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Autore: M4RT1    16/12/2014    0 recensioni
Scorpius e Rose si conobbero al Primo Anno e, nonostante tutto, divennero amici.
Lui la obbligò a saltar giù dalla torre del suo Dormitorio per festeggiare insieme il suo compleanno.
Lei lo costrinse a saltar giù dalla Scopa durante un memorabile pomeriggio in famiglia.
Eppure, per fortuna, sono ancora entrambi vivi.
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Storia partecipante al Contest "Pompt e Coppie: Prendi uno e scrivi due" indetto da Evelyne e S.Elric.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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“Salta, svelto!”

Scorpius odia il Quidditch. Nonostante non l’abbia mai detto apertamente – i suoi compagni di Casa lo ucciderebbero se solo sapessero – lui detesta tutto ciò che riguarda Scope Volanti, Pluffe e Boccini. In realtà, odia l’altezza e basta.

Perché cavolo, a chi piacerebbe essere sospeso a diversi metri da terra? Okay, forse piacerebbe al suo migliore amico, a tutti i suoi compagni di classe, perfino a Rose – nonostante le sue selezioni per diventare Portiere siano ancora fonte d’ilarità per l’intera scuola. Ma non a lui, comunque.

“Salta, Scorp!”

Eppure ora è proprio a cavalcioni di una scopa, nel giardino della casa della nonna di Rose, e cerca (no, in realtà ci prova con tutte le sue forze) di non cadere.

Anche se è esattamente quello che dovrebbe fare, dato che James Potter e Hugo, il fratello di Rose, lo hanno sfidato in una gara a chi salta dalla Scopa all’altezza maggiore.

Qualcosa gli dice che James, che ha terminato la scuola l’estate precedente ed è stato punito centotredici volte in sette anni, sa che il suo compagno di Casa soffre di vertigini – potrebbe aver usato quell’informazione più volte, nei suoi numerosi scherzi. E qualcosa gli dice che perfino Hugo, che ha sedici anni e sembra ancora un bambino per quanto è ingenuo, sia consapevole di star sottilmente torturando il migliore amico di sua sorella.

E forse ci provano anche gusto.

Soprattutto perché, a ben pensarci, anche Rose sa che Scorpius soffre di vertigini eppure è lì, seduta su un vecchio secchio al rovescio, intenta a tifare per lui.

Ma quello che il giovane Malfoy sa per certo, mentre maledice tutti i parenti della ragazza, è che l’idea di Rose di portarlo a casa è stata la peggiore dai tempi in cui cercarono di bruciare i temi di Storia della Magia prima degli esami. Perché lui era consapevole, lo è sempre stato, di non essere simpatico ai Potter (e ai Weasley, ovviamente). Ma Rose, a quanto pare, ha una fiducia smisurata nella bontà del cuore dei suoi genitori – fiducia malriposta, dato che nessuno dei due ha alzato un dito mentre i ragazzi lo coinvolgevano in sfide sempre più strane e letali.

“Salto, un momento!” sbotta all’improvviso. Le sue dita sono strette spasmodicamente al manico della Scopa, le nocche biancastre. Sente una gocciolina di sudore che gli cola sulla tempia e decide che, se deve morire proprio oggi, allora lo farà compiendo un gesto eroico – se lanciarsi giù da una Scopa possa considerarsi tale.

Forse no, in effetti.

Eppure si butta. Cade a peso morto e per quei pochi secondi in cui è in aria riesce giusto a tenere gli occhi chiusi, per non cogliere il miscuglio di colori che gli sfrecciano intorno. Perché lui odia le altezze, ma odia di più cadere.

Quando riapre gli occhi, il viso di Rose è a pochi centimetri dal suo.

“Tutto bene?” gli domanda, ma non sembra preoccupata. I capelli crespi pendono fino a toccare la fronte dell’amico, gli occhi castani di lei ammiccano nella sua direzione. “Te l’avevo detto che non saresti morto!”
 
  
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