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Autore: OfLove    19/12/2014    0 recensioni
Shannon Leto.
Un uomo desiderato da tutte le donne ed invidiato da tutti gli uomini. Un uomo che mette d'accordo i due sessi e sul quale potrebbero essere intrattenuti discorsi su discorsi. Dai tatuaggi, alla muscolatura, dai capelli setosi al vestiario imbarazzante, dallo sguardo ingravidante alla pucciosità degli abbracci.
Se pensate che conquistare un uomo del genere possa risultare una sfida.. non avete idea di che cosa significhi essere la sua migliore AMICA.
Mi chiamo M e sono la migliore amica di Shannon Leto. Nonchè sua madre surrogata, sorella e tuttofare all'occorrenza.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Venice: la mia meta preferita.
Sì, come avrete ben capito, non sono proprio tipo da negozi all’ultimo grido, alla ricerca costante dell’ultimo capo firmato. Nessuna Sunset Boulevard, nessuna Beverly Hills. Se non fosse per il fatto che a West Hollywood ci devo vivere, per non fare ogni volta quasi un’ora di viaggio per arrivare a lavoro, Venice sarebbe stata la mia prima scelta. Mercatini dell’usato, viuzze piene zeppe di negozi dallo stile retrò, mille colori, suoni e profumi che sembrano provenire da tutto il mondo.
Avrò anche rinunciato a viverci…ma non ci rinuncio per nulla al mondo quando di tratta di shopping. Shopping… non vi sentite meglio solo a pronunciare questa parola magica? Anche se devo affrontare famiglie di turisti, il caos, il continuo chiacchiericcio, bambini che corrono e piangono, skaters che ti tagliano la strada all’improvviso, la soddisfazione di aver comprato qualcosa di unico e bello mi fa sentire bene.

Parcheggio e scendo dalla macchina, mentre Shannon rimane seduto sul sedile del passeggero e mi fissa imbronciato.
“Shan, ti dai una mossa?”
Niente. Nisba. Nada. Gelo totale, silenzio assoluto. Non muove un muscolo, non apre bocca. Mi guarda solo con una faccia che neanche il mio nipotino acquisito di 3 anni riesce a fare nel momento in cui gli si nega l’ennesimo pezzo di cioccolata. Sembra davvero un povero cucciolo bastonato ma, come vi ho detto, non rinuncerò a questa giornata di shopping.
“Shan? Allora?” Ancora una volta, tentativo fallito.
Mentre sto meditando di lasciarlo lì da solo e di compiere il solito giro di negozi da sola, ecco che si slega la cintura di sicurezza, scende dalla macchina e mi sorpassa sussurrandomi “Tu non mi vuoi affatto bene e lo faccio solo per quella tazza di caffè che mi hai promesso.”
Perché, Signore? Ti stavi per caso annoiando quando hai deciso di farmi incontrare quest’uomo? Uomo… ora come ora direi proprio bambino che fa i capricci.
Decido di soprassedere e sono pronta ad immergermi nella solita routine: una volta fuori dal parcheggio, prima strada a sinistra e poi a destra. Ormai i miei piedi procedono in automatico. Nella mia mente già mi si proietta il resto della giornata: entrare, perlustrare, eventualmente comprare e infine uscire. Avanti così, dal primo all’ultimo, in rigoroso ordine, senza saltarne uno. Negozi da donna, uomo… la nostra via ha tutto, ed ovviamente non possono mancare i punti di ristoro, dove, dopo una giornata passata a curiosare tra gli oggetti più strani, ci si può godere un meritato spuntino.
“Tutto questo ad una condizione però.” Dice all’improvviso Shannon. Ecco, ora anche i miei film mentali non hanno pace.
“So che non mi piacerà, spara.”
“Prima di tutto andiamo a mangiare. È ora di pranzo, ho fame e non ho ancora visto quella tazza di caffè. Quindi ora pranziamo, caffè e poi facciamo quello che vuoi.” Credevo peggio, non posso far altro che dargli ragione effettivamente.
“Ok ok, scegli tu dove mangiare, per me basta finire il prima possibile.”
“Oh M, con me vai sul sicuro, tranquilla. Saresti in ottime mani! Se solo una volta tanto ti decidessi a non rifiut…”
“Ehi! Hai finito? Non ti posso mai dire niente che ogni santissima volta ricorri all’argomento sesso. Finiscila, tra noi due non ci sarà mai niente.”
“Scommetto che se ti avessi incontrata per la prima volta ad un concerto o ad una festa magari e ci avessi provato con te, tu non ti saresti mai tirata indietro, o sbaglio?” E ammicca, ancora, imperterrito.
MAYDAY, MAYDAY, MAYDAY. Houston abbiamo un problema! Allarme rosso, Roger, mi sentite?
“Sì, potresti anche aver ragione.” Echelon una volta, Echelon tutta la vita, no? Ditemi proprio chi avrebbe il coraggio di rifiutarlo. Escludete me, ovviamente. “ Adesso andiamo? Guarda, entriamo qui. Scelgo io e non si discute.” Lo so, lo so, mi sono arresa così facilmente, ma ho perso solo una battaglia, la guerra è ancora lunga.
Sento Shannon ridere di gusto, mi si affianca e mi cinge la vita con un braccio. “Lo sapevo, nessuno può resistere al mio fascino.” ecco Mr. Modestia in tutto il suo splendore. “ Entriamo, che ho una fame da lupi. Potrei anche mangiarti, proprio qui piccola.”
“Shan… sei irrecuperabile. Veramente, ormai non ho più parole.”

Entriamo nel solito bar dove ormai siamo di casa.
Sam, il barista, non appena ci vede, fa subito cenno a Danny, in cucina, di prepararci i nostri panini mentre si appresta a servirci da bere: panino alla boscaiola e Coca media per me, “Leto’s cheeseburger” e birra media per Shannon. Sì, Shannon ha un panino che porta il suo nome, non ho mai capito cosa ci sia veramente lì dentro ma è sicuramente qualcosa di altamente tossico.
In un secondo siamo serviti e dopo le chiacchiere di cortesia e gli ultimi aggiornamenti sul tour, Sam ci abbandona per dedicarsi ad alcuni clienti appena entrati.
Guardo Shannon mentre sorseggia la sua birra. Intravedo qualcosa nei suoi occhi, leggermente coperti dagli immancabili occhiali da sole, qualcosa che fa scattare il famosissimo intuito femminile. Ho come la sensazione che questo pranzo non sarà tranquillo.
“Senti M.” mi dice serio Shannon dopo aver svuotato metà bicchiere “ma ti sei mollata con Brian?”
Inevitabilmente il boccone mi va di traverso. L’intera clientela del locale si volta verso di me mentre tossisco animatamente, cercando di mandar giù quel pezzo assassino di pane. Sto per morire, lo so.
No, non sto affatto scherzando! Nessuno mi aiuta, tutti mi fissano e nessuno muove un muscolo. Ma dov’è finito l’amore per il prossimo? DOVE? Morirò per un pezzo di pane, un misero pezzo di pane con salsa ai funghi e quella terribile fettina di speck sta rendendo la mia missione per la sopravvivenza una mission impossible. Tiro Shannon per la canotta striminzita che si ritrova, sta ridendo come un matto. Avete presente tutti quei video divertenti sulle interviste dei Mars dove Shannon si scompiscia dalle risate? Bene, prendete una di quelle scene ed elevatela alla ennesima potenza perché è  lì lì per cadere dalla sedia, con le lacrime agl’occhi e gli unici suoni che escono dalla sua bocca sono dei strani gridolini, e sta ridendo di me. Avete capito? Il mio migliore amico sta ridendo di me in un momento fin troppo tragico. Ride bene chi ride ultimo, sempre se non sopraggiunge la morte prima.
Lo attiro a me, ad un palmo di distanza dal mio viso, riesco solo a grugnire qualcosa ma sapete cosa ottengo ancora? Risate. Per un momento credevo avesse intuito la mia richiesta di aiuto perché si ferma all’istante e sembra essere tornato serio, invece vedo la sua faccia contrarsi e scoppia in un nuova e fragorosa risata che mi fa andare su tutte le furie. Agguanto il bicchiere di acqua che ho sul tavolo e gli verso tutto il contenuto in faccia. Sembra passare un’eternità… e sono ancora viva signori e signore! Santo Tomo mi starà aiutando.
Shannon pare stia recuperando un po’ il lume della ragione e si decide a darmi qualche pacca sulla schiena, spero solo di non sputare quell’amarissimo boccone in faccia a qualcuno, sapete… quando bisogna fare figure di m**** non ci si risparmia mai!
Dopo 30 secondi (o forse qualche minuto, chi lo sa) di puro terrore e di pacche sulla schiena fin troppo energiche, torno finalmente a respirare come si deve (o quasi) e ad acquisire poco a poco un colorito normale. Fortunatamente le mie più tragiche previsioni non si sono avverate: sono ancora viva e nessun povero cliente del locale ha subito danni anche se, siamo sinceri, se lo meritavano tutti, si aiuta sempre una donzella in difficoltà.
*click*
*click*
Ma che diavolo…?
“Cavoli M, sei bellissima così. Questo rosso peperone ti dona veramente, mette in risalto il nocciola chiaro dei tuoi occhi.” Grazie Shannon, davvero, te ne sarò grata fino alla fine dei miei giorni e vedrai come te la farò pag... ehi, un attimo. Nocciola chiaro? Ha detto davvero nocciola chiaro? Non è mai stato così attento sui particolari, mi sarei aspettato un classico “color cacca”.
“Tu… meriti... una brutta fine… bruttissima.” Sì, sto cercando ancora di far tornare il mio respiro ad un ritmo regolare.
“Sì, certo. Ora lo scrivo come didascalia alla foto che sto mettendo su Instagram. Grazie, non sapevo proprio che scrivere.”
“Non ti azzardare…Shan!”
“Fatto!” E me lo ritrovo con un sorriso a 32 denti stampato in faccia. Oh Shannon, questo non dovevi farlo, non dovevi assolutamente farlo.
Afferro borsa e cellulare ed esco dal locale in fretta e furia. Ora come ora ho solo bisogno di shopping, tanto shopping terapeutico.
Poco dopo mi sento afferrare il braccio e mi blocco girandomi verso Shannon, con una faccia che è un misto tra “ne ho abbastanza ti prego” e “spara un’altra cavolata e sei morto”.
“M, scusami, davvero. Sono stato un bambino, lo so. Non dovevo reagire così ma eri talmente divertente!”
“Shan non ti basta la figura che ho fatto nel locale? Per non parlare della mia foto che hai messo sui social! Non oso immaginare i commenti delle tue amichette Echelon, tutte a deridermi. Lo sai che preferiscono di gran lunga una tua foto, mezzo nudo magari, invece del mia faccia orribile?”
“Beh, sì in effetti  hai un’espressione alquanto sconvolta in questa foto. Mado M, ti prego ti prego ti prego. Ricordiamoci che stanotte mi hai dato un calcio in faccia eh.”
“Ah e questo cosa sarebbe? Un regolamento di conti? Non ti è bastato ridere di me davanti a tutti?”
“Dai M, hai ragione, lo so, ma guarda.” Mi porge il cellulare e cerco di trattenere un sorriso. La foto è davvero divertente, troppo, e parlo di una mia foto, figuriamoci! Non ho neanche il tempo di rispondergli a tono che mi stritola in un abbraccio dei suoi e mi dice “M, ti voglio bene lo sai, perdonamiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.”
Anche se non riesco a vederlo in faccia, sono sicurissima che sta facendo labbruccio e prima che mi tolga definitivamente il respiro lo tranquillizzo “Va bene, ma ora liberami ti prego.”
“No, devo farmi perdonare.”
“No Shan, così mi ammazzi solamente.”
E poi sentiamo una vocina “Scusate, Shannon, vero?!”
Shan scioglie finalmente l’abbraccio e si dedica al piccolo gruppetto di  fan che si è materializzato dal nulla intorno a noi. Da dove cavolo sono uscite? Le Echelon mi sorprendono ogni giorno di più.
Per evitare di sentire le solite battute di Shannon e le consuete dichiarazioni d’amore delle fan, mi butto nel primo negozio che trovo e indovinate cosa vende? Biancheria intima, uno dei punti deboli di Shannon.
“No M, ma lo fai apposta? Biancheria intima?” a quanto pare si è liberato velocemente delle fan e mi ha raggiunto “Sei peggio di Jared con i suoi #soon che fanno andare fuori di testa tutti quanti. Vado a sceglierti qualcosa.” E parte in quarta verso uno scaffale stracolmo di bustini e completi fin troppo succinti, ok che si tratta di intimo, ma c’è un limite a tutto. Lo blocco per un braccio e gli tolgo di mano quei quattro/cinque completi di pizzo e borchie che aveva già agguantato.
“Ehi M, ma fammi divertire un po’! Non solo devo farmi scorrazzare ovunque, ma non posso neanche avere un minimo di voce in capitolo per la scelta dei tuoi acquisti?”
“Ovvio che no, ma hai visto cosa avevi scelto? Io non indosso quella roba.” Ed è vero. Come vi ho accennato, il mio guardaroba è alquanto imbarazzante.
“Suvvia M, smettila di fare la puritana. Tieni, questo dovrebbe starti benissimo.” E mi piazza davanti agl’occhi un completo di pizzo nero e rosso, solo trasparenze e merletti.
“Ora ti meno Shannon Leto.”
“È una proposta indecente questa, vero?”
“Dammelo” gli strappo dalle mani il completo e mi incammino verso i camerini “e no, non è affatto una proposta indecente, sei tu che… ehi, che stai facendo?”
“Ti seguo, qualcuno deve pur dirti se ti sta bene o meno.” Che faccia tosta che ha quest’uomo.
“No, grazie. Per quello posso chiedere alla commesse, ma credo che il mio unico giudizio basti e avanzi per entrambi. Adesso, pussa via!”
“Ma…”
“Ma cosa?” sono esasperata ormai, sono sicura che potrei dirgli di tutto ma continuerebbe a seguirmi. M cara, stai perdendo colpi oggi. “Non voglio sentir ragioni, vai a farti un giro nel tuo reparto, magari un paio di mutande riesci a comprarle una volta tanto.”
“Sarebbero solo soldi sprecati! E poi dimmi perché Jared lo fai gironzolare tranquillamente per i camerini e io devo starne alla larga. Avanti, sentiamo.” È proprio un bambino capriccioso.
“Lo sai che tuo fratello è peggio di una donna nei negozi! È sempre così attento ai particolari quando si tratta di shopping.”
“Sì, certo certo. So io su che particolari si sofferma e di certo non sono le cuciture fatte male.”
“Shannon.” Ora mi sente.
“Che cosa? È comunque mio fratello, qualcosa deve averlo preso dal migliore e sicuramente ha preso il buon gusto in fatto di don…”
“Shannon fuori dalle palle!”

Lo spingo violentemente fuori dalla zona camerini, sotto gli occhi di tre commesse visibilmente confuse. Certo, nel loro immaginario, io, in quanto donna, un tipo come Shannon Super Sexy Leto dovrei trascinarlo nei camerini e non cacciarlo. Se prima mi stavano additando, al grido di “e quella chi è ? la nuova fidanzata? La colf tutto fare? Eccoci un'altra arrivista”, ora sento chiaramente commenti del tipo “povera stupida, tutte le soddisfazioni agli altri”. Mi barrico nel camerino e mi ritrovo a tu per tu con lo specchio che, capo dopo capo, mi aiuta a decidere cosa sia giusto o cosa no: troppo stretto, decisamente troppo stretto… questo l'ha scelto quell'animale di Shannon... non è il colore per me, già son pallida, non vorrei sembrare una mozzarella... oh Signor, il pizzo no... taglia troppo larga... questo invece non mi fa emozionare. Dopo 20 minuti e una montagna di completi provati, mi infilo l'ultimo che ho adocchiato al volo prima di entrare: un classico due pezzi, blu elettrico, decoro semplice ma di effetto e prego quindi in tutte le lingue che mi stia bene. Avevo detto semplice? Si, magari. Maneggio con la chiusura, imprecando tutti i santi e inventandone di nuovi, quando mi sento toccare la schiena.
“La tua poca coordinazione sta colpendo ancora. Aspetta, che ti aiuto. Voglio capire chi è che ha ideato questi ganci, dovrebbero tenere in considerazione persone come te.”
Ditemi che non è colui che io penso che sia, che quelle mani consumate dopo anni di sforzo non sono sue e che non sono mezza nuda davanti alla persona più sbagliata.  Vi prego ditemi che la voce bassa tipicamente da uomo è dovuta alla commessa raffreddata, con la febbre, influenzata e con il naso che gocciola. Ditemi per favore, che non è Shannon.
“Ecco fatto… Appero’! Ti sta bene il blu. Te l'ho sempre detto, continua a dire che è Jared il guru per te!”
Da piccola ti dicono che se chiudi gli occhi e ci credi veramente, i desideri si avverano.
Ecco... al momento sono in un camerino di un negozio di Venice Beach, mezza nuda, con le mani sul seno, la gambe accavallate per coprire quanto più possibile e con gli occhi chiusi, strizzati, serrati, pregando che possa sparire all'istante. Ma come è vero che Babbo Natale forse non esiste (ho un lungo dibattito aperto con Tomo su questo e un giorno la spunterò, fosse l'ultima cosa che faccio) tanto è vero che non riesco a vaporizzarmi.
Non mi resta che affrontare la realtà. Apro gli occhi, rossa in viso tra l'imbarazzo e l'incazzatura, e … “SHANNON CHE DIAMINE FAI.”
Sembra uno stoccafisso, non si è mosso di una virgola e sta ancora lì a fissarmi dallo specchio. È l’uomo più rilassato del mondo, come se bazzicare nei camerini del reparto femminile di biancheria d'intima fosse cosa di tutti i giorni (o forse lo è davvero? … non lo voglio sapere) e mi risponde beato.
“Ho corrotto la commessa, è bastato un occhiolino ed è capitolata. Ovviamente.” e sorride. Sorride... io sono mezza nuda (si era capito, no?), e lui sorride compiaciuto. Troppo compiaciuto.
“Shannon esci subito.”
“Non mi ringrazi per il complimento?”
“Se non esci all'istante, mi metto ad urlare così forte che persino gli Aborigeni australiani mi sentiranno”
“M ti pare che sia la prima volta che vedo un paio di tette?” inizia a ridere con aria sognante, sono sicurissima che sta pensando qualcosa del tipo “Mmmmm no, erano migliori quelle di Eveline, me le ricordo benissimo, perfette.”
“Non ho mai insinuato una cosa del genere, sono pienamente consapevole della tua notevole esperienza in materia.”
“E quindi perché ti arrabbi così tanto se sto qui a darti consigli? Un parere maschile per queste cose serve sempre, se poi parliamo del mio parere, beh…” e mi fa l’occhiolino. No, ma seriamente sta facendo o sono ancora gli effetti della botta sul naso di stanotte?
“LETO”
“Eddai...” Gridando per la frustrazione, tiro la tendina chiudendolo fuori, mi assicuro che non sbirci e mi cambio velocemente. Riapro la tenda con la guerra negli occhi: forse dovrei ricordargli chi è che ha inventato il titolo “This Is War”.  Ok...è stato Jared ma ho giocato un ruolo fondamentale.. Vabbè, importante su. L'ho ispirato d'accordo? Va bene, ero solo presente quando lo stava comunicando a Tomo alle Hollywood Hills. Ero comunque coinvolta!

“Quindi hai deciso per il blu elettrico? Mmm, non so ma ti preferivo con quello che ti ho scelto.” mi dice mentre ci incamminiamo verso le casse “Devi rinnovarti M, questo look da “non vi avvicinate a me manco per sbaglio” vedi di gettarlo fuori dalla finestra!”
Finisce la frase con un tono di voce troppo alto per i miei gusti. Ma che gli è preso? Non dovrebbe essere nemmeno qui e ora inizia pure ad urlare.
“Shannon abbassa la voce, non stiamo mica al mercato del pesce!”
Mi guardo intorno per vedere se stanno prestando attenzione proprio a noi e da lontano vedo le commesse di prima:  non si stanno perdendo una battuta. Perfetto. Devo ricordarmi di fare una strada diversa al ritorno per tornare a casa, non vorrei mi bruciassero le piante in giardino per aver osato far arrabbiare il loro tesoro proibito.
“M. guardati, sei un bocconcino niente male” mi sta squadrando un po' troppo “Sì, sono sempre più convinto della mia affermazione precedente!” Annuisce con aria da maestrino.
Perché mi sembra di essere tornata alle elementari, con la maestra che mi faceva sentire idiota e un compagno di banco che non faceva altro che pulirsi il naso con le dita per poi ridere sghignazzando soddisfatto?
“E io fidati.. sono doppiamente convinta che tu sia un porco, che ha invaso la mia privacy e che per questo dovrebbe essere denunciato alle autorità competenti”
“Si? E come? Facendo un reclamo a ‘Www.AiutaPureTuMASvecchiarsi.Com’?”
“No, a ‘Www.ShannonLetoSeNonLaSmettiNonTiPresentoPiùLeMieAmiche.Com’”
Incrocio le braccia al petto, perché so quanto questo sia un argomento sensibile.
Per anni mi aveva pregato di presentargli Rachel,mia vicina di casa e carissima amica e quando finalmente mi decisi, stremata dal suo continuo “Giuro che se me la presenti, ti lascerò sempre l'ultima focaccetta di Tomo”, Rachel era partita per un viaggio di lavoro, per poi tornare felice ed innamorata di Michael, padre del mio bellissimo nipotino acquisito Jonathan, lasciando Shannon con l'amaro in bocca e un'erez...COFF COFF… un fastidio nei pantaloni insoddisfatto.
Vi giuro, non mi scorderò mai la faccia di quando, saputo che Rachel era rientrata, si era catapultato a casa mia e dovetti annunciargli la lieta novella. Ho riso per settimane intere.
Ed è la stessa faccia che mi ritrovo ora davanti: un piccolo e tenero cucciolo di foca sull'orlo del pianto. No, sull’orlo del pianto no, ma è comunque un cucciolo di foca.
“Questo è un colpo basso...”
“Questo è quello che ti meriti per aver sbirciato!”
“La tenda non era perfettamente chiusa e non ho resistito. Non è colpa mia. Senti, facciamo così, dopo se non hai nulla da fare, puoi rimanere alla prove con i ragazzi, avviso io Jared.”
Colpo basso cosa?
Lo sa, è un maledetto. Lo sa quanto io ami starmene in un angolo mentre loro provano e riprovano una canzone già perfetta di suo. Lo sa benissimo e poi sarei io la donna dai colpi bassi?
“Stronzo, sei un fottuto stronzo!”
“E ora che ho fatto?!” Sembra davvero caduto dal pero. È serio o improvvisamente ha imparato a recitare?
Mi avvicino alla prima cassa disponibile e inizio a passare la merce alla commessa. Sì, alla fine non mi sono limitata affatto  e ho preso quasi tutto, anche se so che finirà tutto nel cassetto esattamente come è stato comprato.
“Ricorri sempre alle prove quando si tratta di farti perdonare, conosci troppo bene questa mia debolezza.”
“Che ci vuoi fare dolcezza... A Shannon non fugge nulla!” e mi assesta una bella e sonora pacca sul sedere.
BENE, come se mi servisse altro. Alle solite commesse, sì quelle che non hanno smesso di fissarci da quando siamo entrati nel negozio, gli occhi sono praticamente fuori dalle orbite e cominciano a parlare con fare concitato. Ora una domanda per voi: che cosa sono diventata ormai? Una squillo a cui sta pagando la biancheria sexy da indossare al prossimo incontro? Molto probabile. Devo seriamente tirare fuori quel fucile dal garage, mi servirà presto.
Non reagire M, non reagire. Incredibilmente mi limito a scoccargli un’occhiata assassina, ma Shannon ha deciso che oggi il mio autocontrollo deve essere messo per forza a dura prova.
“Ah e comunque....” continua imperterrito “non capisco, perché non me le hai mai presentate?”
Se parla di Iris e Natasha, le mie due massaggiatrici di fiducia, lo trucido. Non lo vuole capire che non giocano per il suo team?!
“Chi?!”
“Quelle due bocce niente male che ti ritrovi! Ero quasi sicuro che tu fossi un maschio fino ad oggi…”
Non finisce la frase che gli arriva dritto dritto sul coppino una sberla forza 9 da rischiare il distaccamento del cervelletto dalla colonna vertebrale. Scusatemi. Scusatemi tanto, ma ha fatto tutto lui, io ci ho provato a non reagire così.
“Fottiti Leto! E non giocare con me. Lo sai che le mie sentenze si sono sempre avverate. Vuoi che la Russia bandisca per sempre Mr. Shannon Leto per fallimento e inettitudine (IfYouKnowWhatIMean). Toh! Sta zitto e pagami i completi!”
Mollo tutto nelle sue mani. Così impara, e mi pagherà anche il resto della spesa. Questo è poco ma è sicuro.
“Sei tirchia peggio di mio fratello, lo sai? Ma roba da matti!”
“La vuoi lasciare stare quella pover' anima? Mi chiedo dopo così tanti anni come faccia a sopp...”
“Don't Stop Believing” interrompe la mia scenata. È il mio cellulare che suona e la chiamata in entrata può essere solamente di una persona: Jared “Ti Chiamo Quaranta Volte al Giorno” Leto, anche se devo dire che oggi si è contenuto. E comunque credo che mi spii in qualche modo, mi avrà installato qualche cimice sotto pelle perché non è possibile che compaia ogni volta che viene fatto il suo nome.
“Jay tesoro, ciao!” alla fine sono sempre contenta di sentirlo… alla fine fine. “Dimmi tutto”
“Scusa M, non voglio disturbarti ma Shannon non è rientrato ieri notte, sai per caso dove è?”
Una frase del genere nel 2007 non vi avrebbe sconvolto: i fratelli vivevano insieme, quindi era semplice capire se uno dei due aveva passato la serata fuori.
Ad oggi mi spaventa. Come fa a saperlo? A volte penso che i poteri di quell'uomo siano troppo vasti e infiniti per essere compresi: sfidano le leggi della chimica, della fisica, dell'astrofisica, dello spazio e del tempo... come un Time Lord.
Non lavorerò mica per un Dottore? Questo fa di me un Companion?
Ok, la BBC mi ha rovinato la vita.
“Jay..” cerco di togliermi dalla mente l'immagine di Jared che svolazza intorno alla consolle del Tardis mentre decide quale epoca visitare “sono fuori a far compere con tuo fra....”
Alzo gli occhi su Shannon che, finito di pagare, sta gesticolando come un matto per attirare la mia attenzione, scuotendo il capo e bisbigliando “No, non dirgli che sono con te, non dirglielo, non dirglielo!”
Cerco perciò di salvare in corner la frase “... tellastro, sì! Babu è passato a prendermi, sai.”
“Ah si?” Jared insiste e forse il suo tono mi dovrebbe far capire che mi sto per cacciare in un bel guaio.
“Sì! Sai, si è offerto di accompagnarmi per lo shopping domenicale.”
“Quindi con te non c'è Shannon?” Continua ad insistere. Un campanello di allarme scatta.
“No, ti ho già detto di no!” Le mie doti di attrice lasciano un po’ a desiderare, ne sono consapevole.
“No perché sai.... “ il telefono squilla di nuovo, segno di un messaggio ricevuto. Apro ed è una foto di Babu, che si gode un frullato,  gusto tropical probabilmente, a bordo piscina, ignaro di essere stato fotografato ed imparo ancora una volta che dovrei iniziare seriamente a dar retta al mio istinto “... Babu è qui con me e se tu sei con un mio fratello deve essere per forza quell'ingrato di Shannon. Perché non vuole mai venire a far un giro con me e lo fa con te? Ah ma sì, ovvio. Sono proprio stupido, ma perchè tu hai un paio di tette e devo dire...”
Mi sta praticamente rompendo un timpano e visto che ho ancora davanti a me tutta la vita e non ci tengo a dovermi far ripetere le cose due volte a suon di “EHHHH che hai detto?!”, tento di calmarlo come posso.
“Jay calmati!” Aiuto, come si spegne? Non mi hanno dotato di un libretto delle istruzioni quando mi hanno assunto.
Mi volto verso Shannon in cerca di un appiglio, in fondo è suo fratello non mio, ma tutto quello che fa è schiaffarsi una manata sulla faccia e mormorare a ripetizione “Sono fregato, ora chi lo sente a quello.”
Bene, fuori gioco pure lui.
“... tette niente male, non mi fraintendere. Ben proporzionate al tuo fisico...”
“JARED!” Il detto non era “Dio li fa poi li accoppia”? A quanto pare, no, è “Dio li fa e poi li rende fratelli”.
Nel frattempo con la coda dell’occhio intravedo una delle commesse che è letteralmente sbiancata quando ho nominato Leto Junior. Credo sia lì lì per svenire… che sarà mai! Fuori una.
“Ma non è questo il punto...” Jared continua come se nulla fosse. “Dì a Shannon che è finito, FINITO, ore massacranti di prove, minimo 3 Vyrt e la sua scorta settimanale di caffè giù per il water lo attendono. Ho le sue chiavi di casa, sa che non scherzo. È un uomo F.I.N.I.T.O., passo e chiudo. Ah! Ti avevo chiamata anche per sapere se devo mandare Shayla a prendere il latte per il thè che verrai a prendere qui più tardi. Ciao!”
Mi chiude il telefono in faccia, senza lasciarmi spazio di risposta e non posso far altro che guardare Shannon con faccia sconsolata. Mi dispiace per ciò che lo attende. Conosco Jared, so cos’ha veramente a cuore, ma non avrei mai immaginato una reazione simile per un giro di compere negato dal fratello.
“Shan...?”
“Si...?” Si volta a guardarmi con la morte negli occhi. Forse sono un po’ troppo tragica, avete ragione.
“Dopo ti proteggo io da Jared...tranquillo!” Cerco di infondergli tutta la sicurezza che possiedo ma... non sono molto credibile.
“Si...certo.” Esce dal negozio ciondolando la testa. Ahh mi si stringe il cuore.
“Shan! Aspetta! Ok, ti faccio toccare una tetta, così provi con mano che non sono un maschio” E anche questa volta sono riuscita a dire qualcosa che mai e poi mai avrei mai detto a Shannon. Questa giornata è da segnare sul calendario, una svolta storica, sto perdendo troppi punti.
Si volta lentamente, speranzoso, con un timido sorrido e una rinnovata gioia negli occhi “Entrambe o devo sceglierne una? Strizzatina o una palpata leggera?”
Ecco, la pena che mi poteva ispirare fino ad adesso è sparita di colpo. “Ora non allarghiamoci! E poi chi ti dice che fossi seria? Era solo per farti tornare il buon umore!”
Mi guarda accigliato “M... una frase è una promessa! Dillo che non vedi l'ora.”
Et voilà, il malizioso è tornato prepotentemente tra di noi, gli basta veramente poco.
“Oddio smettila, mi farai diventare matta. Non voglio impazzire prima dei 30 anni! E poi cavoli, è solo una tetta.”
“Le tette sono tette e comunque guarda che ti sto facendo un complimento. Semplicemente sembrano belle sode e te le palperei volentieri, non ti sto offendendo mica, anzi!”
Si allontana di poco da me e si incammina verso il prossimo negozio, borbottando.
“E che cavolo! Credevo che voi italiane foste tutto fuoco e passione e invece vi lamentate se vi si fa anche solo mezzo complimento sul vostro décolleté e si esprime il proprio apprezzamento. Dì grazie che senza di te non saprei come sistemare i calzini in valigia...”
Accidenti, l’ha presa proprio male questa volta.
Accelero il passo per raggiungerlo, prendo Shannon sottobraccio e poggio la testa sulla sua spalla.
“Shan?”
“Uhmm”
“Sei un idiota.” Gli sorrido perché so che non può tenermi il muso.
“E tu sei una bisbetica incallita” Sorride di rimando, in fondo è così.

Passeggiamo tranquilli senza una meta particolare, guardando le varie vetrine e godendoci il sole del primo pomeriggio.
O meglio,  io me lo sto decisamente godendo, visto che il massimo dello sforzo per me è entrare in un negozio, passare tra gli scaffali alla velocità di Taz, il diavolo della Tasmania, invece Shannon… be, Shannon sta avendo qualche difficoltà a sorreggere le circe 10 buste stracolme di vestiti di ogni genere e forma : intimo, felpe soffici in vista di viaggi dove l'inverno è inverno, pantaloni, magliette e vestiti eleganti... per non parlare di calzettoni, cappellini, sciarpe e guanti dai colori davvero imbarazzanti.
Che ci posso fare se amo i colori fluo e se probabilmente soffro di qualche disturbo ossessivo compulsivo? Perché, come Shannon mi fa notare, compro così tante cose che, soprattutto ad LA, non mi serviranno quasi mai, ma la vita riserva continue sorprese! Chi mi assicura che un giorno ad LA non ci sarà una terribile bufera di neve che durerà giorni e giorni?

Siamo davanti ad un delizioso negozio di antiquariato e sto letteralmente sbavando ad ogni souvenir in esposizione quando un odore pungente di salsedine mi arriva dritto dritto al naso. Automaticamente giro la testa verso Shannon che mi sta osservando con la stessa intenzione: è arrivata l'ora di una bella camminata sulla spiaggia. E soprattutto del suo promesso caffè!  Giuro... neanche Romeo e Giulietta o Renzo e Lucia, parlavano così del proprio amato. Quell'uomo è un caso disperato.
In Italia abitavo nell'entroterra, il luogo balneare più vicino era ad ore di distanza di macchina e l'unica volta che mi capitava di fare il bagno era quando in estate scendevo giù in Puglia a trovare i nonni.
Non ero abituata a viverlo tutti i giorni e devo ammettere che non mi entusiasmava più di tanto.
Tutto ciò è cambiato quando mi sono trasferita a Los Angeles, otto anni or sono.
Se il Mar Adriatico ti incanta, l'Oceano Pacifico ti sconvolge e ti ruba l'anima: tanto calmo quanto burrascoso, con le sue onde pronte ad accogliere surfisti venuti da ogni dove per sfidare quel muro d'acqua, ti fa sentire parte di un qualcosa di non ben definito, un'entità superiore che andrà avanti anche quando tu non camminerai più su questa Terra. Ti fa sentire grande, completo ed incompleto allo stesso tempo e non ti offrirà mai due volte lo stesso spettacolo. Ogni tanto mi sento in vena filosofica e questo è un momento perfetto.
Ci dirigiamo verso la parte di spiaggia poco frequentata dai turisti, dopo aver preso al volo due caffè neri, e troviamo un posto tranquillo dove sederci.
Finalmente un po' di calma!
Mi volto di nuovo verso Shannon, vedo in controluce il suo profilo e devo proprio ammettere che sono stata fortunata ad incontrarlo: è un caro amico, un alleato fedele e … e... che cosa diavolo sto pensando!?
L'oceano mi rende fin troppo dolce.
Mi siedo sulla sabbia, mi tolgo le scarpe e invito Shannon a fare lo stesso, e mi ritrovo a ridere a più non posso per la poco coordinazione che ha nel farlo dato che è sommerso dalle buste e ha le mani occupate da caffè, cellulare e sigarette. Sono sempre più convinta che a Natale gli regalerò il marsupio che usa sempre Jared dato che si ostina ad andarsene in giro con quella bustina imbarazzante in mano pur di non riempire le tasche dei pantaloni. Ah dimenticavo… i pantaloni toppati neanche le hanno le tasche!
Perché di mettere le sue cose nella mia borsa non se ne parla. Non ha mai avuto il permesso e mai l’avrà. Sono insensibile dite?
È qui che vi sbagliate: date anche un solo pezzetto dell’unghia del mignolo del piede ai Leto e loro ti ingloberanno allo stesso modo di Majinbu. Ve l’ho detto di quella volta che, per evitare che si bruciasse le spalle, gli prestai la crema solare e il giorno dopo mi ritrovai il cassetto delle creme svuotato perché “mi serviva pure il doposole, e la crema alla vaniglia era così buona!”? Ecco. Siete avvertiti.
Tuttavia, meno male che quando si tratta di musica Shannon è capace di giostrarsi perfettamente... altrimenti tutto quello che sentireste sarebbero tamburi e rullanti che se vanno da una parte seguendo quale strano acuto di Jared e piatti e pad elettronici inseguire un ritmo tutto loro.
Cala il silenzio tra di noi, non si sente altro che i bambini giocare felici.
Sento Shannon schiarirsi la voce, chiamarmi in lontananza. Non mi ero nemmeno accorta di essere finita per l'ennesima volta nel mio privato e personale mondo costituito solo da M, me stessa e la mia coscienza  e tentennando chiede  “M, riguardo a quanto ti ho chiesto al ristorante...”
Ci risiamo.
Lo sapevo, non poteva mollare l'osso e che presto o tardi l'argomento sarebbe risaltato fuori.
Brian, dovete sapere, è il mio fidanzato, o almeno così lo definiscono tutti. Dico così perché io non riesco a definirlo tale. Io e i rapporti fatti e finiti non andiamo molto d’accordo. È un argomento tabù e tale deve rimanere per il momento.
“Shan, per favore, non parliamone, non ne ho proprio voglia.”
“Lo so, lo so, conosco la tua policy riguardate le relazioni: ‘non ne parlo, non ne devono parlare e non voglio che mi siano fatte domande’ ma…”
“Ecco, visto che lo sai non capisco perché stai insistendo.”
“M, sono il tuo migliore amico e dovresti parlarne con me. Anche se spesso e volentieri faccio l’idiota, sai che puoi fidarti.”
Non mi sento di dargli torto perché ha ragione. Ha ragione al 100%. Quando si parla di sentimenti mi blocco. Con Shannon, con Babu, con coloro che erano parte della mia vita in Italia, persino con mia madre. Non riesco a parlarne e preferisco tenere tutto per me. In questo caso la questione è ancora più grave: non so quello che provo per Brian e non voglio affrontare questo argomento.
“Shan…”
“Lo so, ma dovresti proprio lasciar…”
Lo fermo subito perché so benissimo dove vuole andare a parare, non essendo la prima volta. “Non ricominciare con questo discorso, te ne prego!”
“No, ora mi lasci finire! Non sei fatta per una persona gelosa persino dell’aria che respiri, che ti sta addosso da mattina a sera e che non riesce ad accettare che tu per lavoro debba stare all’estero molti mesi. Non fa per te, e tu ne sei perfettamente consapevole, non capisco perché ti ostini a frequentarlo.”
Parla come una mitraglietta, non prende fiato ed ad ogni parola sbuffo irritata… perché, ancora una volta, ha ragione. Hanno tutti ragione: Brian è la persona più lontana da me, da quello che sono e soprattutto dal modo in cui vivo.
Non ha mai lasciato la California, se non un paio di volte costretto dagli amici. Non ama leggere, ascoltare musica, andare alle mostre ed esplorare culture nuove; vive felice e contento nel mondo in cui è nato, mondo che conosce a menadito e che gli dà conforto e sicurezza. Il mio esatto contrario.
Nonostante questo non riesco a mollarlo, tutto sommato mi fa stare… bene. Mi fa sentire protetta, è un punto fisso. Sì, mi fa sentire sicura. Sto bene, non come vorrei veramente, ma sto bene, perché mollarlo?
Al momento non so se sto cercando di convincere me stessa o se ci credo davvero. Ora capite perché non ne voglio parlare?
Chiudo gli occhi e respiro a pieni polmoni.
“Shan, basta davvero.”

Per l'ennesima volta, penso che qualcuno mi stia spiando e che io viva in un Truman Show allargato.
Mi squilla il telefono (ma non potevo lasciarlo a casa?) e indovinate? Esattamente lui, Brian.
Prendo il cellulare e subito Brian, senza neanche augurarmi buongiorno, mi invita fuori perché ha bisogno di parlarmi. Vi ricordate che ero in quel bar ad ingozzarmi di gelato ieri?
La colpa era sua, della sua costante gelosia e della sua ingiustificata fissazione secondo la quale io progettavo di tradirlo. Ma se ho a malapena tempo per respirare, tra un aereo e l’altro? Ed è proprio quello il problema: il mio lavoro, le persone con cui ho a che fare, e me lo rammenta ogni giorno. Stanca per l’ennesimo litigio, mi ero rifugiata in quella bellissima coppa maxi di gelato, annegando ogni dispiacere, finché non è arrivato Shannon a salvarmi da una crisi iperglicemica.
“Brian, sono giorni che cerco di contattarti ma ti sei negato. Ora sono impegnata. Facciamo stasera?” Guarda te, ora dovrò anche rinunciare alle prove.
“M stai con Shannon, vero?” colpita e affondata “Lo sapevo, stai sempre con lui. Questa situazione mi ha davvero scocciato M, te lo ripeto di continuo.”
Il nocciolo di ogni discussione da qualche mese a questa parte: Shannon, Shannon e ancora Shannon. Non l’ha mai accettato, lui più degli altri, e anche questo va ad aggiungersi alla lunga lista.
Come continua il mio silenzio, continua anche la sua cantilena infinita “Non è concepibile un’amicizia così stretta tra uomo e donna, non è possibile che passi più tempo con lui di quanto ne passi con me.”  un nastro rotto, un disco incantato, che a confronto Jared e i suoi mille sproloqui mi sembrano delle boccate d’aria di primavera “Mi trascuri M, troppo per i miei gusti.”
“Brian, sapevi perfettamente che con questo lavoro sarebbe stato così. Non puoi rinfacciarmelo ogni momento che ne hai occasione. Eri consapevole del fatto che avrei passato più tempo in giro per il mondo che qui a Los Angeles. Non farmi ripetere tutte le volte.”
“Dovresti proprio lasciarlo quel lavoro.”
“… scusami?”
“Sì, non è il lavoro per te, assolutamente. Nel mio studio c’è un posto libero per segretaria, posso metterti una buona parola e nel giro di una settimana potrai lavorare qui.”
No, no… questo è davvero il colmo. Inizio a torturarmi il ginocchio battendoci nervosamente le dita sopra e poi succede tutto in due secondi. Shannon mi blocca la mano poggiandoci sopra la sua e con l’altra mi strappa letteralmente il telefono.
“Shannon ma che… no, tranquillo eh!”
Si alza e inizia a camminarmi davanti, facendo avanti e indietro e riversando un fiume di insulti al cellulare.
La mia reazione? Basita, sconcertata. Ha sempre cercato di rimanerne fuori, come da me richiesto, ma questa volta sono a bocca aperta, sbalordita da tutto ciò. Non ha mai alzato la voce, neanche quando Brian lo istigava con battutine che lasciavano parecchio a desiderare e Shannon ha cercato in tutti i modi di coinvolgerlo nel gruppo, anche se non è mai riuscito a farselo andare a genio.
“…e quindi smettila di trattarla così perché non se lo merita. Lei è la migliore nel suo lavoro, e sicuramente non le serve fare la segretaria per il ragioniere da due soldi che sei. Non riusciremmo a fare la metà delle cose che facciamo se non fosse per le sue doti organizzatrici, ci sta dietro e ci aiuta perché ama questo lavoro. Quindi finiscila, va bene? Questa è la sua vita! Vorrei poterti dare un consiglio e dirti di piantarla di soffocarla con i tuoi inutili rimproveri ma sei talmente stupido che neanche se te lo scrivessi a caratteri cubitali sulla tua amata Range Rover arriveresti a capirlo.”
Vedo che sta per chiudere il telefono in faccia a Brian (cosa che non sopporta tra l’altro) ma evidentemente non ha finito.
“Ah e un’ultima cosa: M ha delle curve da mozzare il fiato, saresti uno scemo se te la fai scappare… amico.”
Detto questo chiude la chiamata.
E io sono ancora più sconvolta.
Ha parlato delle mie curve a Brian? Cosa andrà a pensare quell’altro adesso?
“Toh” e mi porge il cellulare. Non so più con chi arrabbiarmi davvero.
“Shannon… ma che ti è preso?!”
“Qualcuno doveva pur dirgliene quattro a quell’idiota.”
“Sì ma quella persona non eri tu! Ora come minimo penserà che l’ho seriamente tradito con te per tutto questo tempo!”
“Meglio, un motivo in più per lasciarvi.”
“Shannon non sono affari tuoi, nessuno ti ha chiesto di difendermi, hai solo peggiorato le cose!”
Una cosa ero riuscita a fare in tutto questo tempo: placare le insinuazioni su me e Shannon. Almeno ci avevo provato… ora è andato tutto in fumo.
“M non starai mica parlando sul serio? Dovresti ringraziarmi, ti ho offerto la scusa perfetta!”
No, non capisce la gravità della situazione, non si rende conto del casino in cui mi ha cacciato e, soprattutto, pretende che lo ringrazi.
“Sì, Shannon, sì. Ora sarà tutto più complicato e non oso immaginare cosa mi dirà! Grazie mille, davvero.”
Mi alzo e inizio a raccogliere le mie cose, non voglio restare su questa spiaggia un secondo di più.
“Senti, io vado, tu tornatene a casa come diavolo ti pare. Di certo troverai un Echelon pronta ad accompagnarti ovunque tu voglia.”
Mi giro e inizio a correre, mentre sento Shannon gridarmi dietro.
“Sono io l’uomo per te!”
Cosa?!
Mi fermo di botto perché temo di non aver sentito bene e vado a schiantarmi contro il bordo di una panchina, cadendo miseramente di sedere a terra. Ecco, mi sono sbucciata un ginocchio e ho rovinato l’ennesimo paio di pantaloni! Dio, se volevi agire, non potevi farlo in un altro momento?
Alzo la testa e lo vedo lì, che mi fissa. Shannon, l’uomo per me? Una piccola villetta nella Contea, steccato bianco, lui che torna a casa mentre io lo saluto dal portico, grembiule addosso e un marmocchio in braccio magari...
ALT fermi tutti.
Ma che cazzo sto pensando?


Aiuto, voglio la mamma.
   
 
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