Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Amor31    18/12/2014    2 recensioni
Fatto prigioniero, Eren ripensa agli avvenimenti che lo hanno portato a scegliere di unirsi al Corpo di Ricognizione.
Quanto è stato sciocco ad illudersi di poter eliminare tutti i Titani?
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– ATTENZIONE! SPOILER PER CHI NON È IN PARI CON LE SCAN –
*Storia partecipante al Contest "Beating of your heart - II Edizione" indetto da My Pride sul Forum di EFP*
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christa Lenz, Eren Jaeger
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Fine di un'illusione 

 

"Entrerò nel Corpo di Ricognizione!"
Quanto tempo prima lo aveva detto?
Ricordava fin nei dettagli lo sfortunato giorno in cui per la prima volta aveva annunciato al mondo il suo più grande desiderio: diventare parte della Legione Esplorativa. Servire l’umanità fino alla morte.
Ce l’aveva fatta, in un certo senso. Ma la morte non era mai stata tanto vicina come in quel momento.
Imprigionato da ore – o forse giorni? – nei meandri sotterranei della cappella della famiglia Reiss, Eren non poteva fare altro che guardarsi intorno, agitare debolmente le catene che gli cingevano i polsi e sentire la saliva colare dalla bocca semi aperta a causa della lama che gli era stata precauzionalmente sistemata tra i denti. Inginocchiato su quello spuntone di roccia, sentiva le braccia andare a fuoco, la testa girare e il cuore battere sempre più forte ad ogni parola che Rod Reiss riferiva alla figlia Historia.
Aveva saputo tante, troppe cose tutte nello stesso momento; aveva ricevuto ricordi che non gli appartenevano e altre memorie messe a tacere erano di colpo riaffiorate, costringendolo a piangere e mugolare.
Ora ne aveva la certezza: non avrebbe mai più rivisto suo padre. Era stato proprio lui ad ucciderlo.
Come aveva potuto dimenticare?
Aveva sbarrato gli occhi, incredulo, e si era ritrovato a pensare che forse i suoi superiori, dopo l’assalto a Trost, avevano avuto ragione: era davvero un mostro.
Sarebbe stato meglio morire allora, abbandonarsi al buio del sonno eterno e riposare per sempre. Nella fossa in cui sarebbe stato seppellito o nel fuoco in cui sarebbe bruciato non avrebbe più potuto incontrare né Titani né traditori. Solo quiete. Finalmente la pace.
-Possiede il Potere di tua sorella-, stava dicendo Rod Reiss, mentre Historia spostava lo sguardo dal padre al compagno di Squadra. -Frieda può ancora vivere-.
Vivere? Eren non aveva mai sentito parlare di morti che tornano in vita, sebbene lui stesso fosse un’eccezione che confermava quell’assurda regola.
-Cosa devo fare?-.
Perché la ragazza continuava ad ascoltare ciò che diceva quell’uomo? Forse stava mentendo, cercando di plagiarla affinché facesse ciò che le ordinava; perché Historia non si ribellava? Perché non faceva domande sull’origine del Potere?
Mentre Eren si chiedeva cosa stesse passando per la testa della giovane, Rod Reiss aveva recuperato una borsa di cuoio e aveva estratto una siringa identica a quella che il Dottor Jaeger, anni prima, aveva utilizzato su suo figlio. Il ragazzo trasalì nel riconoscere la stessa espressione di suo padre sul viso del vero re e si divincolò di nuovo, tentando di attirare l’attenzione di Historia.
Presto sarebbe diventata anche lei un Titano. Si sarebbe tramutata in un mostro e come un mostro avrebbe agito. La morte incombeva in quella strana caverna dalle pareti scintillanti, ma solo Eren sembrava percepirla.

 

"Entrerò nel Corpo di Ricognizione!"

"Non dirlo neanche per scherzo!"

 

Ecco cosa aveva urlato sua madre. L’ultimo litigio prima di finire tra le fauci di una di quelle orrende creature. Aveva cercato di dissuaderlo, di farlo ragionare; se solo Mikasa non avesse fatto la spia, non avrebbe sentito sua madre alzare la voce e lui non sarebbe scappato: sarebbe rimasto con lei. Probabilmente sarebbe finito intrappolato a sua volta sotto le macerie della casa, diventando un ammasso di carne sanguinolenta nella bocca del Titano.
E avrebbe detto addio al suo sogno.

 

"Entreremo nell’esercito. Ci arruoleremo, daremo il massimo e poi ognuno sceglierà la propria strada"

 

Aveva detto questo a Mikasa e Armin subito dopo l’arrivo a Trost. Erano ancora bambini, ma si sentivano grandi e decisamente più consapevoli rispetto ai soldati della Guarnigione che stavano prestando soccorso ai rifugiati. E così avevano fatto: si erano arruolati, passando le pene dell’inferno sotto le direttive di Shadis, senza arrendersi mai di fronte alle difficoltà. Ripensando al momento in cui era finalmente riuscito a padroneggiare la Manovra Tridimensionale, Eren percepiva ancora un vuoto allo stomaco, seguito subito dopo dal battito accelerato di un cuore in festa: quello era stato il primo passo per realizzare il suo sogno. Si era classificato quinto nella graduatoria delle migliori reclute del suo Reggimento e aveva deciso liberamente della propria vita: il Corpo di Ricognizione lo stava aspettando. Presto avrebbe abbandonato le Mura e avrebbe ammirato lo splendore del mondo esterno.
-Frieda ha ottenuto il Potere da suo zio a quindici anni. Ma per ricevere questa eredità, è stata costretta a divorarlo. È questa la missione che spetta alla famiglia Reiss: conservare la memoria. In questo mondo crudele, solo una persona conosce la verità che sta dietro all’apparizione dei Titani. La storia può essere divulgata, ma nessuno l’ha mai fatto-.
Quindi sarebbe finito tutto così: Historia doveva ucciderlo per riappropriarsi delle abilità appartenute alla sorella. Ma perché si ostinava a non fare domande? Se ne stava zitta, forse troppo shockata da quelle rivelazioni per poter parlare, eppure...
C’era qualcosa di strano nello sguardo della ragazza. Eren rintracciò puro odio oscurare le iridi celesti della compagna e si chiese se quel sentimento avesse un fondamento. Magari Historia stava fingendo per prendere tempo; presto il Capitano Levi sarebbe intervenuto e li avrebbe tirati fuori dai guai. O almeno era questo ciò che lui si augurava.
 

"Ucciderò tutti i Titani! Li eliminerò dal primo all’ultimo e saremo liberi di riprenderci il nostro mondo!"

 

Quella era stata la frase con cui aveva chiuso il discorso per spronare i compagni di Reggimento a scegliere il Corpo di Ricognizione. Aveva funzionato: in molti erano passati dalla sua parte, abbandonando l’idea di unirsi alla Polizia Militare come invece Jean si era ostinato a proporre. Thomas, Mina, Hannah, Franz... Erano con lui in cima al Muro Rose e gli avevano confidato di voler diventare membri della Legione Esplorativa. Perfino l'irriducibile Connie aveva cambiato parere, dimostrando così di nutrire grande fiducia nelle parole di Eren.
Poi tutto era andato perduto: i Titani erano tornati all’assalto, avevano invaso la città e maciullato una parte della popolazione.
Il sogno sembrava essere andato in frantumi prima di poter essere realizzato: aveva visto cadere e morire nel modo più atroce quegli stessi compagni che fino a poco prima avevano giurato di combattere per la sua stessa causa, per perseguire un unico obiettivo: liberarsi di quel male che sembrava scaturito direttamente dalle viscere della terra, come se un volere superiore avesse intenzione di ricordare loro l’impotenza del genere umano.
-Se Frieda non fosse stata uccisa, ora il caos non governerebbe il mondo e tutta la gente che è morta sarebbe ancora viva-.
-Perché, padre?-.
Rod Reiss si era fermato per qualche secondo, osservando attentamente la figlia. Eren aveva guardato entrambi dall’alto e aveva trattenuto il respiro: l’attesa era la vera tortura a cui era esposto.
-Sarebbe stata in grado di liberare questo mondo dai Titani-.
Quella rivelazione aveva letteralmente folgorato Eren, ora immobile. Il suo cuore doveva aver smesso di battere, perché non ne percepiva più il ritmo.
-Se è possibile una cosa del genere, perché sta succedendo tutto questo?-.
Historia sembrava perplessa, oltre che sorpresa. Il padre la guardò ancora e poi puntò l’indice verso il prigioniero: -Perché il suo Potere si trova dentro di lui. Se non passerà nelle mani di un membro della famiglia Reiss, questo inferno durerà incontrastato-.

 

Non ne rimarrà nemmeno uno. Li farò scomparire tutti quanti!

 

Per tutta la vita aveva avuto solo quel sogno. Era grazie all’ambizione se era riuscito ad andare avanti giorno dopo giorno, dedicando tutto se stesso alla realizzazione del suo più grande desiderio.
Sforzo inutile.
Non avrebbe mai potuto vedere un mondo libero perché era lui stesso ad impedirne la salvezza. Perché suo padre, consegnandogli la famigerata chiave d’accesso al seminterrato di casa, lo aveva a sua volta reso una chiave vivente: solo con il suo sacrificio l’umanità sarebbe stata salva.
Ora gli era tutto dannatamente chiaro; ora sapeva cosa sarebbe accaduto da quel momento in poi. Ma soprattutto aveva capito quanto fosse stato privo di senso illudersi di poter cambiare il mondo.
Lui non poteva eliminare i Titani. Non ne sarebbe stato in grado né come umano né come il mostro che era. Ma se morire rappresentava ancora una speranza per il futuro dei suoi amici e dell’umanità tutta, allora avrebbe accettato il proprio fato: avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di saper spariti per sempre i Titani dalla faccia della terra.
Tutto si riduceva al suo ruolo: era diventato uno strumento nelle mani del nemico più grande che si potesse affrontare. E il sogno d’improvviso si era frantumato, tramutato in polvere dalla sentenza di morte decretata da Rod Reiss.
Eren guardò inespressivo Historia, che stavolta ricambiò l’occhiata sollevando un sopracciglio, dubbiosa. Il ragazzo si domandò se dopotutto non fosse restia a consumare quel pasto di carne e sangue.
-Dobbiamo sbrigarci, figlia mia-, il re poggiò entrambe le mani sulle spalle minute della giovane. -Porta a termine il tuo compito e potremo finalmente rimediare ai peccati che sono stati finora commessi-.
L’uomo si voltò ed afferrò per la seconda volta la siringa con cui le avrebbe trasmesso la capacità di trasformarsi in Titano. Historia rimase a guardare, impotente, mentre il padre le ordinava di sollevare la lunga manica della tunica e tendere il braccio.
Presto l’ago sarebbe penetrato nella pelle e il fluido sarebbe entrato in circolo nel sangue; il Potere sarebbe esploso e con lui l’abilità della ragazza.
Appeso come un insaccato durante la stagionatura, Eren si paragonò ad un pezzo di carne da macello che non attendeva altro se non essere sbranato dal cliente più affamato. La morte stava prendendo forma davanti ai suoi occhi, ma non poteva fare nulla per fermarla.
C’era solo una tenue speranza a tenerlo ancora in vita: veder piombare in quel luogo abbandonato da Dio la Squadra per la cui appartenenza aveva così duramente lottato.
Era finito il tempo di sognare; l’illusione si era dissolta.
Ora c’era solo il silenzio che precedeva il compiersi del suo destino.

   
 
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