Fine di un'illusione
Quanto tempo prima
lo aveva detto?
Ricordava fin nei
dettagli lo
sfortunato giorno in cui per la prima volta aveva annunciato al mondo
il suo
più grande desiderio: diventare parte della Legione
Esplorativa. Servire l’umanità
fino alla morte.
Ce
l’aveva fatta, in un certo senso.
Ma la morte non era mai stata tanto vicina come in quel momento.
Imprigionato da ore
– o forse giorni? –
nei meandri sotterranei della cappella della famiglia Reiss, Eren non
poteva
fare altro che guardarsi intorno, agitare debolmente le catene che gli
cingevano i polsi e sentire la saliva colare dalla bocca semi aperta a
causa
della lama che gli era stata precauzionalmente sistemata tra i denti.
Inginocchiato
su quello spuntone di roccia, sentiva le braccia andare a fuoco, la
testa
girare e il cuore battere sempre più forte ad ogni parola
che Rod Reiss
riferiva alla figlia Historia.
Aveva saputo tante,
troppe cose tutte
nello stesso momento; aveva ricevuto ricordi che non gli appartenevano
e altre
memorie messe a tacere erano di colpo riaffiorate, costringendolo a
piangere e
mugolare.
Ora ne aveva la
certezza: non avrebbe
mai più rivisto suo padre. Era stato proprio lui ad
ucciderlo.
Come aveva potuto
dimenticare?
Aveva sbarrato gli
occhi, incredulo, e
si era ritrovato a pensare che forse i suoi superiori, dopo
l’assalto a Trost,
avevano avuto ragione: era davvero un mostro.
Sarebbe stato
meglio morire allora,
abbandonarsi al buio del sonno eterno e riposare per sempre. Nella
fossa in cui
sarebbe stato seppellito o nel fuoco in cui sarebbe bruciato non
avrebbe più
potuto incontrare né Titani né traditori. Solo
quiete. Finalmente la pace.
-Possiede il Potere
di tua sorella-,
stava dicendo Rod Reiss, mentre Historia spostava lo sguardo dal padre
al
compagno di Squadra. -Frieda può ancora vivere-.
Vivere? Eren non
aveva mai sentito
parlare di morti che tornano in vita, sebbene lui stesso fosse
un’eccezione che
confermava quell’assurda regola.
-Cosa devo fare?-.
Perché
la ragazza continuava ad
ascoltare ciò che diceva quell’uomo? Forse stava
mentendo, cercando di
plagiarla affinché facesse ciò che le ordinava;
perché Historia non si
ribellava? Perché non faceva domande sull’origine
del Potere?
Mentre Eren si
chiedeva cosa stesse
passando per la testa della giovane, Rod Reiss aveva recuperato una
borsa di
cuoio e aveva estratto una siringa identica a quella che il Dottor
Jaeger, anni
prima, aveva utilizzato su suo figlio. Il ragazzo trasalì
nel riconoscere la
stessa espressione di suo padre sul viso del vero re e si
divincolò di nuovo,
tentando di attirare l’attenzione di Historia.
Presto sarebbe
diventata anche lei un
Titano. Si sarebbe tramutata in un mostro e come un mostro avrebbe
agito. La
morte incombeva in quella strana caverna dalle pareti scintillanti, ma
solo
Eren sembrava percepirla.
"Entrerò nel Corpo di Ricognizione!"
"Non dirlo neanche per scherzo!"
Ecco
cosa aveva urlato sua madre. L’ultimo
litigio prima di finire tra le fauci di una di quelle orrende creature.
Aveva
cercato di dissuaderlo, di farlo ragionare; se solo Mikasa non avesse
fatto la
spia, non avrebbe sentito sua madre alzare la voce e lui non sarebbe
scappato:
sarebbe rimasto con lei. Probabilmente sarebbe finito intrappolato a
sua volta
sotto le macerie della casa, diventando un ammasso di carne
sanguinolenta nella
bocca del Titano.
E avrebbe detto addio al suo sogno.
"Entreremo nell’esercito. Ci arruoleremo,
daremo il massimo e poi ognuno
sceglierà la propria strada"
Aveva
detto questo a Mikasa e Armin
subito dopo l’arrivo a Trost. Erano ancora bambini, ma si
sentivano grandi e
decisamente più consapevoli rispetto ai soldati della
Guarnigione che stavano
prestando soccorso ai rifugiati. E così avevano fatto: si
erano arruolati,
passando le pene dell’inferno sotto le direttive di Shadis,
senza arrendersi
mai di fronte alle difficoltà. Ripensando al momento in cui
era finalmente
riuscito a padroneggiare la Manovra Tridimensionale, Eren percepiva
ancora un
vuoto allo stomaco, seguito subito dopo dal battito accelerato di un
cuore in
festa: quello era stato il primo passo per realizzare il suo sogno. Si
era
classificato quinto nella graduatoria delle migliori reclute del suo
Reggimento
e aveva deciso liberamente della propria vita: il Corpo di Ricognizione
lo
stava aspettando. Presto avrebbe abbandonato le Mura e avrebbe ammirato
lo
splendore del mondo esterno.
-Frieda ha ottenuto il Potere da suo
zio a quindici anni. Ma per ricevere questa eredità,
è stata costretta a
divorarlo. È questa la missione che spetta alla famiglia
Reiss: conservare la
memoria. In questo mondo crudele, solo una persona conosce la
verità che sta
dietro all’apparizione dei Titani. La storia può
essere divulgata, ma nessuno
l’ha mai fatto-.
Quindi sarebbe finito tutto così:
Historia doveva ucciderlo per riappropriarsi delle abilità
appartenute alla
sorella. Ma perché si ostinava a non fare domande? Se ne
stava zitta, forse
troppo shockata da quelle rivelazioni per poter parlare, eppure...
C’era qualcosa di strano nello sguardo
della ragazza. Eren rintracciò puro odio oscurare le iridi
celesti della
compagna e si chiese se quel sentimento avesse un fondamento. Magari
Historia
stava fingendo per prendere tempo; presto il Capitano Levi sarebbe
intervenuto
e li avrebbe tirati fuori dai guai. O almeno era questo ciò
che lui si
augurava.
"Ucciderò tutti i Titani! Li
eliminerò dal primo all’ultimo e saremo
liberi di riprenderci il nostro mondo!"
Quella
era stata la frase con cui
aveva chiuso il discorso per spronare i compagni di Reggimento a
scegliere il
Corpo di Ricognizione. Aveva funzionato: in molti erano passati dalla
sua
parte, abbandonando l’idea di unirsi alla Polizia Militare
come invece Jean si
era ostinato a proporre. Thomas, Mina, Hannah, Franz... Erano con lui
in cima
al Muro Rose e gli avevano confidato di voler diventare membri della
Legione
Esplorativa. Perfino l'irriducibile Connie aveva cambiato parere,
dimostrando
così di nutrire grande fiducia nelle parole di Eren.
Poi tutto era andato perduto: i Titani
erano tornati all’assalto, avevano invaso la città
e maciullato una parte della
popolazione.
Il sogno sembrava essere andato in
frantumi prima di poter essere realizzato: aveva visto cadere e morire
nel modo
più atroce quegli stessi compagni che fino a poco prima
avevano giurato di
combattere per la sua stessa causa, per perseguire un unico obiettivo:
liberarsi di quel male che sembrava scaturito direttamente dalle
viscere della
terra, come se un volere superiore avesse intenzione di ricordare loro
l’impotenza
del genere umano.
-Se Frieda non fosse stata uccisa, ora
il caos non governerebbe il mondo e tutta la gente che è
morta sarebbe ancora
viva-.
-Perché, padre?-.
Rod Reiss si era fermato per qualche
secondo, osservando attentamente la figlia. Eren aveva guardato
entrambi dall’alto
e aveva trattenuto il respiro: l’attesa era la vera tortura a
cui era esposto.
-Sarebbe
stata in grado di liberare questo mondo dai Titani-.
Quella rivelazione aveva letteralmente
folgorato Eren, ora immobile. Il suo cuore doveva aver smesso di
battere,
perché non ne percepiva più il ritmo.
-Se è possibile una cosa del genere,
perché sta succedendo tutto questo?-.
Historia sembrava perplessa, oltre che
sorpresa. Il padre la guardò ancora e poi puntò
l’indice verso il prigioniero:
-Perché il suo Potere si trova dentro di lui. Se non
passerà nelle mani di un
membro della famiglia Reiss, questo inferno durerà
incontrastato-.
“Non
ne rimarrà nemmeno uno. Li farò scomparire tutti
quanti!”
Per
tutta la vita aveva avuto solo
quel sogno. Era grazie all’ambizione se era riuscito ad
andare avanti giorno
dopo giorno, dedicando tutto se stesso alla realizzazione del suo
più grande
desiderio.
Sforzo inutile.
Non avrebbe mai potuto vedere un mondo
libero perché era lui stesso ad impedirne la salvezza.
Perché suo padre,
consegnandogli la famigerata chiave d’accesso al seminterrato
di casa, lo aveva
a sua volta reso una chiave vivente:
solo con il suo sacrificio l’umanità sarebbe stata
salva.
Ora gli era tutto dannatamente chiaro;
ora sapeva cosa sarebbe accaduto da quel momento in poi. Ma soprattutto
aveva
capito quanto fosse stato privo di senso illudersi di poter cambiare il
mondo.
Lui non poteva eliminare i Titani.
Non ne sarebbe stato in grado né
come umano né come il mostro che era. Ma se morire
rappresentava ancora una
speranza per il futuro dei suoi amici e
dell’umanità tutta, allora avrebbe
accettato il proprio fato: avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di saper
spariti
per sempre i Titani dalla faccia della terra.
Tutto si riduceva al suo ruolo: era
diventato uno strumento nelle mani del nemico più grande che
si potesse
affrontare. E il sogno d’improvviso si era frantumato,
tramutato in polvere dalla
sentenza di morte decretata da Rod Reiss.
Eren guardò inespressivo Historia, che
stavolta ricambiò l’occhiata sollevando un
sopracciglio, dubbiosa. Il ragazzo
si domandò se dopotutto non fosse restia a consumare quel
pasto di carne e
sangue.
-Dobbiamo sbrigarci, figlia mia-, il
re poggiò entrambe le mani sulle spalle minute della
giovane. -Porta a termine
il tuo compito e potremo finalmente rimediare ai peccati che sono stati
finora
commessi-.
L’uomo si voltò ed afferrò per la
seconda volta la siringa con cui le avrebbe trasmesso la
capacità di
trasformarsi in Titano. Historia rimase a guardare, impotente, mentre
il padre
le ordinava di sollevare la lunga manica della tunica e tendere il
braccio.
Presto l’ago sarebbe penetrato nella
pelle e il fluido sarebbe entrato in circolo nel sangue; il Potere
sarebbe
esploso e con lui l’abilità della ragazza.
Appeso come un insaccato durante la
stagionatura, Eren si paragonò ad un pezzo di carne da
macello che non
attendeva altro se non essere sbranato dal cliente più
affamato. La morte stava
prendendo forma davanti ai suoi occhi, ma non poteva fare nulla per
fermarla.
C’era solo una tenue speranza a
tenerlo ancora in vita: veder piombare in quel luogo abbandonato da Dio
la
Squadra per la cui appartenenza aveva così duramente lottato.
Era finito il tempo di sognare;
l’illusione si era dissolta.
Ora c’era solo il silenzio che
precedeva il compiersi del suo destino.