Credo che Aurora
sia
la degna figlia di suo padre. Non fa che piangere e piangere e
piangere, fa
saltare i nervi a tutti fino a quando qualcuno non la prende in braccio
e se la
porta in giro. Tranne che poi quando c’è suo
padre, non piange mai. Non so se
il suo pianto irrefrenabile quando lui non c’è sia
un karma per me, per la
decisione che ho preso.
In tutto questo tempo,
a parte quello trascorso con Aurora e con Cami e Roberto non ho voluto
parlare
con Armando. Non penso serva a niente. Già da prima che
nascesse la bambina,
lui ha chiesto di parlarmi ma io sono ancora troppo ferita per tutto
quello che
mi ha detto.
Però è successo che in
queste vacanze di Natale è tornato a casa. Ma non tornato a
casa perché tutto è
tornato come prima, è tornato perché Camila e
Roberto me lo hanno chiesto, anzi
mi hanno pregato di farlo restare a casa perché loro
vorrebbero che tutto
tornasse come prima. Non me la sono sentita di dire di no, anche
perché lui,
quando se n’è andato di casa è andato a
vivere dai suoi genitori, che erano a
Londra. Però adesso, per queste vacanze sono ritornati con
Camila, Alberto e i
loro figli. Insomma, in quella casa non c’era più
spazio per Armando a meno che
non condividesse la stanza con qualcuno dei ragazzi.
Cosa che non ha voluto
fare. Ha detto che sarebbe andato in un residence. Camila mi ha
telefonato per
perorare la causa del fratello e mi ha detto di guardare anche il lato
positivo,
e cioè Aurora avrebbe smesso di piangere e per la settimana
che nessuno dei due
lavorava avrei potuto riposare mentre lui se la spupazzava da qualche
parte.
Così è tornato per la
felicità dei miei figli. La prima cosa che ho fatto quando
è entrato in casa è
stato depositargli la bambina tra le braccia. Piangeva da
mezz’ora. È bastato
fare questo e ha smesso. Credo che saranno anime gemelle per mia
sfortuna.
Invece tra di
noi non
è cambiato nulla. Ci parliamo il minimo indispensabile.
Anche se io vorrei
tanto parlargli. Ma sono così ferita che non riesco a dirgli
niente di niente. E
se prima era lui che non voleva parlare, adesso sono io che non riesco
a
esprimere i miei sentimenti. Ho passato tre mesi infernali. Prima che
la
bambina nascesse ho lavorato come una matta per preparare il lancio
della
collezione. E le
dimissioni di Daniele non
hanno di certo aiutato, facendo venire meno un membro importantissimo
dell’organico
aziendale. Poi con la nascita della bambina ho dovuto per forza restare
a casa,
ma solo per due settimane, perché Ecomoda non poteva restare
senza presidente e
senza vice presidente. Non potevo lasciare tutto nelle mani di Nicolas
e Mario.
Così ho iniziato a portare la bambina con me in azienda, ma
poi era troppo
complicato. Quindi ho iniziato ad usare il tiralatte e a lasciare la
bambina
con mia madre.
Se Armando avesse
lavorato all’Ecomoda avrei potuto prendermela con molta
più calma, come quando
sono nati Cami e Roberto. Ma sono troppo impegnata a dimostrargli che
non
intendo appoggiarmi su di lui come vorrebbe. Significherebbe mollare la
presa,
dargli ragione e io non voglio. Ma sono distrutta. Sono stanchissima.
Vorrei
dormire per i prossimi sei mesi, svegliarmi e ritrovare la mia famiglia
come
era prima.
L’unica cosa positiva
che successa
è che del tutto
inaspettatamente l’associazione donne colombiane ha deciso di
candidarmi al
premio internazionale Donna dell’Anno come Donna
dell’Anno per la sezione Imprenditrici.
Ricevere questo attestato
di stima mi ha risollevato il morale. Questa sera devo andare al gala
di
inaugurazione, dove verrà formalizzata la mia candidatura. E
Armando non sa
nulla di tutto questo!
Lui questa sera
resterà con i bambini qui a casa! Avrei tanto voluto parlare
con lui di questa
candidatura ma temo tantissimo che lui la prenda nuovamente come uno
smacco a
se stesso, iniziando a dire cose che pensa solo lui riguardo il mio
cambiamento.
Dovrò iniziare a non poter condividere con lui quanto
avviene nella mia vita, perché
a tutti gli effetti ormai siamo separati.
“E tu, cosa ci fai
qui?”sono all’ingresso del Club dove si
svolgerà la serata.
“E tu perché mi hai
detto ‘Esco con le ragazze’ se non è
affatto vero? Perché non mi hai detto
della candidatura al premio?” mi chiede Armando, vestito di
tutto punto
“Perché non ti
riguarda?” gli domando con tono sarcastico
“Sei ancora mia
moglie! Mi riguarda eccome!!” mi dice lui
“Dov’è Nicolas? Perché
non è qui?”
“Non verrà” mi dice
“gliel’ho
detto io di non venire!”
“E i bambini? Con chi
li hai lasciati?” gli domando
“Con Camila e Alberto.
Sono a casa nostra!”
Vorrei dirgli che il termine
casa nostra ha smesso di essere tale da tempo. Casa mia semmai.
“E perché sei qui?
Insomma cosa ti
interessa se mi
candidano o no? Questa candidatura tu non la approvi! Tu non approvi
niente
della me che sono adesso! Ricordi?”
“Betty! Non è affatto
così!E lo sai!”
“Non mi interessa
affrontare questo argomento adesso. Piuttosto chiamo Nicolas e gli dico
di
raggiungermi”
“Ci sono qui io, non
capisco che bisogno ci sia di far venire Nicolas! Io sono tuo marito!
Tu sei a
tutti gli effetti mia moglie. Se ti presenti con un uomo che non sono
io, in
una situazione del genere che figura ci facciamo? Dobbiamo proteggere
il nostro
nome e lo sai anche tu!”
“Questa è davvero la
più stupida delle scuse. Comunque devo chiamare Nicolas,
perché questa sera ci
sarà Mark Brown che vuole conoscerlo. Non so se ti ricordi
di lui, l’abbiamo
conosciuto a New York.”
“Certo che mi ricordo!
Non ti toglieva gli occhi di dosso!”mi risponde
“Mi ha contattato per
chiedermi di presentargli Nicolas. Sai che lavora la dipartimento del
commercio
della Florida. È interessato a conoscerlo.”
“Ah … ti ha
contattato! E quindi passerà tutta la serata a
corteggiarti!”
“Non essere stupido
Armando! Penso che sappia che io sarei venuta con te stasera. Vuole
parlare con
Nicolas. Con me ha solo rapporti cordiali. E non capisco
perché ti devo queste
spiegazioni!!”
“Vuoi chiamare Nicolas
per dirgli di venire? Bene fallo, ma io o entro con te, oppure mi
imbuco ed
entro lo stesso. Vuoi forse che ti spii da dietro qualche siepe per
tutta la
serata? Va bene lo stesso!!”
Ci penso un attimo. “Va
bene! Entriamo”. Chiedo allo steward di avvisarmi quando
Nicolas arriva.
So che sta combattendo
una dura battaglia con se stesso. Quando mi ha detto che sentiva di non
essere
abbastanza per me, forse avrei dovuto dargli retta di più.
Penso che tutti
questi riflettori su di me abbiano amplificato il suo senso di
inferiorità. Ma
poi perché? Perché non riesce a superare tutta la
sua inquietudine e
semplicemente essere felice?
Siamo
tornati a casa
in un silenzio imbarazzato. Quando siamo entrati, Camila e Alberto
erano
appisolati sul nostro divano. Che teneri! Gentilmente li ho svegliati e
ringraziati
per essere rimasti con i bambini e poi sono andati via. Prima
però Camila ha
colto la palla al balzo e ha detto ad Armando “Spero che tu
non abbia combinato
qualcuno dei tuoi disastri!” ed è uscita.
Rifletto sul fatto che
tutti noi siamo soliti rivolgerci a lui dicendo “Speriamo che
tu non abbia
combinato qualcuno dei tuoi disastri”. Non ci avevo mai fatto
caso ma ci
spettiamo da lui sempre qualcosa di sbagliato. Oddio, mi sento
stanchissima. Non
posso pensarci adesso. Vado nella nostra camera e mi cambio.
È quasi l’una di
notte. Aurora dorme e se siamo fortunati non si sveglierà
che domani mattina
verso lei sei. Armando entra nella camera per guardare la bambina.
E’ assurdo
che nessuno dei due sappia cosa dire solo per il fatto di esserci
baciati, come
se non fossimo sposati da dodici anni, come se non avessimo vissuto
assieme. Se
solo facesse un passo verso di me! È vero che sono stata io
a non volergli
parlare, però anche sentire che lui mi voglia ancora
aiuterebbe. E invece suona
il suo cellulare. Ha ricevuto una mail credo.
“Chi ti manda una mail
a quest’ora?”non posso fare a meno di chiedergli
“Sarà una di quelle
mail di offerte promozionali” mi risponde
“E perché non
controlli?”gli dico
“Non è importante
adesso” mi dice
“Dammi il tuo
cellulare” gli chiedo
“Betty, cosa ti
prende?? Svegli la bambina!”
“Non sveglio la
bambina. Dammi il tuo cellulare” gli ripeto
“No” mi dice “non hai
nessun motivo di controllarlo”
“Allora fammelo vedere”.
Non gli do il tempo di rispondere. Gli prendo il telefono dalla tasca
prima che
possa farlo lui. Cerca di bloccarmi. Ma io mi allontano.
Scorro le mail e resto
impietrita. Ci sono circa duecento mail tra le sue e quelle di Faith
Jackson
Ross.
“Esci da questa
stanza!” gli dico “Immediatamente”.