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Autore: robertamichelle    16/12/2014    1 recensioni
[Video musicale ]Michelle è una ragazza di appena 16 anni. Eppure è destinata ad essere la nuova eletta, la nuova ribelle per guidare la rivoluzione contro il regime totalitario che si è impadronito di Suburbia.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christian, Gloria, Jesus of Suburbia, St. Jimmy, Whatsername
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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A volte, c'è una forza più grande di me, più grande della mia stessa volontà, più grande di tutto, a reggermi in piedi. Non penso si possa chiamare semplice istinto di sopravvivenza, perchè quello lo avevo superato da un pezzo. Come identificare, allora, questa irrefrenabile voglia di continuare a camminare, senza curarmi della debolezza delle mie gambe, nè del sangue che mi ricopre il viso, nè del respiro che si fa sempre più pesante?
Forse è puro masochismo, quello che mi sta trascinando giù per questa strada buia e deserta.
Ma facciamo il punto della situazione: lo scontro con Jorge è stato parecchio violento, sono ferita al viso e probabilmente al braccio sinistro, dato che neanche lo sento più, e al ginocchio destro. Non ho nemmeno la più pallida idea di dove stia andando, di che ore sono, di cosa devo fare, di cosa ne sarà di me.
Ancora una volta, il mio primo pensiero è Kyle. Solo lui può dirmi cosa fare e dove rifugiarmi. Meccanicamente tiro fuori il cellulare dallo zaino, facendo attenzione a non coinvolgere il braccio sinistro nel movimento. Quanta strada avrò percorso? Come faccio a indicargli il luogo esatto in cui sono? E Jorge? Non mi sono assicurata che fosse morto. E se mi stesse inseguendo?
Ma che importa ormai. Tanto se non mi prende lui, morirò lo stesso. Sono troppo stanca, vorrei solo stendermi, dormire, e magari aspettare lei, la Blanca Mujer, "la donna bianca", così la chiamiamo in Spagna. Non c'è bisogno di spiegare quale sia il compito della Blanca Mujer.
Proprio in quel momento, risuona nella mia testa una vecchia canzone dal nome "Blanca Mujer". Non ricordo l'artista, ma riesco a sentire la musica nella mia testa. Un uomo cantava:

"Si quisieras ahora venir, y acabar de una vez con mi vida
Yo te lo pido, mi Blanca Mujer, que me lleves a tu eterna guarida."


E lei, la Donna Bianca, rispondeva:

"Tengo tantas ganas de ti, pero no puedo llevarte ahora.
Te toca todavia vivir, porque aun no te ha llegado la hora."


Prendo questo bizzarro ricordo musicale come un segno: "mi tocca vivere ancora, perchè ancora non è arrivata la mia ora".
Stringo il cellulare tra le mani, e cerco di guardare lo schermo, per quanto la mia vista ormai fioca mi permetta. Riesco a scorgere che la barra che segna la copertura di rete è totalmente assente. Provo lo stesso a chiamare Kyle, ovviamente invano.
Con mia grande sorpresa, nessuna paura mi assale. Niente panico, niente ansia. Nulla. Il vuoto totale, e non c'è nulla di buono in questo. Tutta la mia voglia di lottare ha ceduto il posto ad una tremenda rassegnazione: non mi era mai successo in tutta la mia vita.
Per cosa sto correndo? Per cosa vivo?
Le mie gambe si arrestano automaticamente, e in quel preciso istante tutto è così chiaro, nitido. Orribile, certo, ma almeno nitido.
E' finita.
Sento il vento sulla mia pelle, il suo rumore tra gli alberi del boschetto abbandonato. Che senso ha vivere scappando, correndo per non essere trovata, nascosta, senza poter fare nulla di ciò che fanno le persone normali, in guerra perenne, senza un luogo sicuro dove stare? Io non voglio fare una vita del genere.
Non voglio rinunciare ai miei anni migliori, alla mia giovinezza, alla mia libertà, alla possibilità di innamorarmi, e di avere una famiglia, un giorno.
Non voglio rinunciare ad essere una ragazza come le altre, che esce con le amiche il sabato sera, che passa i pomeriggi stesa sul letto ascoltando musica, e sognando il prossimo appuntamento con il ragazzo che le piace.
Non voglio rinunciare ad un letto comodo in cui dormire, un pasto caldo ogni sera, vestiti puliti, la doccia di fine giornata.
Esattamente. Questa sono io. Sono egoista, sono ambiziosa, sono egocentrica. Sono anche io uno dei tanti e tanti specchi del regime di Suburbia, che riflette la propaganda di omologazione, di conformismo.
Combattere non ha alcun senso.
Cammino di nuovo, ora so dove sto andando. Non so come sia possibile, ma conosco il luogo, so che è vicino, che tra poco sarò arrivata.
La mia intuizione è corretta, ancora una volta l'istinto non si sbaglia. Ho percorso qualche metro, e davanti a me c'è un enorme edificio dalla sagoma perfettamente squadrata, quasi un cubo perfetto. Era la sede delle Forze dell'Ordine di Suburbia Est.
Ho preso la mia decisione: enterò e mi consegnerò a loro. Confesserò tutto, magari darò informazioni utili, così non mi condanneranno all'ergastolo, o peggio alla pena di morte. Una parte di me è completamente ripugnata dai miei pensieri e da quello che sto per fare, ma cerco di metterla a tacere chiamando in causa il lato oscuro, che vuole a tutti i costi chiudere questa storia.
Prendo un gran respiro, e mi avvicino. La forma dell'edificio si fa più chiara ai miei occhi stanchi. Riesco addirittura a scorgere i volti delle due guardie che presiedono l'entrata: due ragazzi sulla trentina, che si erano appena accorti della mia presenza e avevano iniziato a parlottare, guardandomi sempre più insistentemente.
Entrambi sembrano colti da un'illuminazione improvvisa, come se avessero avuto un apparizione. Uno dei due sussurra il mio nome all'altro. L'ultima cosa che riesco a vedere sono le due guardie che iniziano a muoversi per raggiungermi; perchè all'improvviso una Ford Mustang nera  come l'inchiostro, che sembra sbucata dal nulla, mi si piazza davanti, occupando tutto il mio campo visivo.
Non riesco a vedere chi la guida. Sento solo una voce. Avrebbe potuto somigliare a quella di Kyle il primo giorno che l'ho conosciuto, se non fosse per il fatto che questa era molto più fredda, molto più calma e senza traccia di emozione alcuna. E proprio per questo, molto più terribile.
"Sali", ordina la voce. Accade tutto in una manciata di secondi: una mano gelida e dalle dita lunghe e sottili afferra il mio polso, tirandomi di peso nell'auto.
   
 
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