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Autore: _Fedra_    16/12/2014    3 recensioni
"Voldemort si voltò verso la ragazza. Nonostante fosse completamente paralizzata dalla paura, Jane riuscì a sostenere il suo sguardo. Finalmente avrebbe avuto le risposte che cercava. Quelle risposte che non aveva mai trovato il coraggio di ammettere.
–Sì sono stata io! – rispose decisa. – E non mi importa minimamente di chi sia Edmund!
–Oh, ne sei proprio sicura, piccola Mezzosangue? – chiese Voldemort con un ghigno. – Nemmeno se ti dicessi che è mio figlio?"
Finalmente, il terribile mistero che avvolge le origini di Edmund avrà tutte le risposte. La battaglia finale si avvicina e Jane Potter si ritrova a un bivio dal quale non potrà tornare indietro: continuare a combattere al fianco di suo fratello o restare accanto al ragazzo che ama.
L'unica speranza è celata nella misteriosa profezia pronunciata dalla Cooman molti anni prima, che potrebbe cambiare completamente il corso della Storia.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Edmund Pevensie, Susan Pevensie
Note: Cross-over, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La profezia dell'Erede'
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Capitolo 25

LA FINE DI VOLDEMORT

~

 

 

 

 

Per Jane fu come risvegliarsi da un lungo e tormentato sonno.
Aprì gli occhi lentamente, le ossa indolenzite come se avesse appena ricevuto delle terribili percosse.
Solo allora si rese conto di trovarsi accoccolata contro il fianco di Edmund, le braccia di lui strette attorno al suo corpo fragile e smagrito, il mento appoggiato alla sua testa.

La ragazza sbatté gli occhi verdi nervosamente.
Fuori albeggiava e una debole luce grigiastra illuminava quello che un tempo era stato l’ufficio di Silente.
Solo allora ricordò quello che era appena accaduto.

Harry.
−NO! – gridò cercando di divincolarsi dalla presa di Edmund.
Il ragazzo cercò di trattenerla, non senza temere di farle male.
−È troppo tardi, Jane – disse prendendole il volto tra le mani. – Se n’è andato,
La ragazza scoppiò in singhiozzi, affondando le unghie nelle sue spalle.
Sapeva che il suo comportamento era folle ed egoista, che l’unica soluzione per fermare quell’orrore era il sacrificio di Harry.
Eppure questa nuova realtà senza di lui le risultava ostile e vuota, ben distante da quel mondo senza magia a cui aveva tanto desiderato ritornare solo pochi mesi prima.

−Harry voleva che continuassimo quello che aveva iniziato – cercò di consolarla Edmund. – Penso che non ci sia altro modo per onorare la sua memoria.
Jane annuì, le lacrime che scorrevano copiose sul suo volto pallido e insanguinato.
−Che facciamo? – chiese con la voce che tremava.
−Raduniamo gli altri e prepariamoci a riprendere la battaglia. Non so quanto manchi al ritorno di Voldemort.
Lei fece nuovamente un cenno d’assenso con il capo.
Edmund l’aiutò a rialzarsi in piedi, cingendole le spalle esili con un braccio.
In quel momento, Jane sembrava più piccola e fragile che mai.
Il ragazzo aveva quasi paura di spezzarla in due, se non fosse stato attento.

Nella Sala Grande nulla sembrava cambiato da quando erano sgattaiolati di sopra.
A quanto pareva, Harry si era allontanato senza essere visto, nascosto sotto il Mantello dell’Invisibilità.
Era evidente che non volesse affrontare un’altra scena straziante come quella dell’addio a sua sorella.

Nel vedere di nuovo i suoi compagni e la distesa di lenzuoli bianchi sul pavimento polveroso, Jane si sentì mancare.
Edmund la sorresse un attimo prima che le sue ginocchia cedessero, cercando di farle forza.

−Ciao, ragazzi. Che succede? – disse in quel momento Neville, venendo loro incontro.
Le loro facce furono sufficienti a fargli capire che era appena accaduta una cosa terribile.
−Harry… − provò a rispondere Jane, lottando contro nuove lacrime che lottavano per uscire. – Harry…
Non finì la frase.
In quel momento, la fredda voce acuta di Voldemort tornò a risuonare attraverso le pareti del castello.

Harry Potter è morto. I miei uomini lo hanno finito mentre tentava di fuggire dal castello, proprio nel momento in cui tutti voi vi sacrificavate per lui. Non c’è più speranza, ma il Signore Oscuro odia versare invano sangue di mago. Per questo vi offro la mia misericordia. Inchinatevi a Lord Voldemort e vi sarà risparmiata la vita. Continuate a ribellarvi a me ed io non risparmierò nessun uomo, donna o bambino della vostra famiglia. A voi la scelta.
Fu come se l’intero castello stesse collassando su se stesso, spaccato in due dall’urlo di disperazione che proruppe da ogni gola. Ron e Hermione si precipitarono verso il cortile, seguiti a ruota da Ginny e Luna. Jane si accasciò sul pavimento, svenuta, sorretta a malapena da Edmund e Neville. Le ci vollero diversi minuti per riprendere conoscenza. Era pallida come un lenzuolo e tremava dalla testa ai piedi.
−Harry… − continuava a ripetere, lo sguardo fisso nel vuoto. – Harry…Harry…Harry…
−Stanno arrivando i Mangiamorte – disse Neville lanciando una rapida occhiata verso l’esterno.
Nel sentir nominare gli assassini di suo fratello, Jane si levò in piedi barcollando.
−Portatemi da loro! – gridò sfoderando il suo peggior sguardo omicida. – Voglio vederli in faccia, quei luridi figli di puttana! Voglio dar loro una lezione esemplare!
−Non correre troppo – intervenne Edmund accompagnandola fuori, nell’alba grigia.
Sei una testa calda proprio come Harry, avrebbe tanto voluto aggiungere, ma al solo pensiero la gola gli fu scossa da un singhiozzo.
I Mangiamorte sciamavano come tanti pipistrelli neri nel cortile devastato del castello.
Voldemort apriva quel lugubre corteo, l’incarnato del volto simile a un teschio appariva più bianco che mai alla pallida luce dell’alba.
Ai suoi piedi, Nagini strisciava con un sibilo minaccioso.
Alle sue spalle, il torace poderoso scosso dai singhiozzi, stava Hagrid, sorreggendo il cadavere di Harry tra le braccia.

−NOOOOO!
Edmund dovette fare appello a tutta la sua forza per evitare che Jane si scagliasse dritta contro Voldemort.
Un lampo d’odio percorse i suoi occhi scuri mentre fissava suo padre.
La sua gioia perversa lo disgustava sopra ogni altra cosa.
Tra le braccia di Hagrid, Harry sembrava più piccolo che mai, un pupazzo privo di vita a cui avevano tagliato i fili.

−Mettilo ai miei piedi, Hagrid, dove ha il diritto di stare – disse Voldemort con un ghigno compiaciuto.
Il Mezzogigante obbedì tra i singhiozzi, deponendo il ragazzo sulla nuda pietra.
Nagini lo saggiò con la lingua, prendendo a girargli intorno minacciosamente.
Al fianco di Edmund, Jane strinse con rabbia la zanna di Basilisco nascosta nella tasca dei jeans.

−Ecco la fine del grande Harry Potter! – gridò Voldemort. – Un ragazzo come tutti gli altri che ha osato sfidarmi e ha perso. La battaglia è finita. Arrendetevi e sposate la mia causa. Non avete più alcuna scelta.
−SÌ, INVECE!
Tutti gli occhi erano puntati su Neville, che si era fatto avanti improvvisamente, da solo contro centinaia di Mangiamorte.
Nel vederlo così risoluto, Bellatrix scoppiò a ridere sguaiatamente.

−Paciock, vero? – disse Voldemort con calma. – Un discendente di una delle più illustri famiglie di Purosangue. Non ti disdegnerei tra le mie fila di Mangiamorte.
−Te lo puoi scordare! – gridò il ragazzo risoluto. – Credi di averci sconfitti con la morte di Harry, ma non è così! L’Esercito di Silente continuerà a lottare al suo posto fino alla fine!
Un coro di acclamazioni seguì il suo discorso.
Gli occhi di Voldemort furono percorsi da un fremito color rosso sangue, la bacchetta pronta a scattare.

−Molto bene.
Neville sapeva cosa stava per accadere.
Estrasse la bacchetta e si mise in posizione di attacco, quando notò qualcosa tra le macerie, a pochi centimetri dai suoi piedi: un vecchio cappello consunto…

Non fece in tempo a raccoglierlo, che Voldemort lo pietrificò con un solo gesto della sua Bacchetta.
−Ora avrete tutti la dimostrazione di quello che succede a chi si ribella a Lord Voldemort – disse avvicinandosi a lui.
Afferrò il Cappello Parlante e glielo schiaffò con malagrazia sulla testa.
−Non ci saranno più Case a Hogwarts, ma solo il verde e l’argento di Serpeverde.
Detto questo, Voldemort agitò nuovamente la bacchetta. Neville fu improvvisamente circondato da una palla di fuoco.
Finitus! – ruggì qualcuno tra la folla.
Le fiamme si spensero e Neville crollò a terra, annerito dal fuoco, mentre Edmund usciva allo scoperto con la bacchetta levata.
−Ancora tu? – sibilò Voldemort minaccioso.
−Sì, caro padre – rispose il ragazzo risoluto.
Voldemort non gli faceva più paura.
Solo ribrezzo e orrore.
E, ora che lo osservava dritto negli occhi, capiva quanto anche suo padre provasse gli stessi sentimenti verso di lui.

−Non so che razza di scherzo della natura sia tu, né come quella cagna traditrice di Alhena possa aver generato una simile feccia! – proseguì lo stregone. – Stavolta però non mi sfuggirai tanto facilmente. Avada kedavra.
Edmund chiuse gli occhi, aspettando il peggio.
Se lo era aspettato.
Eppure, in quel momento non accadde nulla.
L’Anatema Che Uccide gli era rimbalzato addosso.
Aprì gli occhi.
Jane era al suo fianco, la bacchetta levata, fissando Voldemort con odio.

−Con lui non funziona, bello mio – disse la strega con freddezza. – Non fintanto che la protezione di mia madre vive ancora dentro di me.
−Dimenticavo di avere una Potter ancora in vita – sibilò lo stregone in tono annoiato.
−Hai trascurato troppe cose, ultimamente – replicò Jane. – La tua totale impossibilità di comprendere l’amore ti ha reso cieco di fronte a cose che avrebbero potuto benissimo evitare tutta questa follia.
−Ancora con questa storia dell’amore? – Voldemort scoppiò in una risata fredda, senza gioia. – A che serve, l’amore, quando esistono magie di gran lunga più potenti?
−È proprio questo a fare di te una mezza sega – rispose Jane sprezzante.
Più di un Mangiamorte le scagliò contro un insulto osceno.
−Come, prego? – domandò Voldemort, la mano che gli tremava pericolosamente attorno alla bacchetta.
−Ti ha chiamato mezza sega – spiegò Edmund con calma. – E ha ragione. Nessuna magia è potente come l’amore. Guarda mia madre. Tu la desideravi e basta. Non hai mai capito che cosa provava, cosa avrebbe fatto per te. Io lo so come si è sentita. Lo vivo tutti i giorni, proprio grazie a una persona che dovrei chiamare nemica. Capisco perché, quando l’hai abbandonata e rinnegata, la sua mente già di per sé malata è capitolata nella follia. E capisco anche che cosa l’abbia spinta a tenermi, nonostante tutto, visto che in qualche modo per lei sarei sempre rimasto un pallido riflesso di te.
−Tutte sciocchezze! – gridò Voldemort, ma Edmund parve non ascoltarlo.
I suoi occhi guizzarono su Neville, che si era chinato sul Cappello Parlante e vi aveva appena estratto la spada di Grifondoro, prendendo a strisciare carponi verso Nagini.
Aveva urgentemente bisogno di concentrare tutti gli sguardi su di sé per allontanarli dall’amico.

−So che tu sei completamente privo di amore e per questo non lo capirai mai – proseguì. – Ma ciò ti ha portato a trascurare quanto avevi di più importante. Hai anteposto ad esso cose che ritenevi fondamentali. Immortalità. A che serve vivere per sempre, se resterai per sempre solo, senza nessuno di cui poterti fidare? Senza nemmeno un amico? Quante cose ti sei precluso. Persino l’amore di una donna, che, se solo avessi ricambiato almeno un po’, ti avrebbe forse reso un uomo diverso. Mi dispiace per te, per tutto quello che ti sei perso mentre eri intento a dilaniarti l’anima.
−Non una parola di più, lurido mostriciattolo!
Voldemort stava già alzando la bacchetta.
In quel momento, un grido atroce squarciò l’aria.
Neville abbassò la spada, lorda di sangue scuro, mentre la testa di Nagini rotolava sulle pietre del cortile.
L’ultimo Horcrux era stato eliminato.
Voldemort lanciò un urlo selvaggio, affondandosi le unghie nel petto.
Edmund fece da scudo a Jane con il suo corpo, preparandosi ad affrontare la sua ira.

In quel preciso istante, Harry balzò in piedi, la bacchetta levata.
Tutti ebbero un attimo di smarrimento, incapaci di rendersi conto se ciò che avevano di fronte fosse un sogno o la realtà.

−A noi due, Tom! – esclamò il ragazzo con decisione.
Ci fu un lampo di luce rossa; poi uno dei Mangiamorte stramazzò a terra privo di sensi.
Subito, la battaglia riprese più violenta che mai.
La rabbia e il dolore per le perdite subite aveva reso gli studenti e i professori più agguerriti che mai.
Nella calca infernale, Edmund notò con la coda dell’occhio Draco Malfoy dileguarsi verso i cancelli.
La strada gli fu sbarrata da Fenrir Greyback, che lo afferrò per il bavero e lo inchiodò a terra.

−Non così in fretta, piccolo traditore – disse il lupo mannaro passandosi la lingua sulle labbra.
Edmund non seppe neanche che cosa faceva.
In un attimo, un fiotto di luce rossa investì Greyback, scagliandolo lontano da Malfoy.
Il ragazzo si levò in piedi spaventato, mentre suo cugino lo superava per dare manforte agli altri.

In quel momento, Jane aveva appena Schiantato Yaxley e si preparava a correre in aiuto di Harry, che cercava Voldemort nella calca, quando il passo le fu sbarrato da Bellatrix Lestrange.
La ragazza non ebbe neanche il tempo di fermarla, che la strega la colpì con una maledizione.
Il dolore esplose in ogni singolo centimetro del suo corpo, schiacciandola a terra. Bellatrix rideva sguaiatamente, divertendosi a guardarla mentre urlava e si contorceva tra le macerie.

−Lasciala stare, puttana! – gridò Edmund, prendendola alle spalle.
La strega si girò con violenza, inchiodandolo a terra e piantandogli la bacchetta tra le costole.
Un dolore nauseante gli esplose dalla ferita per espandersi in tutto il corpo.

−Stavolta ti strangolo con le tue stesse budella, piccolo…
Ma Bellatrix non fece in tempo a finire la frase.
Tenebrus era piombato su di lei, le ali spalancate e gli zoccoli protesi in avanti.
Con un nitrito acuto, simile al lamento di uno spettro, il Thestral la colpì ripetutamente al volto, fino a quando la strega non stramazzò a terra, sfigurata e irriconoscibile, priva di vita.
Edmund e Jane si strinsero l’un l’altro, terrorizzati.
Il gigantesco cavallo alato ripiegò le ali sui fianchi, colpendo il ragazzo con il muso.

−G-grazie – balbettò lui sconvolto.
In quel momento, Harry aveva raggiunto Voldemort.
I due avevano preso a girarsi intorno come due belve, le bacchette pronte a colpire.

−Non intervenite, devo farlo io! – gridava Harry, lo sguardo fisso verso il suo mortale nemico.
−Perché non sei morto? – gridò Voldemort.
−Mia sorella e tuo figlio hanno ragione. Non hai proprio capito niente. La notte in cui tentasti di uccidermi, un pezzo della tua anima si attaccò a me, trasformandomi in un Horcrux, che hai distrutto poco fa. Ma ti dirò di più. Usando il mio sangue per risorgere, hai esteso la protezione di mia madre a te stesso. Ecco perché prima l’Anatema Che Uccide mi è rimbalzato addosso. Quella notte, tu non mi hai privato della protezione. L’hai solo resa più forte. E adesso siamo alla pari, uomo a uomo, mortale contro mortale.
−Non è ancora detta l’ultima parola! Con la morte di Severus Piton, sono diventato il legittimo possessore della Bacchetta di Sambuco, la più potente che ci sia!
−Quella bacchetta non ti darà mai obbedienza perché non è mai appartenuta a Severus Piton! Silente era d’accordo con lui, la notte in cui è morto. Ma c’è ancora un piccolo particolare che ti deve essere sfuggito. La notte in cui fu ucciso, Silente venne disarmato da Draco Malfoy, che a sua volta venne disarmato da me. Ora, indovina un po’ a chi deve adesso la sua fedeltà, la Bacchetta di Sambuco?
Per la prima volta, gli occhi rossi di Voldemort si colmarono di paura.
Expelliarmus!
Avada kedavra!
Un lampo accecante di luce investì il cortile.
Molti urlarono.
Poi, improvvisamente, tutto tornò visibile.
Harry reggeva tra le sue mani la Bacchetta di Sambuco.
Ai suoi piedi, i resti di Lord Voldemort giacevano abbandonati e privi di vita, senza più fare paura a nessuno.




Angolo Me

Ebbene sì, siamo giunti al penultimo capitolo :"(
Lo so, non me lo dite...SONO TRISTISSIMA!!!!!
Ergo, visto che ormai manca solo una settimana al Natale (che tra l'altro segna il dodicesimo anniversario da giorno in cui ho trovato il primo libro di Harry Potter incartato sotto l'albero, con tutte le devastanti conseguenze che ne sono derivate * tra cui questa fanfiction * ), cercherò di chiudere in bellezza con un capitolo che sicuramente vi lascerà con un sorriso sulle labbra.
E poi, tra le altre cose, non dobbiamo dimenticare di farci gli auguri!^^
Avrei tantissime cose da dirvi, ma preferisco tenermele per martedì prossimo...eh no, non voglio finire per ripetermi! ;)
Nel frattempo, vi lascio volentieri il link della mia altra storia aperta, sul fandom di Lady Oscar: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2898784&i=1
Neanche a farlo apposta, si tratta di un altro crossover, questa volta tra i film di avventura che mi sono rimasti più nel cuore.
Ci terrei davvero tanto se passaste a leggerla :3
Vi lascio anche il link della mia pagina Facebook, dove potrete tenere d'occhio le mie varie follie a tempo perso: https://www.facebook.com/LeStorieDiFedra
Un abbraccio a tutti voi e a presto <3

F.










 
   
 
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