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Autore: KatherineSwan    21/12/2014    7 recensioni
Colin e Jennifer. Jennifer e Colin. Due anime unite dal proibito. Due colleghi che pian piano scoprono l'importanza che l'uno ha per l'altro, e iniziano a chiedersi: e se la mia vita fosse sbagliata? e se potessi avere di più?
Jennifer e Colin che fanno colazione insieme. Jennifer e Colin che fanno l'amore. Jennifer e Colin che si tengono per mano. Jennifer e Colin che si amano.
E se tutto questo potesse far parte della loro vita?
Succederà? Vi basta leggere per scoprirlo.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: colin o'donoghue, Jennifer Morrison
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi con il nuovo capitolo, più lungo del solito ma, ehi, è quasi Natale XD
Lasciando perdere il fatto che ho pianto troppo mentre lo scrivevo e considerando che ONCE è ufficialmente in pausa, sfogo la mia frustrazione su questa FF e faccio disperare anche voi, almeno spero.
Beh, che dire, buona lettura e recensite, ve ne sarò immensamente grata.



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Cercava di evitare i suoi sguardi, soprattutto sul set, dove non poteva permettersi di lasciarsi sopraffare dalle emozioni e mostrarsi debole agli occhi di tutti.
Avrebbe continuato a tenersi tutto per sé, fin quando Colin non si fosse dimenticato di averle detto che l’amava e tutto sarebbe tornato come prima.
Jennifer, inconsciamente, ci sperava anche se, infondo, sapeva che lei non avrebbe mai dimenticato lui.
E come poteva? Come poteva dimenticarlo quando era una presenza costante nella sua vita?
Ormai erano passati giorni, settimane, il freddo si ricominciava a sentire a Vancouver, ma soprattutto nel cuore di lei che, imperterrito, cercava rifugio tra le braccia di un altro uomo per colpare il vuoto che sentiva dentro.
Con Sebastian c’era questa strana relazione-non relazione.
Non era pronta a ricominciare con lui ma, allo stesso tempo, aveva bisogno di averlo nella sua vita.
Era una costante indispensabile per andare avanti.
Si vedevano raramente, a causa dei rispettivi impegni di lavoro ma, appena lui poteva, correva da lei anche solo per una manciata di minuti, il tempo di dirle quanto era bella e quanto le mancava.
Colin, d’altro canto, non riusciva nemmeno a sopportare l’idea di vederla di nuovo con quell’uomo, non sopportava l’idea che Sebastian potesse fare l’amore con lei, il solo pensiero lo rendeva irascibile verso chiunque pronunciasse quel nome.
«Allora, hai sentito di Jen e Sebastian? Tu che la conosci bene, credi sia tornata con lui?»
Josh si pentì subito dopo per aver posto quella domanda all’amico, mentre erano in un bar poco lontano dal set per bersi una birra.
Infondo sapeva benissimo che, ultimamente, le cose tra i due colleghi erano strane e c’era tensione a sufficienza per far scatenare una guerra.
«Della sua vita fa quello che vuole, no? Di certo non è affar mio.»
Colin si districò facilmente con quella risposta seccata, ripensando alla loro ultima discussione sull’argomento, quando lui le aveva detto di amarla e lei non aveva risposto.
Era rimasta in silenzio e non era più ritornata sui suoi passi, né tanto meno lo aveva più cercato.
Persino a lavoro si evitavano, tranne quando dovevano girare delle scene insieme e allora, solo allora, Jennifer sembrava più vulnerabile e sul punto di cedere ma, terminate le riprese, tornava ad indossare quella maschera di freddezza e lo liquidava con rapide frasi di circostanza.
A Colin mancava, mancava terribilmente quella bionda peperina che gli rallegrava le giornata, gli mancava la sua prima vera amica, gli mancava la donna con cui di solito si confidava ormai da due anni, gli mancava la sua Jennifer.
«Amico, sei sicuro di star bene?»
«Certo, sto alla grande, perché non dovrei?»
«Che succede tra te e Jennifer? E non dirmi ‘niente’, sarò anche stato un po’ distratto nell’ultimo periodo, ma non sono stupido.»
Colin sospirò, arrendendosi all’evidenza e al fatto che, infondo, aveva bisogno di parlare con qualcuno.
«Come hai capito di esserti innamorato di Ginnifer? Insomma, quando hai capito che avresti voluto cambiare la tua vita per lei?»
Josh non sapeva bene come rispondere a quella domanda, non perché non sapeva cosa dire, piuttosto perché aveva capito, aveva capito dove lui sarebbe andato a parare.
«La prima volta che l’ho guardata. Appena ci siamo incontrati sul set è successo qualcosa. Non so spiegare cosa sia stato, come se una scarica di elettricità mi avesse colpito dritto al cuore. Ci ho messo un po’ a capire cosa fare, ma a questo punto della mia vita mi chiedo solo ‘perché non l’ho fatto prima?’»
Sussurrò, per poi bere un sorso di birra, aspettando in silenzio che l’amico assimilasse il tutto e che si aprisse con lui come faceva una volta.
Colin, senza rendersene conto, ripensò al suo primo incontro con Jennifer in sala lettura.


Era il suo primo copione in quello show, aveva dato anima e corpo per ottenere quel lavoro e finalmente quella era la sua occasione per dimostrare a tutti che attore era.
Quando l’aveva vista entrare nella stanza tutto sembrava essersi illuminato, come se lei fosse il sole e avesse appena portato luce nelle tenebre.
Si ricordò di come si era sentito a disagio a causa di quei pensieri, come se fosse impossibile provare quella sensazione di benessere nei confronti di un’altra donna che non fosse Helen.
Le aveva sorriso e si era presentato, cercando di non darle un’impressione sbagliata perché il suo parere già contava troppo per lui, senza nemmeno conoscerla veramente.
Lei lo aveva guardato, piacevolmente colpita dai suoi modi di fare mentre lui si immedesimava già nella parte del pirata mascalzone e al sorriso di lei, Colin si era sentito pervadere da un brivido lungo la schiena, un brivido che provava ogni volta che lei gli sorrideva in quel modo, anche ora, a più di un anno di distanza.
Le aveva persino spostato la sedia da galant uomo per farla accomodare, sedendosi al suo fianco, con una punta di timore per il fatto di trovarsi così vicino ad una come lei.
Poi ancora quel sorriso, Jennifer gli aveva sussurrato ‘non devi preoccuparti, già piaci a tutti. Ti adoreranno, ne sono certa’ e lui pensò di essere finalmente nel posto giusto e non solo per quanto riguardava il lavoro.
Si sentiva un po’ a casa stando accanto a lei, era l’ultimo arrivato ma vicino a quella donna bellissima tutta l’ansia svaniva, lei era davvero capace di essere la casa di qualcuno, un porto sicuro per un povero marinaio naufragato nei suoi occhi.
 
«Tu pensi sia possibile amare due persone?»
«Non ci ho mai creduto. E se mi stai dicendo che..»
«Credo di amarla, Josh. Più di quanto potessi mai immaginare.»
«Ed Helen? »
Josh non fece nessun cenno di dissenso, ne tanto menò lo giudicò.
I sentimenti non si comandano, lo aveva capito tempo prima, quando si era ritrovato nella stessa e identica situazione di Colin, quindi capiva perfettamente come si sentiva l’amico.
«L’idea di lasciarla non mi è mai balenata in mente. Non potrei farlo in ogni caso. La amo, ed amo mio figlio. Non posso mandare tutto all’aria per un momento di debolezza.»
«Innamorarsi di una persona non è un momento di debolezza, è un effetto persistente di più momenti. Tu e Jennifer avete condiviso molto per via del lavoro, è normale che vi siate avvicinati così tanto. Ma da qui ad innamorarti di lei ci passa un treno, Colin. Non posso dirti cosa fare, ma posso darti un consiglio: se vuoi lei, allora prenditela. Se vuoi amarla amala, ma se vuoi restare con Helen allora devi dimenticarla ed andare avanti. Se non lo farai, ferirai più persone di quanto tu possa immaginare, ma soprattutto sarà Jen a soffrirne, ed io non voglio vederla star male.»
«Credi che io lo voglia? La sola idea mi ferisce, il solo vederla insieme a quel damerino da strapazzo mi fa raggelare il sangue nelle vene, solo al pensiero che, Dio non posso neanche pensarci, solo al pensiero che lui possa averla in quel modo mi fa uscire fuori di testa. Poi penso a mia moglie, a quello che fa per me, ad Evan, alla mia famiglia e all’improvviso mi sento una merda. Non riesco a pensare alla mia vita senza di loro, ma allo stesso tempo non riesco a pensare alla mia vita senza di lei.»
«Se tu potessi scegliere cosa fare, da chi precipitarti in questo esatto momento, chi sceglieresti? »
Josh gli pose quella strana domanda e lui non rispose.
Si sentiva colpevole perché il primo pensiero, quello immediato, quello non ragionato, lo aveva portato da Jennifer ed in quel momento, in quell’esatto momento, capì che il suo cuore aveva fatto una scelta.
 
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Stava guidando come un pazzo, come mai aveva fatto prima d’ora.
Aveva paura che se avesse rallentato il senso di colpa lo avrebbe risucchiato ancora, facendogli cambiare idea nuovamente, e Colin non voleva che accadesse proprio ora, ora che aveva deciso di non essere un codardo e ammettere ciò che voleva realmente.
Si precipitò sotto l’appartamento di lei, parcheggiando l’auto per poi dirigersi dall’altra parte della strada, sotto una pioggia battente che non accennava ad interrompersi.
Fu costretto a fermarsi nel mezzo, osservando due figure proprio davanti al cancello.
Quella chioma bionda l’avrebbe riconosciuta in mezzo ad altre mille, insieme al suo fondoschiena che a lungo aveva osservato nel corso del tempo.
Jennifer, la sua Jennifer tra le braccia di Sebastian, mentre lo baciava, mentre si lasciava stringere da lui, coccolata sotto il temporale.
All’improvviso Colin si rese conto di quanto volesse quelle cose per se, di quanto volesse stringerla in quel modo e baciarla, davanti a tutti, senza doversi preoccupare di essere giudicato.
Lo voleva, ma soprattutto voleva lei, lei che adesso era di nuovo tra le braccia di un altro, tutto per colpa sua.
Riprese fiato e si avvicinò, interrompendo quel loro piacevole momento romantico sotto la pioggia.
«Devo parlarti.»
«Non ora. E’ impegnata al momento. »
Sebastian sentenziò, prima di stringere la ragazza ancora più forte, come se avesse paura che Colin potesse portargliela via con un semplice cenno della mano.
Lei lo guardò negli occhi per rassicurarlo, era in grado di gestire quella situazione, non doveva preoccuparsi perché non avrebbe più ceduto, lo aveva promesso a se stessa.
«Ci sentiamo dopo, principessa. »
Gli schioccò un bacio sulla fronte e si allontanò, diradandosi nella nebbia fitta mentre si dirigeva verso l’auto.
Colin non lo degnò neanche di uno sguardo, troppo preoccupato riguardo a quello che doveva dirle.
«Siete tornati insieme? »
«Vuoi farmi il terzo grado, per caso? »
«Rispondi. »
« E anche se fosse? Non è un tuo problema, Colin. »
Lui inspirò pesantemente e, dopo aver riempito i polmoni con l’aria impregnata di pioggia la guardò negli occhi, nel modo in cui era abituato a fare da sempre.
«Sono venuto a dirti che è finita. Qualsiasi cosa ci sia stata tra di noi, non esiste. E’ finita. »
«Non c’era bisogno che tu venissi fin qui per dirmelo. »
«Volevi che fossi sincero? Adesso lo sono. »
Jennifer deglutì e lo guardò voltarsi di spalle, lasciandola lì sotto la pioggia a realizzare quello che era appena successo, quello che gli aveva appena detto.
«Avevi detto di amarmi. »
«Pensavo di amarti, mi sbagliavo. »
Per un momento si sentì talmente ferita da quelle parole tanto che, d’istinto, gli afferrò un braccio e lo costrinse a voltarsi nuovamente verso di lei.
Se doveva farlo lo stronzo, allora doveva farlo faccia a faccia, non in quella maniera codarda e meschina.
«Perché non me lo dici ora, eh? Dimmelo mentre mi guardi negli occhi. Guardami negli occhi e dimmi che non mi ami. »
Silenzio.
Solo silenzio.
Colin non riusciva a mentirle, non poteva farlo se aveva il suo sguardo puntato addosso, non ne era capace.
Era l’unica donna a cui non aveva mai detto una bugia, non era mai riuscito a mentire di fronte a lei, perché Jennifer riusciva a vedere sempre la verità, come se fosse uno specchio riflesso della sua anima e specchiandosi poteva riconoscere le sue paure e le sue debolezze.
Non poteva dirle che non l’amava quando l’unica cosa che voleva urlarle addosso era quanto l’amava in realtà, quindi decise di non dire altro perché qualsiasi cosa avesse detto, lei avrebbe riconosciuto se stava mentendo o meno.
Si divincolò dalla sua presa e le diede di nuovo le spalle, prima di chiudersi in macchina e partire, lasciandola nel mezzo della strada, coperta dalla pioggia che, adesso, nascondeva delle lacrime velate che le rigavano le guance.
Non aveva mai pensato a  come ci si potesse sentire all’idea che il proprio cuore fosse spezzato ma adesso, dopo quello che Colin le aveva detto, aveva paura di avere un buco nel petto, sentiva qualcosa che le mancava nella cassa toracica, come se le avessero strappato via l’organo vitale che le permetteva di respirare.
Voleva urlare ma le mancava il fiato, le mancava il respiro, le mancava tutto.
Le mancava persino l’idea dell’uomo perfetto che si era fatta di Colin, adesso vedeva un debole, un codardo, una persona incapace di prendersi ciò che vuole, destinato all’infelicità, forse.
O forse era troppo felice con sua moglie per accontentarsi di una come lei, per accontentarsi di quel poco che avevano vissuto insieme rispetto ad un intera vita passata con lei.
Forse non era abbastanza, forse era così che doveva andare.


[IL MATTINO SEGUENTE..]
Era arrivata sul set prima di tutti, non aveva visto l’auto di nessuno dei suoi colleghi, quindi si precipitò in camerino per cambiarsi e per prendersi un altro caffè.
Non aveva dormito tutta la notte, l’aveva passata in bianco a fissare la pioggia fuori dalla finestra, la pioggia che le ricordava Vienna, Vienna e le notti proibite con Colin.
Sospirò forte, per poi sobbalzare non appena avvertì il fiato di qualcuno sul suo collo.
«Mi hai spaventata. »
«Scusa, non era mia intenzione. Adam ti cercava, mi ha detto di dirti che.. »
«Si, okay. Ho capito. »
«Non mi hai nemmeno fatto finire la frase. »
«Perché non voglio starti a sentire. Hai parlato abbastanza ieri sera. Ho capito. Ora stammi lontano più che puoi. Non voglio nemmeno sentire il tuo respiro. Stammi lontano, sono stata chiara?»
«Lavoriamo insieme, non è una cosa semplice. »
«Noi non siamo Hook ed Emma. A meno che non dobbiamo girare scene insieme, non voglio più vederti, Colin.»
Lui sorrise, quasi infastidito ed in modo ironico, come se volesse prendersi gioco di lei.
In realtà era ferito dal suo atteggiamento, non pensava potesse fare così male il suo distacco, la sua lontananza, la freddezza con cui le parlava.
La sera prima voleva dirle che l’amava e che aveva scelto lei, voleva rischiare e vivere quello che stava nascendo tra di loro ma vederla tra le braccia di Sebastian aveva cambiato le cose.
Si era sentito così stupido a voler rovinare tutto per una donna che stava già con un altro, tanto da dirle l’opposto di quello che sentiva, solo per ferirla, solo per farle male almeno la metà di quanto stava male lui.
«Sembri una ragazzina viziata. »
«Sarò quello che ti pare, non m’interessa il tuo parere al momento. »
«Giusto. Ti importa solo del tuo damerino. Scommetto che ti ha già portata a letto.»
Jennifer sollevò lo sguardo, non prima di avergli rifilato uno schiaffo in pieno volto, poi lo spinse più lontano, contorcendo le labbra in una smorfia di disgusto.
«Che cosa vuoi ancora da me? Non ti è bastato quello che hai fatto? Mi hai presa e poi buttata via quando non ti sono più servita e adesso che sto rimettendo insieme i pezzi vieni qui e credi di avere il diritto di darmi della puttana? Non hai nessun diritto di giudicare il modo in cui sto andando avanti. Senza di te. »
Lui non disse niente, si era pentito di quella frase nel momento esatto in cui l’aveva pronunciata.
Sentiva che se avesse fatto l’idiota lei lo avrebbe odiato, sarebbe stato tutto più semplice, ma lui non voleva essere odiato, voleva essere amato, voleva che Jennifer lo amasse.
«Ieri sera ero venuto a dirti che avevo fatto la mia scelta. Volevo che tu sapessi quanto ti amo, perché ti amo, davvero. E volevo dirti che avevo scelto te. Volevo dirti che sei l’unica che mi fa sorridere anche solo con uno sguardo, sei l’unica che mi fa mettere in discussione ogni cosa, sei l’unica con cui vorrei fare l’amore fino a non sentire più il mio stesso corpo, l’unica in cui vorrei perdermi, l’unica che vorrei amare. Tu sei l’unica cosa che conta per me in questo momento. E volevo dirti tutto questo, ma vederti con lui ha cambiato le cose. Ho realizzato che non posso mandare tutta la mia vita all’aria solo perché tu mi fai sentire le farfalle nello stomaco. Stai con lui, di nuovo. Io non posso lasciare Helen ed Evan, non posso farlo. Non posso.»
Colin si avvicinò nuovamente, poggiando la fronte contro quella di Jennifer mentre la stringeva in una morsa ferrea, facendola indietreggiare fin quando la sua schiena non si scontrò con il muro.
«Io ti amo, ma non posso stare con te. »
«Questo me lo hai già detto. »
«Mi dispiace.»
Lei annuì con un cenno del capo, invitandolo silenziosamente ad allontanarsi da lei.
Non sopportava di averlo così vicino e allo stesso tempo così lontano, la sola idea la stava facendo impazzire e adesso non poteva permetterselo.
Con il palmo della mano gli sfiorò la guancia, cercando di fargli capire che andava tutto bene, che aveva capito e che lo aveva accettato perché infondo era meglio così per tutti.
Sorrise appena e lo baciò sulle labbra per l’ultima volta, almeno per quanto riguardava lei stessa.
Emma probabilmente avrebbe dovuto baciare Uncino ancora molte volte, ma per ora non c’era pericolo visto che il loro rapporto si stava ancora evolvendo e, quando sarebbero arrivati al punto di baciarsi ancora, beh, tra lei e Colin sarebbe tornato di nuovo il sereno, forse.
«Va a cambiarti, tra poco dobbiamo iniziare le riprese. »
Jennifer usò un tono di voce molto dolce, quel tono di voce che usava sempre, prima che tutto cambiasse tra di loro e lui capì che lei stava davvero voltando pagina, la stava perdendo sul serio questa volta.
«Ci vediamo sul set, ‘salvatrice’. »
Un ultimo bacio sulla fronte e Colin si allontanò da lei, uscendo dalla stanza per lasciarla da sola a prepararsi.
Jennifer avrebbe voluto corrergli dietro e dirgli quelle tre parole che, probabilmente, lui si aspettava di sentire anche da lei, ma poi si domandò che senso avrebbero avuto?
Non poteva cambiare le cose, perché soffrire ulteriormente ammettendo di amarlo?
No, quello che provava lo avrebbe saputo solo lei, lei e nessun’altro.
Si cambiò velocemente, entrando nei panni di Emma Swan e uscì dal camerino con l’immancabile giacca rossa di pelle che l’aveva accompagnata per quasi tutte e tre le stagioni, tranne il periodo a Neverland.
Dovevano girare una scena d’addio: Emma ed Henry dovevano lasciare Storybrooke mentre tutti gli altri sarebbero tornati nella Foresta Incantata a causa della maledizione lanciata da Peter Pan.
Ci sarebbe stato un addio commovente anche tra lei e Uncino e Jennifer sperò di non dover ripetere quella scena troppe volte, altrimenti non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime.
Respirò profondamente e si avviò verso il ‘confine’ della città, pieno di cameraman e truccatori, tutti i suoi colleghi e ovviamente Adam ed Eddy.
Dopo aver girato per ore le sue scene con Lana, con Michael, con Josh e Ginni, dopo essere entrata nei panni del suo personaggio, emozionandosi insieme a lei per quell’addio sofferto, adesso era il turno della scena che tutti stavano aspettando.
Jennifer si sentì nuovamente se stessa e abbandonò completamente i panni dell’eroina bionda della serie, concedendosi uno sguardo sfuggente verso Colin, mentre lui le si avvicinava per iniziare.
«AZIONE!»
«Avete portato il vascello qui, Swan. »
Lei lo guardò con dolore, con il dolore di Emma mentre stava per perdere Uncino per sempre, e con il suo di dolore, perché anche lei stava perdendo Colin pian piano, senza poter fare nulla per impedirlo.
«Non passerà giorno senza che io pensi a voi. »
«Bene. »
Ed eccola lì, Emma Swan che si comportava esattamente come lei.
Invece di gridargli in faccia quello che provava, si nascondeva dietro una frase fatta per convenienza.
Entrambe avevano paura di soffrire, entrambe stavano soffrendo per l’uomo che avevano di fronte, ed entrambe non erano capaci di far andare le cose diversamente.
Si sorrisero mestamente e poi si allontanarono, mentre Colin non riusciva a non pensare a quanto le battute del suo personaggio si potessero incastrare perfettamente su di lui.
Perché era così, non sarebbe passato un giorno senza che i suoi pensieri fossero rivolti a lei, in ogni momento della sua giornata, dalla mattina appena sveglio fino alla sera, prima di andare a dormire.
«STOP. Ragazzi era perfetta, non credo ci sia bisogno di ripeterla, siete stati fantastici. Se durante il montaggio ci accorgeremo che qualcosa non va, magari la ripetiamo, ma per il momento direi che è venuta benissimo. Facciamo una pausa ora. »
Adam interruppe quel flusso di pensieri nel ragazzo e, non appena annunciò la pausa, Jennifer si allontanò dal luogo delle riprese, correndo via verso la struttura più vicina.
Lana la seguì a passo svelto, rendendosi conto che l’amica non stava affatto bene.
«Tesoro cos’hai? Mio Dio sei pallidissima. »
«Sto bene. Davvero, mi serve aria soltanto. Troppe emozioni. »
«Si ma non ti lascio qui da sola. Tieni, bevi un po’ d’acqua. »
Le porse la bottiglietta che aveva tra le mani, ma lei rifiutò, troppo presa a concentrarsi per respirare.
Non sentiva più l’aria nei polmoni, le mancava il respiro, come se stesse avendo una crisi di panico.
Era accovacciata contro il muro, e Lana pensò persino di chiamare i soccorsi per quanto si stesse preoccupando al momento.
«Che sta succedendo qui? »
«Non so. L’ho vista scappare via e le sono corsa dietro. Ero preoccupata.»
«Va. Ci penso io a lei. Sarà solo lo stress.»
Lana guardò l’amica un'altra volta, poi diede una pacca sulla spalla all’irlandese che si era materializzato lì quasi per magia, come se fosse una calamita attratta lì dove c’era Jennifer, e andò via per lasciarli da soli.
Colin si chinò accanto a lei e le accarezzò i capelli dolcemente, attirandola a sé in un abbraccio.
«Ssshhh. Va tutto bene, ci sono io. »
Lei si accasciò su di lui, scoppiando in un pianto isterico mentre provava a trovare la forza per respirare e regolarizzare il suo battito cardiaco.
La fonte del suo dolore era allo stesso tempo la fonte del suo benessere e, per quanto lui potesse farla soffrire, era l’unico capace di calmarla e farla star bene.
La cullò fra le braccia finchè non fu certo che lei si fosse ripresa, sentendola respirare meglio e vedendo il suo viso arrossato privo di lacrime.
Le sorrise e le scostò i capelli ribelli dal viso, portandoli dietro l’orecchio.
«Stai meglio?»
«Non-non so cosa mi sia preso. Sembrava un attacco di panico, non riuscivo neanche a respirare.»
«Saranno state le troppe emozioni. E’ normale.»
«Grazie.»
Jennifer lo guardò nuovamente con amore, senza dire un’altra parola, perché gli era davvero grata per essere lì con lei in quel momento, per essersene preso cura anche quando poteva scegliere di non farlo e invece era lì a sorreggerla nei momenti di difficoltà.
«Quando vuoi, ‘salvatrice’. Vado a togliermi questi 20 kg di pelle di dosso e poi ti riaccompagno a casa, ti va? »
Lei annuì silenziosa e si rimise in piedi, aiutata dal suo aitante pirata mascalzone personale e si diresse verso il suo camerino per tornare ad essere semplicemente Jennifer.
Camminava lentamente, a passi blandi, mentre si apprestava ad entrare nella stanza, dove fu accolta da Lana e Ginnifer che la stavano aspettando sedute sul divanetto.
«Cosa è successo? »
Glielo chiesero quasi all’unisono e a lei scappò una risata divertita, poi tornò seria e spiegò la situazione alle due amiche, omettendo i motivi per il quale si era sentita mancare la terra sotto i piedi, motivi che, in realtà, non aveva compreso nemmeno lei.
«Saranno state le troppe emozioni, poi non ho nemmeno mangiato stamattina, sarà lo stress o la stanchezza. Sto andando a casa a riposare un pò.»
«Ti accompagno io se vuoi.»
«No ragazze, tranquille. Voi avete delle scene da girare ancora, mi faccio dare un passaggio da Colin.»
«Ne sei sicura, Jen?»
«Ginni, non guardarmi come se fossi una scema qualunque. Non serve che tu mi faccia la predica. »
«Non volevo farti la predica. Voglio solo che tu stia attenta. Non voglio vederti soffrire, tutto qua. »
«Va tutto bene. Non c’è motivo per cui io debba soffrire. »
«Ehm..mi sono persa qualcosa?»
Lana interruppe la conversazione, non capendo dove le due volessero andare a parare.
Era ancora confusa per quegli scambi di opinione ma, chissà come, aveva capito che c’era di mezzo Colin.
«Non dirmi che.. »
«Si è innamorata di Colin. »
Jennifer fulminò con lo sguardo la sua madre lavorativa, poi tornò a guardare l’altra donna seduta di fianco a lei, sospirando forte.
«Non sono innamorata di nessuno io.»
«Beh, forse tu no. Ma lui si. Non prova neanche a nasconderlo e questa cosa vi rovinerà, lo sai vero? »
«Senti chi parla: quella che ha rovinato un matrimonio perché si era innamorata della sua co-star. »
La discussione stava degenerando in frasi che nessuna delle due voleva dire ma che, irrimediabilmente, avevano detto senza pensarci su due volte.
Ginnifer voleva solo proteggere la sua amica dall’ennesima batosta, sapendo quanto sia difficile gestire una situazione del genere e Jennifer, d’altro canto, era stanca che le persone si preoccupassero di lei come se fosse un oggetto fragile da maneggiare con estrema cautela.
«Mi dispiace. Non intendevo dire questo. »
«Lo so,  ma Colin non è Josh. Le cose potrebbero non andare allo stesso modo.»
«Le cose non andranno in nessun modo. »
Lana stava per chiedere qualcosa alla ragazza, quando una voce maschile le interruppe.
«Sei pronta? Oh, siete tutte qui. »
Colin non si era accorto della presenza delle due donne, così come non aveva sentito l’intera discussione ma, per qualche strano motivo, si sentiva a disagio, come se in quella stanza si stesse parlando di lui e le avesse interrotte sul più bello, creando una situazione imbarazzante.
Jennifer sistemò le ultime cose nella borsa e la sollevò dal tavolo dove l’aveva poggiata poco prima, infilandosi poi il giubbino e un cappello di lana per proteggersi dal freddo.
«Ne parliamo domani. »
«D’accordo tesoro. Riposati eh. »
«Se ti serve qualcosa chiamaci pure. »
Lei sorrise, facendo una smorfia divertita, della serie ‘non sto mica morendo, tranquille’ e uscì dalla stanza seguita dal ragazzo che le sfilò la borsa dalle mani, caricandosela in spalla come un vero gentil uomo.
Non era più abituata a certi gesti galanti e Sebastian era troppo poco spesso in città per avere il tempo di farli, o semplicemente lei non se ne rendeva conto.
Sospirò e salì in auto, aspettando che lui si sedesse sul sedile del guidatore e la riaccompagnasse a casa.
Il tragitto fu abbastanza silenzioso e pieno di sospiri velati, nascosti dalla musica alta della radio che quasi gli impediva di avere un qualunque tipo di discussione.
Jennifer non voleva essere compatita e Colin, Colin si sentiva colpevole per quello che le era successo poco prima, come se fosse la causa di ogni suo male.
Scosse la testa scacciando via quei pensieri e spense il motore una volta arrivato sotto casa di lei.
Uscì dalla macchina e le prese la borsa nuovamente, prima di aprirle la portella per farla scendere.
«Se ti serve qualcosa posso restare.»
«No. E’ meglio di no.»
«Guarda che non voglio saltarti addosso. So che Sebastian è ripartito stamattina, non voglio lasciarti sola se non stai bene. »
«Non mi serve un infermiere. Sto bene.»
«Smettila di fare la bambina, Jen. Sono capace di controllarmi. »
Lei scosse le spalle ed infilò la chiave nella serratura della porta, aprendola lentamente ed entrando nell’appartamento, lasciando a lui la decisione.
Non aveva intenzione di fargli pena per farlo restare, ma doveva ammettere che non se la sentiva comunque di restare da sola, quindi non lo avrebbe cacciato per partito preso, aveva bisogno di lui.
Lo osservò mentre si chiudeva alle spalle la porta, posando la borsa di lei sul divanetto dell’ingresso.
Voleva restare per lei.
Non voleva niente in cambio, non pretendeva dichiarazioni d’amore o sesso sfrenato.
Sarebbe rimasto anche se lo uccideva non poterla più baciare, non poterla avere, sarebbe rimasto perché lei ne aveva bisogno e, infondo, anche lui aveva bisogno di lei.
  
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