Ho sempre avuto
paura di chi parla tanto. Le persone non sono mai all’altezza delle loro
parole, lo sai?
Io ne dico una
trentina al giorno, se tutto va bene, ma posso farne anche a meno.
Non mi piace fare
promesse che non riesco a mantenere. Invece la gente parla, rassicura, ti
consiglia. Si tratta più o meno delle stesse frasi, ma ogni volta profumano di
un dopobarba differente e portano un altro paio di orecchini.
E va bene, credo.
Va bene cosi perché le persone hanno bisogno di rassicurazioni, di qualcuno che
dica loro che va tutto bene e il sole brilla ancora, però no, proprio no, a me
non va.
E non puoi nemmeno
prendertela con loro. Il problema è tuo perché nel momento in cui decidi di
fidarti stai lasciando a qualcuno la facoltà di decidere anche per te, di influenzarti
in maniera irreparabile. La tua vita nelle mani di qualcun altro, capisci che
impegno? E quanta fiducia?
Io ho sempre avuto paura di chi parla tanto e le persone parlano troppo.
Anche tu, quante
promesse hai fatto? Quante volte hai detto a tua madre che saresti tornato in
tempo per cena e hai passato la notte fuori e quante partite di calcetto al
posto di studiare per gli esami? E quanti ti amo, lo sai. Resta ancora
un po’, ne ho bisogno, sei il mio posto, per sempre?
Ed è sicuramente un
po’ colpa mia perché ti ho lasciato stringermi le dita cosi forte e giocare con
i miei capelli, guidare la mia macchina e pagarmi la cena due volte. E nel
frattempo parlavi, parlavi, riempivi gli spazi e la stanza di parole, anche al
posto mio, “sei cosi silenziosa”. Stavi zitto solo per i baci.
Quante parole,
Dio, quante! Ci stavamo stretti in macchina, nella tua stanza, al bar, sulla
spiaggia.
Tu parlavi e ci
piovevano addosso tutte quelle sillabe una dietro l’altra, quelle promesse
serie, quelle parole importanti. Ti rendi conto? “Sei bella”, “ti voglio”,
“Quando avremo una casa tutta nostra” e io ridevo e ti baciavo perché io di
parlare non sono capace, figurati se so dire cose cosi serie ad alta voce. Ho
paura anche di pensarle e non l’avrei mai fatto se tu non avessi tanto
insistito, se non avessi parlato cosi tanto da convincermi che forse, ma solo forse,
non erano parole e basta, stavolta. Che la gente parla, è vero, ma qualcuno fa
anche e forse è più importante.
Io le mie poesie
le ho sempre tenute per me, nei libri ordinati sopra il letto e i quaderni blu
nelle scatole delle scarpe, le citazioni sottolineate a matita e scarabocchiate
sui muri con i pennarelli indelebili, ma che paura a dirle, a pronunciarle. C’è
differenza, sai, tra leggerle e dirle. Perché se lo dici ad alta voce
è reale, stai ammettendo che esiste, se lo dici ad alta voce lo sento anche io.
E’ certamente colpa
mia e avrei dovuto zittirti più spesso, baciarti più spesso, parlare di più e
sviare l’argomento, dirti delle mie paranoie che mi tolgono la fame e che non
riesco a dormire se non chiudo la porta della mia stanza. Forse avrei dovuto
stemperare le tue parole, diluirle con i miei vaneggiamenti, perché se io non
parlo lo fai tu per tutti e due, ed è un po’ come se dovessi interpretare due
parti, una doppia voce, una doppia intensità. E allora vedi, forse sta tutto
la. Che ti ho reso troppo responsabile dei nostri dialoghi inesistenti, custode
anche delle mie parole, ma tu le mie non le sai pronunciare, ti fanno strano in
bocca perché sono vuote e anche un po’ acide, a volte. Rincari la dose, parli
per due e prometti per entrambi e io faccio finta di non sentire perché non è
quello che avrei detto io, ma va bene lo stesso e se mi guardi cosi e poi mi
porti a vedere l’oceano che sbatte sui tramonti allora posso anche rimanere ad
ascoltarti un altro po’, posso addirittura crederti se mi porti a Barcellona a
luglio e ai concerti a cui nessuno dei miei amici vuole accompagnarmi.
E poi come la metti quando ti va via la voce e non parli più? C’avevi pensato
anche a questo? Che a parlare da soli prima o poi ci si stanca e si fa più
attenzione a quello che si dice e forse te ne sei accorto che avevi promesso
qualcosa che non conoscevi nemmeno tu. Perché andiamo, ma d avvero “per
sempre”?, ma davvero “ti giuro che ti amo”?
Io delle persone che parlano tanto non mi sono mai fidata, perché nessuno
è mai all’altezza delle sue parole. E se tu avessi detto meno cose di quante ne
hai fatte poi, forse riuscirei anche a piangere adesso che ci stiamo perdendo,
sfilacciando come i tappeti persiani del salotto. Riuscirei a sentirmi meno
male di adesso, meno delusa, meno angosciata. Forse potrei farmene anche una
ragione e urlarti che sei un fottuto bastardo perché se mi amavi, allora, perché, perché,
perché?
Vedi che succede a
parlare cosi tanto?
Tu sei rimasto
senza parole, per una volta, io ho perso anche quelle che avevo da parte e non
c’è nient’altro da aggiungere.
868 parole perché
fa tutto troppo male e non c’è nient’altro da dire.