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Autore: Occhidacerbiatto    19/12/2014    1 recensioni
Le feste esagerate erano tutte finite, le nottate in bianco, l'alcool, gli amici, la comitiva, la scuola avrebbe intrappolato Sayuri a stare ore sui libri.. invece, quando il giorno dopo, Luca entrò dalla porta della classe, ogni ragazza tra quelle quattro mura, desiderò che il nuovo professore di filosofia insegnasse loro la filosofia dell'amore.. Sayuri seguirà la sua solita razionalità anche stavolta o si lascerà incantare dal nuovo, carismatico, intellettuale, noncurante, disinvolto, ma soprattutto affascinante e giovane professore di filosofia? E di Steve che ne sarà, per Sayuri? Della comitiva e dei festini, delle corse in macchina, dell'essere ammirati da tutti? I protagonisti lasceranno i loro pensieri da ragazzi per fare spazio al mondo degli adulti?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Se qualcuno li avesse guardati e avesse scattato loro una foto, essa sarebbe apparsa come un quadro, come il tentativo di un pittore di rappresentare l'armonia: (immaginte la scena, cari lettori) , un lago- nemmeno troppo grande, dal momento che si poteva vedere facilmente la spond apposta- l'acqua baciata dai raggi della luna che riuscivano a penetrare tra le nuvole che la coprivano. Il tutto accerchiato da un boschetto modificato col tempo dall'uomo, che vi aveva costruito una strada a collegare quel luogo dalla piccola cittadina, dato che quel lago sin dagli inizi del '900 era sempre stato un rifugio per ragazzi, un nascondiglio dalla quotidianità di quella piccola cittadina. Su questo sfondo vediamo in primo piano un gruppo i ragazzi il quale animo non rispecchia sicuramente l'armonia interiore che riesce a trasmettere l'ambiente in cui si trovano.
Come il perfetto modello di ragazza, Sayuri, dopo un po' di tempo- e dopo un po' troppe lacrime sulle spalle di Jasmine e Sofia- si alzò e tutte e tre tornarono sulla sponda dove si trovavano tutti gli altri.
Nessuno si accorse di cià che stava accadendo quando le ragazze tornarono a sedersi su un tronco.
Nessuno , tranne Eugenio.
Mai tentare di nascondere qualcosa a lui, o in sua presenza: quel ragazzo aveva la perspicacia e l'abilità di capire ciò che aveva sotto il naso, per quanto fosse nascosto bene.
Quando vide le tre ragazze - Sayuri ancora col viso bagnato dalle lacrime- gli bastò uno sguardo per alzarsi, pararsi davanti alle tre , e dire " Say, mi va di fare una passeggiata." Non era una domanda, non era nemmeno un ordine, era solo un'affermazione che non poteva avere una negazione come risposta, Sayuri lo sapeva, conosceva fin troppo bene Eugenio.
Così si alzò, cercando di non singhiozzare, sperando che i suoi occhi lucidi non venissero notati, sperando di riuscire a parlare (ma di cosa?) senza avere una voce rotta dal pianto.
Si incamminarono verso il boschetto che accerchiava il lago, rimasero in silenzio per un po', Sayuri pensava soltanto " Fa che non voglia sapere perchè piangevo, fa che non se ne sia neanche accorto!" ed Eugenio inizò:
"Come va, Say? Prima che io parta per l'università dovevo farmi una delle solite chiaccherate in tranquillità con te"
e Sayuri tirò un sospiro di sollievo, pensando "Forse Eugenio non è così infallibile nel capire ciò che non deve essere capito.."
Mai parlare troppo presto.
"Bene, tu?" Disse Sayuri
"Non è vero che va tutto bene, lo sai." Disse Eugenio, senza battere ciglio, come se quella fosse la cosa più normale del mondo. Semplicemente SAPEVA che non andava tutto bene.
"Non so cosa stai dicendo, mi dispiace Eu." cercò di mentire Sayuri
"Ma quanto mi fai incazzare quando mi dici cazzate, lo sai? Mi hai sempre detto tutto, ti ho sempre aiutata, anche con Steve. E non mi sembra tu abbia mai pianto per lui. In realtà non mi sembra nemmeno che tu abbia mai pianto per qualcuno, a quanto ricordo." disse Eugenio, secco.
Sayuri maledisse quella flebile luce che permetteva al suo dolore di essere smascherato, cercò di ribattere ma Eugenio fu più veloce e continuò a parlare: "Se ti vedo piangere non credi che debba preoccuparmi, da bravo amico?"
Sayuri sapeva che mentire a lui era inutile, non avrebbe potuto mentire a se stessa ancora per molto tempo, ma la verità era che non aveva idea di cosa dire nè a se stessa e nemmeno ad Eugenio. Parlare a lui sarebbe stato più facile, Sofia e Jasmine non avrebbero avuto una spiegazione che avrebbe avuo un buon esito sulla sanità mentale di Sayuri, se solo avesse provato a spiegare l'ispiegabile.
Eugenio invece non avrebbe giudicato, lui non lo aveva mai fatto. Lui cercava sempre una spiegazione razionale a tutto, ma stavolta nessuno avrebbe potuto darla. Forse però stavolta Eugenio avrebbe saputo chiarirle le idee, così Say cominciò:
"Io non so se ci sia davvero qualcosa da dire.." e lui stava zitto, in attesa che Say finisse.
"Non voglio bagnarmi prima che piova. A dire il vero la pioggia è già arrivata, solo che io.. ho aperto l'ombrello. Questa pioggia potrebbe essere una pioggia acida oppure una colata d'oro."
Lei sospirò e chiuse gli occhi: ma cosa stava farneticando? Eugenio guardava davanti a sè, non parlava ancora , era visibilmente preoccupato. Sayuri continuò:
"Hai mai avuto l'impressione di star mentendo a te stesso? Che nessuno possa capire ciò che ti sta succedendo? Però, di sapere esattamente cosa sta succedendo, e sapere anche che se ammettessi il tutto, tutto il tuo mondo ti crollerebbe addosso?"
Eugenio in quel momento si fermò, si girò verso Sayuri e disse: " Say, se vuoi mantenerti su un piano generale posso aiutarti solo relativamente, posso solo darti un consigli: è inutile dirti di non ficcarti nei guai, perchè i guai li hai sempre attirati come una calamita, a quanto ricordo. Però forse stavolta il guaio in cui ti stai mettendo - o ti sei già messa- è probabilmente più grosso dei guai in cui ti metti abitualmente. E credimi, tu le combini sempre esageratamente grosse!" e scoppiò a ridere, poi continuò, più serio: "So anche però, che anche se tu non hai idea di cosa stia facendo presto lo saprai, le risposte arrivano piano piano, lo sai. " Concluse, e Say si sentì così fragile, come una foglia caduta, come un uccellino in mezzo a una tempesta, che sentì il bisogno di sentirsi al sicuro, dove sapeva avrebbe trovato sempre un posto: tra le braccia del suo miglire amico Eu.
Così si sporse in avanti e lo abbracciò.
Dopo non molto tornarono alla riva, così com'erano, in silenzio, e abbracciati, Eu sosteneva Sayuri, perchè sapeva quanto fosse fragile in quel momento. Quando arrivarono dagli altri, era già iniziata un'accesa contesa su qualcosa che Eu e Say non capirono, ma non importava loro poi molto, così, sentendo i passi del loro arrivo, gli altri si voltarono:
Chiunque, se non li avesse conosciuti, avrebbe pensato che fossero due fidanzati, abbracciati, così com'erano. Invece tutto il gruppo sapeva  che tra quei due non c'era mai stato nulla - e non ci sarebbe mai stato nulla- , a differenza di ciò che dicevano le voci in giro, e quel rapporto era un rapporto basato su un filo delll'amicizia così sottile, che avrebbe potuto spezzarsi in qualsiasi momento, però era proprio quel filo sottile a mantenere quel rapporto così com'era da anni e anni a quella parte.
Nessuno accennò a qualcosa, tutti però si erano accorti che qualcosa non andava, così passarono il resto della serata tranquillamente, giocando, com'erano soliti fare loro, facendo dimenticare a chiunque avesse dei pensieri, tutto ciò che in quel momento non riguardava il divertimento.
Questo era il loro gruppo, era tanta felicità, era solidarietà, erano sorrisi, era Say che, mentre scappava da Neith o da Meyer, incontrava lo sguardo di Eu, o anche dello stesso Steve, uno sguardo eloquente come a dire "Say, va tutto bene?" e con un sorrisino di rimando.
Era il loro gruppo e Say non l'avrebbe sostituito con niente al mondo, anche se presto , ormai era questione di pochi giorni, Eu, Simon, e Francis, sarebbero partiti per l'università, a Neith, Levin, Andrew, Jonnhy, Mark e Paul avrebbero avuto scuola, visto che andavano in una scuola privata grazie a delle borse di studio per dei campioni promettenti di rugby, Meyer e Tinz avrebbero iniziato a lavorare, Sayuri, Jasmine e Sofia avrebbero avuto anch'esse scuola, ma ora, ahimè, Sayuri capiva che non sarebbe stato un anno facile.
Si era fatto abbastanza tardi, l'indomani non ci sarebbe stata scuola, ma la settimana era stata stancante per tutti,  e dopo mesi di ozio assoluto già quella serata era stata abbastanza faticosa, così salirono sulle macchine di Eu, di Meyer e di Tinz, e andarono a casa rinfrancati, stanchi, e felici.
Anche Sayuri.
Avrebbe pensato a come comportarsi con quel professore con la quale avevano avuto quella scossa, quell'alchimia, quella scintilla che raramente scatta, ma quando lo fa esige onestà con se stessi, e tanto, tanto coraggio.
La luna era ora completamente coperta dalle nuvole, Sayuri, nel calore del suo letto non la vide più, stava semplicemente chiudendo gli occhi.
   
 
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