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Autore: Ormhaxan    16/12/2014    5 recensioni
Inghilterra, 2013. Dexter Freeman è uno scrittore da cinquanta milioni di copie, o almeno lo era prima dell'uscita del suo ultimo romanzo, - quello che è stato definito un "Fiasco" da pubblico e critica - prima del divorzio e prima dell'alcool. Disilluso e oppresso da quella grande metropoli che è Londra, Dexter decide di rimettere insieme i pezzi della sua vita e tornare a Richmond, nello Yorkshire, dove tutto ha avuto inizio. Qui, in una città apparentemente ostile, cerca di liberarsi dai propri demoni, primo tra tutti l'alcool, e ritrova una vecchia amicizia - la sorella di quello che un tempo è stato il suo migliore amico - che gli stravolgerà la vita e, forse, gli farà ritrovare quella passione per la scrittura e la poesia che sembra aver perso.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Charlotte Harrison si cinse il corpo con le braccia e, sguardo fisso oltre il vetro della finestra dello studio della sua psicologa, la Dottoressa Olivia Barnes, sospirò: non aveva mai immaginato, prima di quella mattina, che la sua vita sarebbe stata ancora una volta scombinata da un uomo, un uomo che fino a poche settimane prima aveva creduto di aver cancellato per sempre dalla sua vita e dai suoi ricordi di ragazzina.
Dexter era un effetto collaterale non previsto, il primo amore solo apparentemente scordato ma effettivamente mai scordato che neanche per un istante aveva pensato di rivedere a Richmond, nella sua pasticceria, nello studio della psicologa che lei stessa frequentava da sei mesi. Eppure, a dispetto di tutto, lui era tornato, prepotente e onnipresente com’era sempre stato, e lei avrebbe dovuto fare i conti con questa situazione, con i sentimenti che la sua presenza scaturiva, i ricordi che pian piano stavano riaffiorando nella sua mente.

“Non sapevo dell’esistenza delle sue sedute, giuro! – si giustificò esclamando con forza lei, continuando a dare le spalle ad Olivia – Ci siamo visti solo due volte, e in una di queste lui non mi ha neanche riconosciuta.”
“Lo so bene, me ne hai parlato, - ricordò la mora, fissandola sottecchi – ma non è questo che mi preoccupa: mi preoccupa la sua influenza, ho paura che possa nuovamente portarti giù nel baratro. Siete due ex alcolisti, lui forse lo è ancora, e il pensiero di lui che ti ronza intorno...”
“Mi reputi così debole?” chiese lei, offesa, interrompendola bruscamente e girando si scatto il capo nella sua direzione.
“Ti reputo una ragazza che ne ha passate troppe, una ragazza fragile specialmente in questo momento: solo un mese fa è stato l’anniversario della morte di tuo fratello, e sappiamo entrambe che in quell’incidente non hai perso soltanto un fratello.”
“Non c’è giorno che non pensi a quella sera: per mesi e mesi ho rivissuto quella scena, la neve che cadeva copiosa, il ghiaccio sulla strada, la macchina che sbandava e poi… - Charlie chiuse gli occhi, nella sua mente il ricordo era ancora vivido, poteva riviverlo chiaramente – Non dimenticherò mai l’impatto e il sangue: tutto quel sangue che colava dal capo di mio fratello, sul suo corpo privo di sensi e sul mio…”
“Eppure sei qui, viva e sai che questo è un miracolo: ne sei uscita quasi illesa nonostante la macchina mezza distrutta, e non devi mai dimenticare che ti è stata data una seconda opportunità, un nuovo inizio.”
“Non fai che ripetermelo da sei mesi, Olivia – l’apostrofò, chiamandola con il suo nome di battesimo – ma per quanto mi sforzi proprio non riesco a capirne il perché, perché dovrei sentirmi fortunata? Sono uscita a pezzi da quell’incidente, ho perso tutto, tutto quello che di buono mi rimaneva: mio fratello, il mio… - le parole le morirono in gola, non riusciva a parlarne senza provare una stretta al cuore – Non riesco a vivere, per quanto mi sforzi sono bloccata in questo limbo: non riesco a parlare con i miei genitori, non riesco a fidarmi della gente, non riesco da amare! In questo anno mi sono annullata, sono diventata invisibile a tutto e tutti. Sono un mostro invisibile e sono incapace di amare!*”
“Eppure un tempo amavi: hai amato Gaspard fino all’annullamento più totale, nonostante il suo doppiogiochismo e la sua codardia; hai amato Dexter nei tuoi anni di spensieratezza giovanile, e con lui sei diventata donna. E poi c’è Cole…”
“Non voglio parlare di Cole! – esclamò bruscamente lei, aggrottando la fronte – Ogni volta che incontro il suo sguardo mi sento un mostro: lui mi ama, mi ama e se solo volessi potrei essere felice. Lui mi renderebbe schifosamente felice, e amata, amata tantissimo; potrei sposarlo, un giorno, avere dei figli con lui… se solo volessi, se solo riuscissi ad amarlo.”
“Ma sei affezionata a lui, quando sei con lui ridi, riesci a non pensare. Tu stessa l’hai ammesso più volte.”
“Cole è il solo amico che mi rimane, dopo il trasferimento di Dexter era diventato uno dei più cari amici di Matt: quando siamo insieme mi sento meno sola, stare con lui mi fa sentire più vicina a mio fratello, ma…”
“Ma, ma cosa, Charlotte? – Olivia continuò a provocarla, voleva avere un quadro chiaro e preciso della situazione in cui si trovava Charlotte – Ma non è Dexter, non è Gaspard, non è Matthew?”
“Non è nessuno di loro tre, no. Lui… - sospirò e chiuse gli occhi – Se pensi che mi lascerò condizionare dal ritorno di Dex, influenzare da lui ti sbagli: non sono più una ragazzina, sono cresciuta, ho imparato dai miei errori. E poi lui non ha bisogno di una come me nella sua vita; inoltre non vedo la ragione per cui parlarne? Non lo amo, forse quello provato per lui non è mai stato vero amore ma solo una forma di affetto troppo forte tipica dell’adolescenza. Certo, dal nostro incontro la mia mente ha iniziato a farmi scherzi e non nascondo che ho spesso pensato a lui, ma questo è tutto, non c'è niente di più!”
“Niente di cui preoccuparsi, dunque?” chiese Olivia, guardandola di sbieco.
“No, niente di cui preoccuparsi. Ed ora, se questo terzo grado è finito, io andrei. Per oggi credo di essermi sfogata abbastanza e ho molto da fare in pasticceria, consegne che mi attendono.”
“Allora vai, vai dalle tue preziose consegne, ma non dimenticare quello che ci siamo dette: stai attenta quando sei con Dexter Freeman, non lasciare che i sentimenti un tempo provati per lui prendano il sopravvento. Una relazione tra voi non sarebbe sana, non adesso.”
“Non ho mai voluto alcuna relazione nell’ultimo anno e mezzo della mia vita, e dubito che ne vorrò una proprio adesso, con Dexter Freeman.” Sottolineò per l’ennesima volta Charlotte, e prima di lasciare lo studio concluse: “E’ sempre un piacere parlare con te, Olivia. Ci vediamo la settimana prossima!”

 


**


La prima volta che si baciano le sue labbra sanno di birra, il suo profumo di dopobarba le invade le narici, le sue mani sulla sua schiena le provocano un brivido lungo tutto il corpo. Succede inaspettatamente, all’inizio sembra uno scherzo, ma poi diventa reale, speciale, unico. E’ il primo bacio che da ad un ragazzo in quasi diciotto anni, un bacio consapevole, carico di passione e promesse che lui non manterrà mai.
“Perché lo hai fatto? – chiede lei quando, a corto di fiato, allontanano i loro visi leggermente arrossati – Perché mi hai baciato?”
Dex sorride sghembo, come solo lui sa fare e, accarezzando la sua guancia e mantenendo quell’aria sornione, risponde: “Perché era la sola cosa giusta da fare.”

 


**



“Cole, ci sei?” Charlie entrò dall'entrata del retro della pasticceria ancora chiusa, e tolto il cappotto che appese sull’attaccapanni si addentrò alla ricerca del suo amico e collega, sperando di trovarlo alle prese con qualche sua creazione.
Aveva bisogno di staccare la mente, durante il tragitto dallo studio alla pasticceria si era persa nuovamente in ricordi a cui non avrebbe dovuto pensare, nel ricordo del loro primo bacio, e l’unico modo per staccare la mente che conosceva oltre l’alcool era Cole, perdersi in lui e nella passione che scaturiva ogni volta che si sfioravano, nel piacere che lui sapeva darle.
Piccola, non ti aspettavo così presto. Cosa ci fai qua a quest’ora?” chiese con curiosità lui, sorridendole tranquillo.
“Io, ecco… - Charlie fissò il pavimento sporco di farina, si morse il labbro inferiore: non aveva il diritto di chiederlo, si sentiva una carogna ogni volta che avanzava delle pretese su di lui, sul suo corpo – Mi sentivo sola, mi mancavi…”
Bugiarda: non sentiva affatto la sua mancanza, voleva semplicemente essere abbracciata da qualcuno, l’affetto incondizionato di una persona a lei cara. Poco importava fosse Cole o qualcun altro, poco importava il resto: era un mostro invisibile, ed era incapace di amare, di un atto di altruismo. Se davvero avesse tenuto a lui non sarebbe mai andata in pasticceria, non avrebbe mai fatto quello che sarebbe successo da lì a poco.
“Puoi abbracciarmi? – chiese con voce bassa, avvicinandosi a lui e lasciandosi abbracciare forte – Quando mi abbracci tutto sembra migliore.”
“Quando ti abbraccio, oppure quando faccio altro?” chiese retorico, prima di baciarle le labbra in modo casto.
“Anche quando fai altro, ovviamente!” rispose lei lascivamente, sfilando il nodo che teneva chiuso il grembiule bianco del ragazzo, attirandolo nuovamente verso di lei per baciarlo con più trasporto.
“Perché sei venuta qui, Charlie?” chiese ancora una volta lui, mentre lei baciava pigramente il suo collo, solleticava il suo mento coperto dalla barba che da qualche mese si stava lasciando crescere.
“Non lo sai? – chiese a sua volta lei, guardandolo sottecchi – So di non avere diritto, so che non dovremmo ma… ti voglio, adesso!”


Anche quella volta lui era capitolato. Anche quella volta, come le altre, l’aveva spogliata e aveva esaudito ogni suo desiderio. Non aveva protestato, non aveva cercato di tirarsi indietro: l’aveva presa in braccio, aveva permesso alle sue gambe e alle sue braccia di intrecciarsi al suo corpo slanciato e muscoloso e l’aveva condotta verso il una stanzina piccola in cui era presente un divano e aveva iniziato a fare l’amore con lei.
Cole, Cole!” aveva sospirato lei, quando la bocca di lui si era chiusa sui suoi seni rosei, succhiandoli, e le sue mani erano affondate in quelle onde color della pece che tanto amava, quei capelli selvaggi sempre più lunghi.
Aveva continuato a chiamare il suo nome anche quando lui era scivolato in lei, continuando a baciarle il collo, le labbra e invasa dal piacere si era inarcata e aveva affondato le sue unghie nella sua spalla, godendo insieme a lui.
Si erano guardati negli occhi quando tutto era finito, lui le aveva sorriso dolcemente, e anche lei gli aveva sorriso, gli aveva accarezzato una guancia e aveva baciato timidamente la punta del suo naso, continuando ad abbracciarlo, a tenerlo vicino al suo corpo accaldato e sudato, al suo cuore dal battito accelerato per il piacere che lui le aveva dato.
Gaspard non aveva mai fatto l’amore con lei in quel modo – neanche la prima volta, neanche quando lei gli aveva donato all’età di 22 anni la sua verginità – eppure lei lo aveva amato comunque, poco importavano le bugie, la presenza di un’altra donna, di quella giovane moglie che lo aspettava ogni sera a casa per cena.
Cole l’amava, era sincero, buono, affettuoso, e Charlie si disse che meritava un’occasione, che era cento volte meglio di Gaspard, che non l’aveva mai abbandonata come aveva fatto dieci anni prima Dexter.

“Sei innamorato di me?” chiese lei, rompendo il silenzio, pentendosi di quella domanda l’istante successivo.
Gli occhi scuri di Cole si erano sgranati, era stato spiazzato da una domanda così imprevista eppure secca, che ammetteva solo e soltanto due apparentemente semplici risposte.
Il giovane uomo chiuse gli occhi, annuì e disse: “Sì, credo di esserlo.”
“Perché non me lo hai mai detto?” chiese ancora, e ancora si pentì.
“Non c’era bisogno di dirlo, era talmente palese: ma tu, tu non mi ami, l’ho sempre saputo, capito dal modo in cui fai sesso con me.”
“Io con te faccio l’amore, - proseguì, mettendosi seduto sul bordo del divano – mentre tu fai sesso. E’ una sottile differenza, ma è una grande differenza.”
“E se imparassi? Se volessi imparare ad amarti, tu mi aiuteresti? – chiese, mettendosi a sua volta seduta accanto a lui e strofinando il viso contro la sua spalla nuda – Insegnami ad amare, Cole, perché temo di aver dimenticato come si faccia…”
“Lo vuoi davvero, è questo che davvero vuoi?”
“Sì, è questo. – rispose, sporgendosi verso di lui e baciandolo a stampo – E tu, tu lo vuoi, mi insegnerai?”
“Lo farò, è tutto ciò che ho desiderato fare dal primo momento in cui ti ho vista: prendermi cura di te, tenerti al sicuro e conquistare il tuo cuore, essere l’unico uomo della tua vita.”
“E lo sei, sei l’unico.” Disse, accarezzandogli il viso, mentendo ancora una volta, pensando a Gaspard, l’ultimo a cui aveva detto quelle stesse parole, a Dexter, a cui le aveva dette per la prima volta dieci anni prima, a cui le aveva dette credendoci davvero, a quei due uomini che, a modo loro, l’avevano lasciata sola e con il cuore a pezzi.




*




*Citazione presa da "Invisible Monsters" di Chuck Palahniuk.



Angolo Autrice: Salve, gentaglia! Settimo capitolo interamente dedicato a Charlotte, in cui si scopre qualcosa di più sul suo passato, sugli uomini nella sua vita - i quali sono i protagonisti del banner e che hanno il volto di Aidan Turner (Cole), Guillaume Canet (Gaspard), Sam Claflin (Matthew) e del nostro Tom Hiddleston (Dexter) - e sui ruoli che questi hanno avuto. Ora, so che questo Gaspard è spuntato dal nulla ma prometto che verrà spiegato il suo ruolo importante nel passato di Charlotte molto, molto presto.
Grazie, come sempre, a tutti voi che leggete e seguite la storia. Lasciatemi una recensione, mi raccomando. Non mordo, giuro! :3
Alla prossima,
V.
  
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