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Autore: LeMuseInquietanti    09/11/2008    1 recensioni
ASTORIA/DRACO << la sorella di Daphne? >> Il ragazzo biondo si era alzato in piedi, i suoi occhi rivelavano solo un certo terrore. Forse temeva che lei avesse capito cosa lui stesse architettando lì dentro. << Sì. Mi chiamo Astoria. E mi sono persa >> Draco indugiò su di lei. Sembrava avesse la febbre, era tanto pallida. Però non pareva stupida. Sperò che non avesse capito niente. Il suo piano doveva essere segretissimo per tutti. Beh, quello sciocco di Piton a parte. << Piacere, io sono Draco Malfoy. E sei fortunata, sono anche un prefetto quindi è mio compito accompagnarti al Dormitorio. Sei una Serpeverde, non è così? >> Astoria annuì << non avrei potuto essere nient’altro >> Vide che gli sorrise. Ne rimase appena turbata
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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First Time I Saw You
Ambientata durante il sesto anno di Harry ad Hogwarts. Grazie a Dio non c'è nemmeno un cenno al mago protagonista della serie, io sono dalla parte dei Malfoy e dei Black, anche se i Weasley, Ginny a parte, sono irresistibili. La one shoot è su Astoria Greengrass e su Draco Malfoy




La luce di una lampadina gli illuminava il volto.
Ricordava solo questo, della prima volta in cui l’aveva visto.
Era entrata in bagno, con l’aria turbata di chi si è smarrita in un luogo sconosciuto e per la prima volta si sente sola e fragile, ed aveva sentito strani gemiti provenenti dall’altra parte della porta più lontana. Era il bagno del secondo piano, qualcuno le aveva detto che non era una buona idea rifarsi il trucco in quella stanza. Ma non ricordava in quel momento come mai fosse meglio astenersi dall’entrare.

Vagava da qualche tempo per le stanze del castello, l’immensa fortezza in cui si era trasferita per intraprendere i suoi studi magici, ed evidentemente si era persa.
Sapeva solo di essere al secondo piano, perché l’aula di Trasfigurazione, se l’era appuntato il primo giorno di lezione, aveva come entrata la quinta porta a sinistra del secondo piano.
Ma come raggiungere i sotterranei, questo non lo sapeva.
E la cosa la stava mettendo in croce.
Per di più sentiva che se non avesse trovato immediatamente un bagno, avrebbe finito per farsela addosso. Poco elegante per una della sua stirpe, poco elegante perfino per i comuni esseri umani.
Doppiamente patetico per lei.
La ragazzina sospirò, guardando a lungo da tutte le parti, come aspettandosi che il corridoio improvvisamente le dicesse come fare a raggiungere la destinazione sicura in cui sua sorella la stava probabilmente aspettando.
Era stata stupida a presumere di sapersi già orientare autonomamente, non era una studentessa navigata, frequentava da così poco.
E poi era arrivata a metà anno, per via dei suoi problemi continui di salute.
Molti vedendola scorgevano i segni della malattia imminente, non smettevano mai di esaminarla con uno sguardo pieno di pena e critica.
<< sei pallida come un cencio >> le dicevano spesso, incurvando le labbra.
<< è solo la mia carnagione >> replicava lei, carinamente, anche se sapeva bene che non era vera nemmeno una mezza sillaba pronunciata per farli stare zitti.
Adesso avrebbe perfino sopportato l’idea di venir compianta pur di non doversi trovare in un corridoio misterioso, sola e con la vescica che scoppiava.
Non aveva paura, ma era seccata.
Non voleva essere presa in giro, dai suoi compagni.
E da sua sorella, quella scialba giovane insulsa che tra un anno sarebbe finita in moglie ad un Purosangue qualsiasi, forse per sceglierlo avrebbero scritto tanti bigliettini e poi li avrebbero mescolati, e lei avrebbe estratto a sorte il nome del fortunato vincitore.
Anche lei, un giorno, avrebbe subito la stessa sorte.
Si stava preparando psicologicamente, comunque. Lo sapeva da quando era nata, a cosa andava incontro. Ed ora che la sua famiglia aveva ricevuto la Chiamata da parte del Signore Oscuro, il suo compito di promessa sposa sarebbe divenuto ancora più importante. Generare un erede Purosangue.
Sorrise. Mentre la vescica le scoppiava, lei, poco più di una bambina, pensava ai figli che avrebbe avuto. Improvvisamente udì un rumore. Come di uno sciacquone. Con le gambe strette, fece qualche passo incerto nel corridoio. Poteva davvero trovarsi un bagno, da quelle parti?
Dopo la prospettiva di incontrare un altro essere umano, l’idea di potersi liberare era la seconda che le avrebbe dato fiducia nella provvidenza.
Camminò velocemente, fino a trovare la stanza, girò velocemente il pomello.
Si trovò davanti ad un bagno imponente ma decisamente abbandonato a se stesso. Nonostante nel castello fosse quasi S. Valentino lì non c’era aria di abbellimenti. E non c’era nemmeno nessuno. La ragazzina si domandò chi allora avesse tirato lo sciacquone.
Poi una voce flebile colpì la sua attenzione.
<< non dovresti farlo, se non te la senti >>
incapace di fare altro, decise di avvicinarsi, per capire se ci fossero dei Serpeverde a cui domandare da che parte andare.
<< non posso rifiutarmi. Tu non capisci, tu sei di una generazione precedente a Lui >>
Una seconda voce aveva replicato alla prima.
La prima voce era stridula, nasale, pareva provenisse direttamente dal nulla.
La seconda era umana, struggente, piena di pathos, di dolore.
Qualcuno soffriva, a due passi da lei.
Un altro passo, la ragazzina si sporse.
<< Beh, tecnicamente io sono stata il suo primo omicidio. So come può essere crudele. E i tuoi genitori non fanno nulla per… >>
<< non possono fare nulla. Siamo marionette nelle sue mani. Marionette senza valore >>
E un altro passo.
La ragazzina finalmente vedeva.
Un fantasma con i capelli raccolti in due bande corvine volteggiava a due passi dal pavimento, con il capo chino ma completamente visibile, che lasciava trasparire un viso paffuto e abitato da un’espressione poco sveglia.
E poi c’era un essere umano, che incurante, pensava ad armeggiare con qualcosa che lei non riusciva a comprendere cosa fosse, immerso quasi del tutto nell’oscurità del bagno.
Una lampadina però gli illuminava il viso.
Era un bellissimo volto.
Lampeggiavano occhi di ghiaccio che parevano devastati da emozioni profonde, di rabbia mista al terrore e ad un’ostinazione incrinabile, non voleva deludere qualcuno.
Labbra rosse che mordeva continuamente, in maniera involontaria, come per riportarsi sempre alla massima attenzione.
Capelli biondi, d’un colore che tendeva piuttosto al bianco, un colore che sarebbe spiccato solo paragonato alla neve, fili pallidi che gli cadevano morbidi sugli occhi, nascondendoli a tratti alla vista altrui.
La ragazzina rimase a bocca aperta, nella contemplazione della scena.
Poi, le parole di sua sorella, le salirono alla mente << non farti mai vedere nel bagno del secondo piano. È il regno di quella schifosa piagnona, Mirtilla Malcontenta. Ha avuto il suo periodo di celebrità quando io ero al secondo e adesso assilla peggio di prima gli studenti, forse si aspetta che le chiediamo l’autografo >>
Sua sorella e le sue opinioni sempre crudeli, che però spesso erano azzeccate.
Come avrebbe definito invece quel giovane? Gli occhi della piccola indugiarono, cercando nel buio il resto del corpo, ma di rimando ottenevano solo l’impenetrabilità delle tenebre.
Avvolgevano ogni cosa, in quel bagno.
Meno che lei.
<< ehi! Cosa fai lì? ci stai spiando? >>
Mirtilla Malcontenta corse fino a lei, con l’aria di non essere molto felice della sua presenza. << smamma, ragazzina! >>
<< attenta come parli! >> replicò lei, senza quasi pensarci << è con una Greengrass che ti confronti, abbi rispetto per la mia casata! >>
<< la sorella di Daphne? >>
Il ragazzo biondo si era alzato in piedi, i suoi occhi rivelavano solo un certo terrore. Forse temeva che lei avesse capito cosa lui stesse architettando lì dentro.
<< Sì. Mi chiamo Astoria. E mi sono persa >>
Draco indugiò su di lei. Sembrava avesse la febbre, era tanto pallida. Però non pareva stupida. Sperò che non avesse capito niente. Il suo piano doveva essere segretissimo per tutti. Beh, quello sciocco di Piton a parte.
<< Piacere, io sono Draco Malfoy. E sei fortunata, sono anche un prefetto quindi è mio compito accompagnarti al Dormitorio. Sei una Serpeverde, non è così? >>
Astoria annuì << non avrei potuto essere nient’altro >>
Vide che gli sorrise. Ne rimase appena turbata.
Era bello, ma non meritava di certo il suo interesse.
Anche se, stando alle chiacchiere di Daphne, quello era uno dei ragazzi più ammirati della scuola. Non aveva capito che fosse proprio lui Draco, il tanto ammirato Draco, il rampollo dei Malfoy che tanto veniva lodato in società, e certo, dalle frivole compagne di sua sorella.
Il più bel ragazzo della scuola che piagnucolava come una femminuccia.
Astoria non poteva che detestare chiunque dovesse mostrarsi forte e sceglieva di comportarsi come un debole.
Mentre lui l’accompagnava in silenzio, e i loro corpi erano vicini quasi potevano sfiorarsi, lo osservò meglio e lo seppe. Era un debole bello e buono.
<< siamo arrivati. Se ti serve, chiedi a me informazioni per non perderti. Non posso permettere che possa accadere qualcosa alla sorella di una mia cara amica >>
<< beh, grazie mille >>
Mai tirare in ballo Daphne, non è bello paragonare Venere e una mortale. Mai.
Sorrise, mostrando gli occhi verdi e profondi, ereditati da sua nonna.
Draco le diede un buffetto sulla spalla, e poi la fece accomodare in Sala Comune.
Da allora continuò a guardarla, inizialmente chiedendosi cosa Astoria avesse capito riguardo la sua permanenza nel Bagno delle donne.
Poi prese a fissarla per abitudine, covando piano le necessità di venir ricambiato.
Lei però non faceva mai nulla per accontentarlo. Lui era debole.
Per questo lui non avrebbe mai ottenuto i suoi favori.
Astoria non lo avrebbe mai potuto amare.

fine
piaciuta la One Shoot?
sto meditando di scrivere qualcosa su di loro, adoro le storie in cui il rapporto è morboso e basato sull'amore/odio.
Astoria nella mia mente è così, crudele e innamorata, mentre Draco è debole e non sa cosa fare per farsi amare.
Perchè Astoria non ammetterebbe mai, di amarlo oltre ogni ragione.
mi lasciate una recensione???
Mi farebbe proprio piacere!
Maria

  
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