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Autore: A_Typing_Heart    19/12/2014    1 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Yamamoto non si era mai sentito un divo quanto quel giorno passato a rimbalzare da un angolo all'altro del palazzo di giustizia, della caserma e dell'ufficio certificazioni con i suoi documenti d'identità mostrati a decine di persone. Non appena mostrava il suo nome a qualcuno, calamitava gli sguardi di tutti, incuriositi e sbalorditi. Anche gli impiegati più irritabili, insonnoliti e annoiati diventavano vispi, attenti e affabili, anche con episodi di immondo servilismo, ma alla fine era riuscito a ottenere un permesso per fare visita a Gokudera, per quello stesso giorno. Praticamente un record assoluto.
La guardia aprì la porta di metallo con gran fracasso e lo lasciò entrare. Fece qualche passo nello squallido corridoio. Uno dei neon che lo illuminava lampeggiava in modo fastidioso. I suoi occhi castani sbirciarono in tutte le celle, tutte vuote, prima di trovarne una che ospitasse un prigioniero, ed era l'uomo che stava cercando.
-Gokudera...-
Hayato Gokudera alzò la testa di scatto dalla branda e si strofinò gli occhi. Stava evidentemente dormendo, anche se era un orario strano per un pisolino. Ma in una cella sottoterra doveva essere difficile rendersi conto dell'orario e mantenere un naturale ritmo di sonno e veglia.
-Ya... Yamamoto?- fece lui, strizzando gli occhi nella sua direzione. -Yamamoto!-
Gokudera si alzò di scatto e raggiunse le sbarre. Yamamoto era contento di rivederlo, ma non potevano non preoccuparlo le sue condizioni. Era molto dimagrito dall'ultima in cui l'aveva visto, era molto pallido, indossava degli abiti sporchi e sgualciti come se non se li fosse tolti da molto tempo. Tuttavia sorrise guardandolo in volto.
-Con quella barba sì che sembri un professore, Gokudera.-
-Ah...-
Gokudera si toccò il viso schioccando la bocca in un suono irritato.
-Non mi permettono di usare un rasoio... mi fanno fare una doccia ma non hanno del sapone da darmi, e non hanno neanche dei vestiti da darmi per cambiarmi, è agghiacciante lavarsi sempre le stesse mutande senza neanche un cazzo di pezzo di sapone da due soldi...-
Yamamoto sorrise e gli mostrò la sacca sportiva che portava con sè. Gli aveva portato dei vestiti di ricambio e qualche altra cosa d'uso quotidiano che poteva non avere. Gokudera parve gradire il suo pensiero, perchè abbracciò la sacca attraverso le sbarre con un sospiro di sollievo.
-Quanto ti amo in questo momento non puoi saperlo, Yamamoto.-
-Ti danno abbastanza da mangiare? Credo che il cambio di personalità sia uno degli effetti collaterali dell'inedia.-
-Muoio di fame, si potrebbe dire... difficilmente mi è capitato di rimpiangere quello che cucina Tsuna.-
-Ah, questo spiega tutto... beh, forse posso aiutarti... signor guardiano?-
La guardia si affacciò immediatamente, neanche fosse fermo fuori dalla porta in attesa di essere interpellato.
-Signor Yamamoto, posso aiutarla?-
-Al mio amico piacerebbe poter fare una doccia, visto che gli ho portato un cambio di vestiti... e se avesse la gentilezza di fargli avere un rasoio per la barba ne sarei davvero felice.-
-Ah... ecco, io non potrei consegnare nulla di pericoloso al prigioniero...-
-... Potrebbe allora consegnarlo a me? Posso occuparmene io.- insistette Yamamoto. -Mi farebbe davvero un grande favore, signor Ishida. Le prometto che non lo dirò a nessuno se le causa problemi.-
-Oh beh... immagino che si possa fare, se il prigioniero indossa le manette... dopotutto... sicuramente lei non si farebbe disarmare e ferire, quindi...-
Ishida accorse ad aprire la cella sotto lo sguardo perplesso di Gokudera. Tra un "prego" e un "onoratissimo", l'affabile guardiano li scortò nei bagni e procurò loro persino il rasoio. Si mise di guardia alla porta e li lasciò soli, mentre Gokudera si infilava sotto il getto della doccia senza aspettare che diventasse calda. Era troppo ansioso di darsi una ripulita, infatti dopo un minuto era interamente ricoperto di schiuma bianca.
-Come diavolo hai fatto a convincerli?-
-Mah, gli sarò simpatico, chissà...- rispose Yamamoto evasivo. -Che cosa dice Tsuna della tua barba?-
Gokudera si toccò di nuovo la faccia, come se dimenticasse di non essersi potuto rasare da settimane. Non aveva mai portato la barba in tutta la vita, ma nonostante fosse incolta gli dava uno certo fascino.
-A lui non è mai piaciuta... gli dava fastidio sentirla quando mi toccava...- disse lui chiudendo il getto dell'acqua con qualche difficoltà. -Immagino che se la vedesse mi guarderebbe schifato.-
Il sorriso di Yamamoto scivolò via come la schiuma nel tubo di scarico della doccia.
-Cosa... significa che Tsuna non ti ha ancora visto?-
-L'ho visto l'ultima volta la sera del processo... abbiamo... abbiamo litigato... mi sono arrabbiato con lui per delle cose, l'ho anche aggredito e... lui... non è più venuto a trovarmi.-
Quando Gokudera guardò di nuovo Yamamoto lo fece con degli occhi che Takeshi non vedeva da molto tempo ormai. Credeva di aver dimenticato completamente il modo in cui i suoi occhi verdi potevano supplicarlo più efficacemente di qualsiasi preghiera, ma in quel momento ricordi di giorni remoti divennero di nuovo vividi.
-Yamamoto, ti prego... devi tirarmi fuori di qui. Forse posso ancora fare qualcosa per impedire che Mukuro venga ucciso.-
Yamamoto deglutì a fatica e non osò guardarlo in faccia. Possibile che nessuno l'avesse informato che quello che temeva era già accaduto? Che giorno credeva che fosse? Ma era anche vero che in una cella senza finestre da cui vedere il cielo si poteva facilmente perdere il senso dei giorni.
Il suo silenzio evidentemente aveva parlato per lui, perchè non ebbe bisogno di cercare parole. Gokudera spalancò gli occhi, si mise le mani sulla faccia e appoggiò la fronte contro le piastrelle bianche del bagno.
-Che... che giorno è oggi?-
-Il trenta dicembre.- rispose l'altro.
Fu terribile per Yamamoto essere lì a guardarlo soffrire senza poter fare niente. Allungò la mano verso di lui, ma non riusciva a trovare il coraggio di toccarlo. Avrebbe voluto consolarlo, come aveva cercato di fare con Hibari, ma in quel caso non c'erano state tutte le complicazioni che lo bloccavano in quel momento. E quante erano, quanti casini erano sepolti fra di loro...
Yamamoto deglutì la sua paura. Non aveva appena visto morire qualcuno che conosceva da tanto tempo? Non aveva appena visto il dolore che arrecavano i rimorsi? Hibari non era stato il più manifesto esempio del peso delle cose a cui si rinuncia, delle occasioni perse, delle cose mai dette? Gli aveva detto che doveva continuare a vivere, che doveva innamorarsi, andare avanti imparando a non ripetere gli stessi errori... e nemmeno lui doveva ricadere negli stessi sbagli.
Allungò quindi la mano verso di lui. Gli bastò sfiorargli la schiena perchè Gokudera si irrigidisse. Si voltò appoggiandosi alla parete e alzò gli occhi verdi sul suo viso, con uno sguardo afflitto e confuso come mai l'aveva visto.
-Yamamoto... abbiamo promesso che non sarebbe successo più.-
Yamamoto in quel momento avrebbe solo voluto non aver mai dovuto promettere. 
Tra loro c'era sempre stato un rapporto particolare. Era sempre piaciuto a Gokudera, così come Gokudera era sempre piaciuto a lui, ma erano sempre stati troppo timidi, troppo impacciati per riuscire a parlare seriamente di quello che sentivano. Quando erano adolescenti poi Takeshi non riusciva mai a farne una giusta con Gokudera, faceva sempre una figura patetica quando cercava di dire qualcosa di intelligente o di divertente. Dal canto suo, Gokudera sembrava che riuscisse a guardarlo in faccia e a parlargli solo quando aveva qualcosa da urlargli contro. E andando avanti così, anche se Tsuna inizialmente si era sforzato di trovare loro ogni occasione perchè potessero combinare qualcosa, erano arrivati a uno stallo in cui a malapena si dicevano più di un ciao e si vergognavano anche solo a sfiorarsi, come perfetti sconosciuti. Paradossalmente la situazione era migliorata quando Tsuna aveva deciso che non poteva più mentire a se stesso e si era messo con Gokudera. Era accaduto da un giorno all'altro, all'improvviso.
Yamamoto ricordava quanto all'inizio si fosse sentito tradito, ma poi vedere Gokudera così felice da superare anche la vergogna di rivolgergli la parola l'aveva calmato. Si era convinto che non fossero fatti per stare insieme, che non avevano caratteri compatibili, e che dopotutto essere amici non era affatto male. Era andata così per molto tempo senza alcun ripensamento.
Poi tre anni prima era morto suo padre. Era stato terribile aggiungere bugie ad altre bugie, dover dire a tutti che era successo all'improvviso dopo aver raccontato al mondo intero che la sua malattia stava molto migliorando. Impossibilitato a raccontare a chiunque la verità si sentiva in trappola, oltre che ormai privo di tutto ciò che restava della sua famiglia. Era stato allora che si era ritrovato Gokudera a casa, arrivato senza telefonare e senza ritrite condoglianze. Aveva semplicemente alzato una bottiglia di sakè, dicendogli che forse avrebbe voluto compagnia. E lui ne aveva davvero avuto bisogno, di alcol e di Gokudera. Era successo quella sera per la prima volta, ma entrambi sapevano che non era stato il sakè, e nemmeno la pietà per un profondo lutto. Era accaduto di nuovo tante volte, e molte più volte Gokudera gli aveva scritto, o telefonato, o era passato da lui al dojo soltanto per salutarlo, fare due chiacchiere, bere un tè o una bibita insieme. Paradossalmente lo ricordava come il periodo migliore della sua vita, anche se causato da un tragico evento.
Almeno finchè Tsuna non restò coinvolto nel sequestro del centro commerciale e passò una lunga giornata senza che si sapesse dire se sarebbe sopravvissuto oppure no. Quel trauma bastò per riportare Gokudera sulla retta via. Si era pentito di averlo tradito così tante volte e il senso di colpa era tale che lo sfogò in modo insano, facendo tutto quello che poteva per perseguire gli uomini che avevano quasi ucciso il suo fidanzato. Una volta avuta la sua giustizia, aveva chiuso definitivamente la sua relazione clandestina con Yamamoto e gli aveva fatto promettere che non sarebbe successo più.
-Perchè me lo fai promettere?- gli aveva chiesto allora. -Credi che se non siamo d'accordo sull'evitarlo succederà di nuovo?-
-... So che succederebbe di nuovo, sicuramente.- aveva risposto lui.
E davanti a questa risposta, non aveva potuto fare niente se non dargli retta e promettergli quello che voleva, perchè aveva ragione. C'era qualcosa di magnetico che difficilmente sarebbe scomparso se non si fossero impegnati a ignorarlo.
E ora, a distanza di due anni, Gokudera sentiva di nuovo quello strano magnetismo, e lo temeva. Sembrava molto più maturo, complice la barba, ma lo sguardo che aveva somigliava molto di più a quello che i nuovi allievi del suo dojo avevano ogni volta che lo vedevano impugnare la spada contro di loro. Aveva paura. Paura di quello che avrebbe significato ricaderci, o paura delle sue intenzioni?
-Non voglio questo, Gokudera.- disse allora Yamamoto. -Che uomo sarei se ti convincessi a rompere una promessa solo perchè stai soffrendo e sei debole...?-
-Ho avuto... l'impressione che...-
-I miei sentimenti non sono cambiati, Gokudera.- confessò lui con un sorriso. -Ma adesso ci sono cose più importanti a cui pensare.-
-Che... che cosa?-
-Cominciamo dalla tua barba, che ne dici?-
Gokudera, contro ogni possibile previsione, si mise a ridere. Era la risata di qualcuno che aveva troppi motivi per essere nervoso e quasi nessuno per essere felice, la risata di una persona che ne aveva un bisogno disperato. Yamamoto sorrise e si allontanò a prendere il rasoio. Dopo avergli confessato i suoi sentimenti si sentiva molto più leggero. Come poi sarebbe finita con Tsuna non poteva saperlo, ma almeno Gokudera avrebbe saputo che cosa provava per lui. Tutto il mondo fuori, tutto il resto poteva anche crollare, ma almeno non avrebbe avuto rimorsi.
   
 
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