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Autore: Leeyra    18/12/2014    3 recensioni
Alexandra ha quindici anni, vive a New York ed è totalmente convinta di essere una ragazza come tante. Così sembra, fino a quando in una giornata d'estate, scoprirà che la sua dislessia e iperattività non sono un caso, e che ha un compito da svolgere.
Il freddo perenne il mondo congelerà
la vendetta dei meno considerati così si svolgerà
una figlia dei maggiori le sorti potrà cambiare
solo se con il suo opposto si vorrà alleare
tre cambieranno le sorti
ma attenzione all'aiuto dei morti
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dei Minori, Gli Dèi, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Bevi.»
 «Ti sembra il momento adatto per bere un cappuccino da Starbucks?»
 «Ti ho detto di bere, non è un semplice cappuccino, ti farà stare meglio»
Presi il bicchiere di carta e lo guardai titubante, non mi sembrava che la cosa migliore da fare dopo essere quasi stati infilzati fosse bere un cappuccino «La cosa che ci hai versato non è una sostanza stupefacente vero? No perché in tal caso starei sicuramente meglio, ma non credo gioverebbe alla mia salute». Il ragazzo che mi stava stravolgendo la giornata ripescò una fiaschetta di metallo dalla tasca in cui l'aveva infilata poco prima e me la passò sorridendo «Apri pure, è nettare. Capirai più avanti a cosa serve, sappi solo che è uno sballo senza essere una droga».
Aprii la fiaschetta e ne osservai il contenuto, sembrava oro liquido...e woah, aveva un profumo incredibile, tropicale; un non so che di buono, insomma. «Nettare? Come quello che Ebe versava agli dei? »
 «Già, anche se adesso ha ai suoi comandi uno stuolo di cameriere che lo fa per lei...non hai idea di quanto ne bevano ai piani alti eh, senza parlare di Dioniso!».
In quel momento cominciai davvero a pensare che stesse delirando, e di brutto anche.             
«Oh giusto, ma tu non puoi capire, sai ancora troppo poco! Appena arriveremo al Campo tutto ti sarà più chiaro e forse la smetterai di prendermi per pazzo» scoppiò a ridere continuando a camminare, incurante che doveva sembrare fuori di testa non solo ai miei occhi, ma anche a quelli dei passanti, che ci osservavano neanche fossimo due pazzi furiosi. Cioè, lui lo era sicuramente, fortunatamente io mi ritenevo ancora abbastanza normale.
 Mentre passeggiavo per la Fifth Avenue in compagnia di uno dei ragazzi più strani che avessi mai conosciuto sorseggiando un cappuccino, cominciai a pensare che la giornata stesse andando in una maniera leggermente diversa da come l'avevo programmata. Forse avrei dovuto avvisare mia zia che probabilmente non sarei tornata a casa per cena, o magari che non sarei proprio tornata in quel posto che si ostinano a farmi chiamare in quel modo. A questo proposito tirai fuori il telefono cominciando a cercare il suo numero nella rubrica, preparandomi già psicologicamente a una ramanzina senza fine.
«CHE COSA STAI FACENDO?»
Strano a dirsi ma quest'attacco isterico non proveniva dal telefono, come mi sarei aspettata, ma dal ragazzo accanto a me, che si stava agitando come una piovra che balla il tip tap. «Sto, ehm, chiamando mia zia per dirle che non verrò a cena».
«AAAAAAAAAAAAA» con un urlo decisamente poco virile quella sottospecie di polpo ballerino mi strappò il telefono di mano buttandolo nella fontana che avevamo appena sorpassato.
 Okay, allora, parliamone. Mai, e dico mai prendermi il telefono e soprattutto mai buttarlo in una fontana.
«OH SANTO DIO JACKSON DIMMI CHE NON L'HAI APPENA FATTO»
Quel pazzo furioso apparve molto più rilassato e mi sorrise, come se non fosse successo assolutamente nulla «I telefoni cellulari attraggono i mostri, ed è bene che tu non ne abbia uno a meno che non sia come questo». Con uno sguardo alla "iosonofigoetuno" tirò fuori dalla tasca un telefono identico al mio iPhone solo...blu.
«È uguale al mio.»
 «No dolcezza, alcuni telefoni come il mio sono stati modificati dalla mia ragazza e dai suoi fratelli per non attirare mostri. E poi hanno un sacco di applicazioni utili che ti facilitano la vita. Ad esempio "Facedemigods", "Meteo by Eolo", "dov'è il McDonald's più vicino?" questa l'hanno creata solo per Nico oppure "Taxi delle Sorelle Grigie al vostro servizio" e...»
La mia testa stava per esplodere e cominciai a cercare di fermare quel flusso d’informazioni perlopiù inutili «Ok ok, ho capito, adesso posso chiamare mia zia?».
«No non preoccuparti, le manderemo una lettera dal campo»
 «Ma si preoccuperà!»
 «Non lo fanno mai.»
 «Oh.»
Sarà anche stato bello come un dio greco ma aveva la sensibilità pari a una roccia, ma non vorrei così offendere le rocce.
 Continuammo a camminare in silenzio per un tempo che a me parve decisamente troppo fino a quando non sbucammo in una via laterale dimenticata da tutti. «Preparati per il viaggio che cambierà la tua esistenza dolcezza!» tirò fuori una moneta dorata con l'effige che mi parve una divinità, probabilmente Zeus «Che te ne fai di una dracma?».
«Oh vedrai»
Sghignazzando per avermi lasciato in sospeso lanciò la moneta a terra e cominciò a blaterare in greco antico «STÈTHI Ó HÀRMA DIABOLÈS!».
 "Fermati cocchio della dannazione" ma che diamine? Voleva portarmi al campo in carrozza? Ma soprattutto per quale motivo dovrebbe cominciare a lanciare dracme e a parlare in greco antico di punto in bianco? Mentre ero immersa in queste mie importanti e utili riflessioni, notai che la dracma era scomparsa e che nello stesso punto dove si trovava l'asfalto dapprima si scurì, cominciando poi a sciogliersi in una pozza rettangolare grande più o meno quanto un posto auto e ribollendo di un liquido rosso come il sangue.
«Che. Diamine. Hai. Fatto.»
 «Oh nulla di che, ho solo chiamato il taxi più veloce di tutta New York».
Mentre diceva questo, emerse una macchina color fumo, che tranne per il colore sembrava in tutto e per tutto un taxi. Sulla portiera sembrava esserci una scritta ma per la mia dislessia era decisamente troppo difficile da decifrare, perciò decisi di lasciar perdere.
«Forza dolcezza, non abbiamo tutto il tempo del mondo, si staranno cominciando a preoccupare al Campo»
 «Vuoi davvero farmi entrare in una sottospecie di taxi fumoso?»
Dall’interno di quella sottospecie di nuvola con le ruote fuoriuscivano rumori tutt’altro che gradevoli.
«Sì, perciò muoviti»
«In questo campo sono tutti gentili e disponibili come te opp…» non riuscii neanche a finire la frase che la portiera fu spalancata e Percy mi spinse dentro senza troppi complimenti. L’interno non era esattamente quello di un taxi normale, viste le catene al posto delle cinture di sicurezza e l’odore misto di muffa e polvere che si sentiva; senza contare quelle tre teste cotonate che si potevano scorgere alla guida.                                                 
«Chi non muore si rivede, vero Jackson?» Il ragazzo in questione si era appena seduto vicino a me chiudendosi la portiera alle spalle 
«Ciao anche a voi ragazze, di chi è l’occhio stavolta?». Ma che diamine stava dicendo?Occhio?  
 Notando la mia espressione che dire perplessa era dire poco Percy si degnò di spiegarmi quello che stava succedendo «Questo è il taxi delle sorelle grigie, il più veloce mezzo di trasporto esistente. Non preoccuparti di quelle tre pazze alla guida, anche con un solo occhio in tre riescono a guidare in maniera più o meno decente. Ah, e ti consiglio di allacciarti la cintura, fidati.»
Un solo occhio in tre? Non mi sembrava davvero il momento di scherzare, soprattutto in un taxi di cui le guidatrici erano definite tre pazze. Stavo appunto per replicare quando fui interrotta da una voce proveniente dal posto del guidatore, tuttavia era diversa da quella che aveva salutato Percy.
«Noi guidiamo in maniera eccellente, vero Tempesta?»
«Certo Rabbia, ma guideremmo ancora meglio se tu mi dessi l’occhio»
«Sta zitta Vespa, stavolta tocca a me!»  stavano parlando tre voci diverse, una più acuta dell’altra, ed io non ci stavo capendo assolutamente nulla. Stavo giusto per aprire la portiera e mandarli a farsi fottere tutti e quattro, quando il taxi partì con una sgommata. Trattenni a malapena un urlo e mi strinsi al sedile ripensando che forse mangiare quel toast non era stata una grande idea e cominciando pregare che il viaggio finisse il prima possibile.
Un paio di minuti più tardi, quando il colorito mio e di Percy stava cominciando ad assumere una sfumatura verdastra e quelle tre fuori di testa continuavano a urlarsi insulti di ogni tipo, avvenne il momento che stavo aspettando da quando la macchina era partita. Il taxi si fermò.
«Voi due» io e Percy ci guardammo «fuori le dracme» ok si riferiva sicuramente a noi.
Scesi dal taxi mentre il mio compagno di viaggio si frugava nelle tasche e, dopo essermi allontanata di poco dalla vettura, mi sedetti a terra guardandomi intorno, ringraziando il cielo che fossi ancora viva. Ci trovavamo in una strada di campagna assolutamente normale, di cui l’unica cosa che poteva suscitare un minimo attenzione era un pino alto come l’albero di Natale della Casa Bianca in cima ad una collina.
 Percy stava ancora parlando con quelle tre e decisi di andare a vedere cosa stava succedendo, se non altro  per essere sicura che non avesse deciso di abbandonarmi lì in mezzo. Mi avvicinai alla macchina e appena arrivata davanti ad essa per poco non urlai per lo spavento. Le tre vecchiette sedute al posto del conducente stavano confabulando con Percy, ma non fu tanto il fatto che avessero una voce uguale a quella che poteva avere un caprone con il mal di gola a spaventarmi, quanto il loro aspetto. Avevano tutte e tre capelli cotonati in perfetto stile anni ’80, un colorito bluastro e così tante rughe che in confronto anche la donna più vecchia del mondo sarebbe sembrata una ventenne. Nonostante ciò la cosa che più sconvolgeva era un’altra: nessuna di loro aveva gli occhi; al loro posto si potevano vedere le orbite vuote e nere come il piombo. L’unico occhio se lo stavano passando di mano, cercando ognuna di tenerlo per se. Capii cosa intendeva Percy con “un unico occhio”. 
Notandomi, una di loro mi guardò ghignando «E quindi è lei la futura piccola stella. Sta attento Jackson, le rivalità in famiglia come ben tu sai sono peggio di quelle tra sconosciuti» Il ragazzo replicò freddamente con qualcosa in greco antico, che stavolta non riuscii a capire; dopodiché il taxi partii e Percy venne verso di me, con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.                                                       
«Andiamo?»  aveva un tono più freddo di prima e mi guardava con sospetto. Mi chiesi cosa fosse successo durante quella conversazione.
«Certo Jackson, ma è successo qualcosa?»
«Nulla che ti debba interessare, andiamo» dopodiché comincio a salire in fretta la collina, proprio quella sulla quale in cima si trovava il pino, senza più degnarmi di una parola. Lo seguii ripercorrendo nella mia mente tutta la giornata chiedendomi, cosa avessi mai fatto di male per far avere un cambiamento così repentino del suo umore.


Angolo autrice: salve semidei, strano a dirsi ma sono tornata per la vostra gioia💕 Lo so, lo so, avevo promesso che in questo capitolo ci sarebbe stato l’arrivo al campo, ma stava diventando davvero troppo lungo, per cui ho deciso di metterlo nel prossimo. Altra piccola cosa: ho modificato di tanto i precedenti capitoli, non tanto nel contenuto quanto nello stile per cui vi consiglio di dargli un’occhiata. Come sempre, le recensioni sono ben accette
 A presto (stavolta davvero),  
                                                                                                          Afrovdite

  
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