La pioggia ha smesso di
cadere. Bill mi riaccompagna davanti all’albergo, mi sorride. Un abbraccio.
Sorrido. Mi volto e corro via, le lacrime adesso inondano di nuovo i miei occhi.
Chiedo la chiave della stanza ad un distinto signore dietro al bancone della
reception, uno sguardo preoccupato “ Tutto bene signorina? “. Singhiozzo. “ Si
sto bene “, una corsa verso l’ascensore…. Un tuffo nei ricordi…ricordi salati
come lacrime…
Quanto si può
essere felici da ubriachi? Il mondo sembra tutto tuo…almeno lo era. Mano nella
mano come sempre.Io e Bill a Natale. Magdeburgo è meravigliosa
illuminata dalle mille lucine a forme di albero, di stella. E la neve come per
magia era cominciata a scendere. Il primo bacio era scoccato sul portico di casa
sua. Seguito da un secondo, un terzo…senza rendercene conto eravamo arrivati
fino in camera sua. La casa silenziosa e vuota…una stanza troppo piccola per una
cosa così importante.
Ricordo che
quella notte in quel piccolo letto ad una piazza, stretta contro il corpo nudo
di Bill ho capito di essermene innamorata dal primo istante che l’ho visto. E
con questa convinzione mi ero addormentata. L’indomani mattina mi ero ritrovata
da sola. Bill era seduto sul divano in soggiorno con solo i boxer neri addosso,
mi ero avvicinata e mi ha guardato. Stava piangendo. All’improvviso mi sono
sentita scoperta con addosso solo la mia biancheria intima, le lacrime mi
pizzicavano dentro gli occhi. Nei suoi occhi non c’era quell’amore che io avevo
sperato provasse per me. In quegli occhi io vedevo soltanto paura…e scuse. Aveva
sbagliato. Avevamo sbagliato. Sono risalita in camera ho indossato i miei
vestiti e sono uscita di casa. Lui non mi ha seguito. È rimasto seduto sul
divano con la testa fra le mani.
Esco dall’ascensore e
percorro il corridoio. 17B,18B,19B…le lacrime non mi aiutano di certo a
decifrare i numeri sulle porte…qualche settimana dopo ricordo di aver fatto il
test di gravidanza. Risultò positivo, non dissi nulla a Bill. Da quella
maledetta notte non rispondevo più alle sue chiamate e ai suoi messaggi.
Continuavo a rivederlo seduto sul divano a piangere. Decisi di partire.
Raccontai tutto ai miei genitori e andai in America da una mia zia. Lì decisi di
portare avanti la gravidanza e di fare nascere Lucas.
32B: apro la porta. Mia zia
Isabella dorme sul divano, la televisione accesa. Una testolina arruffata spunta
da dietro la sua spalla. Sorrido. “ Lucas dovresti dormire! “ i suoi occhi
nocciola mi provocano una fitta al cuore “ Ti ho aspettato mamma “ lo abbraccio.
Vorrei dirgli che stasera ho incontrato il suo papà ma so che farebbe troppe
domande. So che vorrebbe vederlo. “ A nanna adesso! “ gli dico. E insieme mano
nella mano andiamo nella piccola camera da letto. E con un ultima stretta al
cuore mi accorgo che il piccolo Lucas…è uguale a suo padre.
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