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Autore: Tina_Legolas    15/12/2014    4 recensioni
Una sera, il bosco, una scoperta e la consapevolezza di essere legato a questa scoperta più di ogni altro essere vivente. Un piccolo fiore che gli farà scoprire cosa vuol dire crescere e che ci sono cose più importanti nella vita oltre un regno, che ci sono legami indissolubili anche se non legati dallo stesso sangue.
Legolas scopre così di voler crescere quella nuova vita contro il volere del padre, si rifugerà a Gondor dal caro amico Aragorn, ma l'ombra di Thranduil vivrà sempre nei pensieri del giovane elfo.
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Arwen, Eldarion, Legolas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7
 

“Posso conoscere mia nipote?” chiese una voce che Legolas immediatamente riconobbe e che gli fece perdere un colpo al cuore sentendo quelle parole. Non poteva credere di aver sentito quella domanda.

Lentamente si voltò alzando lo sguardo sul padre.

“Adar...” sussurrò appena stringendosi la piccola al fianco.

“Posso...io...” disse il re sussurrando non sapendo come affrontare la situazione, era sicuro di se fino a pochi attimi prima d'incrociare di nuove il suo sguardo con quello del figlio.

Ma non finì la frase che Legolas si lanciò fra le sue braccia, Thranduil colto alla sprovvista rimase spiazzato.

“Oh figlio mio” disse stringendolo a se “Sono stato uno sciocco...perdonami...” sussurrò al suo orecchio passandogli una mano fra i lunghi capelli biondi così simili ai suoi.

Legolas si scostò appena sorridendo alla bambina, aveva gli occhi lucidi, ma cercò di scacciare le lacrime.

“Come si chiama?” chiese il re.

“Miriel...” sussurrò sistemando alcune ciocche nere dietro le orecchie a punta della piccola.

“Posso?” disse alzando le braccia.

Legolas non poteva ancora crederci, ma gli porse la bimba. Aveva scorto in lontananza lord Elrond e questo gli aveva sorriso tranquillizzandolo.

Thranduil la prese fra le braccia, ma la piccola si irrigidì un po' guardando il sovrano come spaventata.

Legolas le accarezzò la piccola schiena sorridendole.

“Così sei scappato per lei....” sussurrò.

“Si...non potevo permettere che...Ada l'ho salvata da morte certa, sono legato a lei più di qualsiasi altro legame...”

“Più del nostro?” chiese il padre.

“Come il nostro” precisò il figlio.

Thranduil abbassò il viso verso la piccola e le accarezzò una guancia.

“Imparerà a conoscerti...” sussurrò Legolas sorridendo.

“Lo spero se vorrà essere principessa...” sorrise Thranduil “Potrai tenerla, ion e potrai tornare a Bosco Atro quando vorrai”

Delle sottili lacrime gli bagnavano le guance, ma Legolas non se ne curò riprendendo fra le braccia la piccola.

“Perchè questo cambiamento?” chiese prendendo un po' di coraggio.

“Perchè qualcuno mi ha aperto gli occhi su quanto ti avrei ferito separandoti da questa bambina e non mi interessa più se è una mezz'elfa, se non avrà il nostro sangue...” disse prendendo un lungo respiro “Mi interessa solo che tu stia bene.....e mi mancavi terribilmente...” sorrise alla fine.

“Lei sarà mia figlia a tutti gli effetti, vero?”

“Si, ion...” disse guardandolo negli occhi.

“Ma non sono ancora sicuro di poter tornare a casa”

“Posso capirlo...” disse il padre abbattuto abbassando lo sguardo.

“Ho bisogno di più tempo...”

“E non credo che a noi questo manchi...”

“No, non credo...”

 

**

 

“Quando parti?” chiese Aragorn.

Stavano camminando per i corridoi del palazzo da quasi mezz'ora seguendo la piccola correre di fronte a loro quando il sovrano trovò il coraggio di porre la domanda.

“Tu non vuoi che parta” sorrise Legolas avendo già capito cosa stava pensando l'amico.

“No, l'ammetto...”

“Non lo so, non so se voglio tornare a casa...non...non riesco...”

“A fare cosa?”

“A fidarmi di mio padre...” sospirò.

“Credi che ti abbia mentito?”

“Credo? Mi ha mentito per quasi tremila anni, Estel...Fingere di voler quella bambina e poi una volta a Bosco Atro strapparmela sarebbe da lui”

“E allora rimani!”

“Non posso approfittarmene così...”

“Non ti stai approfittando di nulla! E lo sai...e poi solo quello che stai facendo con Eldarion equivale a un miracolo...”

Legolas sorrise.

“Miriel non correre!” le disse raggiungendola in pochi e veloci passi sorridendo quando la prese fra le braccia.

“Sono suo figlio Estel dovrei fidarmi di lui, ma non ci riesco...” sussurrò diventando improvvisamente triste.

“Tuo padre è ancora qui, probabilmente aspetta una tua risposta...”

“Lo so...ho bisogno di schiarirmi le idee, ancora per un po'...” disse guardandolo negli occhi mentre la piccola si sistemava fra le sue braccia chiudendo gli occhi.

“Su di morale, questa è anche casa tua e tuo padre non può decidere nulla in un regno non suo”

“Oh Estel non sfidarlo, scateneresti una guerra” Legolas sorrise all'amico.

“No, non lo farà...”

“Sicuro? Penso di conoscerlo meglio di te...”

“Non lo farà...”

“Ma si arrabbierà oltre ogni modo se mai dovessi dirgli che non tornerò nel nostro regno con lui...”

“E tu lascialo arrabbiare. Non mi risulta che sia la prima volta”

“No, ma non è mai piacevole...”

“Sta dormendo...” sorrise Aragorn guardando la piccola.

“Si...forse dovremmo tornare...”

“Portala nelle vostre stanze, ci vediamo più tardi...”

 

**

 

“Legolas...” Eldarion bussò delicatamente alla porta del principe ben sapendo che probabilmente l'aveva già udito camminare per il corridoio “Stiamo scendendo a cena”

“Eldarion...entra...” lo chiamò l'elfo.

Il figlio di Aragorn ed Arwen aprì la porta sorridendo all'elfo.

“Non hai fame?”

“No, ma non ne ho mai per cui” sorrise Legolas sistemando i capelli alla piccola che continuava a muoversi non permettendogli di finire il lavoro “Eldarion...mio padre...”

“Si c'è anche lui...ma è normale che faccia paura?”

“In che senso?”

“Non lo so...mi fa paura...”

“Non sei il primo che me lo dice...” sorrise Legolas.

“Mi guarda male...”

“No, guarda chiunque così, non guarda male te...” sospirò l'elfo “Ma è anche probabile che ti guardi male...non farci caso...”

“Ah bhe, se la metti così...”

Legolas scoppiò a ridere guardando il ragazzino sulla porta.

“Senti, ma...non vorresti mangiare in stanza? Ti faccio compagnia?”

“Eldarion...”

“Era una proposta...” disse non curante, non aveva molta voglia di presenziare alla cena.

“No, ora scendiamo...” sorrise il principe prendendo in braccio la bambina “E non è ancora detto che io parta, magari entro domani mio padre sarà in viaggio per far rientro al regno e io resterò qui...”
“Davvero?” chiese Eldarion con occhioni talmente sgranati che sembravano supplicarlo, lo stesso sguardo che aveva Estel quando era piccolo, a Gran Burrone.

“Si...è molto probabile, ma tu non farne parola...” sorrise avvicinandosi al ragazzo posandogli una mano sulla spalla “Non ho ancora deciso, ma è molto probabile che mi fermi...”

Eldarion l'abbracciò subito stando attento alla piccolina fra le sue braccia alla quale diede un piccolo bacio sulla guancia.

“Eldarion anche se rientrassi nel mio regno tornerei poco dopo, non sto partendo per Valinor!” rise Legolas accarezzandogli la nuca con la mano libera.

“Ma io non voglio...”

“Eldarion...” sorrise Legolas “Non vado da nessuna parte ora, hai paura che scappi da qui alla sala da pranzo?” gli disse baciandogli la nuca “Su, scendiamo...guardami Eldarion”

Il giovane alzò lo sguardo sul principe asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.

“Primo, non piangere. Secondo, non scapperò di qui. Terzo, ho saputo che in cucina stanno preparando alcuni dolci. Questa notte scendiamo...ti va?”

“Si...”

“E allora andiamo, forza...”

 

**

 

“Devo ringraziarvi per la vostra accoglienza” disse Thranduil rivolto ai due sovrani.

“Non fatelo, ci avete colto alla sprovvista, non è nulla di che...anzi perdonateci per aver saputo all'ultimo della vostra presenza, avremmo fatto un banchetto in vostro onore” rispose il sovrano di Gondor. Legolas, seduto alla sinistra del padre, non poteva essere visto in viso da questo per cui si era limitato ad alzare le sopracciglia e lanciargli un'occhiata, sapeva che Aragorn probabilmente era a conoscenza dell'arrivo di suo padre, ma era anche molto bravo a mentire quando voleva. Elrond sorrise appena al principe quando lo vide fissare Aragorn.

“Sire, quanto vi fermate? Spero che restiate a Gondor qualche tempo...” chiese Arwen.

A Legolas si bloccò il cuore, qualche tempo non era contemplato nella sua mente.

“Mi dispiace, ma penso che partirò a breve. Purtroppo devo rientrare nel mio regno...e spero che Legolas venga con me”

“Io non ho ancora deciso ada, ne abbiamo già discusso...”

“Lo so, ma ciò non toglie che io lo speri. Sono tuo padre...”

Legolas teneva in braccio la piccola Miriel e la imboccava facendola mangiare.

“Non dovresti tenerla in braccio mentre mangia, si abituerà a questo e non riuscirai più a farla mangiare seduta su una sedia”

“Ada...quando crescerà ci penserò, ora per me va bene così...” disse Legolas non alzando lo sguardo dalla bambina.

Il padre si ammutolì tornando a guardare il suo piatto, non aveva ancora toccato cibo, ma era normale per gli elfi non mangiare come mangiavano gli umani e spesso presenziavano alle cene senza mettere in bocca nulla.

Elrond guardò l'amico sospirando, aveva notato che Thranduil stava cercando di parlare col figlio, ma questo, credendo che lo correggesse o recriminasse, continuava a rispondergli in modo scortese. Thranduil non voleva essere scortese ovviamente, era il suo modo di fare, non voleva dirgli che quella bambina sarebbe stata viziata, ma non conosceva parole d'amore o dolci.

Lo vedeva ferito, forse l'unica volta nella sua vita aveva visto il vero animo di Thranduil. Il suo punto debole era il figlio e solo il figlio poteva ferirlo come non mai solo con semplici parole. Spesso era arrabbiato con lui, ma non riusciva a mantenere quella rabbia a lungo senza pensare alla moglie che troppo giovane li aveva lasciati entrambi lasciando un padre inesperto e un figlio troppo piccolo per capire.

“Legolas, forse potresti mostrare a tuo padre la stanza di Miriel...” provò a proporre Elrond, il principe si fidava di lui e aveva l'impressione che lo considerasse come un padre.

“Forse...domani...” rispose il principe.

“Mi farebbe piacere” sorrise appena Thranduil.

Eldarion, seduto al fianco di Elrond, non osava alzare lo sguardo intimorito dal re elfico.

“Se...se vuoi posso aiutarti...” propose il padre.

“A fare cosa?” Legolas alzò subito lo sguardo fulminando il padre “A fare cosa ada? Tu cosa hai fatto per me? Dove mi hai aiutato? Mi hai fatto istruire da chiunque, tu non ti sei minimamente interessato di me e di cosa io stessi facendo, mi hai fatto addestrare, mi hai voluto capitano delle guardie anche se io non lo volevo, ma ho acconsentito...”

“Legolas!”

“Mi hai vietato di tenere questa bambina, avresti potuto riconquistare la mia fiducia, ma non l'hai fatto...” disse ringhiamo con la bambina stretta al petto scattando abbandonando la stanza.

Tutti i presenti si immobilizzarono e per poco si permettevano di respirare.

Arwen, senza scusarsi, abbandonò la stanza seguendo Legolas. Eldarion silenzioso seguì la madre lasciando Elrond ed Aragorn con il sovrano elfico.

“Mio signore...”

“Mio figlio ha ragione è inutile che cerchiate di dirmi qualsiasi cosa...” disse abbattuto.

“Tuo figlio è solo ferito, Thranduil...ti ricordi quando tu eri così con tuo padre?” chiese Elrond, lui lo conosceva sicuramente meglio di Aragorn.

“Si, ma io...non ho mai avuto il coraggio di ribellarmi a lui, quello che non manca a Legolas”

“Legolas è ancora più motivato a muoversi contro di lei per via della bambina...è normale che si comporti così...” chiarì Aragorn.

“Se tu avessi avuto Legolas molto prima e tuo padre ti avesse impedito di crescerlo come avresti reagito Thranduil?” chiese Elrond “Esattamente come lui...per cui non crucciarti. Ci vorrà del tempo, ma tuo figlio ha bisogno di te e per tutto questo tempo ha sentito la tua mancanza...”

Il sovrano sospirò passandosi una mano sulla fronte.

“Speriamo...”

“Pensavi di aver finito di combattere?” sorrise Elrond.

“Sinceramente lo speravo, ho combattuto diverse guerre nella mia vita...l'anello distrutto...credevo di poter passare qualche anno di pace...” Thranduil sorrise.

 

**

 

“Legolas...” Arwen lo seguì bloccando la porta dei suoi appartamenti prima che questa venisse chiusa sbattendo.

“Ti prego Arwen lasciami solo...”

“No! Tuo padre vuole davvero aiutarti...”

“Aiutarmi? Arwen non l'ha mai fatto in vita sua! Era solo il suo ego che parlava, io ero e sono un modo come un altro per accrescere il suo potere. Mi vede come se fossi uno dei suoi gioielli, solo che a differenza di quelli io cammino e respiro, ma ai suoi occhi sono uguale!”

“Smettila! Non è vero! Tu l'hai ferito adesso e lo sai...”

“Lui ha ferito ancora di più me”

“Legolas, tuo padre forse non è nato per essere genitore, ma ci ha provato!”

“Provato? Obbligarmi a combattere in tenera età è provare? E' provare farmi addestrare con l'esercito prima che io compissi cento anni? Gli altri ragazzi non avevano idea di cosa fosse una spada, io già combattevo contro dei soldati. Non ho mai conosciuto il gioco, non ho mai conosciuto cosa volesse dire passeggiare con mio padre, sorridere con lui...nulla di tutto questo...perchè dovrei farmi aiutare da lui?” disse guardando la sovrana negli occhi. Sospirò poco dopo andando a posare la piccola a terra vicino a dove teneva tutti i suoi giochi.

“Legolas...”

“Eldarion torna in sala” la madre lo richiamò subito, ma il ragazzo andò incontro all'elfo abbracciandolo.

“Ciao Eldarion...” Legolas stava dimostrando un'incredibile dolcezza con i ragazzi, al contrario del padre, o forse proprio perchè era l'unica cosa che gli era sempre mancata.

“Legolas...dai a tuo padre un'opportunità” Arwen si avvicinò posandogli una mano sulla spalla.

“Non so se riesco...”

“Si, ce la fai...”

L'elfo sospirò accarezzando la nuca del ragazzo che lo stava abbracciando così stretto da fargli quasi male. A stento Eldarion gli arrivava al petto.

“Non vai via vero?” chiese innocentemente il ragazzino.

“No, Eldarion...” sorrise Legolas a scoprire quanto gli era affezionato.

“Eldarion torniamo in sala...lasciamo Legolas da solo, ha bisogno di stare con Miriel...”

“Va bene...sicuro che non te ne vai?”

“Eldarion, guardami bene...” disse prendendogli il viso fra le mani “Ti ho mai promesso qualcosa che poi non ho mantenuto?”

“No...” rispose Eldarion.

Legolas sorrise abbracciando ancora una volta il ragazzino.

“Vai con tua madre...” gli sorrise prima di lasciarlo andare.

 

**

 

“Vai da tuo figlio” Elrond aveva trascinato il sovrano di Bosco Atro nelle sue stanze con l'intento di parlargli.

“No, non mi aprirebbe neanche la porta...” sospirò il re.

Elrond rise appena sedendosi sulla poltrona di fronte alla sua offrendogli prima un calice di vino.

“Cosa c'è?” chiese il sovrano iniziando ad alterarsi.

“Perdonami, ma è abbastanza ironico vederti perdere ogni speranza sapendo che se quello non fosse Legolas probabilmente l'avresti già fatto trascinare a Bosco Atro e buttato la chiave della prigione...”

“Si, ma quello è Legolas e io l'ho già allontanato abbastanza”

“Appunto per questo devi andare a parlare con tuo figlio, solo tu e lui...”

“Oggi pomeriggio era così...”

“Tranquillo? Felice?...E lo è ancora! Ha solo paura...”

“E di cosa?” chiese arrabbiato.

“Non ti alterare, è inutile. Ha paura che se ti seguisse a Bosco Atro, una volta varcato il confine, gli toglieresti la bambina...”

“Cosa? Ho promesso di prendermene cura come una nipote! Non cancello così facilmente le promesse”

“A quanto pare Legolas non è del parere per questo devi andarci a parlare”

“Valar!” sospirò centellinando il vino che teneva in mano “Chi ti ha detto questa cosa? Legolas?”

“No, Estel...ha parlato con lui oggi pomeriggio, sono parole di Legolas. Probabilmente non hai mantenuto delle promesse fatte a lui...”

“Non è vero!”

“Evidentemente si, se non si fida di te...”

“Valar ma era un bambino! Gli avevo promesso che sarei tornato dalla guerra in breve tempo...”

“.....E quanto sei stato via?”

“Due anni...”

“Appunto...”

“E' successo quasi tremila anni fa!” disse allibito.

“E' tuo figlio, non centra quanto tempo fa è accaduto tutto questo, basta poco per perdere la fiducia e sicuramente la tua reazione con la bambina non ha fatto altro che rafforzare la sua idea. Toglimi una curiosità...”

“Come se non ci fossero abbastanza problemi” sussurrò.

“E' vero che non volevi fargli tenere la bambina perchè mezz'elfa?” chiese serio sapendo che se avesse confermato era come se avesse offeso anche lui.

“No! Sarei impazzito a dire una cosa simile! Non mi guardare così, sarei qui a parlare con te se così fosse? Valar, non avrò usato le parole esatte. Sono stato un idiota, va bene? Sei contento di sentirmi dire questo?”

“No, non sono contento perchè non sei un idiota”

“Lo sono invece...avevo detto di darla ai messaggeri che la mattina dopo sarebbero partiti per Imladris. Ai miei occhi Legolas era ancora troppo giovane per occuparsi di una neonata e ad ogni modo sarebbe stata molto meglio con te, che sai cosa vuol dire essere mezz'elfi, che da noi...evidentemente mi sbagliavo, oltre ad aver usato un tono non conoscono alla situazione. Si è sentito attaccato ed è fuggito qui...e non avrei dovuto dargli quello schiaffo...” disse chiudendo gli occhi.

“Cosa hai fatto?” chiese allibito il signore di Imladris.

“Non te l'ha detto? Mi meraviglio, ormai è come se fosse tuo figlio più che il mio...”

“Sentimi bene ora. Legolas ha bisogno di un padre, non hai ancora perso tutto. Legolas è l'elfo più nobile che io abbia mai conosciuto, dimostrati degno della sua fiducia, cerca di convincerlo che cambierai. Non ti negherebbe mai nulla di simile...”

“Lo farà...con me si”

“No! Neanche con te! Ha pensato a te ogni singolo giorno da quando è qui...”

“Dimentichi che Legolas non è più un elfing da diverso tempo, ora è adulto e ha una figlia di cui occuparsi. Se prima provava timore per me adesso non impiegherebbe più di pochi minuti a far valere le sue ragioni...”

“Non ti urlerà contro, Arwen è andata a parlarci e credimi conosco mia figlia e cosa possa avergli detto...”

“Tu sei fortunato Elrond, tre figli e nessuno che ti ha mai dato problemi” sospirò il sovrano.

“Nessuno che mi ha mai dato problemi? Scusa se ti contraddico, ma ti devo ricordare di Arwen? Senza contare che i gemelli hanno rischiato la vita per anni, non hanno mai ascoltato quello che dicevo, sono stati feriti, gli ho urlato contro e ascoltami un po'....l'hanno rifatto...quindi non dire che non mi hanno mai dato problemi perchè è il compito dei figli dare problemi ai genitori” sorrise Elrond “E Legolas non ti sta dando problemi, vuole solo tenere la bambina. Thranduil a te cosa cambia? Nulla e ci guadagnerai una nipote avendo al fianco tuo figlio. Lasciagli tenere quella bambina...”

“Ho già detto che lo farò!”

“E allora vai da lui e diglielo!”

“Più tardi...”

“Cosa fai? Il sovrano di Bosco Atro esita?” disse prendendolo in giro.

“Elrond...se non la smetti di deridermi giuro che chiuderò te in una prigione buttando la chiave!” sorrise Thranduil.

“E' l'unico modo per farti reagire!” sorrise Elrond “Hai paura?”

“Ho capito vado...” disse posando il bicchiere su un tavolinetto al suo fianco ed alzandosi sistemandosi la lunga veste.

“Se succede qualcosa sappi che sarai tu a dover sistemare il disastro” lo minacciò puntandogli un dito contro che il signore di Imladris gli fece abbassare posando una mano su quella dell'amico.

“Non succederà nessun problema e se posso consigliarti non urlare, la bambina si spaventa e piange...sai quello si che farebbe arrabbiare Legolas”

“Oh Valar...” sorrise.

“Vai a parlare con tuo figlio ora!”

“Non origliare...”

“Sai che non lo farei mai” disse offeso Elrond.

“Certo...e casualmente tu sai sempre tutto”

“Vai da Legolas!”

 

**

 

Legolas stava seduto a gambe incrociate sul tappeto nella sala principale delle sue stanze, Miriel gli camminava di fronte portandogli ogni genere di gioco e sorridendo quando il padre lo prendeva nelle sue mani.

“Ti piace?” sorrise Legolas muovendo un piccolo cavallino in legno alle cui giunture erano state inserite delle viti così che potessero far muovere le zampe. Ricevette una risata di risposta, Elrond gli aveva detto che ormai era tempo che iniziasse a parlare e che probabilmente avrebbe iniziato a breve per cui ogni tanto, quando la bambina si sedeva a giocare cercava di attirare la sua attenzione parlandole dicendo spesso la parola “ada”. Non voleva perdersi la prima volta che l'avrebbe chiamato così.

Bussarono alla porta e anche la piccola si fermò sentendo il rumore.

L'elfo si alzò avvicinandosi alla porta e aprendola.

“Ada...” sussurrò quando si trovò di fronte il padre, si aspettava fosse Aragorn.

“Posso...entrare?” chiese Thranduil.

Legolas lo lasciò passare facendosi di lato, in cuor suo Thranduil sorrise considerandolo un buon passo.

“Mi...mi devo scusare per prima e per tutto, Legolas. Ho sbagliato. Ho sbagliato sempre e...”

“Zitto ti prego, non voglio le tue scuse” sibilò Legolas.

Thranduil si ammutolì avendo perso ogni parola.

“Io...credo di dover andare...” disse muovendo qualche passo verso la porta.

“Ada aspetta...” Legolas si voltò a guardarlo “Resta ti prego”

“Sei sicuro?”

“Si....” sussurrò.

Miriel si avvicinò a Thranduil con in mano un altro cavallino in legno e lo porse al sovrano.

Thanduil la guardò per un po', al suo confronto era veramente piccola, gli arrivava poco sopra al ginocchio.

“Vuole che tu lo prenda...” sorrise Legolas guardando la piccola.

Fu come se quelle parole lo ridestassero, si abbassò di fronte la piccola prendendo la statuetta che teneva in mano e questa rise.

Thranduil non sapeva come reagire, era stata sua moglie a occuparsi di Legolas così piccolo.

Il figlio si accorse che il padre non aveva la minima idea di cosa fare e andò ad accucciarsi vicino a loro.

“Miriel...vuoi che giochi con te?” sorrise Legolas accarezzandole il visino.

“Come fai? Io...” ma venne fermato dal figlio.

“Ssshh...vieni con noi...” disse coprendo la spalla del padre con una mano.

  
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