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Autore: Cassandra Dirke    16/12/2014    9 recensioni
[yaoi]
[yaoi][yaoi]< Misaki... >
Mi volto di botto. < Che vuoi?! >
Ha le mani in tasca. La cravatta è storta, la camicia è stropicciata e il gilet è sbottonato. Ma qui, circondato da questo meraviglioso verde e immerso in questa semirealtà dove nessuno può giudicare in alcun modo i miei pensieri, è bello da togliere il fiato.
< È questa, la direzione giusta > dice dolcemente, con un sorriso malizioso e lo sguardo lucente.
Arrossisco e corro nella giusta direzione, superandolo velocemente.
Gli dico che è un idiota, un arrogante, sicuro di sé e lui sorride.
Gli basta tenermi la mano e camminarmi affianco.
Ora che ci penso, non mi ha mai chiesto altro.
Invece vorrei dirgli che è vero, che non avevo paura.
Perché sapevo che lui mi avrebbe ritrovato.
In qualche modo, riesce a ritrovarmi sempre.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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                                                                                              Chi si innamora non ha scelta.
                                                                                              Ci si sente attratti da quella persona come dalla Stella Polare,
                                                                                              che sia la persona giusta
                                                                                              o quella destinata a spezzarci il cuore.
 
                                                                                                                                                                       Jodi Picoult
 
 
 
 
Quando Akihiko indaga...
 
Finisco di leggere quelle parole.
Le parole che avevo scritto di mio pugno.
Le MIE parole.
Sono incredulo.
Queste non possono essere le mie parole.
Ho sempre sputato i miei sentimenti più celati in carta straccia, nascondendomi dietro ad uno stupido pseudonimo... di quello che scrivevo, delle cose che Akihiko faceva, c'era sempre qualcosa di mio.
Qui non c'è nulla che mi appartenga.
Non c'è dolore, non c'è tristezza, solitudine.
Qui c'è il ricordo della solitudine... come di una cosa passata, superata, cosa che per me sembra quanto di più impensabile che possa esistere.
Qui c'è luce. Malgrado sia buio c'è luce. C'è amore. C'è calore. 
C'è speranza.
Speranza?! Non è un tratto che mi appartiene! Non so che diavolo sia.
Il mio protagonista è straziato dal dolore che gli causa il troppo amore incatenato nel suo cuore. Non ci sono sorrisi sulla sua faccia, non c'è luce nei suoi occhi. Non c'è luogo dove si potrebbe sentire amato o accolto. Non ci sono braccia abbastanza forti che siano in grado di stringerlo e farlo sentire al sicuro. 
C'è solo Takahiro... il suo amato e i momenti di piacere che riesce a rubargli.
C'è la violenza.
C'è l'oscurità.
C'è l'inferno.
Questo non posso averlo scritto io. È assurdo.
Butto il libro sul tavolo con un tonfo molto poco educato.
< Chi ha scritto questa roba? > domando ancor meno cortese.
Aikawa sgrana gli occhi e mi guarda con la bocca aperta, ma si riprende in fretta. È brava a fingere. È brava a fingere che tutto vada benone quando il mondo va a rotoli.
Accavalca le gambe e mi fa il suo sorriso più caloroso. < Lei, naturalmente, sensei. So che lo stile si è trasformato rispetto a cinque anni fa... so che potrebbe notare qualche sottile differenza, ma le assicuro che ogni parola è detteta dalla sua brillante mente >
Usa l'adulazione per schermare la preoccupazione. Mi sembra di leggere forte e chiaro le emozioni sul suo volto: è terrorizzata al pensiero che io non riconosca le mie opere. Come può continuare a vivere uno scrittore se non sa più come deve scrivere?
Ed è proprio questo a convincermi che non sta mentendendo.
Riprendo il libro con l'indice e il pollice guardandolo con disgusto, come se fosse qualcosa di sconosciuto e orribile. Lo pseudonimo è il mio. La firma è mia. L'opera potrebbe essere stata stesa soltanto dalla mia mano.
< Che cos'è successo? > domando un po' più convinto.
Aikawa inclina la testa leggermente di lato. < A che cosa si riferisce, sensei? >
Con il dorso dell'altra mano colpisco la copertina del libro. < Al cambiamento. Che cos'è successo? Tu lo sai? Perché ho cambiato l'altro protagonista? Perché Akihikko è così... diverso? >
Aikawa ha la bocca aperta. Adesso non riesce davvero a nascondere i suoi sentimenti: sorpresa, senza dubbio. Preoccupazione, odiosa peraltro. Sconcetro. Stenta a credere a qualcosa? Triste... qualcosa ha oscurato il suo sguardo. E gli angoli della bocca sono rivolti verso il basso in una curva amara. < Lei non lo sa? >
Mi aspetto le parole del piccoletto. Mi aspetto un sonoro: < So che cos'hai fatto in questi cinque anni, non cosa ti sia passato per la testa > Perché è così: io faccio le cose senza dare inutili, assurde, incomprensibili spiegazioni. Le persone il più delle volte non approvano i miei gesti, non cercano di vederne le motivazioni. Come Takairo... lui ha sempre chiuso gli occhi dietro a tutto quello che ho fatto. Gli stava bene così. A volte preferiamo ignorare ombre che potrebbero risultare un ostacolo alla nostra strada. Prendiamo deviazioni, solo per non affrontare oscure paure.
Ma non è questo che posso aspettarmi da lei. Lei è la mia editrice. È quella che mi costringe a fare il percorso in lungo, a costo di farmelo fare di corsa e senza fiato... è quella che mi segue per non farmi sbagliare. < Si è lasciato alle spalle Takahiro.. il suo personaggio sta inseguendo la felicità in un nuovo e più appassionante amore. Misaki è la luce che ha illuminato e riscaldato il mondo freddo e oscuro di Akihiko, sensei >
< E perchè ho fatto in modo che accaddesse? > insisto.
Aikawa socchiude gli occhi e stringe le labbra. Sembra leggermente arrabbiata. < Misaki non glielo ha detto, Usami-sensei? > Non so perché la nota d'accusa nella sua voce mi infastidisce. < Misaki-kun non le ha detto niente? >
Evidentemente no, se sono qui a chiederle spiegazioni. Ma evito di parlare perché lei afferra immediatamente.
< Ha cambiato la sua storia perché la Sua storia è cambiata > dice affermando con insistenza l'aggettivo possessevo. < O almeno è quello che io e Isaka-san abbiamo creduto per tutto questo tempo >
La cosa non mi torna. La mia storia era cambiata? Come? Quando?
< Dopo l'arrivo di Takahashi Misaki-kun Lei è cambiato,, sensei > Mi fissa direttaamente negli occhi. < Si è irrimedabilmente innamorato > sussurra.
No.
È la prima cosa a cui riesco a pensare.
Negazione assoluta.
Innamorato io? Io? Di quel moccioso pelle e ossa fifone e schizzofrenico? IO?! Assurdo. Improbabile. Impossibile.
Dopo di che viene la rabbia.
Cosa diavolo ho fatto in questi cinque anni? Se quello che dice questa donna, che in un mondo di cambiamenti sembra essere rimasta quella di sempre, il mio punto d'attracco, è vero vuol dire che ho dimenticato Takahiro.
Peggio: l'ho SOSTITUITO.
Sono talmente immerso nei miei sentimenti fulminei che non noto la lacrima che scende lungo la guancia della mia editrice. < Misaki non le ha detto nulla, sensei? >
< No > rispondo ghermendo la rabbia. < Non mi ha detto una parola >
O forse sì?
Forse la sua peoccupazione, la sua ansia, la sua dedizione avrebbero dovuto comunicarmi qualcosa?
Forse la difficoltà che ha diostrato di provare raccontandomi della mia storia con Takahiro... le improvvise lacrime... la sua rabbia, il suo dolore...
Mi prendo la testa tra le mani.
Fa male.
Niente di quello che ho mai provato fino ad ora è mai stato così doloroso: il mio cuore sta battendo per qualcosa che non esiste.
Aikawa sobbalza quando il suo cellulare prende a squillare. < Chiedo scusa... è Isaka-san >
Si allontana per rispondere, lasciandomi in un luogo freddo e vuoto. È casa mia. È un luogo che stento a non riconoscere: è pulita, lucida, spolverata, in ordine. È profumata, aireggiata, solare...
È come il mio libro: troppo bella per essere vera.
< Mi scusi, Usami-sensei, ma sembra che ci siano dei problemi all'ufficio di stampa e devo urgentemente andare... quando incontro Misaki lo manderò qui, così può tenerle compagnia >
< Non sono un infermo, Aikawa-san, non ti preoccupare > borbotto alzandomi per accompagnarla.
Mi fa un sorriso di scuse e di ringraziamento. < Lo so, è solo che... è strano vedervi così separati >
Tengo ferma la porta per farla uscire stringendola un po' troppo. Sono parole che non riconosco, che mi infastidiscono. Che mi disturbano.
Che vuol dire? Da solo non ho più un'immagine credibile? Pensa che sia davvero così dipendente da questo signor idiota mediocre?
< Buon lavoro > le auguro, celandole i miei quesiti.
< Altrettanto, sensei, e... vedrà che Misaki pian piano la aiuterà a ricordare tutto > Mi sorride con un misto di nostalgia e gioia. Come se io sia qui davanti a lei, ma in verità fossi da qualche altra parte, speruto nel nulla. Sono io, le sto di fronte, ma lei non la pensa allo stesso modo.
Chiudo la porta in risposta mentre ancora mi guarda.
Ascolto il suono dei suoi tacchi e poi il silenzio. 
Il silenzio ha un bel suono. È fatto di pulsazioni, battiti e pensieri... ma in questo caso mi costringo a non avere troppi pensieri o la mia testa potrebbe esplodere da un momento all'altro.
Perciò... il piccoletto fastidioso non mi ha detto tutto, eh?
Evidentemente il succo della storia se lo è tenuto per sé. Perché? E quanto è vero?
Mi accendo una sigaretta... ah... il fumo che mi invade da dentro, disseminado nel mio corpo piccoli fuocherelli di relax. I miei pensieri si calmano, il respiro riprende un degno ritmo e i miei occhi ci vedono meglio. Faccio altri due tiri profondi, guardando le immagini assurde e senza senso che si formano davanti ai miei occhi col fumo, e inizio ad esplorare.
Il piano inferiore non lo prendo nemmeno in considerazione per il momento: quello che mi interessano sono le stanze da letto. Vado in quella dove ha dormito il piccolo bugiardo ieri notte e... e mi ritrovo una stanza spoglia e ordinata. Vicino alla finestra c'è un letto ad una piazza e mezza, ai piedi c'è un armadio per il guardaroba e dall'altra parte della stanza c'è una scrivania. L'unica cosa che noto sono i manga... tanti e di svariati generi, ma siccome non mi sono mai interessati li lascio perdere. 
È davvero un ragazzino, altro che vent'anni! Dovrei dargliene tredici!
Frugo tra le sue cose personali, nei cassetti, sotto il letto... niente. Assolutamente niente. Moduli di lavoro, lettere da Takahiro, pagelle scolastiche... nient'altro. Niente che lo colleghi a me.
Molto insoddisfatto mi sposto nella camera dove io ho dormito. Ma non mi aspetto di trovarci niente: se c'è qualcosa, deve essere soltanto nella mia stanza, così decido di rischiare.
Tiro la tenda ed apro la finestra. Non è molto diversa da come l'ho lasciata... cinque anni fa, e come ho fatto quando sono entrato in casa: cerco gli elementi di cui non conservo ricordi.
Ci sono dei fiori ancora vivi appoggiati sul comò, il biglietto è di congratulazioni per il premio letterario appena vinto. Che premio? Non lo dice... però è firmato Misaki. Rose rosse, come piacciono a me. Riesco a setirne ancora l'odore inebriate, benché i contorni dei petali siano sechi.
Sul comodino, accando al letto, vi è posata una stilografica un pò polverata, in una scatoletta ricoperta di stoffa. Il bisglietto è per augurarmi buon Natale, la firma è la stessa di quella dei fiori. Sotto la scatola c'è un biglietto per il luna park, accanto c'è una torcia a forma di orso... sul comodino accanto c'è un quadro che mi ritrae con le sembianze di un orsacchiotto, davanti c'è un libro rilegato... il primo libro che pubblicai anni fa... sopra c'è un'intera raccolta di documentari sulla vita e le varie specie degli orsi... sono tutti regali. Tutti indirizzati a me. Tutti donati da lui.
Eppure niente di tutto ciò mi dice qualcosa: d'accordo, conosce i miei gusti e allora? L'ha già dimostrato con il cibo e le mie abitudini... probabilmente conosce anche il mio "segreto", stando a sentire ciò che mi ha raccontato questa mattina. Eppure non sembra dargli fastidio nulla di tutto ciò. 
Forse mi sono fatto un'idea sbagliata? Prendo in considerazione l'ipotesi. Forse quel ragazzino si sentie in dovere di prendersi cura di me perché sono stato rifiutato da suo fratello. Forse lo spinge la compassione a sopportarmi...
La sola idea mi reprime.
Apro sovrappensiero il primo cassetto del comò. Sono così concentrato sulle mie assurde idee che da prima non mi rendo conto di ciò che mi ritrovo davanti. Anni fa, che a me sembrano tre settimane fa, in questo cassetto ci tenevo le cose che avevo condiviso con Takahiro: i libri che gli avevo prestato, i biglietti del cinema dei film che avevmo guardato, le lettere che ci eravamo spediti quando ci capitava di separarci, i regali che nel corso degli anni mi aveva fatto.... ed è così ovvio per me che ci siano che non capisco che non è quello che i miei occhi stanno guardando. Adesso, tutto quello che vedo sono foto.
Non mi sento più le ginocchia.
È assurdo. Niente della persona che ho amato per così tanto tempo e con una tale intensità è sopravvissuto. Niente.
A che cos'è servito? Amarlo, aspettarlo... soffrire per lui? 
A che cosa mi ha portato? Non ho una vita, un cuore... un passato. E lui ha una famiglia, una casa calda e accogliente, una moglie... e un fratello.
Sono solo andato a dormire... ho solo chiuso gli occhi un momento.
Ma ciò è stato sufficiente. Mi sono sveglito e non c'è più niente.
Il tempo è il peggior nemico... quello che ti frega.
Ma allora che senso ha?
Prendo la prima foto della cima.
I suoi capelli sono bagnati, le labbra sono viola... evidentemente fa freddo... ma non posso vederlo perché il suo volto occupa tutto l'obbiettivo. Ha gli occhi socchiusi e un sorriso luminosissimo e gigantesco sulle labbra. Ha la punta del naso e le guance rosse e mi sta guardando.
Non può.
Non può essere così felice quando io sono a pezzi. Quando a distruggermi è questa grande ferita....
Stringo la foto fino ad accartocciarla.
< Mi restituirai la mia vita >
Misaki Takahashi. 
 
 
Un crossover non proprio programmato
 
Quando vengo mandato dal mio capo sezione alla Emerald, la parte della Marukawa che si occupa dei manga, non sono entusiasta come dovrei esserlo.
Aspetto impaziente che l'ascensore raggiunga il piano e mi guardo allo specchio passandomi le dita sotto gli occhi: è inutile, noteranno subito che sono settimane che non dormo. Faccio un sospiro parecchio demoralizzato, attirando l'attenzione del ragazzo accanto a me che distoglie subito lo sguardo, e cerco di farmi forza. Dopotutto, mi dico, sto per incontrare nient'altri che Masamune Takano-sama*, la mitica leggenda della Emerald, colui che un due settimane ha resuscitato la rivista e portato al Top mangaka come Erika Ichinose o Yoshikawa Chiharu** aiutando la Marukawa a diventare una delle più prestigiose e famose case editrici di tutto il giappone. Conoscerlo è sempre stata l'aspirazione della mia vita... come lo era stato quello di conoscere Ijuuin-sensei, il mio mangaka preferito.
Non posso lasciarmi condizionare da quel kuso-Usagi*** insopportabile o dai suoi problemi temporali... sono al lavoro e, per ora, non deve esistere altro.
Le porte si aprono... mostrandomi una nuova strada nella mia ormai imprevedibile vita. Perciò, la prima e coraggiosa cosa che faccio è inciampare nei miei stessi lacci sciolti.
< Oh cielo! > esclama il ragazzo che si trovava nell'ascensore insieme a me. Mi porge la mano per aiutarmi con un sorriso di scuse. < Mi scusi tanto... stavo davvero per avvertirla delle sue scarpe, ma mi è sembrato molto preoccupato e non ho avuto il coraggio di parlarle >
Ha i capelli che gli scendono sugli occhi e sono irregolari, niente a che fare con una strana moda di stile trasandato... più che altro sembra che non abbia avuto il tempo di andare dal parrucchiere. Si passa distrettamente la mano sugli occhi, nocciola tendente al verde, per spostarseli e mi sorride di nuovo. È più alto di me, non di molto ma abbastaza da ferire il mio orgoglio, e le occhiaie e il fisico asciutto gli danno l'aria di uno che non vede un pasto come si deve da un po'.
< Ehm... grazie mille > dico accennando appena ad un sorriso. Sto per presentarmi, mi sembra il minimo, ma vengo interrotto da una voce che proviene dall'angolo. 
< Onodera****! >
Un uomo dai capelli neri e uno sguardo da falco dietro a degli occhiali da vista compare sventolando dei fogli. < Tu pensi di poter anche solo appoggiare sulla mia scrivania uno Storyboard***** del genere? > Colpisce con forza la testa del ragazzo, ragazzo sì perché avrà sì e no due anni più di me, con i fogli e poi glieli sbatte su petto.
< Oh..! > Onodera-san con un gesto veloce afferra tutti i fogli prima che cadano. < Takano-san! > protesta guardandolo infastidito. < La sensei si rifiuta di cambiarlo, dice che è perfetto così e che tu sei solo un insopportabile despota arrogante > Nel terminare la frase le sue guance si tingono di un leggero rosa e le labbra si stringono.
Takano-sama (sì non ho sentito male, è proprio lui!) lo inchioda con uno sguardo che mi fa arretrare. Non capisco di che colore sano i suoi occhi... marrone scuro? Dal modo in cui osserva Onodera-san potrebbero anche essere rossi, come gli occhi di un demone.
< Sì... beh, non la parte del despota arrogante, quella l'ho pensata io... > risponde Onodera.
Non so per chi fare il tifo... da una parte c'è l'idolo che ho desiderato incontrare nell'ultimo anno, che penso si stia comportando un tantino eccessivamente, dall'altra c'è questo simpatico e coraggioso (non ha nemmeno arretrato davanti agli occhi assassini di Takano-sama!) ragazzo che in qualche modo sembra essere al suo stesso livello.
Il fuoco che Takano-sama fa trasparire dagli occhi potrebbe far impallidire le fiamme dell'inferno. < Non mostrarmi mai più quell robaccia o sarà l'ultima cosa che farai >
Onodera-sa distoglie lo sguardo, cercando di nasconodere la delusione mista all'irritazione e i suoi occhi cadono su di me. < Oh, mi perdoni... non mi sono nemmeno presentato: mi chiamo Ritsu Onodera e sono un editore di manga proprio di questo piano >
Si inchina decorosamente e io ricambio. < Piacere di conoscerla Onodera-sensei, sono Misaki Takahashi e al momento do una mano alla Marukawa Publishing, ma un giorno vorrei diventare un editore vero e proprio! >
< Takahashi? > domanda Takano-sama guardandomi con un sopracciglio alzato. Deduco che l'espressione da demone infuriato sia dedicata esclusivamente al suo collega, perché adesso sembra quasi annoiato... assonnato. < Quindi sei tu il novellino che ci ha mandato Isaka-san? >
Deglutisco, quando si tratta di Isaka-san non è mai un buon affare, ma sorrido e mi inchino. < Sì, sono io... Misaki Takahashi. Ho sentito così tanto parlare di lei, Takano-sama...! È un onore incontrarla >
Adesso inizia a guardarmi seccato. < Tutti mocciosi > si lamenta ripercorrendo il corridoio da qui è sbucato. Io e Onodera-san ci affrettiamo a seguirlo. Non è molto lontano, percò sento cosa continua a borbottare tra sé: < Cosa crede Isaka-sa, che gestisca un asilo nido? >
Ci rimango malissimo. Lo so di avere la faccia da adolescente, non serve che il dio dell'editoria di manga della Marukawa me lo venga a dire così direttamente. Non mi conosce neppure poi...
Onodera pare che riesca a leggere i miei sentimenti sulla mia faccia, la mia stramaledetta faccia trasparente, e mi sorride per scusarsi di nuovo. < Non è male come sembra > lo difende, malgrado pochi attimi prima abbia affermato che è un "insopportabile despota arrogante". Non capisco questo improvviso voltafaccia. < A volte è duro e sgarbato, ma se sei attento e intelligente impari grazie ai suoi consigli che nemmeno te ne accorgi >
Ah. Capisco.
C'è una strana riverenza nella sua voce. Rispetto e ammirazione. Profonda ammirazione.
Lo guardo con la coda dell'occhio: il suo sguardo segue il suo superiore con una luce luminosa.
Voglio provare anch'io questi sentimenti... di nuovo. Voglio guardare una persona con quell'ammirazione e quella luce entusiasta. Voglio avere lo stesso sorriso misterioso e abbaliante sulle labbra.
No... questi sentimenti mi sono familiari. È quello che provo guardando Lui, no? È solo che la sua lontanaza... fa sentire il mio cuore così vuoto.
L'ufficio dove vengo portato è l'ambientazione di una favola: ci sono fiori colorati ovunque, c'è luce, c'è aria di festa. Niente a che fare con l'ufficio degli editori di libri dove lavora Aikawa-san chiuso e privo di decorazioni.
Mi vengono presentti un uomo alto e magro, i capelli castano scuro e la faccia da pocker di nome Yoshiyuki Hatori (Hatori-san); poi mi si presenta un ragazzo che sembra avere all'incirca la mia età, altrettanto basso e con i miei stessi capelli neri... ha gli occhi sul blu scuri però, davvero bellissimi, e ha la riga dei capelli che gli divide la testa a metà. < Mi chiamo Shota Kisa****** > dice stringendomi calorosamete la mano e dandomi il nomignolo di Misa-chan******* 
Sono gentili... mi mostrano il loro lavoro, mi spiegano cosa fanno, i loro progressi. Non avevo mai immaginato che per fare un manga ci volesse tanto lavoro! Sembra anche divertente...
Mi sento bene. Dopo tante settimana di ansia e di stress continuo... sono finalmente in un ambiente che mi fa sentire tranquillo, come se ogni mia preoccupazione fosse rimasta in quell'ascensore dal momento in cui sono cascato a terra.
Comincio a correre. Appena uno di loro ha bisogno di qualcosa io mi trovo lì, capisco come devono essere attacate le battute nelle vignette perciò finisco il lavoro di Hatori-san e poi passo ad aiutare Kisa-san con lo svolgimento del manga a lui assegnato.
< A volte bisogna eliminare alcune scene comiche > mi spiega segnano una grossa e rossa x su quasi tutta la pagina. < Non permettono il regolare svolgimento della storia o rovinano i momenti toccanti, che dovrebbero essere tristi e drammatici. Ridere fa bene... ma niente è più profondo di una lacrima >
Lo fisso rapito mentre dimezza il capitolo.
< Ah, puoi andare a ritirare questi nel magazzino, per favore? Onodera l'ha dimenticato, quindi probabilmente starà tornado indietro. Il magazzino è in fondo al corridoio qui fuori a destra > mi chiede Hatori-san consegnandomi un elenco di manga.
Sto praticamente saltellando in un posto che non conosco, ma è come se ci fossi sempre vissuto. 
Voglio fare questo: voglio trascorrere le mie giornate a scrivere e costruire storie. Voglio raccontare di amori e dolori, di felicità e di divertimenti. Voglio far emozionare i ragazzi e le ragazze del giappone raccontando loro di eroine ed eroi. Voglio donare loro un mondo in cui rifuggiarsi...
Rallento man mano e guardo il mio riflesso su una finestra. Voglio donare al mondo un nuovo mondo in cui rifuggiarsi. Voglio che chi soffre abbia un luogo in cui dimenticare, anche se solo per pochi attimi, tutte le cose da cui vengono assillati. Così come io per oggi ho dimenticato che il mio cuore è tenuto intero dall'attack.
Voglio crearmi un'illusione,
Sto per aprire la porta di quello che spero sia il magazzino, ma mi fermo in tempo perché sento delle voci.
< Takano-san, no, ti prego... fermati... > Ha tutta l'aria di essere la voce di Onodera-san. Ora che ci penso Hatori-san mi ha detto che doveva essere da queste parti. Sembra che non sia solo.
< Perché no? >
È Takano-sama, non ho dubbi.
< Perché > la voce di Onodera-san trema leggermente, < non è questo il luogo giusto... non è il momento >
< C'è un luogo o un momento adatto per amare una persona? >
Sento le guance andarmi in fiamme e il mio cuore perde un battito. Non dovrei trovarmi qui, non è giusto. Questo momento è il loro... Però la frase di Takano-sama mi h paralizzato le gambe. Davvero... qui c'è qualcosa che sto cercando.
C'è un luogo o un momento adatto per amare una persona?
ribatte Onodera-san in un sospiro.
< E allora qual è? >
< Io.. sei troppo vicino, non riesco a pensare >
All'improvviso sento dei passi di corsa e mi affretto a nascondermi dietro la porta. È stupido, mi scopriranno sicuramente, ma non voglio che accada in questo momento.
Onodera-san sta scappando. Lo capisco dai suoi passi affrettati, escono dal magazzino, ma non fanno molto percorso: Takano-sama afferra Onodera-san e lo attrae verso di sé baciandolo.
Ad interrompere tutto è il telefono di Takano-sama che squilla.
Onodera-san lo spinge violentemente, liberandosi dalla sua stretta e io mi nascondo meglio terrorizzato all'idea di essere scoperto.
< Rispondi > sento la voce di Onodera-san.
< Ceniamo insieme dopo? > dice invece Takano-sama.
< Se rispondi > risponde Onodera-san con tono più fermo.
Qualche secondo dopo Takano-sama inizia ad allontanarsi mentre risponde al telefono.
È che l'amore a volte si nasconde nei luoghi più impensati, in tempi che mai e poi mai avresti detto. L'amore non conosce minuti, secondi, ore, o stanze... l'amore è un qualcosa di un'altra dimensione. Impossibile da toccare, tuttavia impossibile da ignorare.
Il mio pensiero corre immediatamente a Usagi-san. Lui non si ricorda di me e del mio amore... però... in qualche modo, e non sono sicuro di voler iniziare a scoprire come, so che c'è. 
Il mio amore per lui, il suo amore per me. 
Non si è mai mosso, non si è mai spostato in tutti questi anni, perché l'amore non conosce spazi o tempi. È sempre lì... solo che lui si è dimenticato dove e come. E io so dove si trova, perché il suo cuore non è mai cambiato... solo i suoi ricordi. E i ricordi, a differenza di un cuore perduto, sono recuperabili eccome.
Sono talmente concentrato su Usagi-san e sul suo volto, sui suoi occhi che mi spiano e sulle sue labbra che mi cercano, che non sento la porta chiudersi e mi accorgo troppo tardi degli occhi spalancati su di me di Onodera-san.
Nessuno dei due dice niente. Non ci sono parole, forse un po' di imbarazzo, ma niente di cui vergognarsi.
< M-mi dispiace > dico subito. Ho interrotto la loro intimità, la mia mortificazione è naturale. < Hatori-san mi ha consegnato questa lista di manga da portargli... ma non volevo >
Si copre la faccia con una mano, ha l'aria di essere rosso come un peperone.
Mi sembra assurdo. Con tutti i sentimenti che proviamo. L'odio. L'invidia. L'egoismo. La vendetta. L'ira. Il desiderio di violenza.... abbiamo così tanti sentimenti di cui andare poco fieri. Di cui vergognarci. Ma l'amore... l'amore dovrebbe renderci fieri. Fieri di essere delle persone. Fieri dei meravigliosi sentimenti che, in un mondo pieno di intolleranza e rifiuto, siamo capaci di provare.
Non so come ci ritroviamo seduti a terra, spalle al muro, l'uno accanto all'altro. Non facciamo niente di particolare, non parliamo nemmeno, ma è come se ci stessimo comunicando cose. Mi sento bene con questo ragazzo, a mio agio. Forse perché può capire le mie preoccupazioni, forse perché abbiamo entrambi qualcosa che non vogliamo sbandierare al mondo. Perché il mondo è un posto ancora troppo arrido e buio... e distruggerebbe ciò che di buono siamo riusciti a costruirci nel nostro cuore.
< La persona che amo non si ricorda più di me > dico di punto in bianco. Non l'ho detto a nessuno. Molti l'hanno capito, alcuni hanno fatto qualche ipotesi, in tanti si sono fermamente opposti a questi travolgenti sentimenti e le persone che più di tutto dovrebbero saperlo... mio fratello, sua moglie e anche i miei genitori (chissà) non ne sono al corrente.
Io stesso non l'ho mai detto ad alta voce. Quando è stata l'ultima volta che gli ho detto che lo amo? Non me lo ricordo.
Sento i suoi occhi su di me e questo in qualche modo mi spinge a continuare. < Stiamo insieme da cinque anni... e lui non si ricorda del suo passato dal momento in cui ci siamo conosciuti. È assurdo, vero? > Mi sputa a sorpresa un sorriso. Me lo sento in faccia amaro e scottante.
< È stato il mio primo amore > mi risponde in un sussurro. Non serve nemmeno che specifichi il soggetto, è ovvio. < Sono stato innamorato per lui per tre anni... poi, alle superiori, non so come, quando me lo sono ritrovato davanti gli ho confessato i miei sentimenti. Non so cosa mi sia preso. Mi ero arreso all'idea che il mio amore sarebbe rimasto serrato dentro di me per sempre e mai ricambiato. Credo che tenersi una cosa dentro per troppo tempo, poi quella esploda fuori >
Con la coda dell'occhio vedo il suo sorriso spuntare all'improvviso.
< E poi cominciammo a uscire. Mi sembrava incredibile... tutti quegli anni in cui avevo smesso di sperare e all'improvviso la speranza che mi ero vietato si trasformava in realtà. Era troppo... incredibile. Non ci ho creduto, infatti. 
Mi sono convinto che mi stesse prendendo in giro e ho cambiato città, rinunciando >
Mi guarda. 
C'è una strana luce nei suoi occhi. 
È calda, ma non scotta. 
È profonda, ma non irraggiungibile. 
È luminosa, ma non accecante. 
È un fuoco equilibrato che ti permette di sopravvivere.
È una meraviglia assoluta.
< Come vi siete ritrovati? > sussurro.
Scuote la testa. < Non lo so come è successo. Mi sono ritrovato qui per sbaglio... l'ultima cosa che volevo era fare l'editore di shojo manga e l'ho incontrato. Per un gioco di nomi non ci siamo riconosciuti immedatamente... ma con il tempo ha capito che ero io, malgrado fossero passati dieci anni >
< Lo ami? > la domanda sorge spontanea. E la risposta mi sembra evidente. Ma ho bisogno di sentirglielo dire. Ho bisogno di credere che l'amore sia possibile.
< Sì >
< Diglielo > mormoro alzandomi in piedi. < Fai in modo che lo sappia... domani potresti non poterlo più fare >
< Takahashi-kun > mi chiama. < Ti ho raccontato la mia storia per dirti che a volte ciò che credi sia impossibile, si avvera >
Sorrido.
Sorrido davvero. Mi fa male la faccia perché non è più abituata al gesto da un po', ma ci riesco. Sorrido e annuisco. < Lo so. Grazie > Gli do la lista dei manga che mi ha consegnato Hatori-san e lo ringrazio per tutto. < È il momento che torni a casa >
< Buona fortuna > Il suo sorriso è sincero, lo sguardo preoccupato, ma fiducioso.
< Grazie >
Lasciare questo posto è difficile, ma non è il posto che fa per me. Non ancora.
Il mio posto, soprattutto adesso, è accanto a te.
Quando l'ascensore giunge all'ultimo piano non mi sorprendo di trovare Isaka-san d aspettarmi. Consegna distrattamente delle cartelle al suo segretario, il quale mi saluta con un cenno, e mi viene in contro.
< Allora, Takano-san ha soddisfatto le tue aspettative? >
Sospiro e sorrido. Vedermi sul volto quest'espressione rilassata lo sorprende. Anche me, se è per questo... < Sì, è straordinario. Ma adesso voglio andare a casa >
< Ah, beh, se vuoi ti accompagno. Devo comunque passare da quelle parti >
Asahina-san si intromette. < Veramente ha un meeting tra un'ora >
Isaka-san gli lancia uno sguardo di traverso che non si merita proprio. 
< Ah, Isaka-san... davvero non serve che si disturbi. Posso prendere il treno > In treno ho iniziato questa giornata, è giusto che in treno la termini. < Aikawa-san è ancora con Usagi-san, vero? >
Isaka-san si fa scettico. < Non le piace fare da baby-sitter. Se n'è andata meno di due ore dopo che hai iniziato il lavoro >
Mi abbottono il giubotto in fretta e ingoio le parolacce che vorrei dire. < Allora è meglio che mi sbrighi... >
< Chibi-tan, non ti preoccupare: Akihiko è riuscito a sopravvivere per molti anni prima che arrivassi tu, sai >
< Non sono preoccupato >
Lo so che può sopravvivere senza di me.
E so anche che io non posso sopravvivere senza di lui.
In qualunque caso, quello che rischia di perdere tutto sono io.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota di un'autrice un po' distratta
 
 
Ciao a tutti!!
 
Inanzitutto grazie davvero perchè mi seguite. Siete sempre attivi e aumentate di giorno in giorno... grazie, perché a volte penso di non meritarvi...
Per proseguire, a proposito del "non meritarvi", vi chiedo infinitmente scusa se avete dovuto aspettare così tanto per questo capitolo... non posso più essere puntuale e svelta con la pubblicazone come lo ero qualche settimana fa perché sto per ricominciare a lavorare e il mio tempo è a dir poco scarso, perciò, davvero, abbiate un po' di pazienza e fate un respiro profondo... non potete uccidermi prima che finisca la storia dopotutto, no? XD
 
E adesso, dopo avervi detto quanto siete bravi e amabili, spero che abbiate voglia di un po' di note, perché sì... ho davvero bisogno di spiegarvi due o tre cosette.
 
Cominciamo dal titolo del capitolo che chiameremo Nota 0: "Il miglior primo amore del mondo" è la traduzione letterale del giapponese Sekai ichi hatsukoi. Adesso, io so davvero che voi sarete praticamente super informati, ma per quei due divoletti che non lo sapessero... Sekai ichi hatsukoi è l'altro manga del mangaka di Junjou romantica.
Questo assurdo crossover è stato del tutto inaspettato.. stavo pensando ad un modo per far diventare Misaki un po' più speranzoso e ottimista e fargli incontrare Onodera e Takano mi è sembrato una cosa talmente assurda da essere stupenda. Chi mai non lo vorrebbe un crossover tra queste due storie strappa lacrime e tachicardie?!
Così... eccomi qua, a incrociare strade, storie e sentimenti in un groviglio che spero vi faccia uscire un po' più forti.
 
* = Masamune Takano è appunto uno dei protagonisti di Sekai Ichi Hatsukoi, non che un'editore della casa editrice in cui lavora Misaki.
** Yoshikawa Chiharu= è niente meno che lo pseudonimo di Chiaki Yoshino, un mangaka della casa editrice e uno dei personaggi di Sekai..
Mentre Erika Icinose è una mangaka della stessa casa editrice che compare una volta in Sekai insieme a Takano-san.
***Kuso-Usagi= è il modo preferito di Misaki di chiamare il suo Lord Land quando lo fa arrabbiare. Kuso vuol dire fottuto, quindi la traduzione è ovvia: Fottuto Usagi.
****Storyboard= è la rappresentazione grafica che compone la storia finale. Almeno per quanto riguarda la fumetteria. In pratica è una specie di riassunto che chiarisce alla larga la storia.
****** Kisa-san e Hatori-san= sono due colleghi di Takano e Onodera, che partecipano attivamente alla storia Sekai.
******Misa-chan= è il nomignolo che la nostra carinissima Dinda91 ha dato a Misaki nella recensione del capitolo 7 e che a me ha letteralmente strappato un sorriso. Volevo ringraziarti di quel momento <3
 
 
Siccome sto scrivnendo questo capitolo da più di un mese e che davvero non mi va di farvi aspettare oltre per rileggerlo... beh, dai gli do solo un'occhiata, ok? E lo posto immediatamente!
 
Perdonatemi ancora... spero che la storia vi piaccia malgrado l'irruzione degli altri personaggi e che non abbiate nulla di cui lamentarvi perché non ho intenzione di cambiare il genere... la storia non è un crossover... solo questo capitolo XD
 
Spero che stanotte riusciate a dormire e che non rimaniate svegli a maledirmi tutta la notte...
 
Love & Peace
 
Cassie
 
 
   
 
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