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Autore: Soly_D    19/12/2014    4 recensioni
#01. «Sì, Nami-san, vendilo. Mi basta sapere che per un momento l’hai tenuto con te».
#02. «Quando e se succederà, ti assicuro che sarai sobria e... che mi amerai».
#03. «...continuerò a ripeterti che ti amo, così non lo dimentichi. E magari, magari, eh!, un giorno ti accorgerai di provare lo stesso».
#04. «Se vuoi stare con me, devi dimenticarti delle altre stelle».
#05. «Tra tutti i posti del mondo, mi ritrovo a morire proprio tra le tue braccia. Sono così felice, Nami-san».
#06. «Una stupidaggine, dici? E quindi, se per caso io ora volessi baciarti, tu mi rifiuteresti, non è così?».
#07. «Non ti stancare mai di ripetermelo, Sanji-kun, soprattutto quando sarò brutta, vecchia e decrepita».
[SaNami sulle note dei Coldplay]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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’Cause you’re a sky full of stars


1. I’m gonna give you my heart

«Te lo dono, Nami-san».
La navigatrice smise di disegnare la cartina, poggiando la matita sulla scrivania. Non sapeva nemmeno perché gli aveva dato il permesso di rimanere lì a guardarla mentre lavorava. Forse perché le aveva promesso di non disturbarla, forse perché le aveva portato il suo dolce preferito, torta di mandarini. Forse perché in fondo, nell’ultimo periodo... naaah, non poteva essere.
«Cosa mi doni, Sanji-kun?».
Ora il cuoco la guardava con aria sognante e Nami sapeva che le avrebbe detto una di quelle scemenze che non le facevano battere nemmeno un po’ il cuore. Proprio per nulla.
Inaspettatamente Sanji le prese delicatamente una mano e, senza smettere di guardarla negli occhi, la premette sul proprio petto.
Le dita della navigatrice sfregarono contro la stoffa della camicia, avvertendo il battito cardiaco del cuoco rimbombare sotto il palmo della mano.
«Ti dono il mio cuore».
Nami arrossì, ritirando il braccio come scottata. «E cosa dovrei farmene, di grazia?».
Sanji sorrise dolcemente. «È tuo, mia adorata. Fanne tutto quello che vuoi».
La navigatrice si sarebbe volentieri data una manata in faccia, ma poi rifletté bene sul significato di quelle parole e un sorriso furbo apparve sul suo viso. «Tutto tutto?».
«Tutto tutto», ripetè Sanji annuendo convinto.
Nami si sfregò le mani con soddisfazione. «Potrei venderlo! Ci ricaverei un bel gruzzoletto».
«Sì, Nami-san, vendilo. Mi basta sapere che per un momento l’hai tenuto con te».
Nami si morse il labbro inferiore. Oh, avrebbe dovuto immaginarlo.
«E se per caso volessi tenerlo?». Quella domanda le era sfuggita dalla bocca senza rifletterci.
L’occhio di Sanji, quello non coperto dalla frangia bionda, si illuminò.
«Be’, Nami-san, in tal caso mi renderesti la persona più felice del mondo!».
Nami pensò che se Sanji le avesse affidato realmente il suo cuore, lei lo avrebbe custodito come il più prezioso dei tesori, ma questo, questo non lo avrebbe mai ammesso.



2. ’Cause you light up the path

Nami capì di aver esagerato con l’alcol quando si accorse di non ricordare com’era fatto di preciso il corridoio che portava alla cabina e dove si trovasse l’interruttore della luce. Aveva vinto la gara di bevute contro Zoro ma in compenso ora aveva la nausea e brancolava al buio, sbattendo di tanto in tanto contro le pareti e ridacchiando senza motivo.
All’improvviso si accese la luce. Nami borbottò, incapace di tenere gli occhi aperti.
Quando finalmente si abituò alla luce, si accorse della presenza di qualcuno davanti a sé. L’immagine era sfocata, annebbiata dalla stanchezza e dalla sbronza, ma Nami avrebbe riconosciuto tra mille quella capigliatura bionda e quel vago sentore di nicotina misto al profumo di dopobarba.
«Ehi, Sanji-kun, mi aiuteresti a raggiungere la camera da letto?».

Nami si svegliò con un mal di testa fortissimo, ma in compenso la nausea era scomparsa.
Sanji, la cravatta allentata e la guancia premuta sul cuscino, dormiva beatamente al suo fianc−
«SANJI-KUN!», urlò, spingendolo giù dal letto con un calcio ben assestato nelle costole.
Al tonfo sordo seguì un mugolio di dolore. «Nami-san... che dolce risveglio», scherzò lui, stropicciandosi gli occhi e mettendosi in piedi.
Nami si coprì stupidamente con il lenzuolo. Non che fosse nuda, ma il solo pensiero che quella notte, tra lei e Sanji, fosse accaduto qualcosa che non ricordava minimamente e di cui si sarebbe potuta pentire, le suscitava rabbia e imbarazzo allo stesso tempo.
«Sanji-kun, per favore, dimmi che non è successo nulla di quello che penso».
Arrossì e Sanji la trovò adorabile. «Mi sarebbe piaciuto, e tanto, ma no, non è successo nulla. Quando ieri notte ti ho accompagnata qui, mi hai solo chiesto di rimanere ed io l’ho fatto». Sanji le sorrideva in modo così sincero che Nami non avrebbe mai potuto dubitare di lui.
La navigatrice si sforzò di ricordare. Perché gli aveva chiesto di dormire con lei? Avrebbe potuto dare la colpa all’alcol, ma sapeva che si trattava di qualcos’altro, qualcosa di non ben definito, per il momento, ma era pur sempre un qualcosa.
«Non mi sarei mai approfittato di te, Nami-san», aggiunse lui, serio. «Quando e se succederà, ti assicuro che sarai sobria e... che mi amerai».
Le ultime parole erano state appena sussurrate, come se Sanji avesse avuto paura di pronunciarle.
«Sulla prima puoi star certo», replicò Nami. «Per la seconda...», fece una pausa, indecisa se continuare o meno, «be’, diciamo che ci sto lavorando».
E mentre Sanji sgranava gli occhi per l’emozione, Nami pensò che con lui era sempre stato così: come aveva acceso la luce del corridoio per lei la notte prima, allo stesso modo Sanji illuminava il suo cammino con tutto l’amore di cui era capace e Nami non avrebbe mai, mai rinunciato a quel piccolo sole personale.



3. I don’t care, go on and tear me apart

«Nami-san, sai che ti amo, no?».
La navigatrice sussultò, avvertendo il cuore battere un po’ più veloce.
La brezza soffiava piano, increspando le onde del mare che era diventato un tutt’uno con il cielo puntinato di stelle. Nami si sporse in avanti, appoggiandosi all’asse della nave, e sperò che Sanji non notasse il rossore che impregnava le sue guance.
«Certo, lo so, me lo ripeti praticamente ogni giorno».
«E questo non ti fa nemmeno un po’ piacere?».
Nami strinse la dita intorno all’asse di legno. «Vagamente».
Sanji sospirò addolorato e lei si sentì dannatamente in colpa.
«Sanji-kun, insomma, tu stesso sai che ci sono tante altre ragazze più belle, più dolci di me».
Sanji scosse la testa, avvicinandosi maggiormente a lei e posando la propria mano sulla sua.
«Nami-san, puoi presentarmi la ragazza più bella e più dolce del mondo, puoi rifiutarmi, urlarmi contro, colpirmi, picchiarmi a sangue, sbattermi in mare, ma io continuerò a ripeterti che ti amo, così non lo dimentichi. E magari, magari, eh!, un giorno ti accorgerai di provare lo stesso».
Forse Nami avrebbe dovuto dirgli che quel giorno era arrivato e che lei un po’ lo amava già, ma non ne ebbe il coraggio.
«Sì, magari», ripeté con un sorriso, stringendo più forte la mano di Sanji, e al cuoco bastò come risposta.



4. ’Cause in a sky full of stars I think I saw you

Quella notte Nami si ritrovò a paragonare il cielo stellato a Sanji.
Era un pensiero decisamente stupido e melenso, ma quella distesa infinita di nero gli ricordava un po’ l’infinità di complimenti e smancerie che Sanji rivolgeva a tutte le donne. E loro... be’, loro erano le stelle, una più bella e luminosa dell’altra.
«Sanji-kun», lo richiamò, senza smettere di fissare il cielo.
Il cuoco aspirò una boccata di fumo. «Si, Nami-san?».
«Se vuoi stare con me, devi dimenticarti delle altre stelle».
Sanji le rivolse un’occhiata perplessa. «Le stelle?».
«Sì, le stelle. Non voglio condividere te con tutte loro».
Sanji capì e le sorrise dolcemente. «Nami-san, cosa mi importa delle stelle se posso avere quella?».
Indicò un punto preciso nel cielo e Nami si voltò a guardare: la luna piena, grande e luminosa, rendeva insignificanti tutti i puntini bianchi che costellavano quella notte. Sanji dovette spegnere con il piede la sigaretta cadutagli per terra quando Nami lo attirò a sé per la cravatta e lo baciò.



5. I wanna die in your arms

«Nami-san, sono... felice».
Sanji, sdraiato per terra con la testa sulle gambe di Nami, sorrideva ad occhi chiusi.
Il viso stanco era graffiato in più punti e i capelli in disordine erano diventati di un biondo sbiadito, sporco.
Nami tirò su col naso, tentando di trattenere le lacrime.
Non riusciva proprio a capire cosa ci fosse da essere felici dopo uno scontro che li aveva ridotti in fin di vita.
«Cosa stai farneticando, stupido di un cuoco?».
Aveva cercato di mostrarsi arrabbiata ma la voce le era tremata più del dovuto e Sanji pensò che non era stata per nulla credibile.
Il cuoco, aperti di poco gli occhi, sollevò debolmente un braccio e sfiorò il volto della navigatrice in una lieve carezza.
«Tra tutti i posti del mondo, mi ritrovo a morire proprio tra le tue braccia. Sono così felice, Nami-san».
La navigatrice trattenne d’istinto il respiro. Sanji la trattava come una dea scesa in terra perfino in punto di morte.
In punto di morte. Quel pensiero fu come una pugnalata al cuore e solo allora Nami si rese conto della gravità della situazione.
Cinse le spalle di Sanji con entrambe le braccia per poi stringerselo forte al petto, posando il mento sulla sua testa e avvertendo i suoi capelli solleticarle la pelle scoperta del collo. A quel punto permise alle lacrime di scorrere lungo le guance, mischiandosi al sangue. Il suo e quello di Sanji.
Urlò a squarciagola il nome di Chopper.
«Tu non morirai, Sanji-kun. Tu vivrai tra le mie braccia, è una promessa».



6. ’Cause you get lighter the more it gets dark

Era strano da spiegare, ma di notte la figura di Sanji diventava più... luminosa.
I capelli più biondi, gli occhi più azzurri, il sorriso più raggiante, la cravatta più lucida.
In un certo senso diventava più bello − non che Sanji non lo fosse − e il suo romanticismo, il suo incondizionato amore per lei, si faceva più... sopportabile, ecco. Nami attribuiva tale cambiamento alla propria stanchezza, al fatto che dopo una certa ora non ragionava più a mente lucida, ma poi cominciò a vedere Sanji sotto quel nuovo aspetto anche durante la giornata, perfino a prima mattina quando era totalmente riposata.
«Sanji-kun, mi chiedevo... hai fatto qualcosa ai capelli? Oppure, che so io, un qualche trattamento al viso?».
Sanji sorrise, servendo nei piatti la colazione che presto sarebbe stata consumata dalla sua insaziabile ciurma.
Nami era già seduta a tavola, le mani piegate a coppa che sostenevano il mento.
«Nami-san, ti è così difficile ammettere che mi trovi bello?».
Nami arrossì di botto, stringendosi nelle spalle. «Non intendevo questo, stupido».
«Oh sì che lo intendevi. Ho visto come mi guardi».
A quelle parole Nami inarcò le sopracciglia, schioccando la lingua sul palato con aria scettica.
«Come ti guardo?».
Sanji ammiccò, malizioso. «Mi guardi come io guardo te».
«Che stupidaggine», borbottò lei, voltando lo sguardo per nascondere l’imbarazzo.
Sanji aveva terminato di apparecchiare. Lasciò i piatti sporchi nel lavandino e si sporse verso la navigatrice, poggiando i gomiti sul tavolo.
«Una stupidaggine, dici? E quindi, se per caso io ora volessi baciarti, tu mi rifiuteresti, non è così?».
Nami sgranò gli occhi, arrossendo ulteriormente. «Certo, come sempre».
Sanji sorrise, avvicinandosi al suo viso con una nuova luce negli occhi.
«Non oserai», sussurrò Nami, indietreggiando e poggiandosi allo schienale della sedia.
«Tentar non nuoce». Alla fine Sanji aveva osato e Nami in fondo non si stupì dell’urgenza con cui entrambi si erano aggrappati l’uno all’altro, dimenticando totalmente il resto della ciurma che ben presto avrebbe fatto irruzione nella cucina reclamando cibo.



7. You’re such a heavenly view

«Sei bellissima, Nami-san».
Le dita di Sanji presero a delineare la colonna vertebrale di Nami, scorrendo lungo la pelle nuda e calda.
La navigatrice rabbrividì a quel contatto e inarcò la schiena. «Anche quando ti meno?», chiese con tono scherzoso.
«Sì, ma soprattutto quando sorridi».
Nami si morse l’interno della guancia come una bambina, ma non riuscì proprio a trattenersi dall’incurvare gli angoli della bocca all’insù.
«Ecco», le indicò Sanji, delineando il contorno delle sue labbra con un dito. «Quando sorridi così, sei una visione paradisiaca».
Alla navigatrice venne spontaneo baciarlo e aggrapparsi con forza alle sue spalle, mentre i seni premevano contro gli addominali scolpiti e le mani del cuoco scendevano giù ad accarezzarle delicatamente i fianchi.
«Non ti stancare mai di ripetermelo, Sanji-kun, soprattutto quando sarò brutta, vecchia e decrepita».
Sanji le sorrise, scostando un ciuffo di capelli rossi dal volto sudato. «Non temere, mia dea. Anche con le rughe e i capelli bianchi, per me rimarrai sempre la giovane e bellissima navigatrice che mi rubò il cuore tanti anni fa al Baratie».
Nami sorrise furbescamente. «Non per niente mi chiamano “la gatta ladra”. Non potevo mica lasciarmi sfuggire un cuore così prezios−».
Sanji le aveva catturato la bocca, passionale e impaziente, e Nami capì che non c’era bisogno di altre parole.

















Note dell'autrice:
vMi avevate chiesto un'altra SaNami? Ed eccovi accontentati ♥
Ho amato scrivere queste sette flashfics, sia perchè adoro i Coldplay e la canzone in generale, sia perchè il testo sembrava fatto apposta per questa coppia. Insomma... "Ti dono il mio cuore", "Voglio morire tra le tue braccia", "Sei una visione paradisiaca" sembrano proprio parole di Sanji... per Nami è stato un po' più difficile, quindi spero che non vi sia parsa OOC.
Grazie infinite a tutti coloro che leggeranno e commenteranno! Per chi non avesse letto la mia prima one shot SaNami, la trovate qui: Perché a Natale siamo tutti più buoni [tranne Nami-san]. Di sicuro tornerò in futuro con qualcosa di nuovo... magari una ZoRobin. Alla prossima!
Soly Dea
  
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