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Autore: FeLisbon    16/12/2014    2 recensioni
Chi non ricorda le parole che Jane usa per descrivere la sua donna ideale? (3x19)
E chi non ha sempre pensato a Lisbon nell'ascoltare quella descrizione?
Ecco, ora che si sono finalmente trovati, tutto sembra essere al posto giusto e Teresa sembra avere tutto ciò che Patrick ha sempre cercato. Ma questo può bastare?
I due partner sono alle prese con un nuovo caso, che tirerà fuori il meglio ed il peggio di loro..
Sulle orme di queste parole, vi auguro una buona lettura.
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOMEONE BETTER THAN ME
 

“Dennis, te l'ho già detto, devo parlare con Andrew Holland.”
La mattina seguente Jane era tornato alla carica. Aveva abbandonato il comportamento arrendevole ed infruttuoso del giorno prima e aveva deciso di trovare l'assassino di Carol. Non poteva più salvarla, ma non per questo il mostro che l'aveva uccisa sarebbe dovuto rimanere impunito, doveva pagarla. Lisbon lavorava anima e corpo in quel caso, soprattutto perché sapeva quanto Patrick ci tenesse, così il consulente non poté che desiderare di darle una mano.

“Buongiorno Jane – rispose con tono sarcastico il capo – Non se ne parla, oltretutto sono una famiglia in lutto, saranno devastati, abbi un po' di rispetto.”
Abbott stava spiegando a lui come si sentiva un uomo in lutto? Un uomo che ha appena perso la figlia? Ridicolo. Trattenne un moto di violenta irritazione e cercò di comportarsi in modo civile.
“Ti sto solo dando la possibilità di agevolare le cose Dennis e di fare in modo che questo incontro avvenga sotto la tua sorveglianza, ma se non vuoi collaborare...”
Ora anche il capo cominciava ad innervosirsi. Sapeva che Patrick stava solamente tentando di dare una mano alla squadra, ma non poteva pretendere di far sempre di testa sua, e lui non gli poteva concedere tutto quello che chiedeva, soprattutto se erano coinvolte persone di un certo rilievo. Doveva mantenere una posizione autoritaria, altrimenti quel consulente da strapazzo sarebbe diventato ancora più ingovernabile.
“È forse una minaccia Jane?”
“No, affatto. Ma sai che troverò il modo per ottenere quello che voglio, lo trovo sempre. Ora dovresti chiederti cosa potresti fare tu per limitare i danni.”
Senza aspettare la risposta si voltò e si allontanò dall'uomo con cui parlava. Aveva fatto centro: entro qualche minuto Abbott avrebbe chiamato il senatore e l'avrebbe fatto venire nel suo ufficio. Ne era certo.

Trenta minuti esatti dopo, Teresa comunicò a Jane che il senatore era arrivato.
“Dennis ha mandato te sperando che, così facendo, io sia più motivato a comportarmi bene?”
L'agente arrossì, era esattamente come diceva, ma non avrebbe voluto che lui lo scoprisse così alla svelta. Però mentire ormai era inutile, lo era sempre stato. Gli sorrise.
“Dipende. Potrebbe funzionare?”
Il consulente sorrise complice a sua volta e la fulminò con uno sguardo intrigante.
“Mmm... potrebbe...”
Le si avvicinò un poco, ma Teresa fu più svelta: spalancò gli occhi sorpresa da quel tentativo di approccio così spudorato (nonché contro le regole) e lo allontanò spingendogli il petto con entrambe le mani.
“Non fare l'idiota!”
Cercò di essere seria ed autoritaria, ma non riuscì a trattenere un sorriso compiaciuto. Patrick si avviò verso l'ufficio del capo divertito, voltandosi ogni tanto per guardare ancora qualche secondo la sua partner.

Appena varcò la soglia della stanza si scontrò con mille emozioni differenti: Holland assunse una posa tipica di chi prova ostilità, Abbott gli piantò addosso due occhi minacciosi e preoccupati, Jane stesso sentì nascere un senso di diffidenza rivolto verso senatore, ma tentò di stemperarlo ricordandosi che, nonostante tutto, aveva di fronte un padre in lutto.
“Buongiorno.”
Come era solito fare, il mentalista saltò i convenevoli e andò dritto al punto.
“Signore, perché non mi ha detto di avere un fratello?”
“Jane!! – tuonò Abbott – Senatore lo perdoni...”
“Ah no, non ho niente da farmi perdonare. Le ho chiesto una cosa precisa: la lista di parenti e amici in contatto con la sua famiglia e lei ha omesso un nome.” fece una breve pausa per studiare il suo interlocutore, poi riprese senza dare tempo a nessuno di ribattere. “E dalla sua reazione noto che è stata un'omissione volontaria.”
Andrew Holland rimase basito, fece fatica a rispondere.
“Ma...ma...come si permette di avanzarmi delle accuse simili? Mi sta dicend...”
“La smetta di difendersi e di alzare uno scudo in nome della sua carica politica. Noi siamo qui per aiutarla. Mi risponda: perché non ci ha detto di avere un fratello?”
“Non ho un fratello!”
“Non mi menta. Perché non mi ha detto di avere un fratello?”
“LUI NON È MIO FRATELLO!”
Silenzio.
Holland si accorse del passo falso appena compiuto e rimase con la bocca spalancata, senza saper cosa aggiungere. Abbott era stupefatto: ancora una volta quel biondo immaturo aveva ragione. Per tutto lo scambio di battute aveva cercato di intervenire per riportate la calma, ma non ne era stato in grado, e ora per la verità, ringraziava di non esserci riuscito.
Jane stesso era leggermente stupito. Sapeva che Andrew stava nascondendo qualcosa e lo aveva provocato di proposito, ma non si aspettava sul serio che stesse nascondendo addirittura un fratello! Non aggiungendo quel nome alla lista il senatore aveva compromesso volontariamente le indagini, che razza di padre avrebbe preso una decisione simile? Inoltre com'era possibile che l'FBI, con tutte le potenti tecnologie di cui disponeva, non ne aveva scoperto l'esistenza?
Fu il grosso agente a riprendersi per primo e a parlare. Questa volta il suo sguardo minaccioso era rivolto verso Holland.
“Signore, lei ci deve delle spiegazioni.”

Andrew Holland era stato cresciuto dal padre e dalla moglie di quest'ultimo, che aveva preso il posto della madre biologica quando, dopo soli dieci mesi, li aveva abbandonati. Era cresciuto all'oscuro di tutto, fino al giorno della sua elezione. Da quel momento cominciò a ricevere lettere, e-mail, chiamate da un uomo che affermava di essere suo fratello e voleva condividere con lui la sua gioia (ovvero i suoi soldi). Il padre di Andrew fu costretto a raccontargli tutto, così il neo-senatore venne a sapere che la sua vera madre aveva avuto un altro figlio con chissà quale dei mille spacciatori che frequentava al tempo. Fu un duro colpo, ma non potevano permettersi di perdersi in un litigio familiare. Avrebbero dovuto insabbiare tutto al più presto: la notizia di una madre drogata e di un fratello illecito avrebbe potuto rovinare la sua carriera! Così grazie ai contatti del padre erano riusciti a cancellare qualsiasi traccia del legame tra Andrew e il fratellastro John.
Il senatore aveva presto capito che questo John era un uomo instabile e, nei mesi passati, l'aveva ripetutamente allontanato dalla sua famiglia e da sua figlia.
“Avrebbe dovuto dircelo subito.” disse Jane irritato e persino rabbioso dopo aver ascoltato il racconto. “La vita di sua figlia valeva più della sua stupida carriera politica.”
Detto questo uscì senza aspettare una risposta.

Con le informazioni giuste, fu facile per Wiley rintracciare l'uomo: John Stark – aveva ereditato il cognome della madre – viveva con la sua compagna in un appartamento ad Austin.
Peter Walsh, dopo aver visto una sua fotografia, confermò la corrispondenza con l'uomo che aveva visto la sera della scomparsa sotto casa di Carol; poi fu rilasciato.
Lisbon e Jane si diressero immediatamente all'indirizzo procurato dal biondino informatico, ma la compagna, Trish Maybur, era sola in casa.
Una volta entrati e fatti accomodare Lisbon cominciò con le domande di routine.
“Signora Maybur, saprebbe dirc...”
“Signorina, prego!” interruppe la donna, e dicendo questo sorrise languidamente a Patrick. Il mentalista finse di esserne lusingato e le strizzò l'occhio in risposta. Teresa rimase allibita per un istante, ma tentò di nascondere la sua irritazione; anche se, quando riprese a parlare, il suo tono era più duro e aspro.
Signorina Maybur, sa dirmi quando John tornerà a casa? Avremmo bisogno di fargli qualche domanda.”
“Oh, non saprei proprio, lui non vive più qui.” rispose la donna civettuola.
Era alta, bionda, ben proporzionata, con belle gambe accavallate in modo provocante e lunghe ciglia che continuava a sbattere, lanciando sguardi fintamente timidi verso il consulente.
“Ci siamo lasciati il mese scorso. È stato orribile... lui era un uomo magnifico, una persona migliore di me, non lo meritavo. Così un giorno ha preso le sue cose e se n'è andato.” era rivolta a Patrick, e parlava con voce melliflua quasi sperando che lui la consolasse.
“Capite cosa intendo? Lui era un santo e io gliene combinavo di tutti i colori. Non so come abbia fatto a sopportarmi per tutti quegli anni. Era migliore di me, capite?”
Jane annuì accondiscendente e le sorrise ancora una volta di sottecchi. Lisbon proruppe con un secco “Si.” e scoccò un'occhiataccia a Jane. Che diavolo stava facendo? Era proprio un idiota. Certo che capiva le parole di quella donna. Lei le sperimentava ogni giorno con Patrick, specialmente quando si comportava in quel modo!
“Bene” tagliò corto l'agente, “Se le dovesse venire in mente qualunque cosa non esiti a chiamarci.”
Alzandosi le porse un biglietto da visita. Jane intercettò il rettangolo di carta, frugò nella tasca della giacca finché non trovò una penna e aggiunse sul retro il suo numero personale. Poi lo rivolse delicatamente alla signorina Maybur e sfoderò la sua voce più dolce.
“Per qualsiasi cosa, non esiti a chiamarmi. La prego.”
Gli occhi di Trish luccicarono e si abbassarono intimiditi dal fascino di quell'uomo. Poi i due si congedarono e uscirono dalla casa.

Lisbon camminava con passo rapido e deciso sul vialetto e presto seminò Jane, che dovette fare una piccola corsetta per raggiungerla.
“Ehi! Aspettami, sei arrabbiata?”
COSA?! Quella domanda poteva proprio risparmiarsela! L'uomo che si vantava di conoscere ogni angolo della sua mente, che la definiva un libro aperto aveva il coraggio di chiederle se, dopo averlo visto flirtare con un'altra donna, lei fosse arrabbiata? E perché mai avrebbe dovuto esserlo?
“No.”
Jane ridacchiò sotto i baffi, quella piccola e splendida poliziotta non era proprio capace di mentire. Il suo volto imbronciato era così bello che avrebbe voluto baciarla in quel preciso istante, ma aveva seriamente paura che gli arrivasse un pugno sul naso, così si limitò a spiegarsi.
“Dai Tess, non prendertela, era solo un gioco!”
“Ho detto che non sono arrabbiata, gioca pure quanto ti pare.” e dicendo questo entrò in macchina e mise in moto. Se Patrick non fosse stato tanto rapido ad aprire la portiera, probabilmente lo avrebbe lasciato a piedi.
Era davvero irritata. Si chiedeva che vantaggio avesse tratto da quello stupido gioco. Perché doveva farla a tutti i costi incavolare? Durante il viaggio di andata era stato silenzioso, con gli occhi rossi di rabbia per il colloquio con il senatore. Quando Teresa aveva cercato di calmarlo dolcemente, lui le aveva sorriso appena ed era ritornato ai suoi pensieri tenebrosi. Ed ora d'un tratto gli era venuta voglia di giocare? Più il tempo passava più Lisbon si convinceva del fatto che Jane fosse bipolare.
Il mentalista lesse questo pensiero nell'espressione della sua partner e non riuscì a soffocare una risata. Per tutta risposta lei lo fulminò con lo sguardo.
“Lisbon, non fare così. Lo sai che c'è una spiegazione per il mio comportamento. Coraggio, prova ad indovinare.”
“Ti sembro in vena di indovinelli?”
L'irritazione nella voce della donna cresceva sempre di più, Patrick si convinse che fosse meglio non tirare troppo la corda, o l'avrebbe pagata cara.
“E va bene: quando Trish ha detto di non sapere dove fosse John stava mentendo.”
“E questo che c'entra?”
“Vuol dire che è ancora in contatto con lui e che sono ancora coinvolti sentimentalmente. Però ha provato attrazione per me non appena mi ha visto e mi ha stretto la mano, un po' come hai fatto tu...”
“Io non sono stata attrat...”
“Pessima bugiarda.”
Se quello era il suo modo di giustificarsi e di rimediare alla situazione non ci stava riuscendo per niente. Se solo Lisbon non avesse avuto paura di rovinare la macchina gli avrebbe sparato all'istante.
“Comunque...le piaccio, ma è innamorata di John. Questi sentimenti contrastanti faranno nascere presto un senso di colpa e sentirà il bisogno di vedere il suo uomo per accertarsi che tra loro vada tutto bene e per non cadere nella tentazione di chiamarmi sul serio. Vedi? C'è sempre una spiegazione valida, la stavo solamente manipolando per fare in modo che ci portasse da Stark. Quindi adesso dovresti fare il giro dell'isolato e tornare di fronte a casa sua, così potremo seguirla.”
“Agli ordini capo.”
Jane sapeva che quella motivazione l'aveva convinta, ma che nonostante questo, era ancora infastidita dal suo comportamento. E le sue ultime parole non fecero che rinforzare il messaggio: solo quando era profondamente irritata e si sentiva messa in discussione lo chiamava con quell'appellativo. Si sentì lievemente in colpa.
“Siamo partner, ricordi? Mi dispiace di averti offesa, non lo avrei fatto se non fosse stato necessario, credimi. È solo che mi è sembrato il modo più rapido per trovare John e fargliela pagare. Lo sai, quell'uomo deve essere punito per quello che ha fatto a Carol, non voglio che si goda neanche un altro giorno di vita.”
Il tono acceso e appassionato con cui Patrick stava pronunciando quelle parole riscossero Lisbon dai suoi pensieri e per il momento accantonò l'orgoglio ferito. Aveva sentito altre volte il suo consulente parlare in quel modo, ed era sempre stato per vendetta personale.
“Jane, quando lo troveremo lo arresteremo e lo interrogheremo finché non confesserà. E tu non entrerai in contatto con lui, neanche lontanamente. Ci lascerai condurre il caso in modo corretto e soprattutto legale.”
D'un tratto rimase silenzioso. Teresa era preoccupata: anche se poco fa scherzava e la punzecchiava di proposito, sapeva che la cosa che più stava a cuore al mentalista in quel momento era trovare l'assassino della ragazza dagli occhi color del cielo. Ma non poteva permettere che quella diventasse una missione personale, ne tanto meno che gli venisse in mente di fare qualche pazzia. Aveva bisogno di sentirglielo dire.
“Jane.”
“Si, va bene. Quando l'avremo trovato sarà tutto tuo. Però...”
“Nessun però. Pagherà per quello che ha fatto, te lo prometto, ma pagherà nel modo giusto.”

Nel frattempo si erano posizionati poco distanti dalla casa della signorina Maybur e tenevano d'occhio la sua macchina parcheggiata nel vialetto. Dopo solo qualche minuto d'attesa la bella donna uscì di casa e salì in auto guardandosi intorno per accertarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi, ma non notò i due colleghi appostati poco più in là. Quando cominciò a percorrere le strade della città, Lisbon la seguì a qualche metro di distanza.
Non ci volle molto che arrivarono in un quartiere malfamato e semi deserto, con sacchi di spazzatura sparpagliati per i marciapiedi e recinzioni di metallo malridotte attorno alle case.
Trish accostò e attraversò di corsa la distanza che la separava da una catapecchia con tegole mancanti e intonaco scrostato. Bussò alla porta per tre volte velocemente e poi altri due tocchi lenti. I due partner rimasero a guardare. Qualcuno venne ad aprire e Jane riconobbe subito quel volto: era John Stark. Sentì salirgli un moto di disgusto per quell'individuo e si agitò appena sul sedile.
Teresa prese il cellulare.
“Cho, abbiamo trovato Stark, ti sto mandando le coordinate. Abbiamo bisogno di rinforzi per prelevarlo. Noi aspettiamo qui.”
Nel frattempo le due figure sulla soglia di casa si salutavano passionalmente e entravano avvinghiati, richiudendosi la porta alle spalle.
Lisbon non fece quasi tempo a riagganciare che il suo cellulare vibrò. I suoi occhi verdi fissarono il display illuminato e si ingrandirono momentaneamente per la sorpresa. Abbott le aveva appena scritto un imbarazzantissimo: “Tenete d'occhio la casa, non distraetevi.”
Stava forse mettendo in discussione la sua professionalità? O voleva solamente fare dell'umorismo pessimo? Arrossì violentemente.
L'attenzione di Jane si spostò immediatamente sulla compagna.
“Chi è?”
Teresa finse noncuranza e risposte nel modo più disinvolto che le riuscì.
“Nessuno...”
Patrick rimase interdetto. Da quando la sua partner tentava di nascondergli qualcosa? Di solito era lui quello fastidiosamente misterioso! Non voleva essere insistente, però una lieve gelosia cominciò a insinuarsi nel suo stomaco. Chi era la persona che gli scriveva e che lei si rifiutava di nominare?
“Nessuno? Questa cosa non ha senso, i messaggi non si scrivono da soli.”
L'umore di Lisbon cambiò radicalmente: Jane era geloso!
Si sentì più soddisfatta che mai; per una volta anche lui capiva quanto fosse irritante non sapere cosa stesse succedendo e temere che potesse essere una minaccia.
Il mentalista lesse i suoi pensieri e prese la palla al balzo.
“Stai solo cercando di vendicarti per come mi sono comportato con Trish, non è vero?”
“La vendetta è un veleno. La vendetta è per gli stolti e per i pazzi.”
“Ma che brava la mia Lisbon, queste sono parole mie!”
“Si, con la differenza che io ci credo davvero, mentre tu le dissi solo perché suonavano bene. Come direbbe la tua cara signorina Maybur: io sono migliore di te.” e mentre pronunciava le ultime parole sorrise spavalda. Ovviamente stava scherzando, voleva solamente infastidirlo un po' e distrarlo da John, da Carol e da tutto il resto. Non si aspettava di vederlo diventare improvvisamente serio.
Quelle parole avevano fatto breccia in Patrick, che non poté fare a meno che rifletterci su. Rimase qualche secondo in silenzio, poi puntò i suoi occhi accesi in quelli di lei e disse con voce calda e profonda: “Lo so, Teresa, tu sei migliore di me. Tu sei la parte migliore di me.”


















-Angolino dell'Autrice-
Eccomi qui con un nuovo capitolo! Spero che vi sia piaciuto e che abbiate voglia di farmi sapere il vosto parere, con eventuali critiche costruttive: scrivere una sottospecie di crime ma continuando a dare più spazio alle dinamiche jisbon sta diventando sempre più difficile! =S
Non sono sicura di riuscire ad aggiornare prima delle feste, ma mi auguro di sì!
Ps: chi indovina il titolo del prossimo capitolo? Vi preoccupa un pochino? Beh, dovrebbe! =D
   
 
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