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Autore: Butterfly8    19/12/2014    4 recensioni
La mia storia inizia dodici anni dopo, all'incirca quando Betty dovrebbe avere quarant'anni.... Ho considerato che siano passati più o meno dodici anni dal matrimonio e non ho modificato la storia del sequel Ecomoda.Insomma l'ho pensata così.
E' una storia che si basa prevalentemente sull'interiorità dei personaggi e poi ... stravolgerò uno dei personaggi più inespressi e sufficientemente indagati della saga: Daniele Valencia. Buona lettura .... aspetto le vostre recensioni, critiche e suggerimenti
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Emozioni'
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Ho combinato un autentico disastro. La situazione mi è completamente sfuggita di mano. Non intendevo dire a Betty quello che ho detto.  È vero che la sua nuova immagine mi turba ma non penso nemmeno lontanamente che lei sia una Claudia Bosch qualsiasi.
Ero felice, quando sono arrivato a casa, perché sapevo da Mario che lei era gelosa di Faith. L’unica cosa che volevo dirle era che al parco sarei voluto andare con lei. Infatti mentre guardavo Faith pensavo, perché non c’è Betty qui con me? Dovrebbe esserci Betty qui con me!
Baciare Faith non ha significato niente per me. L’ho fatto anche perché volevo punire Betty, ma alla fine il danno maggiore l’ho fatto a me stesso. Sapevo che non avrei dovuto dire quello che pensavo rispetto al suo cambio di immagine. Che avrebbe creato tra di noi una enorme frattura. Soprattutto perché Betty non capisce il mio punto di vista. Non era affatto brutta prima di questo cambio.
“Tigre” mi dice Mario entrando nella mia stanza che è la camera degli ospiti della sua casa “Certo che ti sei abbonato a casa mia!”
“Ho combinato un disastro Calderon!” gli dico e gli racconto la discussione che ho avuto con Betty.
“Tigre! Non posso credere che tu abbia detto queste cose a Betty!!!”
“Invece l’ho fatto!”
“Devi esserti fumato il cervello!” mi dice “Dico, ma l’hai vista? Solo tu puoi pensare che lei stesse meglio prima! Forse vuoi dire che prima tu stavi tranquillo perché lei non era così prepotentemente affascinante!”
“Calderon!” gli dico “sono stupito del tuo sguardo sensibile sull’animo di Betty. Non eri tu quello che non la potevi soffrire!?”
“Questo era prima! Prima che vedessi con i miei occhi che con lei hai trascorso gli anni più felici della tua vita e tu non puoi dimenticarlo!”mi dice
“Non lo dimentico!” gli dico
“A me pare di si!” mi dice “Anzi sono proprio convinto che il problema sia tu e non lei!”
“Mario ma cosa dici?”
“Dico dico. A me sembra che l’unico che non sappia più chi è, sia tu!”
“Ma cosa dici? Perché lo dici? Come puoi pensare una cosa del genere?”
“Ok! Te lo spiego!” mi dice “ Tu da quando c’è stato il cambio di look di Betty ti sei messo in competizione con lei!”
“Cosa? Ma cosa dici Mario non è affatto vero!”
“Invece sì! Tu sei sempre stato un po’ in competizione con lei anche se sei stato bravo a negarlo per tutto questo tempo. Quando lei ha avuto il coraggio di cambiare, di essere quello che vuole essere tu hai fatto lo stesso. Perché avevi tanti problemi irrisolti. Ma qui il vero problema, secondo me, è che tu hai bisogno di sentire che lei ha bisogno di te e soprattutto che facendo così tu senta di avere un ruolo di guida, o di protezione, in cui lei comunque alla fine dipende da te e tu per questo ti senti migliore.  Non posso credere che tu sia arrivato alla tua età pensando di valere così poco e poi tutto in una volta di dimostrare a tutti e a lei quanto vali. Non hai considerato solo una cosa, che per fare questo stai distruggendo la tua famiglia!”
“Ma tu non eri quello frivolo?” gli chiedo
“Si” mi risponde “Ed è anche divertente esserlo, ma questo non significa che io non guardi la realtà per quella che è!”
“La realtà …. già!” gli dico
“La realtà è che tutto quello che stai provando è un dolore sprecato. Perché hai dimenticato la cosa più importante di tutte. Betty ti ama. Ha bisogno di te non perché sei migliore o peggiore di chiunque, ma perché ti ama. E lei ti accetta come sei, mentre tu non ne sei capace!”
“Questo non è vero” gli dico “Non è affatto vero. Lei non mi accetta per come sono. Io per esempio vorrei accettare il lavoro di Parker Jackson Ross, ma lei non vuole lasciare la Colombia. Se mi amasse lo farebbe”
“E’ il tuo ego che parla. Tu non vuoi per davvero andare in America, vuoi solo dimostrare al mondo, a te stesso e a LEI che sei così bravo da essere stato scelto da una compagnia americana multimilionaria! Il punto è che potresti essere anche un barbone e lei ti amerebbe lo stesso!”
“Mario stai dicendo un cumulo di sciocchezze! Lasciami solo!”

Non posso credere a quello che mi ha detto Mario! Che sfacciataggine! Venire qui e farmi la morale. Come se io non amassi Betty e all’origine di tutto questo non ci sia il mi smisurato amore per lei. Come se lei potesse cambiare senza che io ne sappia niente, o io possa cambiare senza che tenga conto di quello che significherebbe per lei. Mi rendo conto di quello che sto dicendo. Io mi sento cambiato, mi sento cambiato perché non avrei mai pensato che Betty potesse avere un flirt con Daniele, ma so anche che tutto è successo perché io ero impegnato nella mia carriera e l’ho messa da parte. Mario ha ragione. Dannazione! Dov’è la mia pallina antistress? La esco dalla valigia e inizio a stringerla. Se avessi fatto caso al fatto che era con lei che stavo gareggiando, forse non l’avrei persa. Però è così difficile essere sempre un passo dietro tua moglie. All’inizio del nostro matrimonio questo era per me fonte di orgoglio. Nel tempo però non sono riuscito a considerarmi “il solito incapace”. Lei è migliore di me. Punto. Questo è un dato di fatto.

E’passato un mese da quando sono andato via di casa. Con Betty ho parlato solo lo stretto necessario. Uno dei momenti peggiori della mia vita è stato dover dire ai miei figli che ci eravamo separati. Non gli abbiamo detto che era per sempre ma solo un periodo. Non so quanto ci abbiano creduto! Inutile dire che sono tutti arrabbiati con me. Insomma la colpa di questa separazione è per tutti mia e solo mia. I miei suoceri mi farebbero fuori, i miei genitori sono molto delusi e io ci impiego poco a pensare mio padre che dice ‘Armando hai rovinato tutto come al solito.’
Io e Betty ci siamo visti solo tre volte, quando mi ha lasciato i bambini per il fine settimana.  A detta di Cami, è molto triste e sta sempre chiusa nella sua camera. Non riesco a sapere che soffre e non poter fare niente. Ma è lei che non vuole parlarmi. Io ci ho provato in molti modi ma è stato tutto inutile.

L’unica mia amica, l’unica decisa seriamente a stare dalla mia parte è stata Faith. Anche se naturalmente lei vive a Seattle. Ci siamo sentiti su Skype e via mail. Alla fine suo marito ha davvero fatto un investimento alla New Tech che ci ha permesso di sviluppare una nuova sezione che Manuel e i suoi ingegneri volevano con tutte le loro forze. La robotica. Adesso la New Tech è un’azienda molto grossa, speriamo di non aver fatto il pass più lungo della gamba perché altrimenti non ci rimane che vendere alla Jackson Ross Corporation.
Squilla il telefono. È Nicolas! “Armando corri in ospedale, Betty sta partorendo!” mi dice. Cosa?? Ma come può essere, mancano ancora quattro settimane al parto. Non posso crederci. Mia figlia sta nascendo in anticipo! Corro come un pazzo e trovo tutti davanti la stanza di Betty. “Cosa succede?” chiedo
“Si è rotto il sacco amniotico ma Betty non ha avuto contrazioni” mi dice Nicolas, “il medico ci ha detto così”
“Voglio entrare!” dico e apro la porta.  Vedo che Betty ha delle contrazioni. Le vado subito vicino
“Signor Mendoza” mi dice il medico “sua figlia vuole nascere prima, è il momento di andare in sala parto”
Vedo che Betty è agitata e mi chino su di lei per posarle un bacio sulla fronte “Vedrai che andrà tutto bene!”

La guardo e non posso credere che i nostri rapporti siano così cambiati. Io la amo con tutto me stesso. Non mi interessa cosa indossa e come si veste! Io la amo e basta. Mi rendo conto di quanto io sia stato imbecille. Non posso perderla. È tutta la mia vita. La vedo asciugarsi le lacrime. “Armando” mi dice “se qualcosa dovesse andare storto, voglio che salviate la bambina”. Me lo ha detto anche quando sono nati Camila e Roberto. “Lo sai anche tu che andrà tutto bene!” le dico. Dopo quattro ore di travaglio finalmente la bambina nasce. Immediatamente la mettono sul petto di Betty che la bacia sulla fronte. Io riesco anche a tagliare il cordone. Fuori ci sono tutti. Ma proprio tutti. La banda delle racchie, Mario, Nicolas, i miei genitori e quelli di Betty. La bambina per fortuna sta bene e non ha bisogno dell’incubatrice. Me la fanno prendere in braccio dopo averla lavata e profumata e io gliela faccio vedere a tutta la gente fuori.
“Sapete come chiamarla?” ci chiede l’ostetrico.
“Allora come vuoi chiamarla?”mi dice una Betty sfinita. “Margherita o Giulia? Secondo me le sta meglio Margherita!”.
Guardo la mia bambina. Ha una montagna di capelli scuri. E le sue piccole labbra sembrano petali di rosa. Sta dormendo. Stringe le dita a pugnetto come fanno tutti i neonati.
“Ti assomiglia sai?” mi dice Betty
“Non voglio chiamarla né Giulia né Margherita” le dico “Vorrei chiamarla come te se per te non è un problema, così che il tuo nome sia per sempre indissolubile dal mio cognome”
“Vuoi chiamarla Beatriz? Ma così ci confondiamo!!” mi dice.
“No. Vorrei che la chiamassimo Aurora Beatriz Mendoza Pinzon. Cosa te ne pare?”
“Aurora” ripete lei
“Si. Aurora. Aurora come un nuovo giorno che nasce” le dico e lei capisce che mi riferisco a noi due. Al fatto che nostra figlia possa essere una nuova possibilità per noi e per la nostra famiglia.
“Va bene allora. Abbiamo deciso” dice al medico “La bambina si chiama Aurora Mendoza”.

 
Non appena trasferiscono Betty di nuovo nella sua stanza, immediatamente nostro figlio Roberto va a buttarsi tra le sue braccia. In questo ultimo periodo si è particolarmente legato a Betty, forse perché io non vivo più con loro.
“Mamma” le dice “ma sei sicura che è mia sorella? È proprio brutta!”
“Hai ragione” gli risponde Betty “lo è perché è appena arrivata da un lungo viaggio ed è molto stanca!”
“E tu non sei stanca mamma?” le chiede Cami.
“Si un po’ lo sono!”gli dice lei
“Forza ragazzi” dicono i miei genitori “facciamo riposare Betty. Torniamo dopo a vedere come sta e a giocare con la sorellina!”
Mio padre va da Betty, la bacia sulla fonte e le dice “Grazie per questa nuova Mendoza!”
Quando tutti sono andati via restiamo solo io e lei. Ma dovrò andare via anche io perché Betty ha bisogno di riposo. Ha ricevuto tanti punti interni e deve riposare. Mi avvicino a lei. “Sono felice” le dico “grazie per nostra figlia.”
Lei non mi dice niente. È evidente che non riesce a parlarmi. Da più di un mese non riesce a parlare con me che di cose che non hanno nessuna importanza, segno di quanto io l’abbia ferita dicendole che non mi piaceva più quello che era. Come posso essere stato così stupido?
“Armando” mi dice mentre sto andando via “vai a casa dai nostri figli. Questa sera io non ci sono e non voglio che restino con i nonni. Tu sei il loro padre. Sei tu che devi rispondere alle loro domande”
"Va bene. Vado a casa”le dico.

 Effettivamente i miei figli mi tempestano di domande, su Aurora, su di me e Betty, quando torno? Torno?
Vado nella nostra stanza e vedo che Betty ha già fatto portare la culla, sicuramente in previsione della nascita. Lì hanno dormito già Camila e Roberto. Sono stanco morto. Mi avvicino al nostro letto . Mi ci sdraio e penso a tutte le volte in cui abbiamo fatto l’amore. E riso e pianto. Solo un anno fa, in questo periodo abbiamo scoperto che aveva un tumore e che potevo perderla. E quello non ci ha separato. Un anno dopo abbiamo un’altra figlia e viviamo in case separate. Non pensavo che sarebbe potuto succedere.
“Papà” mi chiama Cami “posso parlarti?”
“Certo!” le dico, “vieni pure”.
“Lo so che sono scorbutica quando vi vedo sempre appiccicati, ma quando farete pace tu e la mamma? Io voglio vedere i miei genitori di nuovo insieme!”mi dice serissima. “Voglio di nuovo la mia famiglia!”.

   
 
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