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Autore: Xephil    16/12/2014    6 recensioni
Tre Shinigami. Tre personalità. Tre anime legate dall'amicizia e da un destino in comune.
Keishin Akutabi è uno Shinigami impulsivo e a volte immaturo, ma anche coraggioso e altruista. Maestro del Zanjutsu.
Meryu Kitayama è l'opposto: Shinigami calmo e riflessivo, che di rado mostra le sue emozioni. Maestro dell'Hakuda.
Kaisui Kitayama è il ponte che collega due personalità così diverse: Shinigami gentile e generosa ma al contempo severa e ostinata. Maestra del Kido.
Anche se sembrano tre comuni Shinigami, forse, in realtà, in loro c'è più di quel che vedi... E mentre l'oscurità si addensa e la loro realtà viene sconvolta dal tradimento, i tre dovranno raccogliere tutto il loro coraggio e la loro forza per proteggere due mondi e impedirne la distruzione.
Ciao a tutti! è la mia prima fanfic, ma vi chiedo di essere quanto più sinceri possibile con le vostre recensioni. Mi serviranno per migliorarla! La mia storia segue la trama della prima serie di Bleach fino alla sconfitta di Aizen, ma con protagonisti i miei personaggi e, quindi, diverse parti della storia reale saranno modificate. Spero vi piaccia e buona lettura!
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hitsugaya Toushirou, Kurosaki Ichigo, Soi Fong, Sosuke Aizen
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Chronicles of Three Shinigami - Shinigami Gaiden'
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Capitolo 5: Cambiamenti
 
Diversi giorni dopo, Meryu stava in piedi sull’orlo della montagna del Seireitei insieme a Kaisui ripensando ai recenti avvenimenti.
Dopo la fuga di Aizen e degli altri due Capitani traditori, i ryoka erano stati perdonati per la loro invasione ed erano tornati nel mondo reale a Karakura Town. Ichigo Kurosaki aveva ricevuto il badge da Sostituto Shinigami e dunque gli era stato concesso il diritto di vegliare sulla sua città come tale. In quanto a Rukia, lei era stata assolta da tutte le accuse ed era tornata ad essere una Shinigami. Sembrava che tutto fosse tornato alla normalità, ma in realtà niente era più come prima e non lo sarebbe mai più stato.
“Tempi bui ci aspettano” commentò Meryu con sguardo pensieroso. “Non avrei mai potuto immaginare uno sviluppo simile.”
“Nessuno avrebbe potuto” disse Kaisui. “Era impossibile prevedere una cosa del genere, persino ora suona assurda da pensare. Invece è accaduta.”
“Aizen ha tramato alle nostre spalle e ci ha manipolati come mere marionette senza che neanche ce ne accorgessimo e adesso è diventato il nemico numero uno di tutta la Soul Society.”
“Tra tutti i Capitani devo ammettere che lui era quello da cui meno mi sarei aspettata un simile tradimento. E anche il Capitano Tosen è stato inaspettato. Passi Gin Ichimaru, ma gli altri.. è incredibile e terribile al tempo stesso.”
“Se per noi è stato terribile, allora pensa cosa deve essere stato per Keishin. Posso solo immaginare quanto male debba sentirsi. È stato tradito dalla persona che più rispettava, non può esistere peggiore delusione.”
“Tutta la Quinta Brigata è sotto shock per l’accaduto. Pensi che si riprenderà mai?”
Meryu si passò una mano tra i capelli e, sorridendo, disse: “Se si trattasse di qualcun altro non saprei risponderti, ma è di Keishin che stiamo parlando. Sono sicuro che non solo si riprenderà, ma sarà anche stimolato a diventare ancora più forte per fermare il suo ex-Capitano.”
“Questo mi preoccupa ancora di più” fece Kaisui sarcastica. “Sai che quando s’infuria non c’è modo di fermarlo. Probabilmente da adesso non avrà pace finchè non si sarà vendicato e questo mi fa stare davvero in ansia per lui.”
“Hai ragione, ma questa volta è giusto che sia così. Quel traditore è troppo pericoloso e deve essere fermato ad ogni costo. Inoltre, non solo Keishin, ma tutti noi dovremo diventare più forti perché ora la domanda è una sola: quale sarà la prossima mossa di Aizen? Quando la farà, la Soul Society dovrà essere pronta.”
Kaisui si tormentò la treccia. “Bè, non tutto il male viene per nuocere, giusto? Dopotutto la Soul Society ha anche guadagnato dei nuovi alleati: i ryoka, in particolare Ichigo Kurosaki. Sono sicura che lui sarà un aiuto prezioso.”
Meryu annuì. “Non posso darti torto. Pur essendo diventato uno Shinigami da così poco tempo, Ichigo Kurosaki ha dimostrato di essere dotato di una forza non inferiore a quella dei Capitani più potenti. Sarà di certo un alleato fondamentale.” Si voltò verso il Seireitei. “Comunque io intendo iniziare subito a diventare più forte. Prima, però, devo fare una cosa importante.”
“E quale sarebbe?”
“Diciamo che devo correggere un problema nella mia Brigata.”
“A proposito, ho una domanda da farti al riguardo.”
“Dimmi.”
Kaisui fece un piccolo sogghigno. “Che ne pensi di Yoruichi Shihoin?”
L’espressione di Meryu non cambiò, ma sembrò emanare lo stesso un certo nervosismo. “Che non mi fido.” Senza aggiungere altro sparì con uno Shumpo.
“Già, ci avrei giurato” fece Kaisui divertita.
Infatti, da quando Yoruichi si era rivelata non essere una traditrice, Soifon aveva ripreso ad adorarla come quando era sua allieva, mentre Meryu continuava ad essere sospettoso verso di lei perché non voleva e non poteva sopportare che la facesse soffrire di nuovo. Perciò non si fidava ancora di Yoruichi ed era diffidente.
< Si prospetta una guerra molto dura. Dovrò diventare anch’io più forte > si disse Kaisui tornando seria. Dopodiché si allontanò a sua volta con uno Shumpo.
 
Arrivato alla Seconda Brigata Meryu rifletté ancora su ciò che stava per fare; sapeva che avrebbe anche potuto scatenare dei contrasti all’interno di essa, ma era determinato a farlo lo stesso. Tutta la Soul Society sarebbe stata sul piede di guerra molto presto e una cosa che le 13 Brigate non potevano permettersi era di avere degli ufficiali incapaci o di dubbio valore.
Con questa idea fissa in mente si diresse dal Luogotenente della sua Brigata, Marechiyo Omaeda, uno Shinigami grasso e arrogante che aveva raggiunto quella posizione più per la sua ricchezza che per le sue abilità. Lo trovò che passeggiava serenamente sgranocchiando come suo solito un pacchetto di patatine fritte. Quando Omaeda lo vide avvicinarsi disse: “Ehi, Kitayama! Che cosa succede?”
Meryu si fermò davanti a lui, lo squadrò da capo a piedi e la sua idea si rafforzò ancora di più; a quel punto rispose: “Voglio sfidarvi.”
“C-cosa?” fece Omaeda alquanto sorpreso.
“Voglio sfidarvi per il titolo di Luogotenente della Seconda Brigata. Adesso.”
“Ma di che stai parlando? Perché vuoi combattere?”
Meryu lo disse senza troppi giri di parole: “Perché non vi ritengo degno di quel titolo.”
Omaeda fece una faccia ancor più stupita che si trasformò poi in uno sguardo di rabbia. “Ma come osi?” urlò. “Tu mi ritieni indegno del titolo di Luogotenente? È oltraggioso! Non ti permetto di accusarmi in questo modo!”
“Finora ho lasciato correre, ma adesso siamo sull’orlo di una guerra e non c’è posto per individui di dubbio valore tra gli ufficiali.”
“T-tu vorresti dire che mi ritieni uno Shinigami di basso valore?”
“Non vi ritengo, ne sono sicuro. E se pensate il contrario, allora dimostratemelo!”
Omaeda digrignò i denti per l’ira. Infine esclamò: “Va bene! Ti farò rimangiare le tue insinuazioni!”
Si spostarono in uno spiazzo erboso poco fuori la Soul Society per evitare ulteriori danni alle costruzioni. Più per volontà di Omaeda che di Meryu, inoltre, la notizia del duello si diffuse rapidamente e intorno a loro, oltre a tutti i membri delle Unità Mobili Segrete, si radunarono in breve tempo anche Shinigami delle altre Brigate, tra i quali Meryu scorse Ikkaku e Yumichika Ayasegawa dall’Undicesima Brigata, il Luogotenente della Settima Tetsuzaemon Iba e anche Kaisui. Non vide né Keishin né Soifon, ma immaginò che il primo non avesse voglia di farsi vedere e che la seconda fosse nascosta da qualche parte ad osservare lo svolgersi della situazione. Scacciò quei pensieri e si voltò verso Omaeda per concentrarsi sul duello imminente.
Sentì Ikkaku e Iba discutere come al solito. “Sembra interessante! Scommetto una bottiglia di sakè che Meryu sarà il vincitore!” disse il primo.
“Ma sentiti! Scommetti subito senza pensare! In una battaglia tutto può succedere, ma tu non lo capisci mai!” rispose il secondo.
“Ehi, vuoi litigare?!”
“Quando vuoi!”
Poi una terza voce li interruppe: “Scommetto due bottiglie di sakè che Omaeda non gli farà neanche un graffio.”
Meryu riconobbe la voce e si girò di scatto. Keishin stava in piedi ai limiti dello spiazzo con un lieve sorriso.
“Sei sicuro di voler fare una scommessa così azzardata? Stai sopravvalutando il tuo amico” fece Iba mentre Ikkaku si limitò ad inarcare le sopracciglia.
“Al 100%. Ci state o avete fifa?”
“Certo che ci stiamo!” esclamarono in coro entrambi gli Shinigami.
Meryu non potè non abbozzare un sorriso alla fiducia dell’amico. Poi tornò a guardare Omaeda, che invece era livido dalla rabbia per i commenti.
“Ti farò rimangiare le tue parole!” urlò. “Quando avrò finito, ti sarai pentito di avermi sfidato e ti avrò fatto degradare!”
Meryu rimase impassibile e si mise in guardia.
Omaeda fece la prima mossa: estrasse la sua Zampakuto e partì all’attacco cercando di colpire l’avversario con un fendente alla testa. Senza neanche muovere i piedi, Meryu si abbassò con svogliatezza ed evitò il colpo. Gridando Omaeda riprovò a colpirlo con diversi fendenti e affondi, ma Meryu li evitava tutti senza spostarsi mai di più di due metri dal punto in cui si era messo in guardia. Tracciava così un perfetto cerchio per terra nel quale schivava senza dover mai uscire qualunque fosse il colpo. Omaeda diventava sempre più nervoso ad ogni attacco fallito. Possibile che quello Shinigami silenzioso lo stesse mettendo in difficoltà senza neanche usare la sua Zampakuto? Cercò di colpirlo ripetutamente, ma più s’innervosiva più le sue mosse erano prevedibili.
Finchè, d’un tratto, Meryu intercettò un suo attacco e, invece di schivare, lo bloccò afferrandogli il polso; guardò Omaeda negli occhi e disse: “Come pensavo. I tuoi attacchi sono fin troppo semplici e prevedibili, in più t’innervosisci facilmente e perdi anche il controllo dei tuoi movimenti. Non sei degno di essere un Luogotenente.” Dopodiché lo colpì con un calcio allo stomaco sbattendolo indietro.
Omaeda rantolò di dolore e urlò sollevando la Zampakuto: “Non sottovalutarmi! Distruggi, Gegetsuburi!” Il suo Shikai si attivò e la spada prese la forma di una mazza chiodata attaccata con una catena all’impugnatura che teneva il grassone. Questi, con un ghigno, disse: “Ora prova a vedere se ti piace questo!” e attaccò.
Meryu schivò la mazza saltando in aria, tuttavia in quell’istante Omaeda usò uno Shumpo per portarsi sopra la testa dell’avversario e calò con tutta la sua forza l’arma su Meryu gridando: “Ti ho preso!” La mazza chiodata impattò contro il suolo scavando una fossa, ma quando Omaeda la rimosse non vide alcuna traccia dello Shinigami.
Si guardò intorno cercandolo e sentì alle sue spalle una voce fin troppo familiare dire: “Bel tentativo. Ma troppo scontato.” Si girò di scatto e il pugno di Meryu gli arrivò in faccia. Subito dopo, mentre Omaeda si stava ancora riprendendo dal colpo, l’argenteo ruotò su se stesso e lo colpì col taglio della mano sulla tempia.
Il Luogotenente indietreggiò rapidamente in preda al dolore. Meryu, a quel punto, estrasse la sua Zampakuto e disse: “Finiamola. Punisci tutte le ingiustizie, Hayabusa!” I suoi guanti Shikai da combattimento gli rivestirono gli avambracci e partì all’attacco di Omaeda.
Questi tentò di colpirlo con la sua mazza chiodata, ma Meryu deviò facilmente l’attacco con un pugno e ruotando su se stesso centrò l’avversario allo stomaco con una gomitata. Dopodichè chiuse gli occhi e si mise in guardia mentre Omaeda tentava un altro attacco; con espressione rilassata ma concentrata, Meryu colpì gli spuntoni della mazza con un pugno rompendone diversi, fece un passo avanti afferrando con l’altra mano la catena legata all’arma e tirò a sé uno sbigottito Omaeda per poi centrarlo allo stomaco con una potente ginocchiata.
Quest’ultimo lasciò la Zampakuto e crollò a terra stordito; aprendo gli occhi a fatica vide Meryu incombere sopra di lui con il pugno stretto. Fissando sconvolto le punte affilate del suo Shikai, disse con voce lamentosa: “Che vuoi fare? No, ti prego…”
Meryu colpì il terreno accanto alla sua faccia lasciando profondi solchi nella terra. “Chiedi pure pietà.. e ti ritenevi un Luogotenente? Davvero patetico” mormorò. Dopodichè si girò e fece per andarsene.
Prima che potesse farlo, però, Soifon apparve davanti a lui. Meryu mostrò un’espressione stupita per un momento.
“C-Capitano! Io..” cercò di dire Omaeda, ma l’occhiata torva di Soifon lo fece tacere.
“Ti ritieni all’altezza di essere un Luogotenente, Kitayama?” chiese a Meryu.
“Si.”
Soifon lo fissò negli occhi per un paio di secondi, poi fece un passo indietro e, estratta la sua Zampakuto, assunse una posizione di combattimento. “Allora dimostramelo combattendo contro qualcuno molto più forte di quella feccia!”
Meryu rimase piuttosto sorpreso dalla sfida che gli era stata appena lanciata, ma si mise in guardia a sua volta. Per quanto rispettasse e venerasse Soifon, aveva sempre desiderato poter duellare almeno una volta con il suo Capitano e, inoltre, non voleva mostrarsi debole o timoroso davanti a lei.
Decise anche che sarebbe stato lui a fare la prima mossa. Con un rapido Shumpo si portò sopra la testa di Soifon e provò a colpirla alla fronte con un pugno, tuttavia il Capitano, senza quasi muoversi, parò il colpo. La sua lama e le punte d’acciaio di Hayabusa stridettero ed emanarono scintille. Mantenendo il controllo, Meryu sferrò un altro pugno che Soifon bloccò di nuovo per poi allontanarsi; in un istante l’argenteo le fu di nuovo addosso sferrando una serie di rapidi e precisi colpi che Soifon riusciva sempre a deviare o schivare. Quest’ultima, dopo che un potente colpo di Meryu la fece indietreggiare rapidamente, disse: “Credo sia meglio combattere al tuo livello.” Dopodichè si tolse l’haori da Capitano e portò la propria Zampakuto a livello dello sterno. “Pungi tutti i nemici a morte, Suzumebachi!” La sua spada prese la forma di un guanto metallico nero con striature dorate e un lungo pungiglione dello stesso colore sul dito medio.
< Lo Shikai del mio Capitano > pensò Meryu. < Mi sta prendendo sul serio. Non potrei chiedere di meglio. > Poi partì di nuovo all’attacco e Soifon stavolta lo imitò scagliandosi anche lei contro di lui.
Meryu provò due potenti pugni, ma Soifon deviò il primo e parò il secondo facendo scontrare Hayabusa e Suzumebachi con un altro, forte stridio. Meryu sferrò allora un calcio, ma il Capitano lo bloccò con la stessa mossa. Entrambi scomparvero con uno Shumpo e ricomparvero in aria scontrando di nuovo le loro Zampakuto, per poi sparire con un altro Shumpo e riapparire in un altro punto colpendosi ancora.
Keishin notò che la velocità di Soifon cresceva continuamente con il proseguire dello scontro e Meryu continuava ad aumentarla a sua volta per starle dietro. < Sembra che stia cercando di vedere fino a che punto può seguire la sua rapidità > pensò. < Mi chiedo se Meryu se ne sia accorto. >
Per diversi minuti il duello rimase equilibrato, ma Meryu faceva chiaramente sempre più fatica a stare dietro ai movimenti di Soifon, la quale invece non sembrava stanca. Poi, d’un tratto, Soifon, mentre schivava un altro colpo, ruotò su se stessa con un movimento rapidissimo e centrò Meryu al volto con un calcio; in seguito, approfittando del suo momentaneo stordimento, riuscì a trafiggergli il torace con il suo pungiglione. Sul punto colpito comparve un tatuaggio a forma di farfalla.
Meryu si allontanò in fretta ed esaminò lo strano segno. Nigeki Kessatsu. L’abilità speciale dello Shikai di Soifon che faceva comparire quel tatuaggio sui punti colpiti e che, con una seconda puntura su un punto già colpito, provocava la morte della vittima. Un’abilità davvero spaventosa e pericolosa.
Si toccò il petto con aria seria. A questo punto le intenzioni di Soifon non gli erano più molto chiare. Il fatto che stesse usando il Nigeki Kessatsu indicava che voleva eliminare il proprio avversario, ma non capiva se e perché volesse ucciderlo davvero. Guardò il suo Capitano e la vide del tutto calma e imperturbabile, come era sempre in battaglia. Non voleva morire, ma non si sarebbe neanche mai ritirato davanti a lei, altrimenti non si sarebbe rivelato migliore del patetico Luogotenente che aveva appena spodestato.
< Nella guerra che verrà ci saranno sicuramente pericoli ben più grandi di questo > si disse. < Non posso arretrare davanti alla prima difficoltà e neanche davanti alla prospettiva di poter morire o non sarò mai degno del titolo di membro delle Unità Mobili Segrete della Soul Society! >
Aumentò e concentrò la reiatsu che gli rimaneva e si mise in posizione; anche Soifon incrementò la propria reiatsu e si preparò a contrattaccare. Era il colpo finale.
Tutti i presenti trattennero il fiato per alcuni secondi, poi i due duellanti partirono all’attacco insieme e si scontrarono a mezz’aria. L’urto delle loro reiatsu produsse per un istante un bagliore accecante e, non appena si dissolse, ogni Shinigami rimase di stucco.
Il pugno destro di Meryu era passato poco sopra la spalla di Soifon e le aveva lasciato un taglio sanguinante sulla guancia. Il pungiglione di quest’ultima si era fermato a meno di un centimetro dal tatuaggio sul petto di Meryu.
Soifon si rilassò e si portò una mano alla guancia ferita; in seguito guardò Meryu e, con grande sorpresa di quest’ultimo, sorrise. “Non sei arretrato neanche davanti alla prospettiva di morte e non hai avuto esitazioni a colpire l’avversario” osservò. “Hai guardato solo alla vittoria e ti sei impegnato al massimo per ottenerla. Sarai un buon Luogotenente, Kitayama.”
Meryu abbassò la maschera che normalmente gli copriva la bocca e disse: “Sarà un onore per me, Capitano.”
“Non perdere mai la tua volontà. Ricordatelo.”
“Lo ricorderò senz’altro.”
Dopodichè Soifon raccolse il suo haori e se ne andò dicendogli di riposarsi per il momento perché presto avrebbe avuto molto lavoro da fare. Meryu assentì e si avvicinò a Kaisui e Keishin.
“Bella prova, fratello!” disse Kaisui abbracciandolo.
“Non avevo dubbi sulla tua vittoria su Omaeda, ma non credevo che avresti combattuto così bene anche contro il tuo Capitano” fece Keishin. Poi gridò a Ikkaku e Iba: “Mi dovete due bottiglie di sakè, perdenti!” I due Shinigami annuirono seccati e se ne andarono con il resto della folla.
Uno dei membri delle Unità si avvicino a Meryu e disse: “La attenderemo alla sede della Seconda Brigata, Luogotenente Kitayama.”
“Va bene” rispose Meryu e lo Shinigami si dileguò.
Malgrado la sua espressione fosse sempre imperturbabile, Keishin era sicuro che Meryu fosse piuttosto felice e compiaciuto. “Allora, come è stato combattere contro la propria dea?” chiese con un ghigno.
“Spiritoso. Comunque ammetto che è stato lo scontro migliore che mi sia mai capitato da quando sono nelle Unità Mobili Segrete. Tuttavia il Capitano non ha fatto sul serio o non c’avrebbe messo molto a sconfiggermi.”
“Già, l’avevo notato anch’io. Però non ti ha neanche preso alla leggera e soprattutto ha riconosciuto il tuo valore. Ti faccio i miei complimenti, amico” e fece scontrare il suo pugno con quello del compagno con un largo sorriso.
“A proposito, tu come stai?” chiese poi Meryu.
Il volto di Keishin s’incupì. “Prova a dirmi come ti sentiresti se fosse stato il tuo Capitano a tradire la Soul Society.”
“Molto male. Davvero molto male.”
“Peggio ancora. Fidati: nessuno si merita una simile delusione. Comunque non ho intenzione di stare a piangermi addosso per sempre. Aizen ora è il nostro nemico e va fermato, questa è la sola cosa certa e giusta da fare e io ho intenzione di essere in prima linea quando lo affronteremo. Voglio” strinse il pugno davanti a sé “voglio essere io a ucciderlo. Voglio fargliela pagare a nome della Quinta Brigata e di tutta la Soul Society. Non avrò pace finchè non sarà morto o fermato.”
“Non farti vincere dalla rabbia” disse Meryu “o rischi di diventare come lui.”
“Consiglio inutile. La mia rabbia ha già vinto.” Si voltò verso Kaisui. “Devo parlare con il Capitano-Comandante. Puoi accompagnarmi?”
“Eh? Oh, va bene” fece Kaisui un po’ sorpresa.
I due si separarono da Meryu che si diresse alla Seconda Brigata dopo aver rivolto uno sguardo preoccupato a Keishin. Questi invece arrivò alla sede della Prima Brigata e del trono della Soul Society e, insieme a Kaisui, s’inginocchiò davanti al Capitano-Comandante Yamamoto.
“Keishin Akutabi. Hai chiesto di potermi parlare” esordì Yamamoto. “Che cosa c’è?”
“Ho una richiesta da farvi.”
“E quale sarebbe?”
La voce di Keishin divenne ancor più seria. “Vi chiedo di poter prendere io in mano la direzione della Quinta Brigata. Il nostro Capitano ci ha abbandonati e al momento è priva di una guida. Ritengo di poterla gestire.”
Kaisui lo guardò stupita. Yamamoto invece rimase impassibile.
“Tu non sei nemmeno un Luogotenente, Keishin Akutabi. Sei davvero sicuro di poter ricoprire il ruolo di un Capitano?”
“So di non essere un Luogotenente e neanche sono pronto per essere un Capitano. Ho ancora molto da apprendere. Se possibile, lascerei il compito al Luogotenente Hinamori, ma, come voi già sapete, lei si sta ancora riprendendo dalle ferite infertele da Aizen e non può muoversi. Inoltre, anche se potesse, dubito che sarebbe in grado di gestire la nostra Brigata perché la sua parte più ferita è l’anima. Il tradimento del suo amato Capitano l’ha sconvolta ed è improbabile che possa sostenere anche il peso dell’intera Quinta Brigata. Io sono solo un Terzo Seggio, ma desidero il meglio per i miei compagni e per la stessa Soul Society e per questo sento di poter gestire la situazione, almeno finchè non sarà trovato un altro buon Capitano. Vi prometto che non vi deluderò, lavorerò e m’impegnerò al massimo per poter mandare avanti la mia Brigata. Lo giuro sul mio onore da Shinigami.”
Yamamoto rimase silenzioso per qualche istante, poi disse: “Alzati, Keishin Akutabi.”
Keishin obbedì e lo guardò dritto negli occhi.
“Sei pronto ad addossarti tutte le responsabilità che comporta la posizione di Capitano? Sei davvero sicuro di poter reggere il peso?”
“Si” rispose Keishin risoluto. “Sono sicuro. Mi assumo la responsabilità per ogni cosa che da adesso in poi accadrà alla Quinta Brigata e ne accetterò le conseguenze, che siano positive o negative.”
Yamamoto batté il suo bastone per terra. “Allora è deciso. Da adesso, Keishin Akutabi, sarai il Sostituto Capitano della Quinta Brigata. Abbine cura.”
“Lo farò.”
“Ora puoi andare. Anche tu, Kaisui.”
Keishin e Kaisui uscirono dalla sala del trono. “Non credevo che gli avresti chiesto una cosa del genere. Ti senti davvero sicuro?” chiese la Shinigami.
“Non preoccuparti, Kaisui. Saprò cavarmela.” Detto questo Keishin si allontanò di corsa.
“Ehi, dove vai?”
“A trovare una persona.”
 
Arrivato alla Sesta Brigata, Keishin si diresse verso Renji che si allenava dietro la sede. “Keishin!” lo salutò questi quando lo vide. “Che cosa ci fai qui?”
“Mi serve il tuo aiuto, Renji.”
Alla sua espressione interrogativa spiegò: “Il luogo dove tu e Ichigo Kurosaki vi siete allenati per ottenere il Bankai. Voglio che mi porti lì.” Le ultime cinque parole avevano un tono che non ammetteva repliche e la sua espressione era altrettanto eloquente.



Note:
Gegetsuburi = testa pentaforme
Suzumebachi = vespa
Nigeki Kessatsu = la morte in due colpi
   
 
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