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Autore: Nuel    15/12/2014    5 recensioni
Draco Malfoy sta per sposare Asteria Greengrass e vuole un matrimonio in pompa magna. Ad aiutarlo in questa impresa c’è la sua fidanzatina dei tempi della scuola: Pansy Parkinson, ma quand’è che Pansy ha perso la corona in favore della piccola, ingenua Asteria? A Draco piacerebbe saperlo, ma quello che gli importa veramente è che tutte le donne della sua vita siano ancora intorno a lui.
♣ Questa fanfiction si è classificata quarta nel contest "There’s Something About Draco… ~ Tutte pazze per Draco" indetto da MmeBovary sul forum di EFP
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Narcissa Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Tutte le donne della sua vita



Draco era un uomo fortunato.
Mentre leggeva il Profeta della domenica, ne era perfettamente consapevole: le tre donne della sua vita erano tutte in quella stanza, immerse in una conversazione che aveva lui per soggetto ed il suo ego ne era semplicemente deliziato.
    Aprile stava pigramente scivolando in Maggio, l’aria fresca e frizzante accarezzava le cime degli alberi, tra i cui rami era tutto un cinguettio ed un frullare d’ali ed il giardino era una distesa di verde brillante, bordata di aiuole di fiori colorati che sua madre sceglieva ogni anno e faceva piantare da elfi domestici tremanti e servizievoli, ben lungi dal volere la libertà che qualche donnetta priva di eleganza e di educazione voleva imporre loro. A coronare un mondo sul sentiero della perfezione, il giorno del suo matrimonio si stava avvicinando.
    Un ghigno soddisfatto gli tese le labbra nello scoccare uno sguardo al quadretto domestico davanti ai suoi occhi, immerso nella luce calda della tarda mattina che entrava dalle grandi vetrate a rombi del salotto: sua madre sedeva, come una regina in trono, sulla poltrona Luigi Filippo che tanto amava, con la lunga lista degli invitati in una mano ed una elegante piuma nell’altra, mentre Asteria e Pansy commentavano gli invitati che avevano aderito all’invito in base all’utilità sociale che avrebbero avuto per lui.
    Secondo i conti di Draco, fino a quel momento, avevano accettato all’incirca centoventi invitati, mago più, mago meno ed era un buon risultato per un Mangiamorte che si stava riscattando a suon di donazioni. I galeoni uscivano dalla camera blindata dei Malfoy alla Gringott a velocità impressionante, dalla fine della guerra, ma, presto, ne sarebbero entrati tanti da risarcire qualunque perdita, grazie alla generosa dote di Asteria.
    Non che stessero rischiando il tracollo finanziario: essere padroni di tre quarti del Wiltshire garantiva un afflusso continuo e consistente di sterline ai loro conti in banche babbane che venivano rapidamente convertite in galeoni. Il denaro non ha odore e disprezzare apertamente Babbani, Sanguesporco e Mezzosangue non era più molto di moda, quindi Draco si limitava a fare buon viso a cattivo gioco, ringraziando i suoi avi per aver così saggiamente investito il loro oro in tempi in cui lo Statuto Internazionale di Segretezza era lungi dal venire.
    « Oh no! » la voce leggermente stridula di Pansy lo distolse dai suoi pensieri « Non possiamo mettere Mafalda Hopkirk allo stesso tavolo dei coniugi Diggory! » sospirò « Draco, perché hai voluto invitare anche i Diggory?! » piagnucolò abbassando le spalle in un moto di stanchezza.
    « Io, invece, credo che al vecchio Amos potrebbe interessare sapere quanto la Hopkirk apprezzi la Granger » le rispose sogghignando. « Non vedo perché non cogliere l’occasione di metterle i bastoni tra le ruote per quella sua ridicola proposta di legge sugli elfi domestici » strascicò Draco « e comunque, mia cara Pansy, voglio almeno un invitato per ogni fottuto... »
    « Draco! » lo riprese Narcissa.
    « Scusa, madre. Dicevo, voglio almeno un rappresentate di ogni ufficio del Ministero della Magia, al mio matrimonio. Non mi importa se devo pagarli, li voglio e i Diggory hanno perso un figlio, come ben ricorderai. La loro presenza è particolarmente significativa ». 
    « Ve bene, come vuoi tu, Draco » cinguettò Pansy, allegando il biglietto di felicitazioni dei Diggory alla busta con il numero “37” scritto a grandi cifre cerchiate.
    « Perché è tanto importante, Draco? » la voce di Asteria era miele per le orecchie ed il giovane Malfoy chiuse e piegò il giornale, riponendolo sul tavolo prima di alzarsi e raggiungerla, mettendosi alle spalle del divano dallo schienale dalla cornice di legno modellata in curve sinuose.
    « Perché, mia cara, » si chinò a baciarle i capelli « l’opinione pubblica è importante e la presenza di tanti dipendenti del Ministero al nostro matrimonio non farà che ribadire la nostra piena assoluzione! » le spiegò con quel pizzico di condiscendenza con cui sempre si rivolgeva a lei. 
    « Asteria, hai già scelto i segnaposto? » si intromise Pansy, senza guardarla.
    « No, scusami Pansy! Lo farò oggi pomeriggio, te lo prometto! » le rispose la secondogenita Greengrass, arrossendo delicatamente.
    Pansy sospirò e le rivolse un sorriso stiracchiato. « Mi raccomando, mia cara, altrimenti non  farò in tempo! » fece il verso a Draco nel rivolgersi alla ragazza che, pur avendo solo due anni meno di loro, sembrava molto più ingenua.
    « Non sapremo mai come ringraziarti, Pansy » si intromise Narcissa, con tono deciso, che fece scattare la donna in piedi, ben consapevole di non potersi permettere le stesse libertà che si prendeva con Asteria, con la signora Malfoy.
    « È un piacere, Narcissa! Adoro organizzare eventi e non avrei mai rinunciato al matrimonio di Draco! » seppure il tono fosse lieve, non sorrideva più: il senso delle sue parole era chiaro alla madre come al figlio: erano tutti convinti che Pansy e Draco si sarebbero sposati, un giorno, loro compresi. « Ora è meglio che vada, mio marito rientrerà tra poco. Allora a presto, Narcissa. Asteria, aspetto il tuo gufo ».
    « Ti accompagno, Pansy » si propose Draco, mentre le donne si congedavano. Le aprì la porta, lasciandola uscire e la richiuse, tendendo l’orecchio e guardandosi rapidamente intorno, prima di prenderla per i fianchi e baciarla possessivamente, con la passione e l’urgenza che non danno il tempo di dire nemmeno una parola.
    Le mani di Pansy salirono lungo le sue braccia, le dita si intrecciarono dietro la sua nuca e per una manciata di istanti il tempo parve fermarsi, poi, il sorriso tornò sulle sue labbra truccate ed il viso da carlino si contrasse in una smorfia divertita che le toglieva dieci anni e la faceva tornare ad essere la ragazzina a cui Draco aveva dato il primo bacio, quella con cui aveva fatto le prime, impacciate esperienze, quella che lo coccolava nella sala comune di Serpeverde e lo spalleggiava, qualunque sciocchezza si fosse messo in testa di fare.
    « Devo andare sul serio, Draco » miagolò lei, sciogliendo le dita ed accarezzandogli il viso.
    « Lo so, » rispose lui, lasciandola « ma prima devo darti una cosa » le sorrise furbescamente e le fece cenno di incamminarsi verso l’ingresso, mentre infilava una mano nella tasca interna della giacca. « Voglio che lo indossi al mio matrimonio » le disse, quando raggiunsero il portone e le porse l’astuccio. 
    Pansy sgranò gli occhi, ricevendo l’astuccio di velluto nero. « È... » ma rimase senza parole quando aprì la scatolina.
    « Sposerò Asteria, ma anche tu sarai al mio fianco e... » le disse Draco, prendendo la sua mano sinistra nella propria, toccando la fede al suo anulare come se ancora non riuscisse a credere che Pansy avesse davvero sposato un altro uomo. « È abbastanza grande da coprirla ».
    « Oh, Draco! » esclamò lei « Hai sempre saputo come conquistare una ragazza! »
    Draco rise, togliendo l’anello dalla sua custodia, mentre Pansy gli porgeva la mano per farselo infilare al dito. « Spero che tuo marito non ti faccia troppe domande » si scusò, mentre glielo spingeva fin sopra la fede.
    « Non preoccuparti: sa che adoro spendere i suoi soldi! »
    « Mia madre e Asteria ne indosseranno due uguali; uno smeraldo per la sposa e un diamante per la madre dello sposo. Appartengono alla mia famiglia da secoli » le spiegò con tono pacato « Credo sia giusto che ne abbia uno anche tu ».
    « Uno zaffiro come premio di consolazione? » 
    « Uno zaffiro per l’amica di tutta la vita ». Draco le sollevò galantemente la mano e le baciò le dita non proprio affusolate. Pansy era rimasta bassina e un po’ tonda, non aveva la presenza fisica che ci si aspetta da una signora Malfoy, ma, quando andavano a scuola, a Draco non era importato: Pansy lo capiva, forse perché era nata in una famiglia simile alla sua, forse perché anche suo padre era un Mangiamorte. 
    Forse proprio per questo, dopo la fine della guerra, si erano allontanati: due figli di altrettanti seguaci del Signore Oscuro non si sarebbero mai potuti sposare e sperare di lavare l’illustre nome delle loro famiglie e poi, naturalmente, c’era stata  Asteria, la dolce, ingenua Asteria, cresciuta come un fiore di serra, per diventare la moglie di un Purosangue.
    Draco non si era accorto di lei fino al settimo anno, anche se lei era nella sua Casa già da cinque anni. Doveva averla conosciuta, durante il quinto anno, quando era diventato Prefetto, ma l’aveva rimossa: troppo infantile, probabilmente, troppo tranquilla rispetto alla dirompente Pansy e, forse, persino insignificante accanto all’appariscente Daphne. Asteria lo aveva affrontato quando tutti lo temevano, quando persino Pansy sembrava non essere più tanto a proprio agio con lui.
    Asteria gli era rimasta impressa come le cinque dita sottili che gli avevano colpito il viso, una sera di Dicembre, nella sala comune di Serpeverde.
    Asteria non era infantile e nemmeno tranquilla, tanto meno era insignificante. Semplicemente, Asteria Greengrass pensava di poter andare per la propria strada, senza curarsi degli altri e detestava che qualcuno le mettesse i bastoni tra le ruote. Draco l’aveva fatto; senza saperlo, certo, ma l’aveva fatto e a lei non importava che lui fosse un Mangiamorte, che fosse a stretto contatto col Signore Oscuro o che fosse stato coinvolto nell’omicidio di Silente. A lei importava che lui si era messo sulla sua strada e, coi suoi quindici anni appena compiuti, aveva attirato su di sé l’attenzione dello studente più temuto e detestato della scuola.
    Quando Asteria l’aveva schiaffeggiato, davanti ai loro compagni di Casa, Draco aveva avuto la sensazione che tutti avessero trattenuto il respiro, persino Pansy, che l’attimo dopo era calata sulla piccola Greengrass come un falco. Daphne aveva dovuto intervenire in difesa della sorella. Pansy aveva preso a detestarla.
    Quell’anno, non si era tenuta la consueto festa di Natale, al maniero: col Signore Oscuro come ospite, non era pensabile invitare metà delle conoscenze di suo padre, così aveva rivisto Pansy solo al momento di ritornare a scuola, quando, con gli occhi ed il naso rossi ed un cipiglio che voleva mascherare, senza riuscirci, le giornate passate a piangere, gli aveva detto che suo padre l’aveva promessa ad un altro.
    La guerra non era ancora finita, ma Parkinson si era, ormai, reso conto che i Malfoy non godevano più del favore del Signore Oscuro ed aveva fatto la scelta migliore per tutelare la propria figlia e se stesso.
    Con l’inizio del nuovo anno, Draco aveva dichiarato guerra ad Asteria Greengrass. Non gli faceva onore battibeccare con una ragazza più giovane di lui di due anni e, per di più, Serpeverde, ma in qualche modo doveva sfogare la frustrazione che stava accumulando, giorno dopo giorno. Verso la fine di aprile, l’aveva fatta piangere. Draco non ricordava di essersi mai sentito così meschino, prima di allora.
    Poi Potter era tornato a Hogwarts, la guerra era finita, erano cominciati i processi. Suo padre e lui erano stati, incredibilmente, scagionati. Draco non era sicuro di come fosse stato possibile: forse era stato merito di Potter, ma, nonostante l’assoluzione, lui continuava a sentirsi colpevole. 
    Era stato allora che Lucius l’aveva convocato nel suo studio; Draco ricordava le sue parole ed il suo volto stanco come se fosse accaduto la sera prima: “Draco, non importa quello che è successo, il nome Malfoy conta ancora qualcosa e spetta a te dimostrarlo. È arrivato il momento che tu scelga una sposa e pensi al futuro di questa famiglia; c’è una ragazza che vorresti sposare?”. Per tutta la vita, Draco aveva pensato a quel momento come ad una doccia fredda, a qualcosa a cui non sarebbe mai stato pronto, invece, aveva scoperto di esserlo. Aveva fatto l’unico nome che gli fosse venuto in mente: Asteria Greengrass. 
    Aveva pensato che il padre di lei avrebbe rifiutato. 
Non sapeva come avrebbe reagito all’umiliazione di un rifiuto, ma era pronto. Greengrass, però, aveva acconsentito.
    Si era immaginato una fidanzata recalcitrante e ostile, invece Asteria gli aveva sorriso, le guance si erano imporporate deliziosamente e, da quel giorno, tra lei e Pansy si era instaurato uno strano equilibrio, come se le due nascondessero un segreto che le accomunava. A Draco piaceva pensare di essere lui quello che avevano in comune.
    “Oh, Draco, sapevo che avresti scelto lei” gli aveva detto Pansy, baciandogli una guancia, quando le aveva raccontato del suo fidanzamento, poi avevano fatto l’amore. Pansy si era sposata la settimana successiva. 
    « Un galeone per ogni tuo pensiero, Draco! » rise Pansy, ancora ferma sulla porta. Aveva smesso di rimirare l’anello e guardava lui.
    « Pensavo solo a quanto mi manchi » le rispose Draco, sorridendole e accarezzandole il viso. Il giorno in cui Pansy si era sposata, Draco l’aveva trascinata, con una scusa, lontano dallo sposo e dagli invitati, le aveva divorato le labbra, l’aveva accarezzata sopra l’abito bianco che le stava d’incanto, ma non si erano mai più spinti oltre: avevano stabilito il nuovo limite del loro affetto, il punto in cui il desiderio diventata un’affinità diversa.
    « Tra poco sarai troppo impegnato con la tua adorabile mogliettina per pensare a me! » ridacchiò Pansy.
    « Vorrei che non fosse così ingenua: non mi farei tanti scrupoli a tradirla! »
    Pansy rise, una nota alta e vivace ed un sorriso saputo a distenderle le labbra. « Oh, Draco! » cinguettò mentre attraversava la porta e lo salutava con la mano « Non esistono donne ingenue! »
 
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Note dell’autore:
- In antichità lo smeraldo veniva regalato alla sposa perché, qualora avesse tradito il consorte, la pietra si sarebbe frantumata in mille pezzi, rivelando la verità; i diamanti, considerati le lacrime degli dei, secondo la tradizione hanno la proprietà di sciogliere gli incantesimi o rivelare la verità e rappresentano la solidità e la perfezione; il nome zaffiro, che in greco significa “azzurro” pare di derivazione dall’ebraico “sappir” cioè “la cosa più bella” ed è associato alla pace ed alla felicità, all’intuizione ed allo spirito. 

- Questa fanfiction partecipa al contest "There's Something About Draco..." indetto da MmeBovary sul forum di EFP con il "Pacchetto 15 – Serpeverde + Serpeverde – divieto: 
Pansy e Asteria – vietato il genere comico 
Nota: personalmente amo questo triangolo. Con Pansy Draco ha una complicità amichevole e un rapporto che, seppure solo accennato nei libri, lascia intendere profonde sfumature. Asteria è colei che lui finirà per sposare. Ma che altre trame si sono dipanate tra questi tre prima dell’ascesa all’altare al braccio della Greengrass?" .

Come sempre, per aggiornamenti, chiacchiere e news, potete trovarmi sulla mia pagina FB!
   
 
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