Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Arya Tata Montrose    20/12/2014    3 recensioni
Armin non sopportava l’idea che fosse chiusa in quel baccello di diamante durissimo, senza poter muoversi, parlare, vivere.
~~~
Hope you enjoy :)
[432 words] [Armin/Annie] [Angst]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Leonhardt, Armin Arlart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(fan art di IlllusionDoll on Fanpop)

 
Guardia
 
Ogni passo che compiva verso la sua meta era angosciante, ad ogni gradino che scendeva gli veniva voglia di girare i tacchi e correre via, nel suo letto, lontano da quel sotterraneo tetro e pieno di tristezza; ma andava avanti lo stesso, era suo dovere.
 
Petra era andata a riferirgli l’ordine del Caporale quella mattina, dopo l’allenamento a cavallo, ed era da quel momento che si sentiva inquieto. Dopo gli eventi di quattro mesi prima, solo a Jean era stato chiesto di sorvegliare Annie. Dapprima, si era sentito orgoglioso, perché nessuno faceva mai affidamento su di lui, ma poi aveva iniziato a porsi delle domande: e se si sveglia? Che cosa farò? Cosa dovrei fare, esattamente, in quella situazione? Cosa potrebbe andare storto? E allora l’angoscia aveva iniziato ad impossessarsi di lui.
 
Ad essere sinceri, nemmeno aveva voglia di vederla. Non sopportava l’idea che fosse chiusa in quel baccello di diamante durissimo, senza poter muoversi, parlare, vivere. Nonostante tutta la distruzione, le morti e i problemi che aveva causato, Armin avrebbe voluto che lei avesse continuato a vivere. Perché era lei che gli aveva insegnato cosa veramente volesse dire quella parola.
Annie, con il suo temperamento sempre freddo, gli aveva insegnato a lottare, a resistere, a non piegarsi davanti a nulla. Nelle lunghe sere passate ad allenarsi fuori orario, si erano scambiati sguardi, parole, gesti, che avevano un significato da parte di entrambi.
Armin non sapeva cosa esattamente ci fosse stato tra di loro, ma poteva considerarla un’amica; o forse di più. Lui l’aveva vista piangere e aveva potuto godere dei suoi sorrisi, rari più del diamante che ora era la sua prigione.
 
Quando giunse alla porta che ancora lo separava dalla tetra stanza, esitò. L’angoscia che ancora gli attanagliava la gola. Sarebbe stato capace di guardarla ridotta ad un misero involucro?
 Si morse il labbro e spinse la cigolante porta. Entrò a passo marziale, trattenendo le lacrime che volevano uscire, pressanti. Evitò di guardarla, perché le emozioni non prendessero il sopravento. Doveva sembrare – no, lui doveva essere, ma in quel momento, proprio non ci riusciva – un soldato e ricacciare indietro l’angoscia, la tristezza ed il ricordo felice di una Annie sorridente; dopotutto, il Caporale aveva fiducia in lui.
 
La stanza era illuminata dal bagliore riflesso delle torce appese alle pareti ed al centro di un piano rialzato, Annie se ne stava immobile, rinchiusa nella sua prigione di diamanti, legata con cavi d’acciaio.
Una nuova e profonda tristezza l’assalì nuovamente e le gambe gli tremarono. Perché non l’aveva impedito? Era davvero così inutile?
 Si sedette accanto all’involucro scintillante e cedette. Si voltò verso di lei, il cui corpo rimaneva immoto, come quello di un morto, ma che sembrava semplicemente addormentato. Osservando il volto sereno di Annie, un ricordo gli balenò nella mente: una volta, lei, vinta dalla stanchezza, gli aveva appoggiato la testa sulla spalla e si era addormentata. Quella volta, il ragazzo era arrossito fino alla punta delle orecchie. Me era felice, quella sera, felice che Annie si fosse affidata a lui. Mentre si rinchiudeva in quel freddo involucro, il volto della ragazza aveva assunto un’espressione che mai aveva mostrato in quel campo d’addestramento: era serena, limpida e, a lui parve, felice.
Forse aveva pensato a qualcosa di bello, ad un ricordo felice, per morire in pace.
 
Le lacrime gli rigarono le guance a quel frammento di un tempo felice, quando tutto era normale e pressoché sereno. Gli mancavano quei pochi momenti in cui stavano insieme, gli mancava la sua Annie.
Quella Annie dolce e gentile, quella tenera e felice, quella che veniva fuori con lui soltanto.
 
Nemmeno il clangore dei foderi di metallo che sbattevano contro la pietra dei gradini mentre si alzava di scatto lo distolse da quel pensiero che era balenato nella sua mente all’improvviso. Si voltò ed il suo corpo incontrò il freddo e duro diamante che racchiudeva Annie.
Le sue lacrime nostalgiche raggiunsero anche la pietra.
 
Un lieve calore penetrava in quell’ambiente oscuro. Se ne sorprese: chi mai poteva starlo infondendo alla sua prigione?
Nella sua mente, apparve un lampo, un’immagine che vi s’impresse a fuoco. Le labbra di Annie, quella che viveva e si muoveva nel pensiero, s’incresparono in un sorriso amaro, che sapeva della malinconia che solo un ricordo felice, lontano ed irraggiungibile lasciava: Armin la stava abbracciando.



 
[716 words]

Tata's corner
Buona sera a tutti!

Quest'ideuccia m'è saltata in mente vedendo quella stupenda fan art. Qualche lacrimuccia l'ho versata, mentre la scrivevo e spero che possa aver emozionato anche voi anche se non sono tanto brava, lo so.
Comunque, in origine, questa doveva essere una flash fic ma grazie all'aiuto di Stratovella, che ringrazio infinitamente, è diventata quel che è ora.
Detto questo, auguro a tutti voi buon Natale e buon anno nuovo :)

Jaa ne!

Tata.
 
   
 
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