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Autore: ciccina_chan    21/12/2014    4 recensioni
e non vuole assolutamente avere a che fare con il bellissimo ragazzo della porta di accanto!
Ecco questa è la mia prima fiction...spero vi piaccia!! Sennò dovrò fare fagotto e partire per mete sconosciute haha... quindi siate buoni!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Un respiro profondo.
Il suo sguardo ferito era ancora davanti ai miei occhi.
Appena calavo le palpebre eccolo, potevo vederlo, sentire ogni parola, ogni emozione, tutto.
Secondo respiro.
Fissai la mano stretta sulla maniglia della sala – camerino. L’avrei visto. Ero pronta? Non credevo proprio, ma non avrei rinunciato al mio ruolo nella recita per lui.
Era buffo come all'inizio avrei fatto di tutto per evitarla mentre ora vi avrei partecipato ad ogni costo.
In un impeto di determinazione avevo spalancato la porta, entrando velocemente
< Amu eccoti finalmente! Vieni, il vestito è fantastico! > Hannika mi aveva preso per un braccio trascinandomi verso un manichino in fondo alla stanza; dovevo riconoscerlo, quel vestito era davvero fatto bene: oro, stretto in vita, gonna a balze verticali e con al posto delle spalline due veli che cadevano sulle braccia. Insomma, qpressochè identico a quello del cartone.
Provarlo mi fece sentire una principessa, una di quelle che vivono in un magnifico palazzo, sposata con il bellissimo principe del regno. Peccato che avevo perso il principe per strada.
Mi chiedevo come l’avrebbero vestito. Di certo qualsiasi cosa gli sarebbe stata benissimo. Anche se, come al solito, la cosa che più mi sarebbe piaciuta sarebbero stati gli occhi. Quegli occhi che mi accarezzavano delicati, che mi facevano fare in pensieri indecenti, quegli occhi che..
< Ikuto finalmente, vieni >
Diventai subito rossa. Merda. Iniziai a sentire le guance ribollire, e la cosa peggiore fu che il suo sguardo si lanciò subito su di me, lasciandomi ferma a fissarlo con un enorme vestito giallo e gli occhi spalancati.
No.
Distolsi lo sguardo, concentrandomi su Hannika che prendeva le misure, con un sorrisetto sulle labbra
< Ahi! Hannika, sei una sadica, perché sorridi e mi ferisci? > dissi, fingendo una voce sofferente
< Oh mia principessa, il suo principe la guarda come se volesse saltarle addosso > esclamò guardandomi di sottecchi.
Se possibile il mio colorito divenne ancora più fluorescente.
Fissai lo specchio, spostandomi un pochino sulla sinistra, e lo vidi.
Era vero,i suoi occhi erano incollati alla mia schiena nonostante una delle tante belle ragazze provasse ad attirare la sua attenzione con commenti maliziosi.
Un sorriso aveva disteso le mie labbra, ma subito lo cancellai: basta.
Cercai di ignorarlo, come se fosse possibile lasciar perdere quegli occhi che continuavano a perforarmi la pelle
Un brivido mi percorse la schiena
< Hanny, ti manca ancora molto? > sussurrai, senza alzare gli occhi dal riflesso nello specchio del mio vestito
< Ancora un attimo > biascicò, mentre teneva uno spillo tra le labbra e si dava da fare con la gonna.
Sospirai, ancora.
Poco dopo una risatina acuta aveva riempito la stanza.
Mi ero voltata e avevo visto la bionda che avrebbe dovuto sistemare la giacca di Ikuto aggrappata a lui, i nasi a pochi centimetri.
< Oddio scusami! > aveva esclamato, come se non avesse fatto apposta a saltargli addosso.
Lui la ignorò completamente, incatenando i suoi occhi ai miei
< Visto? > aveva chiesto prima di sganciarsi la ragazza dal collo, togliersi la giacca con un “va bene” e uscire deciso dalla stanza.
Il cuore mi salì in gola: lo sentii agitarsi nello stomaco prendendo a pugni la gabbia toracica.
Il tono con cui aveva parlato... aveva lanciato quella frase come una freccia, che mi aveva colpito violentemente
Quel “visto” era un “vedi? Non ho fatto nulla con quella. Non hai voluto darmi retta. Mi hai fatto male” e questa consapevolezza mi fece stare ancora peggio
No. Ero io quella che stava male, non lui. Ero io quella ferita, non lui. Ero io quella che doveva fuggire, non lui. Ero io quella che avrebbe dovuto avere l’ultima parola, non lui.
Le incertezze iniziarono ad assalirmi.

Lui era stato una notte insieme con quella. Vero.
Io non gli avevo lasciato spiegare nulla. Vero.
Lui mi aveva trattenuta. Falso.
Lui mi piaceva. Troppo vero.
Io gli piacevo. Vero a quanto pare.
Io gli avevo urlato di andarsene. Vero.
Lui era rimasto. Falso.
Volevo tornasse. Vero.

Ero rimasta a fissare lo specchio, persa, mentre gli sguardi curiosi delle ragazze presenti continuavano a sfiorarmi.

Il giorno dopo ero ancora più confusa. Cos’avrei dovuto fare?
Quella sera ci sarebbe stato lo spettacolo e il mio principe era sparito dalla circolazione.
 Continuavo a cercarlo con lo sguardo nonostante no avrei dovuto.
Avevo deciso di non volerlo più vedere no? Quindi non lo avrei cercato. Basta.

Ero seduta in attesa di qualcuno che mi facesse i capelli quando avvenne la svolta. Nella stanza entrò una delle persone che avrei voluto vedere meno. Una ragazza bionda, alta, viso angelico. Utau.
Passammo buona parte del tempo immerse in un silenzio imbarazzante, e avrei voluto fosse andata avanti così, ma a quando pare lei non fu del mio stesso avviso
< Amu, allora con mio fr ? >
< Non chiedere neanche. Non ci vedremo più, contenta? > l' avevo interrotta.
La sua faccia sorpresa mi lasciò un po’ di stucco: credevo che la sua fosse una domanda sarcastica...
< Perché? > era davvero interessata.
< Non so cosa ha fatto con la sua amichetta Lacey > avevo riposto, mentre una stilettata aveva colpito il mio stomaco
< Lacey... mm ... quando? >
Ma cosa voleva? Perché avrei dovuto dirglielo?
< L’altro ieri >
< Ma come è possibile? Quella sera lei ha...uhm... si è impegnata con Kukai. >
< Con Kukai? > ero quasi saltata sulla sedia
< Si, e ha detto che Ikuto è stato uno stronzo, perché è entrato, interrompendoli >
Non avevo bisogno di sapere altro.
Ero stata una stupida.
Uscii veloce dalla porta, mentre Utau mi urlava qualcosa.
Seppi dov’era ancora prima di uscire dall’hotel.
Correvo veloce, sperando solo che mi perdonasse.
Ma comunque avrei fatto di tutto per ritrovarlo, e per riportarlo a me.

  
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