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Autore: Love_My_Spotless_Mind    20/12/2014    1 recensioni
Un incontro voluto dal destino può sconvolgere per sempre la nostra esistenza ed insegnare che in amore non esistono confini invalicabili.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Xiumin, Xiumin
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Continuarono con la loro solita routine fatta di scuola, allenamenti, libri e chiacchiere scambiate nella pausa pranzo e nelle sere dei fine settimana. Il loro rapporto si approfondiva, iniziarono ad imparare molte più sfaccettature del carattere dell’altro, ciò li rendeva curiosi, faceva venir loro voglia di sapere di più. Minseok non aveva quasi più timore di avere brutte sorprese, iniziava a fidarsi di Luhan.
La scuola chiuse per le vacanze invernali ed i due trascorsero la vigilia di Natale insieme, nell’appartamento di Luhan. Al mercatino invernale erano riusciti a comprare dei dolcetti allo zenzero ed i biscotti al marzapane, che mangiarono avidamente, bevendo un po’ di thè caldo che alleviò il rossore delle loro dita, intorpidite dal freddo.
Non avevano regali da scambiarsi alla mezzanotte, poiché non avevano soldi per comprarne, e quando essa arrivò e la famigliare atmosfera del natale scese anche in quel malandato appartamento, i due si abbracciarono, per la prima volta di loro spontanea volontà, stringendosi forte. Il corpo di Luhan aveva un odore così naturale, Minseok lo respirò a fondo, chiuse persino gli occhi, mentre il suo amico accarezzava la sua schiena. I loro vestiti invernali avevano stoffe dure che strofinandosi uno contro l’altro provocavano il rumore della carta vetrata.
-Minseok, che ne diresti di restare con me, questa sera? –
Sussurrò Luhan con timidezza, sperando di non ricevere un netto rifiuto. Minseok sospirò piano ed il vapore bianco si liberò dalle sue labbra leggermente violacee.
-Resto. –
Accettò Minseok stringendo le labbra e sorridendo intenerito.
-E mi lascerai dormire stretto a te? –
A quel punto il sorriso di Minseok si trasformò in una leggera risata e si limitò ad annuire per rispondergli.
I due si sdraiarono sul pavimento e restarono abbracciati, si avvolsero le sciarpe attorno alle gambe per non farle gelare e si guardarono negli occhi, mentre la stanza era illuminata solamente dalla fioca luce di una candela, che continuava a sciogliersi e a divenire sempre più piccola.
-Buon natale, Minseok. –
-Buon natale, Luhan. –
Si augurarono guardandosi negli occhi, i loro sguardi aveva acquistato tonalità intense, splendenti. Si sorrisero ancora, prima di addormentarsi allo stremo delle forze.
Ora che la scuola e la biblioteca erano chiuse per le vacanze invernali i due giovani trascorrevano il loro tempo passeggiando tra la neve, lasciandosi cadere tra di essa, lanciandosela in dosso fino a sentire il corpo divenire completamente insensibile a causa del freddo. Il paese aveva un fascino particolare, avvolto da quella coltre candida sembrava un luogo utopico, lo scenario di una favola senza tempo. Mentre giocavano, i due, ridevano ed avevano dei sorrisi così belli da incantare chiunque passasse. In quei giorni molti compagni di scuola scesero in strada per giocare e ridere, c’erano anche molte ragazze che con cui i due scambiarono qualche parola. Sembrava che l’atmosfera avesse preso toni più tenui, il cuore dei due si sentiva alleggerito da un gran peso.
Nella piazza l’acqua della fontana si era congelata, il viso di Luhan si rifletteva nel ghiaccio mostrando i suoi tratti docili, i capelli biondi la cui ricrescita nera era arrivata più o meno all’altezza delle orecchie. Immaginò un lago ghiacciato dove poter pattinare, cadere e rialzarsi fino a sentirsi completamente stremati ma estremamente divertiti. Durante questa immaginazione il suo sguardo agli occhi di Minseok apparve profondo come un vortice senza fine, dal quale si sentiva, ormai, di essere stato risucchiato. Improvvisamente si sentì come il suo destino fosse stato in qualche modo condizionato da quel magico incontro che lo aveva fatto sentire nuovamente vivo, dopo infinito tempo.
Per queste motivazione prese la decisione di mostrargli la sua abitazione desolata. Se non gliela avesse mostrata non sarebbe riuscito fino in fondo a farsi comprendere dall’altro. La villetta si trovava isolata, era circondata da un campo dove un tempo crescevano altissime spighe di grano ma che ora era completamente sepolto dalla neve. L’unico modo per raggiungere l’abitazione era seguire il vialetto che Minseok stesso aveva spalato una notte, non riuscendo ad addormentarsi. L’edificio fin ad un primo sguardo appariva abbandonato e se stesso, ma non era difficile immaginarlo curato, nel pieno della bellezza e della vita, appena qualche anno prima.
Una volta entrati Luhan si accorse con sua grande meraviglia che all’interno della casa fossero stati portati via tutti i mobili, restava solamente un pianoforte a coda al centro di quello che un tempo doveva essere stato il salotto. Al contrario del resto il pianoforte aveva una superficie nera brillante, i tasti erano lievemente consumati ma aveva un bell’aspetto.
-Una sera, dopo che i miei genitori avevano avuto un violento litigio, mi svegliai di soprassalto da un brutto sogno. Ero un bambino, dovevo avere poco più di nove anni. Spaventato li cercai nella loro camera da letto ma loro non c’erano, allora scesi al piano inferiore e li chiamai ma nessuno rispose. Le luci erano accese e la porta aperta, ma loro non c’erano. –
Raccontò Minseok accarezzando la superficie del pianoforte, cercando di ricordare più dettagli possibili di quella sera che aveva sconvolto per sempre la sua vita.
-Uscii di casa e gridai, pioveva a dirotto, era la notte più fredda che avessi mai vissuto. Ma loro non risposero ed a casa non tornarono più. Quella notte camminai in lungo ed il largo per cercarli, senza riuscire in alcun modo a trovarli. Ero terrorizzato, non avevo nessuno che potesse prendersi cura di me. Non avevamo vicini, non avevamo amici e non conoscevo i miei parenti. Mi sentivo abbandonato da tutti, probabilmente erano stati i miei genitori a chiudere i rapporti con chiunque, ma allora non potevo capirlo. Mi sembrava di essere stato dimenticato non solo da loro ma da tutto il paese. Fu una sensazione tremenda che spero nessuno possa mai provare. –
Luhan volse il proprio sguardo verso le stanze vuote e desolate, sentì la malinconia bloccarsi nella sua gola.
-Sono stato costretto a dar via tutto, pur di garantirmi qualcosa da mangiare. L’unico che mi aiutò fu il custode della biblioteca, unico amico della mia famiglia, che però prima di allora non avevo mai conosciuto. Lui e sua moglie compresero la mia volontà di non voler abbandonare questa casa, nella speranza che i miei genitori tornassero. Mi aiutarono a vendere i miei pochi averi e mi cucinarono il pranzo ogni giorno. L’unico oggetto che il custode mi aiutò a conservare fu questo pianoforte, poiché disse che mia madre adorava suonarlo. –
Luhan provò a premere uno dei tasti per sentire che rumore facesse. Nell’orfanotrofio avevano un vecchio pianoforte completamente scordato, ma lui da bambino adorava suonarlo, nonostante tutto.
-Da quando la moglie del custode è morta io mi sono occupato di aiutarlo in tutto e lui me ne è davvero grato. È una bravissima persona, di poche parole, riservato, ma in un certo senso è l’unica famiglia che posseggo. –
Gli occhi di Luhan erano diventati leggermente lucidi, un velo umido illuminava i suoi occhi scuri. Sentì qualche lenta lacrima rigargli il viso ed allora si affrettò ad asciugarle con le dita. Minseok gli sorrise intenerito, si avvicinò a lui e lo strinse in un caldo abbraccio. Luhan chiuse le palpebre, abbandonandosi in un pianto sommesso, singhiozzando appena, sentendosi pieno di dolore.
-Fammi essere la tua famiglia, Minseok. –
Sussurrò con la voce spezzata dal pianto che aveva scosso il suo corpicino esile.
Minseok fu colpito dalla dolcezza del suo amico, dal fatto che piangesse per la sua storia, che si sentisse tanto partecipe della sua brutta esperienza. Accarezzò la sua nuca, attraversando le ciocche di capelli biondi con le dita. Posò un piccolo bacio sulla sua guancia e sorrise.
-Ti voglio molto bene, Luhan. –
Sussurrò vicino al suo orecchio. Lui, non ricordava di aver mai detto quelle parole, probabilmente i suoi genitori lo avevano sussurrato ogni sera prima di farlo addormentare, ma lui non era più in grado di ricordarlo.
Dentro di sé nacque la consapevolezza di star costruendo qualcosa di solamente suo, che nessuno avrebbe mai potuto distruggere, perché improvvisamente ci teneva troppo per vederlo svanire nel nulla. Il terrore di svegliarsi in piena notte e di vederlo volatilizzarsi dalla sua vita era presente in quel cuore timoroso, ma non lo induceva più a non fare nulla, era deciso a costruire la sua vita, per la prima volta.
Il vecchio anno volò via ed il nuovo arrivò colmo di speranze, di promesse, con l’unica certezza che Luhan e Minseok sarebbero restati vicini. Seduti sulla scala antincendio osservarono il cielo terso di nuvole, si scambiarono idee, si domandarono cosa il futuro avesse in servo per loro. Fecero il conto alla rovescia e quando scoccò la mezzanotte si strinsero in un abbraccio. Poi Luhan osservò la costellazione, che riusciva a scorgere a malapena a causa del brutto tempo, ed augurò a bassa voce un buon anno per i suoi genitori.

Il primo giorno del nuovo anno il sole era così brillante da sciogliere la neve. I due ragazzi lo presero come un buon auspicio per i mesi che sarebbero venuti. Raggiunsero  il boschetto ai piedi del paese e lì passeggiarono tra gli alberi, ridendo e scherzando come da poco avevano imparata a fare. Ora che si sentivano più rilassati avevano scoperto tanti lati divertenti di loro stessi e semplicemente trascorrere una giornata camminando e scambiandosi ora battute, ora considerazioni, era il meglio che potessero desiderare.
Le loro voci ruppero la quiete del bosco, frastagliarono il silenzio che per troppo tempo si era impadronito di quella meravigliosa località. Sotto i loro passi le foglie scricchiolavano rumorosamente e la neve faceva rischiare loro di scivolare, più di una volta si ritrovarono sul punto di cadere ma tra di loro sapevano come trattenersi.
-Minseok immagini che bello sarebbe se fossimo degli animali selvatici? Non sarebbe divertentissimo? Potremmo fare tutto ciò che vorremmo, senza preoccuparci di nulla e di nessuno. Tu saresti il mio branco ed io farei di tutto per difenderti, sai? Tu potresti anche restare tutto il giorno a dormire nella nostra tana ed io penserei a tutto. –
Fantasticò Luhan ridendo, saltellando sui dei grossi massi che costeggiavano il sentiero. Minseok strinse la sua mano, in questo modo avrebbe evitato il rischio che potesse cadere. Il ragazzo aveva avvolto la sciarpa fin sopra la bocca, era davvero buffo in quella situazione, Minseok lo osservò sorridendo intenerito.
-Con quelle spalle così piccole vorresti proteggermi? –
Domandò allora per prenderlo un po’ in giro. Luhan si voltò verso di lui, Minseok non riusciva a vedere se stesse sorridendo ma il suo sguardo era serissimo, i capelli venivano scompigliati dal vento e coprivano in parte i suoi occhi.
-Ti proteggerei da ogni cosa, Minseok. Anche se non sembra ne sono capace. –
Minseok a quel punto lo tirò verso di sé e Luhan scivolò contro di lui, il viso contro il suo petto, le braccia dell’altro andarono immediatamente ad avvolgerlo, a sorreggerlo. Luhan tremolò fra quelle braccia che lo tenevano con tanta sicurezza, respirò piano chiudendo le palpebre.
-Ora che ci siamo trovati saremo per sempre una cosa sola e ci proteggeremo. –
-Le vere famiglie lo rimangono per sempre. – 
  
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