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Autore: Evee    17/12/2014    0 recensioni
~ “The Dark Blue Saga” missing moments (indice al primo chapter a scanso di spoilers)
L'adolescenza può essere un periodo difficile, ma rischia di diventare impossibile se il fratello su cui hai sempre fatto affidamento entra all'improvviso in una crisi esistenziale, continua a trattarti come un bambino, ti tiene all'oscuro di tutto e attira fin dentro casa degli assassini senza scrupoli.
Ma come farà la conoscenza di una certa ragazza dagli occhi blu, Mokuba capirà subito che non è semplicemente entrata nelle loro vite...
Le ha cambiate per sempre, perché da sempre è destinata a farne parte.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mokuba Kaiba
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark Blue Saga'
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II - I can see a liar

 

{I can see a liar, sitting by the fire
Trouble in his heart, laughing at the thought
Coming as he goes into overdose
I wonder what he thinks of me
}

 

Cattive notizie in arrivo.

Ormai Mokuba aveva imparato a riconoscerne per tempo tutti i presagi. Le prime avvisaglie si potevano scorgere già nel momento stesso in cui suo fratello rientrava a casa, se anche dalla sua stanza riusciva ad udirlo sbattere con nervosismo la porta d'ingresso e rispondere malamente all'accoglienza del loro personale. Tuttavia, questa sola circostanza poteva rappresentare un semplice falso allarme, perché accadeva sempre più spesso che Seto tornasse a casa visibilmente stressato e di cattivo umore.

Comunque, in via precauzionale Mokuba si metteva sempre all'erta, pronto a captare gli eventuali segnali successivi.

Uno di questi era il modo con cui Seto saliva al piano superiore, dopo essersi liberato nell'atrio del cappotto ed aver abbandonato nello studio la ventiquattrore. Se camminava lentamente e lo sentiva rivolgergli un saluto indolente mentre svoltava a destra per dirigersi verso la propria camera a cambiarsi e farsi una doccia, voleva dire che il pericolo era rientrato e poteva tirare un sospiro di sollievo. Se invece tutto ciò che avvertiva era il suo passo risalire rapido le scale e, anziché affievolirsi, avvicinarsi pericolosamente nella sua direzione, era meglio non farsi trovare impreparati a quell'arrivo imminente. Nel caso di specie, Mokuba si affrettò a nascondere sotto al cuscino il manga che stava leggendo e a sostituirlo con il primo libro di scuola su cui le sue mani riuscirono a posarsi. E lo fece appena in tempo perché, nell'istante stesso in cui aprì il manuale di storia contemporanea ad una pagina a caso, suo fratello piegò con decisione la maniglia della porta per entrare. Senza neanche chiedergli prima il permesso.

Brutto, bruttissimo segno.

Le volte che faceva così erano sempre per aggredirlo con una ramanzina, al punto che istintivamente si irrigidì e non poté fare a meno di chiedersi cosa di recente avesse combinato che potesse aver attirato su di sé la sua disapprovazione. E, anche se non gli venne in mente nulla di simile o, meglio, nulla che potesse avere ancora scoperto, l'espressione mortalmente seria che Seto aveva dipinta in volto riuscì comunque ad indurlo a deglutire con fare colpevole.

-Ciao!- lo salutò, con un sorriso fintamente ingenuo -Tutto bene?-

Lui lo ricambiò con sguardo ancora più cupo.

-Per niente.- ringhiò -Qualcuno ha deciso di tendermi un agguato davanti alla KC.-

Il libro che aveva tra le mani venne richiuso con un botto, privato all'istante anche di quel poco, simulato interesse che aveva finto per esso.

-Che cosa?!?- esclamò, attonito.

-Non ti agitare, come puoi vedere sono ancora vivo e vegeto.- sbuffò con sufficienza -Non è successo nulla di grave.-

Mokuba inarcò un sopracciglio, fortemente scettico al riguardo.

-Da come sono conciati i tuoi vestiti non si direbbe.- osservò neanche troppo acuto, notando che il suo completo bianco era visibilmente annerito su un lato e strappato all'altezza del ginocchio.

-Tutto merito della brillante idea di Isono di avvisarmi del pericolo gettandomi a terra.- commentò suo fratello scocciato -Comunque, grazie a lui e a Fuguta mi sono appena fatto un graffio.-

Ma, nonostante stesse cercando di minimizzare l'accaduto, Mokuba non poté fare a meno di incupirsi.

-E loro come stanno?-

-Bene... Più o meno. Hanno ricoverato Fuguta al Pronto Soccorso, ma non è stato ferito gravemente... Per cui lo dimetteranno presto, suppongo.-

Mokuba allora lo guardò indispettito. Al solito, Seto gli stava nascondendo com'erano andate per davvero le cose, nella sua convinzione che non fosse ancora abbastanza grande per poterne reggere il peso e sufficientemente intelligente per intuirlo lo stesso. E, al solito, lo costringeva a scucirgli la verità a forza di domande.

-In che senso ferito?- gli chiese pressante -Gli hanno sparato?-

L'espressione di Seto si indurì, esasperandolo con quel suo atteggiamento di chiusura.

-Sì, ma non è questo il punto.- rispose evasivo -Il punto è che qualcuno mi ha preso di mira, e dubito che la polizia riesca anche solo a scoprire di chi si tratta prima che si cimenti in un secondo tentativo.-

Sì, in effetti quello poteva essere un problema... Anzi, lo era di certo se era riuscito a preoccupare suo fratello. Anche se, a suo avviso, forse avrebbe fatto meglio a preoccuparsi di più prima, di non farsi troppi nemici. Seto non aveva paura di nessuno, ma può diventare difficile difendersi se non si sa nemmeno chi e perché ti sta attaccando.

-Ma neanche tu hai idea di chi si possa trattare?- provò a chiedergli.

Seto socchiuse gli occhi, e gli sfuggì un sospiro.

-Ho qualche sospetto, ma nulla di concreto.- ammise a malincuore -Non abbastanza per prevedere quando e come tornerà all'attacco, per cui per un po' dovrai prestare attenzione anche tu. Non dare confidenza agli sconosciuti, e cerca di evitare i posti affollati. E le strade deserte. Anzi, vedi di uscire di casa il meno possibile, per favore... In ogni caso non da solo, e assolutamente non senza avermi avvisato prima. Intesi?-

A quella paternale, Mokuba strinse le labbra, risentito. Odiava, odiava quando Seto lo trattava come un moccioso. Non era un'idiota, sapeva benissimo anche da solo come doveva comportarsi in simili situazioni... Che poi, non era nemmeno così diverso da com'era costretto a fare normalmente: Seto gli aveva già interdetto uscite durante la settimana che non fossero per motivi di studio, ed anche nel week-end gli imponeva dei coprifuoco semplicemente ridicoli. Per non dire imbarazzanti di fronte ai suoi amici. Ci mancava soltanto che iniziasse a pretendere che gli chiedesse pure il permesso per andare a scuola, e poteva dire ufficialmente addio a qualsivoglia tipo di vita sociale.

-Sì, giuro solennemente che non accetterò caramelle dagli sconosciuti.- commentò sarcastico.

Suo fratello però non apprezzò il suo senso dell'umorismo e lo gelò con un'occhiataccia.

-Mokuba, guarda che non sto affatto scherzando!- lo rimproverò -Stai attento, ok? Non voglio che se la prendano anche con te.-

Oh, certo, perché lui invece si divertiva così tanto a farsi rapire da tutti quelli che lo volevano ricattare! Che nervi... E poi, se quello a cui puntava la persona che l'aveva assalito era ucciderlo, tra i due era sicuramente lui ad essere più in pericolo. Benché, come al solito, lo sottovalutasse e si preoccupasse di tutto fuorché di se stesso.

-Stai attento tu, piuttosto.- gli ingiunse serio -Tendi ad essere un po' imprudente, quando ti puntano un'arma addosso.-

A quell'obiezione, Seto inarcò un sopracciglio indispettito.

-Non divento imprudente.- ci tenne a puntualizzare -Divento incazzato.-

 

*

 

La fine del mondo era vicina.

Quella mattina, quando era uscito dalla sua stanza per scendere a fare colazione prima di andare a scuola, aveva incrociato nel corridoio suo fratello. Ancora in vestaglia, quando a quell'ora di solito era già uscito di casa da un bel pezzo. E dato che Seto non arrivava mai, ma proprio mai in ritardo al lavoro, la sola spiegazione per cui non ci fosse ancora andato era che quel giorno non intendeva farlo.

Il che era ancora più impossibile.

-Che succede?- gli chiese, allarmato dall'aria sconvolta che aveva dipinta in viso.

Lui, però, evitò il suo sguardo con fare elusivo.

-Proprio nulla.- si affrettò a negare.

Il ragazzino allora si puntò le mani ai fianchi, squadrandolo con fare inquisitorio.

-Non dirmi balle.- lo rimbeccò risentito -Come mai sei ancora qui?-

-Non mi sento abbastanza bene oggi, per andare alla Kaiba Corp.- gli rivelò allora, stropicciandosi occhi in effetti parecchio stanchi.

Ma Mokuba si insospettì ancora di più. Suo fratello aveva una salute di ferro, e anche le rare volte che si ammalava prendeva un'aspirina e si recava comunque in ufficio, sia che avesse il raffreddore o 40 di febbre.

-Perché? Cos'hai?- gli domandò pressante.

Seto roteò gli occhi, sbuffando esasperato.

-Senti, ho già dovuto elencare tutti i miei sintomi a quell'idiota che abbiamo per dottore, e non ho proprio voglia di ripetermi.- sbottò.

A quelle parole, il ragazzino venne persuaso a ricredersi. Se aveva chiamato un medico, allora doveva star male per davvero, non stava facendo una pantomima... Ma, d'altronde, non l'aveva mai visto con un'aria così pallida e sofferta. Inoltre, dalle sue occhiaie deduceva che aveva trascorso un'altra notte in bianco. Forse aveva solo bisogno di dormire un po', prima che il troppo stress gli provocasse un esaurimento nervoso...

Sempre che non gliene fosse già venuto uno.

-Ok, però cerca di riposarti allora.- si raccomandò, preoccupato per lui -Non hai per niente una bella cera.-

-Sì, certo...- borbottò con sufficienza.

Tuttavia, anziché ritornare in camera sua, lo superò e andò a rinchiudersi nel suo studio. Mokuba ne fissò la porta, accigliato. O suo fratello era un vero imbecille a voler sempre fare di testa sua, o era convinto di poterlo trattare come tale prendendolo per i fondelli. Comunque, quella era l'ultima volta che gli teneva nascosto qualcosa.

Alla prima occasione, avrebbe provveduto a piazzare in giro qualche cimice.

 

*

 

“Che diavolo...?!?”

Mokuba fissò a bocca aperta quello che fino a quella mattina era l'atrio di casa sua, ma che in quel momento sembrava il luogo dov'era appena stato girato un episodio di CSI più truculento del normale. Quando il suo autista era andato a prenderlo a scuola aveva già provveduto a preavvisarlo dell'accaduto e tranquillizzarlo sollecito sulle sorti di suo fratello, e sin già dal fatto che al cancello era stato accolto da un paio di volanti della polizia anziché dai soliti sorveglianti aveva intuito che la questione non era stata ancora del tutto risolta ma... Nessuno l'aveva preparato a quel macello.

Al suo ingresso, i poliziotti ancora presenti gli rivolsero un'occhiata distratta, gli intimarono di tenersi alla larga e di non toccare nulla finché non avessero ultimato i rilievi, per poi ritornare alle loro precedenti occupazioni. Dato che per terra erano rimaste solo quattro sagome numerate, si aspettava che non si trattenessero lì ancora per molto. Stavano solo scattando delle fotografie in giro, catalogando le differenze che erano riusciti a trovare rispetto all'immagine di quel posto prima dell'accaduto.

A Mokuba, era bastato darsi un'occhiata attorno per individuarle tutte con prontezza.

Nonostante le chiazze di sangue rappreso e mescolato al candore un tempo immacolato del pavimento, la prima cosa che aveva notato era l'assenza del proprio riflesso al grande specchio abituato ad accoglierlo esattamente dal lato opposto dell'atrio, di cui rimanevano solo la cornice dorata ed innumerevoli frammenti ai suoi piedi. Altri proiettili si erano impegnati ad infrangere una collezione di vasi cinesi che tanto lui aveva sempre trovato orripilanti, mentre uno aveva rovinato irrimediabilmente un dipinto olandese del '600 cui invece era molto affezionato. Comunque, altri fori aperti in più punti sulle pareti suggerivano già dove si sarebbero potuti appendere dei nuovi quadri in sua sostituzione.

Ridacchiò tra sé immaginandosi l'espressione che nello scoprire quella scena dovevano aver assunto le cameriere superstiti, che sapeva essere già frementi di ripristinare l'originario ordine armate di aspirapolvere, detergente e della loro maniacale fissazione per la pulizia. Pertanto rimase ancora un po' a godersi gli ultimi atti di quello spettacolo più unico che raro, immortalandolo per bene nella propria memoria.

Anzi, fu quasi tentato di chiedere all'agente più vicino se poteva scattargli una foto ricordo.

Poi però la sua attenzione venne catturata dal familiare scroscio della ghiaia lungo il viale d'accesso, ad annunciare con ampio preavviso che suo fratello era finalmente di ritorno. Senza neanche rimettersi il giubbotto, corse ansioso all'esterno per andargli incontro, ogni preoccupazione per lui subito sostituita dalla curiosità di scoprire cosa gli fosse successo. Specialmente quando lo vide uscire dalla limousine esausto, stropicciato e imbrattato di sangue.

-Per fortuna che oggi dovevi startene a riposo.- gli rinfacciò con un sogghigno.

Al che Seto gli rivolse uno sguardo d'intesa.

-Infatti non ho lavorato un solo istante.- ribatté malizioso -Ho avuto ben altro a cui pensare, come avrai visto.-

Mokuba allora sospirò, scuotendo la testa.

-Sì... Ma cavolo, perché mi perdo sempre tutto il divertimento?!?-

 

*

 

Ancora la solita, vecchia storia.

Seto non gli aveva affatto detto la verità sull'accaduto. L'aveva intuito dal modo elusivo con cui rispondeva alle sue domande al riguardo, l'aveva sospettato per l'incoerenza delle spiegazioni fornite ma, soprattutto, l'aveva percepito dall'aria inquieta che aveva mantenuto nei giorni successivi. Come se avesse lasciato una qualche questione irrisolta di cui attendeva di doversi occupare da un momento all'altro, o come se quella vicenda gli avesse lasciato dei brutti ricordi di cui non riusciva a liberarsi...

E si convinse di quest'ultima supposizione quando, la sera successiva, lo beccò nel salone con in mano un bicchiere di quello che, dal colore, poteva anche passare come acqua... ma che, dall'odore, sapeva inequivocabilmente della stessa persistenza alcolica della Vodka conservata dentro al mobiletto in cui erano ancora stipati vari liquori, caduti in disuso dalla morte del loro padre adottivo. Circostanza che non poté fare a meno di sconcertarlo, visto che a suo fratello non era mai piaciuto bere, figuriamoci qualcosa con il sapore intollerabile che lui stesso aveva sperimentato tempo prima, quando l'aveva assaggiato di nascosto. Ma che, come ebbe modo di accorgersi nei giorni successivi monitorandone il livello nella bottiglia, lui si continuava a versare con preoccupante sistematicità. Dunque, dopo tre giorni, Mokuba decise per il suo bene che alla prima occasione ne avrebbe svuotato il contenuto residuo nel lavandino, prima che potesse finirlo e trasformarne il consumo in un'abitudine. O, peggio, in una dipendenza.

Ancora non poteva immaginare che ci avrebbe pensato Seto stesso a farlo, la mattina seguente.

 

[riesco a vedere un bugiardo, seduto accanto al fuoco
pena nel suo cuore, ridendo al pensiero
in arrivo mentre entra in overdose
mi chiedo che cosa pensa di me]

 

Evee's corner

 

H^o^la!!!

Oook, in questo capitolo veniamo ufficialmente ai missing moments veri e propri. Con questi quattro ho coperto tutto l'arco narrativo di “White Lady”, rispettivamente del secondo, quarto ed ultimo capitolo. Spero abbiate gradito questo piccolo tuffo nel passato! E finalmente la vicenda da narrare mi ha permesso di mantenere i toni leggeri... Beh, a parte alla fine dove era decisamente impossibile. Ma per il resto spero sia stato approvato lo scorcio che vi ho offerto sui fratelli Kaiba tra le loro mura domestiche. Ho sempre pensato Mokuba come un vero discolo e Seto come un gran rompipalle... LOL.

Comunque, come avrete capito la prossima volta arriveremo al tanto atteso (?) primo incontro tra il nostro fratellino e Kisara... Ma puntavo a pubblicarlo tra una settimana, per mettermi prima al pari con “The Man who loved etc”. So, stay tuned!

XOXO

- Evee

   
 
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