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Autore: feilin    16/12/2014    2 recensioni
Una ragazza invisibile, nel vero senso della parola, incontra l'unico essere umano in grado di vederla. Una convivenza a volte forzata ma spesso piacevole. Un nuovo amico per lei, e una nuova amica per lui. Amicizia, amore e scoperte inaspettate.
Non sarà troppo lunga come cosa, spero vi piaccia. Buttateci un occhio :D
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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10 settembre 2014
 
- Feffe -
- Dimmi -
- Lo sai che ti amo? -
- Addirittura -
- Possibile che tu mi debba sempre rispondere così? - borbottò lui guardandomi.
- Te l’ho già spiegato, questa storia del ti amo arriverà quando saprò con certezza di essere innamorata di te. Non voglio sprecarlo per una cotta -
- E tu mi vedi solo come una cotta? - chiese lui ferito.
- Non guardarmi così, lo sai che non ho esperienze di nessun tipo, non so neanche che significhi essere innamorata di qualcuno. Suppongo che quando sentirò il bisogno di dirtelo te lo dirò - conclusi.
- Sono passati sei mesi ormai, cosa devo fare per farti innamorare di me? -
- Non lo so, dimmelo tu. Sei tu quello con più esperienze. Non dirmi che tutte le tue fidanzate ti hanno “ amato” dal primo istante? - chiesi mettendomi meglio sopra il letto.
- Beh… si. Insomma dopo una o due settimane erano tutte miele e cuoricini. Volavano ti amo da tutte le parti. -
- Ah. Beh con me dovrai impegnarti di più - mormorai guardandolo avvicinarsi di nuovo a me. Ci eravamo appisolati sul letto insieme dopo aver dato una sistemata a tutta la casa visto che i suoi genitori non c’erano. Erano passati sei mesi da quando Alex mi aveva detto di piacergli e da lì era stato metà in salita e metà in discesa. In salita perché io ero troppo inesperta per un ragazzo della sua età con esigenze troppo specifiche per me. In discesa perché adesso eravamo molto più vicini e uniti per qualsiasi cosa.
Dopo i primi imbarazzi iniziali eravamo diventati quasi ufficialmente una buona coppia. Se non fosse stato per il fatto della mia invisibilità ovviamente. Mi pesava non poter essere vista al suo fianco, mi pesava il fatto che lui non potesse dire al mondo di essere diventato una mia proprietà privata, e soprattutto odiavo il fatto che non ci potessimo tenere per mano o abbracciarci quando uscivamo insieme. Però ci provavamo, e non ci fermava dal volerci bene. Dopo il primo mese mi aveva spiazzata dicendomi “ti amo” ed io ero rimasta senza parole. Nel vero senso della parola, non aprii bocca. Era una parola davvero troppo grande per me, e non ero ancora sicura di volergliela dire. C’era rimasto male ma non si era dato per vinto, dicendo che sarebbe stato paziente e che me lo avrebbe ripetuto tutti i giorni finché non gli avessi risposto a dovere. E lo aveva fatto davvero. Per ben cinque mesi.
Era quasi diventato un gioco per noi, anche se spesso mi dispiaceva demoralizzarlo.
- Tanto lo so che tu mi ami ma non vuoi dirmelo - ghignò lui avvicinando il suo viso al mio.
- Convinto tu - sorrisi di rimando.
Oltre al ti amo mancato doveva combattere anche con la mia timidezza, o vergogna, negli approcci fisici. Non lo facevo apposta, davvero, ma a volte, soprattutto i primi tempi, mi pietrificavo del tutto. Lo ammiravo davvero per la pazienza che dimostrava e con il passare del tempo capivo che forse doveva amarmi davvero per poter accettare tutto questo.
Sua sorella, nel mentre, continuava a tenerlo d’occhio perché lo vedeva strano. Era l’unica in casa ad essersi accorta del fatto che spesso parlava con me, o si rinchiudeva intere giornate a casa per stare con me. Ovviamente per lei io non esistevo, quindi di conseguenza erano stranezze per lei tutto ciò che Alex faceva con me.
Mi metteva a disagio il fatto che Angie potesse sospettare di lui, soprattutto da quando avevo scoperto i precedenti di Alex in quanto ad allucinazioni. Non volevo far preoccupare la famiglia inutilmente.
- Ti va di uscire oggi? - mi chiese facendomi ritornare alla realtà.
- E dove mi porti? -
- Ovunque tu voglia - sorrise lui.
- Come sei romantico - commentai divertita.
- E sono anche divertente, sensibile, premuroso, rispettoso, paziente e bellissimo - si vantò lui.
- E modesto - conclusi io guardandolo.
- Soprattutto quello - mormorò lui prendendomi il viso e stampandomi velocemente un bacio a tradimento.
- Ehi - dissi contrariata.
- Cosa? Non posso baciare la mia ragazza? Mi neghi anche il diritto di baciarti? È tirannia questa - si lamentò in modo teatrale. Sbottai a ridere.
- Smettila di fare lo stupido. A che ora vogliamo uscire? -
- Quando vuoi tu, tesoro mio - mi ammiccò lui. Scossi la testa guardandolo. Mi metteva di buon umore vederlo sempre contento. Mi rallegrava ogni giornata.
 
- Non ho capito che film stiamo andando a vedere - dissi mentre entravamo nella sala del cinema. Era tutta buia, intenta a trasmettere la pubblicità in attesa dell’inizio del film. Molte persone erano già sedute, intente a mangiare popcorn.
- Adesso lo vedi. - bisbigliò lui sedendosi. Mi sedetti accanto a lui, sperando che non arrivasse prima o poi qualcuno a sedersi sopra di me.
- Non dirmi che è un horror - mormorai già intenta ad andarmene. Non che non mi piacessero gli horror, ma non li avevo mai visti al cinema e avevo paura che mi sarei traumatizzata per sempre.
- Stai calma e aspetta l’inizio del film - mormorò lui prendendomi per mano e sorridendo per tranquillizzarmi.
Con quel bel sorriso che hai c’è poco da fare.
Attesi in silenzio l’inizio del film che non tardò ad arrivare.
Ma non ci credo.
- Frozen!? Mi hai davvero portato a vedere Frozen!? - sorrisi contentissima.
- Prego - rispose lui cercando di non sbottare a ridere.
- Come facevi a sapere che amo la Disney? - chiesi perplessa e meravigliata allo stesso tempo. Non ricordavo di averglielo mai detto nella mia vita.
- Canticchi sempre canzoni dei cartoni quando non hai niente da fare. Soprattutto sotto la doccia. -
Santo cielo, quindi mi ha sentito stonare sotto la doccia?
Arrossii vergognandomi a morte.
- Riesco a vedere le tue guance rosse anche se è buio pesto - rise lui pizzicandomene una.
 
- E’ stato bellissimo! Mi è piaciuto tantissimo! -
- Secondo me cantano troppo -
- A me è piaciuto lo stesso! E finalmente un film della Disney in cui il vero amore non è quello che incontri e sposi nello stesso giorno! - commentai saltellando felice come una pasqua mentre camminavamo per il Central Park.
- Sono contento che ti sia piaciuto - sorrise lui sempre armato del suo auricolare. Lo guardai. Aveva le mani in tasca e camminava in modo più tranquillo rispetto al mio andamento da psicopatica.
Come fai ad essere così bello? Non mi sento quasi degna di starti vicino.
Sono davvero troppo fortunata. E devo ringraziare la mia invisibilità per questo. Anche se, probabilmente se era destino che ci incontrassimo, ci saremmo conosciuti anche in diverse circostanze.
- Grazie -
- Per cosa? - chiese lui confuso.
- Per tutto - sorrisi io andandogli incontro per abbracciarlo. Sprofondai la testa nel suo petto.
- Lo sai che ti detesto profondamente? - borbottò lui irrigidendosi.
- Perché? - chiesi alzando la testa per guardarlo.
- Perché ti fai venire questi attacchi diabetici quando io non posso risponderti. Tu vuoi uccidermi donna. A casa mi fai dannare per un bacio e fuori mi strapazzi come un peluche -
- Non è colpa mia se mi viene voglia di spupazzarti solo in luoghi in cui non puoi saltarmi addosso - dissi in modo innocente.
Lo sentii sospirare esasperato mentre io strofinavo la mia esta sul suo petto stringendolo più forte, ascoltando il suo respiro lento e il suo cuore più veloce in contrasto.
- Se me lo dicessi adesso sarebbe davvero l’ideale - mormorò lui.
- Cosa? -
- Che mi ami -
- E’ così importante per te che te lo dica a parole? - chiesi continuando a restare ancorata a lui.
- Sì. Nessuno può vedere tutto questo. Nessuno può sapere ciò che proviamo. Solo noi possiamo, ed io ne ho bisogno - commentò lui staccandomi e mettendomi le mani sul viso, perforandomi con lo sguardo.
- Alex…- mormorai imbarazzata, ma lui mi costrinse a tenere lo sguardo su di lui.
- Dillo -
- Io… -
- Forza - sorrise dolcemente. Sentii il panico crescere dentro di me senza un reale motivo.
- Io… ho bisogno di più tempo - mormorai sentendomi il cuore esplodere. Non smise di sorridere, ma vidi perfettamente la luce di speranza nei suoi occhi spegnersi. Appoggiò la fronte sulla mia inspirando lentamente.
- Al…-
- Andiamo a casa - mormorò lui voltandosi e cominciando a camminare.
Restai qualche secondo immobile, per poi venirgli dietro. Era arrabbiato. O peggio, era deluso, triste, rassegnato.
Ferito.
Mi sento così in colpa. Mi sento male. Ho un nodo stretto nello stomaco che si muove e mi fa venire voglia di piangere.
Potrei mettere fine a questa agonia. Potrei dirlo adesso, urlarlo al mondo e a lui.
Eppure davvero non ci riesco.
- Alex… aspetta –mormorai andandogli dietro come un cane – sei… sei arrabbiato con me? Io… io non volevo ferirti… è che… io non… - non sapevo cosa dire, ero agitata, presa dal panico della situazione. Non mi rispondeva, non mi guardava e la cosa mi innervosiva.
Lui continuò a camminare verso casa senza voltarsi mai. Senza dire una parola. Lo seguii richiamandolo qualche volta senza ricevere risposta.
Mi lascia. Lo so, è finita ormai. Sapevo che non sarebbe durata troppo.
Entrammo in casa, ancora vuota se non per Maggie che sonnecchiava nella sua cuccia. Lui salì in camera per poi infilarsi in bagno, da cui sentii provenire il suono della doccia. Sospirai, sedendomi sul letto.
Restai immobile a guardare il pavimento per svariati minuti, finché non decisi di andare davanti alla porta del bagno.
- Alex – dissi bussando, non sentendo più l’acqua della doccia accesa – per favore rispondimi -
La sua risposta fu l’accensione del fono. Sospirai, accucciandomi a terra davanti alla porta.
Avrei aspettato che uscisse.
Ho bisogno di parlargli. Dobbiamo parlare, subito, non mi piace per niente il suo silenzio. Mi mette ansia.
Dopo altri minuti che sembrarono infiniti, sentii il chiavistello della porta girare, così mi alzai aspettando che uscisse. La porta si aprii, rivelando Alexander a petto nudo, coperto solo dall’asciugamano. Aprii la bocca nel tentativo di dire qualcosa ma non uscì nulla.
Non distrarti maledizione.
- Alex – pronunciai dopo aver deglutito – possiamo parlare? - chiesi mentre lui mi passava affianco per andare in camera. Lo seguii imperterrita.
- Alexander! - lo chiamai con più forza, afferrandolo per un braccio.
- Cosa? -  mi rispose lui.
- Possiamo parlare? Per favore -
- Di cosa? Di cosa vuoi parlare? Eh? - chiese lui in modo irritato, guardandomi – Sono due semplici parole, Dio santo. Che problemi hai? -
- Ti avevo detto che non sarebbe stato facile… -
- Ho capito Federì, ma sono passati sei mesi. Non due settimane. Sei mesi. Cosa dovrei fare? Più che esprimerti il mio affetto e metterti a tuo agio cosa vuoi che faccia!? Mi chiedi più tempo, ma di quanto tempo hai bisogno? Tra due mesi è Novembre, il che significa un anno da quando sei apparsa nella mia vita. Un anno! - sbottò lui innervosito.
- Non prendertela così… -
- Cosa!? Hai una vaga idea di come io mi senta ogni volta che ti espongo i miei sentimenti e tu non li ricambi!? Come ti sentiresti tu al mio posto? Non ti sentiresti presa in giro? Tutti gli esseri umani hanno bisogno di certezze e di essere rassicurati qualche volta. E fino a prova contraria io sono un umano! E ho bisogno come te di sapere che sono corrisposto! -
- Non lo faccio apposta, davvero! È che davvero mi si blocca tutto quando ci penso. Mi dispiace così tanto di farti sentire così. Ma tu sai cosa provo per te, è solo che non riesco a dirtelo – commentai vendendolo dissentire con la testa – Alex ti prego, tu devi credermi -
- E allora dillo. - soffiò lui in modo freddo.
Restai in silenzio, deglutendo, tirando indietro le lacrime che volevano uscire per il terrore che stava crescendo in me.
Guardai i suoi occhi che aspettavano impazienti e che mi scrutavano l’anima. Cercavano di leggermi dentro, e forse ci stava riuscendo, o forse no. Abbassai la testa sentendomi pesare quello sguardo e mi voltai pronta ad uscire dalla stanza.
- Oh no, non te ne vai -  ringhiò lui afferrandomi per un braccio e avvicinandomi a lui. Venni aggredita dalle sue labbra che mi baciarono con prepotenza. Sobbalzai impreparata e quasi istintivamente cercai di allontanarlo, ma non me lo permise. Afferrò il mio viso con le mani e mi fece indietreggiare fino all’armadio. Irruppe con la sua lingua nella bocca, togliendomi tutto il fiato che avevo, e cercai di spingerlo via con le mani, ma le afferrò prontamente e me le bloccò sulla testa. Capii che tutte le volte che lo avevo respinto o fermato in questi momenti, mi erano stati possibili solo perché lui acconsentiva a farlo, non perché ci riuscissi davvero. Adesso lui non era intenzionato a staccarsi.
Mugugnai contrariata, benché una parte del mio corpo sembrava gli stesse perfino rispondendo.
Si staccò dalle mie labbra, permettendomi di respirare, facendomi sospirare subito dopo per il brivido che mi aveva attraversato tutta la schiena nello stesso momento in cui mi aveva sfiorato il collo.
Il cuore stava battendo all’impazzata, e pensavo seriamente che da un momento all’altro sarebbe uscito dal petto.
Staccò una delle mani per percorrere il mio fianco in una carezza leggera e poi più audace, mentre lentamente cominciavo a lasciarmi andare al suo volere. Sentivo le gambe tremare ed ero più che convinta che a breve avrebbero ceduto. Staccando anche l’altra mano, tornò alla mia bocca mentre entrambe le mani si avvicinavano alle mie natiche, afferrandole e facendo pressione. Affondai le mie mani tremanti fra i suoi capelli, seguendo i suoi movimenti con le labbra e stringendomi a lui. I baci cominciarono a farsi più spinti e in poco tempo mi ritrovai sdraiata sul letto con lui sopra. Si staccò per riprendere fiato e mi guardò, facendomi arrossire. Sorrise, appoggiando la fronte sulla mia.
- Stai tremando come una foglia - mormorò lui – da cosa sei così spaventata? -
Non risposi, perché non sapevo la risposta.
- Mi dispiace, forse ti ho spaventata io. Sono stato troppo rude? Ma sembra che solo così riesci a scioglierti più facilmente. – commentò alzando il viso e guardandomi nuovamente. Dalla mia ero troppo concentrata a cercare di non notare il fatto che fosse mezzo nudo sopra di me – Io ti amo, piccolo fantasmino spaventato. Puoi amarmi anche tu? - chiese dolcemente.
Annuii debolmente, puntando gli occhi nei suoi.
- Non guardarmi con questi occhioni indifesi, mi fai quasi sentire in colpa - sorrise lui tirandomi una guancia.
- Posso baciarti senza che ti venga un infarto? - chiese avvicinandosi.
- Non ti prometto nulla - risposi.
- Beh, già che parli è un buon segno - commentò prima di posare nuovamente le labbra sulle mie però in modo più dolce e delicato di prima.
Come fa? Come può essere così? Un ragazzo del genere non esiste.
Mi feci cogliere da un moto di tenerezza strana, che mi fece ancorare le braccia alla sua schiena per stringerlo a me, cosa che gli fece perdere l’equilibrio e lo fece sdraiare completamente su di me.
- Ma che fai? - chiese lui perplesso.
- Niente. Avevo solo voglia di sentirti più vicino - commentai affondando la testa nell’incavo del suo collo.
- E quanto vicino vuoi sentirmi? - chiese lui con un velo di malizia, celata dalla serietà della domanda.
Quanto vicino voglio sentirlo?
Non sono sicura di volerlo dire.
Ci guardammo per svariati secondi negli occhi, e lessi nei suoi la silenziosa domanda che mi stava ponendo, sebbene pochi minuti prima avesse cominciato senza chiedere.
Chiusi gli occhi, inspirai, riaprii gli occhi e mi aprii in un sorriso timido.
Tornammo a baciarci molto lentamente, in modo quasi snervante. Le sue mani cominciarono a vagare delicatamente sul mio corpo, ed ad ogni carezza fremevo.
I baci cominciarono a farsi spinti, la sua lingua cominciò a danzare con la mia, mentre le carezze cominciavano a farsi più audaci. Lentamente cominciò a sbottonarmi la camicia, e sentii piano piano un calore salirmi alle guance. Non che  mi vergognassi di farmi vedere in reggiseno, infondo spesso non ci facevo caso se mi spogliavo o meno di fronte a lui. Ma in quel momento mi sentivo vulnerabile. Sapevo che mi stava per guardare con occhi forse critici, mettendomi in comparazione con le sue ex. Mi sfilò lentamente la camicia e chiusi gli occhi, imbarazzata. Lo sentii ridacchiare per la mia reazione, e poco dopo un leggero dolore colpirmi alla pancia.
Ma…. Mi ha morso!
- Ahia! - mi lamentai dandogli un colpetto in testa. Lui cominciò a ridere mettendo le mani sui miei fianchi.
- Ti preferisco arrabbiata che imbarazzata per cose inutili. -
- Non sono cose inutili… - borbottai sentendomi offesa.
- Non dovresti vergognarti del tuo corpo. Io lo trovo… perfetto - commentò in modo malizioso. Mi vergognai nuovamente e lui cominciò a farmi il solletico.
- Metti via quello sguardo subito, signorina! - disse mentre io mi piegavo in due cercando di evitare le sue mani.
Ricominciò a baciarmi, ed io lo seguii a ruota sentendomi più leggera. Tornò ad accarezzarmi ed io inarcai la schiena, permettendogli di slacciarmi il reggiseno velocemente. Sentii il reggiseno scivolare via velocemente, per finire chissà dove, e cercai di non far caso a come mi guardava. Era la prima volta che mi vedeva mezza nuda. E sapevo che non sarebbe finita lì.
Tutto divenne più veloce. In poco tempo mi sfilò i pantaloni e gli slip. Continuò a baciarmi e a distrarmi dal fatto di essere completamente nudi l’uno sopra l’altra e in poco tempo degli ansiti riempirono la stanza. Pelle contro pelle, cominciai a sentire un incendio nello stomaco che si propagandava su tutto il corpo, e sapevo che di lì a poco sarei scoppiata. Ansimavo e tremavo sotto i suoi tocchi e sotto i suoi baci. Non ci volle molto prima che si decidesse ad unire i nostri corpi in modo più profondo. Mi sentii strana, ma non spaventata. O almeno non troppo.
Le nostre anime si toccarono, e unendoci entrambi ci perdemmo nell’oblio.
 
Aprii gli occhi sentendo bussare alla porta. Mi voltai, guardando il viso addormentato di Alex accanto al mio. L’osservai, coperto solo dal lenzuolo che lo copriva solo dal bacino in giù, mettendo in mostra gli addominali e tutto il ben di Dio che aveva.
Un momento. Ma io sono nuda!
Mi affrettai ad afferrare la coperta e a tirarmela addosso per coprire ogni parte del mio corpo.
- Alex! Ci sei? Stai dormendo? - disse la voce di sua sorella da dietro la porta. Diedi delle leggere spinte ad Alexander per destarlo dal suo sonno profondo.
- Mh? Eh? - bofonchiò lui. Due secondi dopo Angie entrò nella stanza e guardò perplessa suo fratello.
- … Perché sei nudo? -
- Eh? – mormorò nuovamente lui ancora stordito. Guardò me, poi sua sorella, ed infine se stesso – avevo caldo - mormorò grattandosi la testa.
- Caldo. Va bene, senti vedi di metterti qualcosa addosso e di scendere per pranzo oggi. Ieri sera non hai cenato, sei andato a dormire presto - continuò lei, guardandolo in modo indagatore.
- Sì,sì - mormorò sbadigliando. Angie uscì dalla stanza, ed io tirai un sospiro di sollievo.
- Buongiorno - mi salutò lui sorridendo.
- Buongiorno - risposi coprendomi fino al naso con il lenzuolo.
- Come ti senti? -
- Intorpidita -
- Normale. Non sei allenata - commentò lui con un velo di malizia mentre si alzava indisturbato per andare all’armadio.
- Ma copriti!!! - urlai coprendomi gli occhi. Lo sentii ridere.
- Di cosa ti vergogni? Tu mi hai visto ieri sera. Ed io ho visto te. Non dovresti vergognarti più ormai - commento infilandosi un paio di boxer e avvicinandosi a me come una tigre pronta ad aggredirmi.
- Non ti azzardare a fare il maniaco! - commentai stringendo prepotentemente la coperta. Lui scoppiò nuovamente a ridere, lanciandomi l’intimo e una maglia. Mi misi sotto il lenzuolo e cominciai a vestirmi lì sotto.
- Sei stata molto brava. Dovremmo rifarlo ogni tanto - scherzò lui lanciandomi una frecciatina.
- Non ti ci abituare troppo - dissi uscendo dal letto e mettendomi in piedi.
- Oh, ma sono sicuro che ti piacerà. È un ottimo sport sai? Ti mantiene in forma - mi ammiccò prendendomi per i fianchi e avvicinandomi a lui.
- Vedremo - commentai ironica. Lui sorrise, stampandomi un bacio sulla fronte e abbracciandomi, avvolgendomi tra le sue calde e forti braccia.
Mi sento così protetta. Potrei restare qui per sempre. 


Angolo di Feilin
salve! sono viva eh! non mi sono scordata della ff! anche se ci metto mille anni a pubblicare, una riga al giorno la scrivo. L'accademia mi distrugge, e non ho il tempo nemmeno per piangere. Ma sono qui per voi *^* ebbene? finalmente no? ce l 'hanno fatta quiesti giuovani. Il prossimo sarà l'ultimo capitolo ( ebbene sì) e poi ci saranno i due attesissimi finali. sperò di pubblicare tutto ciò entro pasqua XD abbiate fede!! ma intanto ditemi, miei piccoli lettori <3 vi è piaciuto il capitolo? a me non tanto, lo vedo troppo frettoloso, ma sono una frana a scrivere queste scene, abbiate pietà della mia povera anima. ditemi voi. lasciatemi un commentino *^* e ringrazio chi mi legge e ancora di più chi mi sostiene con le recensioni. Ve se ama <3 ebbene, un bacione e al prossimo capitolo cari!

ps: leggete anche questo se non avete niente da fare. è caruccio *^*  Cliccami!!!
  
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