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Autore: _Terens    20/12/2014    1 recensioni
"La fine era estremamente vicina, era arrivato per il sole il momento di 'morire', per poi rinascere il giorno seguente, sempre più brillante, pronto a ricominciare il suo ciclo infinito."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come una rondine

 

La ragazza si spostò una ciocca di capelli che le era ricaduta davanti gli occhi. Il suo gesto fu del tutto inutile, dato che un momento dopo fu come se non si fosse sistemata.

Elena era stanca e oppressa. Esausta per quella corsa a vuoto che avevano fatto per prendere l'autobus, e se possibile ancora più stressata a causa di quell'estenuante camminata.

In più si sentiva davvero giù di morale, per quella notizia che le avevano rivelato i genitori soltanto una sera prima. Per questo era uscita con Irene e Alessia. Nel disperato tentativo di distrarsi un po' e chissà, magari avrebbe passato davvero una giornata memorabile.

Eppure si sentì quasi in colpa. Andava bene svagarsi e divertirsi con le sue amiche, ma sapeva che quella era l'occasione per confidarsi con loro. Doveva approfittarne e cogliere l'attimo, ma ogni volta che apriva bocca, era solo per darle aria.

Si voltò verso di loro che continuavano a ridere e scherzare. Fece per aprire bocca nuovamente, ma si ritrovò a boccheggiare per l'ennesima volta. Possibile che fosse così difficile rivelare loro quella notizia che tanto la stava opprimendo?

Cercò di autoconvincersi che se in quel momento non ne stava parlando con loro, era perché non voleva rovinare quell'atmosfera serena in cui sembravano essere completamente assorte. Si disse che il suo era un gesto altruista e completamente rivolto al bene delle sue amiche, per non rovinare loro la giornata.

Ma in fondo chi era lei? Non era il centro del mondo, e non poteva certo aspettarsi di essere la causa del loro malcontento per la semplice rivelazione di una notizia. Certo, era sicura che ci sarebbero rimaste male, ma poi si sarebbero abituate all'idea. Dovevano abituarsi, così come doveva farlo anche lei.

Ma chi voleva prendere in giro? La verità per cui non si stava confidando con loro era ben altra: non riusciva ad affrontare l'argomento, e provava ogni tentativo per sviarlo e non guardare in faccia la realtà. Aveva terribilmente paura a parlarne con loro e a dire i fatti così come stavano. Perché sapeva che una volta che avesse pronunciato a voce alta quelle parole, esse avrebbero preso una piega reale. E lei non era pronta ad affrontare la realtà.

Elena si riscosse dai suoi pensieri quando Irene e Alessia la richiamarono. Si rese conto solo in quel momento che erano andate avanti, e stavano per salire le scale. Così le raggiunse, restando sempre un po' distante da loro.

L'unico pensiero che le dava la forza di salire tutte quelle scale era, che una volta arrivata in cima, si sarebbe potuta godere un bel panorama. Almeno questo era quello che sperava.

Nel frattempo le sue amiche continuavano a scherzare. Facevano battute che lei sembrava non capire, ma forse perché non le stava ascoltando. O forse semplicemente non si sforzava abbastanza.

Probabilmente in quel momento guardandole con occhio esterno si sarebbe potuto dire che solo le prime due ragazze davanti fossero amiche. Mentre ignoravano totalmente la terza, che stava poco più dietro di loro. Erano totalmente diverse. Loro si trovavano bene insieme, erano sempre sorridenti, mentre lei, apparentemente indifferente, non faceva che sentirsi fuori luogo proprio come un pesce fuor d'acqua.

Sospirò e andò avanti e finalmente le tre arrivarono in cima, nel cosiddetto “Terrazzo dell'angelo”.

La ragazza fu subito sorpresa nel trovare così tante persone, la cui maggior parte non era di Roma. Fu ancor più meravigliata dall'effetto che produceva la statua bronzea dell'angelo, che dominava la terrazza e al cui confronto si sentiva così piccola.

Le venne da sorridere, non sapeva bene per quale motivo, ma si sentiva bene là sopra. Era fantastico vedere quante persone venissero da fuori per ammirare la bellezza della “città eterna”.

Si avvicinò alle sue amiche, che avevano tirato fuori le loro Nikon, per racchiudere tutto quanto in delle magnifiche foto. Le invidiò: a loro bastava catturare un momento in una fotografia. E la fotografia non era esattamente il suo forte.

A lei invece andava bene un blocco di schizzi, una matita e così stava a posto. Peccato che non li avesse portati con sé.

Per occupare il tempo, e anche perché le dispiaceva non avere nemmeno un ricordo di quella giornata, prese il cellulare, e nonostante non fosse il massimo, soprattutto se comparato alle Nikon di Irene e Alessia, si diede da fare.

Elena si voltò, quando una turista, probabilmente tedesca, la richiamò per chiederle se poteva fare una foto a lei e al ragazzo. Lei annuì gentilmente, fece un paio di scatti, e restituì la macchinetta alla proprietaria. Irene le andò accanto e chiese a quella turista se stavolta poteva fare lei una foto a loro tre insieme.

Fatte le foto tutte e tre la ringraziarono cortesemente. Dopo di che la guardarono e commentarono insieme. Poi cominciarono a parlare del più e del meno, così, senza pretese.

Ed Elena si sentì talmente in colpa per i pensieri che aveva avuto poco prima. La verità è che si sentiva parte integrante del gruppo, voleva loro un'infinità di bene, ma quando non si trovavano sotto alcuni aspetti, si faceva prendere dallo sconforto mentre un'aura negativa la circondava. Loro tre si conoscevano da un sacco di tempo e alla fine erano sempre riuscite a trovare dei compromessi, pur di non perdere quell'amicizia.

Alessia si scusò con loro perché voleva allontanarsi un momento per fare delle foto all'angelo. Così Elena si affacciò, seguita a sua volta da Irene, che continuava con i suoi scatti. Nel frattempo lei ammirò il panorama che le si presentava davanti gli occhi. Si poteva vedere davvero tutta Roma, e risaltava in particolar modo la cupola di San Pietro.

Erano poche le giornate in cui si rendeva davvero conto della bellezza della sua città. Una città così bella, e rovinata dalle persone che ci vivono, pensò lei.

Certo, era davvero un peccato.

Chiuse un momento gli occhi, assaporandosi a pieno l'aria pura, che non sentiva da tanto tempo. Finalmente si sentì meglio, come se quella vista le avesse davvero alleggerito l'anima. Quando riaprì gli occhi si sentì diversa. Guardava tutto diversamente. Forse si sentiva più attenta ai particolari, i quali venivano spesso tralasciati dalle altre persone.

Tutto sembrava parte di un quadro, dove ogni singola pennellata contribuiva alla resa del lavoro finale.

Si era fatto tardi, e stava cominciando a tramontare. Il cielo era di un magnifico arancio, a cui erano sovrapposte delle sfumature più chiare. Il sole era quasi sceso del tutto, e le nuvole cominciavano a coprirlo. La fine era estremamente vicina, era arrivato per il sole il momento di 'morire', per poi rinascere il giorno seguente, sempre più brillante, pronto a ricominciare il suo ciclo infinito.

Era quello che doveva affrontare Elena. Con il trasferimento, che sarebbe avvenuto da lì a poco, la ragazza avrebbe concluso la sua vita a Roma, per poi ripartire e ricostruirla a Firenze. Non sarebbe stato facile lasciare le persone a cui teneva di più, e aveva paura che nella nuova città non avrebbe trovato nessuno.

Però dentro di sé era scattato qualcosa, si sentiva più determinata, ed era convinta di avere la forza necessaria per affrontare ciò che le riservava il futuro.

Come il sole ricominciava la sua 'vita' giorno per giorno, così avrebbe fatto anche lei.

Anche lei faceva parte di un quadro, un'opera incompleta, di cui si aveva soltanto uno schizzo preparatorio. Sarebbe stata lei a marcare i tratti e a riempire il tutto con delle pennellate. Elena avrebbe completato il suo quadro da sola, senza l'aiuto di nessuno.

Si riscosse dallo stato contemplativo in cui si trovava quando Alessia e Irene avevano cominciato a richiamarla, avvertendola che era ora di tornare a casa. Le seguì pensando che avrebbe detto loro tutta la verità, sperando di trovare sostegno, in modo di sentirsi ancor più sicura. Era il primo passo per affrontare la realtà.

Si voltò un'ultima volta e sorrise nel vedere uno stormo di rondini spiccare nel cielo. Dei tratti neri, scuri e decisi che fecero risaltare ancor di più le bellissime sfumature del tramonto.

E come una rondine, Elena avrebbe volato in alto nel cielo seguendo i suoi sogni, tracciando infinite traiettorie nell'aria incidendo la sua storia, mentre un senso di libertà e leggerezza l'avrebbero guidata nella sua nuova vita.




Angolo dell'autrice
Allora, so che questa non è esattamente una storia drammatica, ma non sapevo in che altra sezione pubblicarla. Se trovate che un'altra sezione sia la più adatta, ditemi pure, così cambio.
Questa storia l'ho scritta per un'esercitazione di scrittura creativa che mi ha assegnato la mia professoressa, partendo da due foto. Alla fine ho deciso di pubblicarla anche qui, e niente... fatemi sapere che ne pensate! c:

  
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