Crossover
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Autore: ToraStrife    19/12/2014    2 recensioni
[Ninja Turtles / Le avventure di Jackie Chan / Double Dragon Neon / Mortal Kombat] + (marginali cameo di Killer Instinct)
Una squadra di mutanti ninja e i loro amici umani. Un archeologo acrobatico ed esperto di arti marziali. Due fratelli in cerca della loro amica rapita. Una setta di ninja malvagi e crudeli che trama nell'ombra.
E ancora, oscuri artefatti, minacce da altri piani di realtà, e lo scenario di fondo, lei, la Grande Mela.
Tutto ciò può significare solo una cosa: azione e botte!
A metà tra il cinema di Hong Kong e "Grosso Guaio a Chinatown", ci si prepara a una lotta senza esclusione di colpi in... "Operazione Doppio Drago".
Genere: Azione, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dragoni e Tartarughe
 Out of this world

Altrove.
Una landa desolata, che non sembra aver mai visto la luce del sole, o che sembra averlo dimenticato da tempo immemore.
A guardarlo ricordava quelle lezioni di Storia, anzi, Preistoria, che narravano del meteorite che aveva portato all'estinzione dei dinosauri.
Un corpo così immenso che all'impatto nubi apocalittiche di polvere aveva ricoperto il cielo, rendendo impossibile la visione di qualsiasi cosa oltre uno spesso strato di polvere e detriti.
Gli sparuti avventurieri che si stavano avventurando, passo dopo passo, ignoravano se fosse stato davvero questo il destino di quel paesaggio, ma poco importava, per loro appariva come un mondo del tutto alieno.
Montagne alte fino a scomparire nella infinita coltre di nubi violastre. Foreste selvaggie, acque putride di insidiose paludi.
Ma la civiltà era arrivata anche lì. O meglio, le rovine di quella che doveva essere stata un tempo fiorente.
Sporadici edifici spuntavano tra le rocce, costruzioni dalla forma bizzarra, uno stile vagamente paragonabile all'Estremo Oriente del mondo terrestre.
Ma vi erano anche statue dalle sembianze radicalmente occidentali, con parecchie somiglianze ai Gargoyle delle cattedrali gotiche.
Il monotono paesaggio era interrotto a tratti solo dalle uniche fonti di illuminazione presenti in quel mondo, giganteschi bracieri le cui fiamme al centro spezzavano il manto uniforme con punte di un rosso smorzato.
Uno spettacolo deprimenti, specialmente ai quattro occhi che lo scrutavano da chissa quando, dal momento che la cognizione del tempo si era persa insieme alle loro orme.
Si sentivano sballottati chissà dove dalle circostanze, il destino deciso da una maledetta pietra e senza sapere un maledetto perché.
La roccia in questione era ben salda nella gibberna avvolta nel guscio di quello meno umano dei due.
Il fiatone per la lunga camminata, a un certo punto i piedi verdi di quest'ultimo si rifiutarono di proseguire.
Fu costretto a sedersi su una roccia, battendo per l'occasione un pugno frustrata sul ginocchio.

- Questo posto maledetto sembra non finire mai! - Soffiò nella sua lamentela.

Intanto l'altro, un uomo vestito di blu, sopraggiunse per rassicurarlo ancora una volta.

- Devi avere pazienza, non può essere troppo...

- La pazienza credo di averla persa già due o tre chilometri fa! - Sputò la tartaruga, la fascia rossa a svolazzare per lo scatto seccato della testa. - Chi ti dice che non stiamo girando attorno?

- Potremmo sempre fare un tentativo con quella pietra. - Suggerì l'altro.

- Questa pietra è quella che ci ha messo nei guai, biondino!

- Il mio nome è Billy, quante volte te lo devo ripetere?

- Tutte le volte che vuoi, non ci tengo ad impararlo a memoria, voglio solo tornarmene a casa!

- Ma se siamo capitati qui per colpa di quella pietra, se la toccassi magari potremmo tornare indietro.

- Oppure viaggiare in qualche fottuta dimensione, facendo i saltimbanchi per l'eternità. Già mi vedo il titolo: Raffaello e Billy, Turisti interdimensionali per caso!

Sottolineò il suo sarcasmo con enfasi, gesticolando animosamente.

In quel momento si sentiva stupido a fare il plateale come quel pagliaccio di Michelangelo. E, cosa non confessabile, avrebbe voluto che fosse lì, in quel momento, per fare al posto suo ciò che lui stava facendo.
E per quello si sentiva doppiamente stupido.

- Ah! - Continuò la sua lagna greca. - Se solo ci fosse qualche portale dei Krang in giro!

E magari anche Donatello per sapere indicargli dove.
E magari Leonardo per... no, di quello non ne aveva bisogno.
Il biondo umano che aveva avuto la sfortuna di aver a fianco ne incarnava gli stessi, odiosi difetti.
Una su tutte era di voler mettere le briglie alla sua rabbia, cercando di ammaestrarlo come un cavallo attraverso la ragione.
Ma lui voleva Leonardo, non quel damerino travestito da guerriero che gli era capitato in cambio.
Anche questo, ovviamente, non lo avrebbe confessato nemmeno sotto tortura da Kurtis.

- Non per metterti fretta. - Puntualizzò Billy. - Ma laggiù c'è una foresta e non vorrei attraversarla a nebbia già calata.

Il dito nel guanto rosso venne puntato in direzione di una foresta che definire lugubre era poco.
Ciò fece alzare un sopracciglio alla tartaruga.

- Non per contraddirti. - Rispose Raf, con una punta di sarcasmo, dal momento che lo aveva già fatto almeno dieci volte da quella... mattina? Difficile dirlo, in un posto dove giorno e notte non si alternano mai. - Ma non è infilarsi direttamente dentro la trappola di un topo?

- L'alternativa sarebbe scalare le ripide pareti rocciose che costeggiano la valle, è vero che sei un ninja, ma mi sembra esagerato. Oppure possiamo sempre tornare indietro.

Billy concluse la frase e lo guardò con un  sorrisino ironico.
Raffaello sospirò. Ecco un'altra cosa che lo accomunava al fratello: che alla fine la spuntava sempre.

- E va bene! - Sbòttò, alzandosi di scatto. Dopodiché tirò fuori i sai. - Ma continuo a ripetere che è una cattiva idea!

Raffaello aveva imparato una cosa dopo aver convissuto con il suo pessimismo cronico.
E cioè, che praticamente non sbagliava mai.
Era il suo 'senso di tartaruga'.



Il sentiero si estendeva all'interno della foresta.
Con la guardia alzata, i due avanzavano cauti, guardandosi attorno.
L'atmosfera lugubre del paesaggio precedente non era nulla inconfronto alla pressante sensazione di essere osservati in quella foresta.
Mille e mille occhi addosso brillavano nell'oscurità tra gli alberi secolari, che certamente dovevano aver visto tempi migliori.
Macabre conformazioni dei tronchi facevano somigliare alcune cavità ed escrescenze a bocche dai ghigni malvagi ed orbite di teschi, corrugate in espressioni minacciose.
Il silenzio sembrava aver congelato quella selva, interrotto solo da occasionali fruscii di foglie.
Ed era questa la prima anomalia che pizzicò il pessimismo di Raf.
Nessun verso di uccello o di altri animali.
Certo, non poteva saperne molto, lui che al massimo aveva visto Central Park, ma anche di notte il frinire di un grillo o il verso di un gufo spezzavano  in ogni caso la cappa afona  della notte.
O perlomeno, la luna nel cielo illuminava sempre il paesaggio sottostante.
Dentro quel groviglio di legno e foglie morte, invece, si respirava un'odore di morte e desolazione.
Ma anche un costante senso di pericolo che i riflessi ninja erano abituati ormai a riconoscere.
Guardò Billy, e poteva percepirne la stessa sensazione.
Portò i sai a protezione del volto, aspettandosi da un momento all'altro qualcosa, vivo o inanimato che fosse, che sbucasse fuori dai cespugli per aggredirli.
I suoi piedi incespicarono su qualcosa di duro. Guardò a terra. Una stupida radice che faceva capolino.
Alzò infastidito il piede, guardando nel frattempo altrove, attirato da un altro fruscio.
Poi una forza misteriosa lo strascinò a terra.
Sotto lo sguardo incredulo di Billy,  Raf sentì qualcosa tirargli la caviglia.
Riuscì a vedere il motivo, e trasalì: la radice era avvinghiata, e ora stava tirando verso chissà dove.
Ebbe la prontezza di piantare i sai sul terreno, frenando così il tentativo, salvo rimanere il pesce che lottava contro una lenza ben tesa.
L'umano cercò di intervenire,  da un'altra radice si estese dal lato opposto del sentiero, e come un tentacolo gli si avvolse al collo.
Mentre si teneva, Raf li vide e capì.
I mille occhi che sembravano scrutarli dall'oscurità. L'assenza di animali.
Quel posto non mancava affatto di vita, anzi, era gremita di esseri senzienti, solo che non ne aveva percepito la forma.
Quei tronchi mostravano più che cavità casuali, conformazioni scavate dal tempo.
Quelli erano ghigni veri, occhi autentici.
Le minacce non si nascondevano tra gli alberi. Erano gli alberi.
Uno dei sai gli sfuggì. Pose entrambe la mani sull'altro, cercando di puntellarlo con tutto il suo peso.
La forza di quella estremità era così forte che il puntello scavò un lungo solco, come un aratro, mentre il rosso si avvicinava al suo destino.
Di sfuggita, poteva intravedere Billy lottare contro il suo cappio, mentre un ramo si apprestava ad impalarlo attraverso la schiena.
Un altro strattone lo costrinse a ritornare sulla sua, di situazione.
Alla fine se lo ritrovò davanti, l'albero mortale. Uno dei tanti.
Dalla base del tronco spuntava la conformazione di una faccia. Due cavità aggrottate dalle quali due pallini bianchi brillavano di luce sinistra, donando loro aspetto di occhi penetranti e selvaggi. Altri due piccoli buchi somigliavano a grotteschi fori nasali, facendo somigliare sempre di più l'albero a un orrido teschio.
Ma la cosa più spaventosa era la bocca spalancata e famelica, pronta ad ingoiarlo in un solo boccone.
Raffaello poté quasi sentire un lugubre mormorio provenire dalla vegetazione.
Unisci a noi...
- Potete scordarvelo! - Ruggì, liberando una mano per frugare nelle risorse.
Gli shuriken erano già stati tutti usati, poi le dita toccarono qualcosa.
Il rosso ringraziò la previdenza di Donnie, che aveva voluto a tutti i costi consegnarglieli nonostante apparentemente innocui, quindi inutili.
Certo, non erano petardi o ancora meglio, delle sane molotov, ma meglio che nulla.
La mano tirò fuori un uovo, e lo tirò nella bocca del mostro.
Una nube viola sbuffò dalla cavità orale della pianta, mandandola in confusione.
Raf ne approfittò per liberarsi,  afferrare i sai e scappare verso Billy.
Il manico di un pugnale in bocca, la mano libera afferrò un altro fumogeno e lo usò contro la pianta che teneva in scacco il biondo.
Afferrando di nuovo il sai, deviò il punteruolo diretto al torace dell'uomo, oltre a una serie di stilettate da parte di rami e arbusti, e poi cercò di allentare la stretta dal suo collo.
In quel momento avrebbe desiderato un'arma realmente tagliente, per fare a pezzi tutta quella legna con colpi secchi e precisi.
Persino Michelangelo e Donatello erano stati upgradati con lame nascoste sulle loro armi.
Solo, lui, il violento, quello che usava sempre la forza per spezzare tutto, non aveva mai considerato l'idea.
Lo trovò un grande svantaggio, soprattutto quando un paio di rami si avvolsero al suo guscio, lui ancora impegnato con il cappio di Billy.
Imprecò, mentre Billy annaspava, una mano sul collo ed una che si agitava in avanti, nel vuoto.
Poi accadde all'improvviso. Forse nella confusione, le dita di Billy gli avevano sfiorato la cintura. O meglio, la pietra gelosamente custodita dentro.
Bastò quel momento.
Una forte luce si sprigionò, e investì loro due, i rami, la radura circostante.
Raffaello fu costretto a chiudere gli occhi. Prima di serrare le palpebre, però gli sembrò di vedere Billy splendere di una strana luce, interamente blu.
E credette di avere un'allucinazione, perché gli parve di vedere due grossi serpenti dotati di criniera, simili a dei dragoni cinesi, strisciare attorno al corpo del biondo.
Poi tutto svanì, e Raffaello e Billy si ritrovarono a terra, i rami e le liane che li avvolgevano disintegrati, gli alberi circostanti con gli occhi chiusi, le bocche storpiate in un'espressione sofferente.
Si alzò di scatto, guardando Billy nel suo solito smanicato e paio di jeans.
Un'allucinazione?
Poco importava. Senza aspettare altra manna dal cielo, Raffaello rinfoderò i sai, prese le Zanne e lo rimise nella custodia, afferrò per mano il biondo, spaesato e ignaro di tutto e lo tirò su con forza.
Gli urlò solo una parola, un suggerimento, un consiglio, un ordine, un comando.

- Corri!

Billy non se lo fece ripetere. Corsero via, da quell'inferno di vegetali, momentaneamente accecato da un miracolo divino.


Non seppero neppure loro quando il paesaggio fosse cambiato da boschivo alle più familiari, anche se pur sempre inospitali rocce.
Solo allora si permisero di fermarsi.

- Come se siamo usciti? - Domandò l'umano, ancora incredulo.

- Volevo che me lo spiegassi tu. - Gli ribatté Raffaello.

- Come?

Il rosso si stropicciò gli occhi. - Lascia perdere. - Poi gli osservò il torace. - E quel corpetto che avevi addosso?

Billy si guardò su, e trasalì. Non ci aveva fatto neppure caso. Lo 'spaventapasseri', la trappola mortale che lo aveva avvinghiato, gentile omaggio di Sektor.
Ricordava di averlo ancora addosso anche dopo il passaggio verso quella nuova...landa.

- Dev'essersi sganciato nella foresta.

- E come si sarebbe sganciato? - Soffiò Raf. Non ci era riuscito lui con i sai. Non ci era riuscito nessuno.

- Non lo so. Che è successo in quella foresta?

- Diciamo che hai toccato la pietra. - Tagliò corto il rosso. - Ma non so di più.


La scena venne interrotta da un battimani, lento e scandito. I due guerrieri trasalirono.
Allora qualcun altro c'era. Si voltarono nella direzione della nuova venuta.

Era una donna, dalla lunga chioma corvina, il vestito pericolosamente succinto. Le generose forme erano coperte solamente da un costume sgambato, e da due lunghi gambali a coprirle le coscie.
Le mani nei guanti, anch'essi lunghi fino all'avambraccio, battevano un applauso plateale e volutamente forzato.
La particolarità andava nel volto, avvolto da una mascherina copriva naso e bocca, conferendone un'aura da misteriosa odalisca.

- I miei complimenti. - Annunciò, con una voce rauca da far accaponare la pelle. - Non è da tutti sopravvivere alla Foresta Vivente.

- I complimenti li faccio io. - Mormorò la tartaruga in rosso. - Certe curve fanno invidia ad Isabel.

- Chi? - Domandò Billy, distrattamente, l'attenzione calamitata dalla nuova venuta.

- Storia troppo lunga, socio. - Liquidò Raf. Il suo modo più gentile di dire "Fatti gli affari tuoi".

Ma la voce sbiascicante della donna li riportò all'attenzione.

- Dovete essere davvero forti. O fortunati. - Aggiunse. Le mani accarezzarono le coscie fino a risalire sui fianchi.
Sollevo poi le braccia per portare le mani dietro le spalle... dalle quali si materializzarono dei sai.
Portandoli in posizione, proclamò. - Siete dei giocattoli divertenti. Fate giocare anche Mileena. Sperando che Mileena non rompa i giocattoli.

Raffaello portò una mano su un pugnale e l'altra se la sbatté in fronte.

- Ci mancava la psicopatica.


Angolo della posta


Ehy, ho anche io le Fognart!

Altro che quelle di JTWYA!
Crepa d'invidia, Switch, io lo farò di vergogna! DDD:

(p.s.: grazie! ;) )


Basta tergiversare, era ora di mandare direttamente Raffaello in campo.
Ringrazio ancora le temerarie che ancora guardano questo pastrocchio letterario, che prometto di finire al più presto.
Al prossimo capitolo!



 



  
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