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Autore: Canneella    16/12/2014    3 recensioni
Daniele frequenta il Liceo Classico da quattro anni e gli fa schifo.
A dire la verità, a fargli schifo è un po' tutto.
Nulla lo interessa, tutto ció che lo circonda lo annoia, e lui è spento come un diciottenne non dovrebbe essere.
Alessandra invece ha due anni di meno ed è entusiasta ogni cosa, da un fiorellino sull'asfalto al sorriso di un anziano, disegna tutte le cose belle che vede ed è felice, sempre, anche se non succede niente.
Si vedono ogni giorno ma non si salutano, lei gli sorride soltanto con quel fare gentile e lui ricambia, le dedica l'unico lampo di colore di una giornata grigia, e lei non lo sa.
(Storia in revisione, ma si può leggere tranquillamente)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Alessandra

Adoro le persone.
Sono cosí complicate e insieme cosí semplici, cosí interessanti, cosí diverse, non mi capacito di come possano alcuni disinteressarsi di chi hanno intorno.
A scuola c'é un ragazzo in quarta C, l'anno scorso lo vedevo correre per le scale ad ogni intervallo, correva per raggiungere la sua ragazza dall'altro lato della scuola e quando la raggiungeva la baciava, la teneva stretta a sè, le accarezzava i capelli, la accompagnava in classe quando suonava la campanella.
Ha corso per un anno intero, poi ha smesso.
Ha iniziato a camminare, a fermarsi a parlare con qualcun altro, a non uscire proprio, lei veniva da lui e a malapena la teneva per mano.
Ora non si salutano neanche più, si incrociano tutti i giorni e si ignorano, nessuno dei due guarda l'altro in faccia, come se non si conoscessero.
Che cosa puó succedere di così terribile da spegnere l'amore, cosa puó fare cosí male da riportare due persone che si sono amate a sconosciute?
Basta veramente una parola sbagliata, o un abbraccio mancato quando sarebbe servito?
È tutto così fragile?

"Ti sei persa. Di nuovo. 
Ma hai sentito quello che ho detto? Arrivi tardi!"
"Eh? Oh, cavolo, scusa! Esco!"
Mia madre mi salva sempre quando mi perdo nei miei pensieri, se non ci fosse lei probabilmente dimenticherei anche che esiste la scuola.
Mi chiudo velocemente la porta alle spalle dimenticando di pettinarmi e anche la giacca, di nuovo, ma l'unica cosa che mi interessa è non perdere il Diciotto.
Arriverei in orario anche prendendo quello dopo.
Peró quello delle sette e venticinque é quello di Daniele, Daniele che si siede davanti a me, Daniele che guarda fuori, Daniele che ha gli occhi tristi e lo sguardo spento, Daniele che butta le sigarette a metà senza finirle mai. 
Vorrei tanto chiedergli perchè guarda un paesaggio che sa a memoria, perchè non sorride, perchè fuma davanti a scuola se non finisce nemmeno una sigaretta.
Scatto finale, salgo sul bus e lui è al solito posto, con lo sguardo rivolto verso la porta come se cercasse qualcosa o qualcuno.
Mi siedo di fronte a lui e sposta lo zaino per farmi spazio.
"Grazie", mormoro sorridendo.
"Prego", dice lui dopo qualche secondo, a voce bassa.
Silenzio.
Silenzio.
Ancora silenzio.
"A che fermata scendi?"

Daniele

"A che fermata scendi?"
Sul serio? 
Mi sono bevuto il cervello?
Lo sai benissimo a che fermata scende, idiota, scende alla tua.
"Quella del Mazzini" risponde sorridendo, come se la mia domanda non fosse stupida ma assolutamente giustificata.
"Sei nella D?" continua.
"Sì, ma al biennio ero nella F. 
Eravamo troppo pochi e in terza ci hanno smistati nelle altre classi."
"Oh, quindi avevi i miei stessi professori!"
"Esatto. E non ho mai avuto la sufficienza nè in Greco nè in Latino, la Distefano mi ha sempre rimandato. È ancora perfida?"
"Altrochè! Io peró me la cavo, quindi non mi lamento. 
Mi porto dietro il debito di Matematica da due anni, in compenso!"
"A me la matematica piace tantissimo."
"E allora che ci fai al Classico?"
"Boh, non mi è mai piaciuto in effetti, ma i miei volevano che lo facessi.
Potessi scegliere di nuovo andrei allo Scientifico, o all'Elettronico."
"Io non riuscirei mai a studiare per cinque anni qualcosa che non mi piace." Commenta dopo averci pensato un pochino.
Scendiamo dall'autobus.
"Beh, ci vediamo!" mi dice, prima di entrare a scuola.
Faccio un cenno di saluto, mi sono già reso ridicolo a sufficienza, aspetto mezzo minuto per non far sembrare che la pedini e entro anch'io.
La sigaretta oggi non mi è servita.



Ciao!
Innanzitutto volevo ringraziare le persone che hanno messo la storia seguite, preferite e ricordate.
Mi fa tanto piacere!
Recensite quando vi va, sono aperta a qualsiasi commento, sia positivo che negativo.
  
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