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Autore: Alexiel Mihawk    09/11/2008    5 recensioni
Le acque della fontana riflettevano il suo volto impassibile.
I capelli, non più lunghi e ribelli come una volta, risplendevano sotto il sole come il grano maturo.
La cicatrice gli doleva leggermente, ma non ci fece troppo caso.
Era troppo occupato a farsi del male.
Era troppo occupato a ricordare.
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ashe, Basch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Valeria.
A Valeria che è mia moglia.
A Valeria che è la mia gemella.
A Valeria che la pensa come me, sempre, o almeno quasi.
A Valeria con cui ci sentiamo poco, ma diciamo sempre di doverci sentire di più.
A Valeria che è una persona stupenda.
A Valeria perchè io adoro chiamarla Valy.
A Valeria perchè adora questa coppia.
E perchè io adoro lei.
Ti voglio bene tesoro.


Wonderwall






And all the roads we have to walk are winding
And all the lights that lead us there are blinding
There are many things that I would
Like to say to you
But I don't know how

 
Oasis, Wonderwall
 
 

 
Le acque della fontana riflettevano il suo volto impassibile.
I capelli, non più lunghi e ribelli come una volta, risplendevano sotto il sole come il grano maturo.
La cicatrice gli doleva leggermente, ma non ci fece troppo caso.
Era troppo occupato a farsi del male.
Era troppo occupato a ricordare.
Basch preferiva nettamente la pioggia.
Il sole era troppo caldo, troppo amichevole, troppo luminoso, era semplicemente troppo per lui.
 

Dalmasca!? Cosa ti interessa di Dalmasca!? È successo tutto per colpa tua! Tutti quelli che sono morti, Ognuno! L’hai ucciso tu!
 

Non meritava una cosa tanto meravigliosa come il sole.
Dopo tutti gli errori che aveva commesso, le vite che aveva lasciato dietro di sé, gli amici perduti … No, decisamente non meritava tutto quel calore.
La pioggia, invece, gli si confaceva maggiormente.
Cadeva da un cielo grigio, portava la vita, ma anche la speranza.
Non che lui portasse speranza.
Per carità.
Però lo faceva sentire pulito.
Quando pioveva era troppo impegnato ad essere seccato per rilassarsi e se non si rilassava non si fermava a pensare e se non pensava non ricordava.
Non veniva assalito dai [dalla paura] rimorsi.
 

Ho ucciso il tuo Re. Ho ucciso il tuo paese. Non sono atti che meritano vendetta?
 

E la cosa ridicola era che non era nemmeno riuscito a ucciderlo suo fratello.
Anzi, gli aveva stretto la mano mentre lo vedeva morire.
Era ridicolo.
Eppure l’aveva fatto, davvero.
Aveva preso il suo posto.
Era diventato un Giudice Magister e tutto per proteggere quel marmocchio.
Ma poteva capirlo.
Sì, eccome se poteva.
In fondo lui non era diverso da suo fratello non lo era mai stato.
Per lei
Per lei avrebbe fatto di tutto.
 

- Non ti capisco fratello! Hai perso Landis, hai perso Dalmasca... Tutto ciò che dovevi difendere. Ma continui a tenere alto il tuo onore. Come???
- Avevo qualcuno più importante da proteggere e l'ho protetta. E come mai tu sei ancora vivo? Non è forse per difendere Larsa?
 

Lei che era bella come la luna di note.
Così splendente, eterea, candida.
Così dannatamente irraggiungibile.
E sapeva di essere lui nel torto.
Sapeva perfettamente che prendersela con sé stessi per colpe che non esistevano non avrebbe alleggerito il dolore per la sua assenza.
Perché lei non era lì.
E anche volendo non ci sarebbe mai potuta stare.
Un giudice e una principessa?
E quando mai si era sentita una cosa simile?
Stronzate.
La verità era ben più semplice.
Il suo era un amore a senso unico.
Lei era impossibile da avere.
E non perché non lo amasse, per il suo rango o per colpa passate.
Semplicemente lei era impalpabile.
Eterea come un fantasma, lontana quanto la luna.
Con il suo fascino gli aveva rubato il cuore, ma gli aveva impedito di lasciarsi prendere.
Perché lei era così.
Splendente.
Candida.
Bellissima.
E libera.
 

Io sono semplicemente me stessa. Nulla di più nulla di meno. E voglio solo essere libera.
 

- Merda – sbottò seccato, parlando a sé stesso.
Si alzò lentamente, riparandosi con una mano dal riverbero fastidioso del sole.
La linea dei suoi pensieri era eccessivamente incasinata quel giorno, anche per lui.
Era stata quella lettera.
Tutta colpa di quella maledetta lettera che lei aveva mandato.
Poteva sentire ancora il suo profumo sulla carta.
Si diede mentalmente dell’imbecille.
Poi lentamente sorrise.
Sorrise quando un ricordo, diverso da tutti gli altri, si insinuò nella sua mente.

 
Ashe stava immobile davanti alla finestra chiusa.
Continuava a ripetere quella frase.
Sempre la stessa.
- Non sono la salvatrice di nessuno! –
Le si era avvicinato piano e quando lei si era girata di scatto si era accorto che aveva gli occhi arrossati.
Aveva fatto due passi in avanti e si era fermata a pochi centimetri da lui, quindi con aria decisa aveva alzato il volto.
- Non sono la salvatrice di nessuno –
Nella sua voce c’era un’impercettibile supplica.
La volontà di ricevere una conferma.
- No – aveva sussurrato piano Basch scostandole una ciocca da davanti agli occhi – Tu hai salvato me
Quindi le aveva deposto un leggero bacio sulla fronte.
E lei lo aveva guardato, a lungo, in silenzio, senza mai staccare i suoi occhi da quelli di lui.
Poi si era girata ed era tornata alla sua finestra.
 

Però Basch quello sguardo non lo avrebbe mai dimenticato.

Mai.
Perché quello non era lo sguardo di una principessa per la propria guardia, ma quello di una donna per il suo uomo.
Era lo sguardo dolce e intenso di un’amante.
E lui lo avrebbe portato per sempre nel cuore.
Era quello che lo spingeva ad andare avanti.
Che non lo faceva dormire la notte.
Che lo spingeva a credere, a credere che forse, dopotutto, anche un uomo può toccarla la luna, se questa si lascia sfiorare.
 

 
Because maybe
You're gonna be the one that saves me
And after all
You're my wonderwall

 
Oasis, Wonderwall
 







Spazio Autrice:
I personaggi [ovviamente] non sono miei, anche se mi piacerebbe.
Nemmeno Wonderwall è mia, ma appartiene agli Oasis, come tutte le altre loro canzoni.
E a dirla tutta le frasi in corsivo sulla destra sono tratte dal videogioco, tranne il flashback.
Il resto è mio, sì, anche il flashback.





   
 
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