occhi semplicemente irresistibile.

-Non mi hai mai parlato della tesi su Lewis Carroll.-  Mormorai, mentre mi godevo appieno la sensazione del tuo respiro sul mio collo.

-Da bambina non mi piacevano un granché le fiabe della buonanotte, tipo Biancaneve o la Bella Addormentata, ma ho sempre amato quel libro. È molto più complesso di quello che normalmente la gente immagina. È etichettato come libro per l'infanzia, ma c'è molto più di questo. È un viaggio, e non solo nella fantasia... anzi forse più nella realtà. E nel suo doppio. Niente è come appare, eppure tutto ha una sua perfetta logica. … E poi è allegro e colorato e poetico, come dovrebbe essere sempre la vita. ... Spero che la nostra Alice abbia la stessa curiosità verso il mondo della bambina di Carroll. Che sia solo un po' più simpatica, magari! … Pensi che sia un pensiero stupido?-

Trovai le tue labbra senza nemmeno guardarti. E ti baciai, così dolcemente da spaventare persino me stesso.

Come poteva essere stupido quello che avevi appena detto?

-No! Penso che sia meraviglioso!-  Ti risposi, quando allontanasti la tua bocca dalla mia.  -E Alice è perfetto! Il nome più bello che questa cricetina possa desiderare.-  Abbassai lo sguardo sulla tua pancia, rivolgendomi direttamente a lei.  -Che ne dici, cricetina? … Alice Leto! Suona bene, no?-

-Alice Ruby Leto suona meglio... -

La tua voce, dolce e commossa, mi colpì all'improvviso. E rialzai la testa.

Ruby! Mi sorprese il fatto di non aver pensato a lei in quel momento.

La mia adorata nonnina disgraziatamente ci aveva lasciati l'anno prima senza neanche avere avuto modo di conoscerti. Ma io ti avevo raccontato tutto di lei, dell'indomabile energia tipica delle signore del sud e della sua tenerezza, dell'immenso amore con cui aveva accolto mamma e Shan e me, appena poco più che in fasce, e del coraggio con cui ci aveva lasciati andare via.

E tu mi avevi consolato, tra le tue braccia, con i tuoi baci, quando i ricordi diventavano troppo dolorosi per essere affrontati con un semplice sorriso. Quel sorriso che aveva sempre contraddistinto quella gran donna di mia nonna.

Eppure io non avevo pensato a lei! Ma lo avevi fatto tu!

-Ti amo, Rica!-

Fu l'unica cosa che l'emozione mi consentì di sussurrarti, con gli occhi lucidi e il cuore in gola.

 

 

-Alice? … Come Alice Cooper?-

Esclamò il vocione rauco di Shannon mentre con il suo enorme dito indice sfiorava la guancia della nostra bambina, nata da pochissime ore, che sonnecchiava placidamente tra le braccia sicure di mia madre.

Eravamo entrambi sdraiati sul tuo letto d'ospedale e tu ti eri accoccolata sul mio petto, come fai di solito, mentre io non potevo fare a meno di guardarti e accarezzarti.

Era incredibile quello che era successo!

Avevi appena dato alla luce nostra figlia ed ora eri lì, tra le mie braccia. Con quel calore del tutto nuovo che ci stava avvolgendo. Cazzo, e dire che non sembravi neanche stanca! Sprigionavi vita dappertutto!

-Ma siete fatti con lo stampino tu e tuo fratello?-  Mi sussurrasti, alzando piano gli occhi verso di me.

Mi limitai a sorriderti e a baciarti di tanto in tanto. Poi, quando mamma si decise che aveva ormai monopolizzato a sufficienza la sua nipotina, e Alice aveva fatto brevemente il tour delle braccia e delle facce della piccola tribù di amici e parenti che si era radunata nella stanza, appoggiarono la nostra bambina sul mio petto mentre tu le reggevi delicatamente la schiena. Fu una sensazione indescrivibile. Era un po' stropicciata, la nostra batuffolina, ma stranamente non aveva tutte quelle rughette e screpolature dei neonati. Era bellissima … e rilassata. Esattamente come te.

Non so se avesse effettivamente già aperto gli occhietti, erano ancora due minuscole fessurine, però si era rivolta naturalmente verso di te, aggrappandosi con la sua minuscola manina al tuo dito. Sicuramente sentiva che tu eri lì, mentre la sfioravi sussurrandole qualcosa che solo voi due potevate capire.

Dici sempre che Ali, fisicamente, assomiglia a me in tutto e per tutto. Lo so che è vero, lo vedo anch'io e ne sono estremamente orgoglioso. Ma quello che c'è tra voi va ben oltre la pura somiglianza fisica. Lei è davvero una parte di te! L'avevi bombardata di ossitocina, come avevi già fatto con me, non negarlo!

-Guarda guarda … mio fratello, l'uomo di ghiaccio che piange!-

Lo stronzo di Shan interruppe quel momento magico quasi fosse diventato il suo nuovo obbligo morale.

Ma era vero. Avevo iniziato a piangere senza nemmeno accorgermene.

Pure Shannon aveva la voce strozzata da un groppo in gola. Si era commosso, anche se seguitava a fare lo spaccone per non darlo a vedere.

Tu scostasti lentamente la mano dalla schiena di Alice e asciugasti con cura le lacrime che mi bagnavano le guance. Trattenni le tue dita sulla mia faccia e socchiusi gli occhi, imprimendo quell'attimo dentro di me.

 

Hai idea di quanti istanti simili abbia immagazzinato in tutti questi anni trascorsi con te? Sono solo loro a mantenermi a galla in questi giorni.

Dio, Rica quanto mi manchi!

 

-Forza, ragazzi! Direi che è ora di levare le tende!-

Il buon senso di mia madre le suggerì di lasciarci un po' soli, noi tre.

-...Torniamo più tardi, okay? Voi due intanto godetevela!-

Si avvicinò a te, baciandoti la fronte e bisbigliandoti: -Grazie, tesoro! … Per Alice … per Jay … per tutto. Ti voglio bene!-

Sai quanto l'hai resa felice onorando il nome di sua madre? Ti ha adorato più ti quanto già non facesse per questo. Anche adesso è totalmente dalla tua parte e non passa giorno che non mi ripeta quanto io sia stato stronzo nei tuoi confronti. Anche se non ha capito ancora bene che cazzo ci sia successo, e a dirtela tutta, non l'ho capito bene neppure io. Rimane il fatto che lo stronzo sia io! D'altra parte ha ragione! Ma so che anche se te lo urlassi a squarciagola non ti basterebbe.

Non serve nemmeno dirti all'infinito che ti amo, più di qualunque altra cosa al mondo. Più della mia stessa vita.

Io però questo te lo dico lo stesso!

 

 ***

 

Non mi pentirò mai abbastanza di non aver scattato quella foto!

Probabilmente tu non hai neanche capito a quale foto mi stia riferendo, vero?

Già, come potresti … era una delle innumerevoli volte in cui istintivamente avevo preferito farti capire più con i fatti che con le parole quanto fossi preso da te!

Era più o meno la fine di ottobre, più o meno verso Halloween o giù di lì.

Ali non aveva ancora due mesi e le mie previsioni, nel suo caso, si erano rivelate nuovamente esatte. Era davvero la neonata più pacifica e tranquilla che potessimo desiderare.

Soprattutto tu, vero? Non ti ha mai fatto impazzire con le poppate o svegliandoci alle ore più improbabili della notte. Piangeva pochissimo e soltanto quando lo riteneva strettamente necessario.

Ed è sempre stata sana come un pesce.

Grazie al cielo, perché tra le tue allergie e la mia asma, ti ricordi quanto abbiamo temuto che venisse su gracilina? Invece deve aver ereditato il sistema immunitario indistruttibile dello zio Shan. Speriamo solo quello!

 

Ma se Alice era soltanto fonte di gioia per noi, in quei giorni erano ben altre le mie preoccupazioni. La causa con la Emi ci stava letteralmente estenuando ed eravamo seriamente arrivati al punto di rottura. Rifiutavano qualunque accordo minimamente ragionevole e cominciavamo a sentirci ridotti ad inutili pupazzi nelle loro mani. Stavamo producendo “This is War” con le nostre sole forze, creative ed economiche, ma l'uscita, tra una difficoltà e l'altra, continuava a slittare tanto che ci domandavamo se saremmo mai riusciti a pubblicarlo, se tutta la fatica e il sudore spremuto in questi anni fossero stati del tutto inutili. E se il nostro sogno non fosse arrivato definitivamente al capolinea.

Professionalmente parlando non era affatto un bel periodo.

So che te lo ricordi anche meglio di me, forse. Quante sfuriate e porte sbattute hai dovuto subire, amore? Quanti musi lunghi e silenzi?

Mi sei sempre stata vicina e io non ce l'avrei mai fatta se non ti avessi avuta al mio fianco. Non potrò mai farcela senza di te.

Comunque, ero rincasato, quel pomeriggio di fine ottobre, dall'ennesima riunione con i ragazzi e con lo staff dalla quale non era emerso nulla di positivo ma solo un altra vagonata di scazzi e tensioni. Ed ero talmente devastato che, appena in casa, mi ero buttato a peso morto sul divano senza nemmeno cercarvi per salutarvi, cosa che invece facevo d'abitudine. La casa era completamente avvolta nel silenzio e persi i sensi in un lampo.

Quando però mi risvegliai, non molto tempo più tardi, il primissimo istinto fu quello di vedervi, come se ci fosse qualcosa di stonato in quel silenzio, e fu allora che vi trovai entrambe in camera nostra.

 

Mi mancò il respiro. Cristo Santo, eravate semplicemente meravigliose.

 

Tu eri distesa sul nostro letto e stavi allattando Ali. Con indosso soltanto una delle mie camicie a quadri, quella blu e rossa. La tua preferita.

Ho quest'immagine davanti ogni volta che chiudo gli occhi. Soprattutto adesso, che non sei con me.

Perché non avevo la mia Reflex a portata di mano?

Avrei potuto perdermici, dentro quella foto. Tu, così bella, seminuda … e il nostro piccolo angelo che prendeva il suo nutrimento dal tuo seno.

-Ehi! … Quando sei tornato?-  Bisbigliasti piano per non disturbare la nostra piccola, tutta intenta nel suo delizioso pasto.

-Non lo so! Non da molto. Mi sono appisolato un attimo sul divano, scusami.-

Meccanicamente avevo cominciato a togliermi la felpa e i pantaloni.

-Sei a pezzi, Jared!-  Continuasti, sempre con un tono di voce appena soffiato.

Il tuo viso però mostrava tutta la preoccupazione che avevi per me in quel momento.

-... Non va bene, vero?-

Scossi la testa.

-No! … Ma non voglio pensarci ora. Ora voglio stare solo con voi due!-

Ed era vero. Voi eravate la mia isola felice. Varcata la soglia di casa nostra, tutto tornava ad avere un senso. Ad essere … perfetto.

Ti scostasti un po' dai cuscini a cui eri appoggiata per farmi spazio dietro di te e io ti accontentai immediatamente. Era così bello quando allattavi Ali quasi sdraiata su di me.

-Comoda?-

Mugugnasti solo un po', ridacchiando in silenzio.  -Abbastanza, grazie! … Se ti dovesse andare male con la musica, potresti sempre riciclarti come divano!-

Il mio sguardo scivolò via in fretta dal tuo seno scoperto, altrimenti non avrei potuto resistere ancora a lungo, fino a fermarsi sul profilo di nostra figlia. Sapevo già di amarvi alla follia, ma credo fu quello il primo momento in cui mi scoprii perdutamente innamorato di voi. Non esisteva null'altro, oltre voi due. Tutto quello che avevamo passato, le nostre vite, anche prima di incontrarci, l'amore e la passione che ci legava, tutto era racchiuso in quei quattro chili e poco più che stavi stringendo tra le braccia e che sembravano sorridermi gioiosi, anche nel dormiveglia.

-Rica!-  Esclamai ad un tratto, a voce un tantino troppo alta, mentre vi cullavo entrambe.

-Sshh! … Chiudi quel forno per un attimo, Jay!-

Arrossii per la vergogna. Stavo quasi per svegliare Alice, idiota che non ero altro!

Presi a strofinare la punta del mio naso contro la tua nuca, proprio dietro l'orecchio, in una delle tue zone più sensibili, baciandoti il lobo ad ogni passaggio.

-Scusa piccola! …-  Continuai, sussurrando a voce bassissima stavolta.  -... È che stavo pensando ad una cosa ...-

Sghignazzasti piano. Come fai sempre quando non mi prendi sul serio.

-Porca miseria! Devo preoccuparmi?-

Ti strinsi un po' più forte, insistendo con il mio tocco leggero sul collo. Stupidamente in quel momento pensavo che sarebbe bastato quello a farti capitolare.

-Sposami!-

Girasti la testa di scatto, fissandomi ad occhi e bocca spalancati.

-Questa poi! … E perché?-

Eri sul serio incredula! E il fatto che realmente tu non ci avessi mai nemmeno pensato mi scioccò un tantino.

-Siamo una vera famiglia ora, no?-

Annuisti piano.

-... C'è Alice, adesso! … E lo sai che ti amo più di ogni altra cosa al mondo.-

Ricambiai il sorriso silenzioso che ti si allargò spontaneamente sul viso alle mie ultime parole.

-Tu non vuoi sposarti? … Con me?-

Spostasti il tuo braccio sinistro dietro la mia testa, reggendo nostra figlia solo con l'altro. E avvicinasti il mio naso alle tue labbra. Un soffio delicato.

-Noi siamo una famiglia!-  Sussurrasti decisa.   -Alice, tu e io. … E anche io ti amo più di ogni altra cosa al mondo. … Ma no! Non ci sposeremo! … Mi conosci bene oramai e lo sai che non ci ho mai tenuto. E nemmeno tu. Capisco che il fatto di essere diventati genitori sia una cosa … che sta sconvolgendo tutte le nostre certezze. Mi sveglio ogni mattina con il terrore di fare qualche irrimediabile cazzata. Quindi immagino come possa sentirti tu. Che di cazzate ne combini anche troppe già di tuo!-

Ti interrompesti un secondo per ridermi in faccia. E per baciarmi subito dopo.

-... Ma, davvero, Jay! Non abbiamo bisogno di un matrimonio. Non è già perfetto così?-

Sì! È perfetto così!

 

 

***

 

 

NOTE FINALI: 
- Finalmente siamo giunti all'ultimo capitolo del "sermone" di Jared. Con questo si conclude anche la seconda parte della storia. Non temete, la terza ed ultima parte sarà più breve e spero indolore. Ringrazio comunque i lettori che sono riusciti a resistere fin qui x la pazienza dimostrata, sono davvero ammirata!
- Alice in Chains: band grunge anni 90 che porto ancora nel cuore <3!; Alice Cooper: icona dell'hard rock!
- Ruby Metrejon è realmente la mitica nonna dei Leto, citata in più occasioni. Lo so, che Stucchevolezza, vero?
- La causa con la Emi è accennata per sommi capi. All'epoca in cui ho scritto non avevo ancora visto Artifact per intero. Mi scuso per la superficialità e le inesattezze.

 

NOTE FINALI: 

- Finalmente siamo giunti all'ultimo capitolo del "sermone" di Jared. Con questo si conclude anche la seconda parte della storia. Non temete, la terza ed ultima parte sarà più breve e spero indolore. Ringrazio comunque i lettori che sono riusciti a resistere fin qui x la pazienza dimostrata, sono davvero ammirata!

- Alice in Chains: band grunge anni 90 che porto ancora nel cuore <3!; Alice Cooper: icona dell'hard rock!

- Ruby Metrejon è realmente la mitica nonna dei Leto, citata in più occasioni. Lo so, che Stucchevolezza, vero?

- La causa con la Emi è accennata per sommi capi. All'epoca in cui ho scritto non avevo ancora visto Artifact per intero. Mi scuso per la superficialità e le inesattezze.

 

 

   
 
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