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Autore: LilyOok_    21/12/2014    9 recensioni
2929 T.E. - Ered Lûin.
Emyrin è una giovane cameriera dai capelli ribelli color carota.
In una serata come le altre, si presentano alla locanda della vecchia Dhelia Thorin, Fili e Kili e...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5. Capitolo cinque.
 
Anche quella mattina il sole splendeva nonostante facesse un gran freddo.
Emyrin era pronta per uscire, con il suo bel vestito nuovo, la solita mantella e la solita sciarpa.
Era riuscita a sistemare il fiocco senza troppe difficoltà e imprecazioni, strano.
Tutto sembrava andare bene quella mattina, e scese di corsa le scale per la colazione.
“Buongiorno, Dhelia!” Esclamò raggiante, ma la vecchia come al solito non la degnò di uno sguardo. Stava facendo i suoi conti mattutini e non si sarebbe staccata da quelle monete nemmeno se obbligata.
La giovane entrò nelle cucine e si preparò una bella tazza di latte con qualche biscotto. Alcuni di quei deliziosi dolcetti li impacchettò in un sacchetto che mise nella tasca del vestito.
Andò alla porta e trovò Dhelia ad aspettarla.
Prese un bel respiro e uscì sotto il suo sguardo che la accompagnò come d’abitudine finché non entrò nel boschetto dei falegnami.
Come la volta precedente, cambiò gli orecchini e procedette tranquilla verso la radura.
Vi era meno neve rispetto alla settimana prima.
‘Finalmente si avvicina l’arrivo della primavera!’ Pensò, riempiendosi i polmoni di aria fresca.
Un abbaio in lontananza, poi un altro e un altro più vicino ed Emyrin si vide zomparle alle caviglie un batuffolo di pelo grigio.
“Rhor!” Sorrise felice, accucciandosi per riempirlo di carezze.
“Buongiorno, Emy.” La voce di Kili le riempì le orecchie e alzò gli occhi per guardarlo.
“Buongiorno a te, Kili.”
 
 
“Come hai passato questa luuuunga settimana senza di me?” Rise il giovane, accomodandosi sulla roccia con la rossa.
“È stata stancante, la solita routine.” Rispose lei, grattando la pancia del cagnolino sdraiato sulle sue cosce.
Rhor si leccò il naso, felice, scodinzolando. Era buffissimo con le orecchie per aria ed Emyrin non poté far a meno di ridere.
Nel frattempo, Kili prese qualcosa dalla sua tracolla di cuoio marrone.
“Per te.” Le disse, porgendole un libro. Sulla copertina vi era il titolo Dei Silmaril e delle inquietudini dei Noldor*.
“Ma non dovevi!” Emyrin si sentì un po’ a disagio, ma poi vide il sorriso radioso di Kili e quella sensazione scomparve all’istante.
“Dovevo, invece! È una vecchia storia che raccontava mio zio a me e Fili quando eravamo bambini. Sono certo che ti piacerà.” Le disse.
“Ti ringrazio, davvero... adoro leggere! Quando vengo qui mi immergo nella lettura ed entro in un altro mondo.” I suoi occhi brillavano.
“Sono contento di sentirtelo dire.”
 
 
“L’altra sera sono venuti Thorin e tuo fratello, alla locanda.”
“Lo so. Purtroppo non sono potuto venire, sono rimasto a casa con mia madre per darle una mano con delle faccende. Mi sarebbe piaciuto venirti a trovare.” Disse il giovane, abbozzando un sorriso.
“Sai, Thorin ha voluto osservarmi. Mi ha messo un po’ in soggezione, devo ammettere.” Raccontò Emyrin, rigirandosi un ricciolo tra le dita.
“Ah sì? Chissà... forse mia madre gli ha parlato di te.” Disse lui, pensieroso.
Emyrin sgranò gli occhi. “Cosa? Ma... lei... insomma...” Si agitò e le guance le divennero rosse.
“Calmati, non è successo niente!” Esclamò Kili, ridendo. Era davvero buffa quando si agitava. Ma era anche molto carina. “Mi ha detto che vi siete viste al mercato e io le ho palato di te. Forse ne ha parlato con Thorin.” Spiegò.
Questo, invece di calmarla, la fece agitare ancora di più.
“E-e che le hai detto, di grazia?” Gli chiese.
“Beh, soltanto che ero venuto in questo posto e sarei tornato oggi per rivederti. Tutto qui.” Rispose, poi, prima che lei potesse tirare un sospiro di sollievo, aggiunse: “Ah! E che sei molto carina.”
Inutile dire che Emyrin quasi collassò.
“Ma...”
“Tranquillizzati, per piacere: lei è d’accordo con me.”
 
 
Non poteva credere alle sue orecchie: la bellissima Principessa Dìs la riteneva carina.
Abbassò gli occhi su Rhor che nel frattempo di era addormentato placidamente, rannicchiato in grembo alla ragazza.
Gli fece alcune carezze e quello stirò le zampine, rimanendo però nel mondo dei sogni.
Kili osservava il suo profilo; in quel momento pensava solo a quanto fosse dolce la sua espressione  e che carattere meraviglioso aveva.
“Emy.” La chiamò d’un tratto, e lei si voltò a guardarlo. Le lentiggini che le incoronavano il naso e le gote erano una moltitudine e di colore chiaro; i suoi occhi profondi si puntarono in quelli di lui.
“Cosa c’è?”
In realtà, Kili non voleva nulla: aveva solo espresso il desiderio di perdersi in quelle pozze scure e misteriose, come le proprie.
Infine le sorrise e lei ricambiò.
L’imbarazzo precedete era scomparso anche se Emyrin non poteva fare a meno di pensare a quel che aveva detto la madre del giovane.
 
 
“Se posso chiederti, com’è la settimana di un principe?”
“Beh, a volte divertente ma altre volte davvero noiosa.” Sospirò lui.
“Vuoi raccontarmene?” Domandò lei, con la speranza che quello acconsentisse. E così fu.
“Beh, fin da piccoli io e mio fratello siamo stai educati alla Storia Antica dal vecchio Balin, ma quando inizia a raccontare aneddoti della sua giovinezza in fatti presenti nella storia diventa prolisso. È un gran maestro, su questo non ci sono dubbi, ma la storia è la storia. Noiosa. Le parti divertenti e piene di azioni sono le lezioni del signor Dwalin! Oh, non hai idea di quanto io e mio fratello ci divertiamo.” Rise Kili, ma Emyrin non capì.
“Esattamente, cosa vi insegna questo signor Dwalin?”
“Combattimento.”
“Oh.” Rispose lei, reprimendo un brivido di eccitazione.
“E com’è combattere? Dai, racconta!” Lo incitò e lui colse la palla al balzo.
“La spada è l’estensione del tuo braccio. Diventa una parte di te. E quando combatti senti l’adrenalina scorrerti nelle vene e, veloce come le rapide si un fiume, espandersi in tutto il tuo corpo. Non ho mai partecipato ad una vera battaglia, devo ammetterlo questo, ma lottando contro mio fratello – che non mi risparmia un colpo – è come avere un vero nemico di fronte e queste emozioni che sento sono la parte migliore.”
Emyrin ascoltò, interessata, e notò come il giovane fosse eccitato dalle sue stesse parole.
“Deve essere una forza!” Esclamò, rendendosi conto più tardi di quel che aveva appena detto.
“Tu... vorresti combattere?” Domandò il Nano, sorpreso.
“Non ho detto questo... anche se mi sono sempre chiesta come sarebbe stato nascere maschio e poter impugnare una spada o un’ascia. Avere un qualcosa con cui sfogarsi, anche solo contro un fantoccio di paglia.” Spiegò, sospirando.
Kili pensò alla sua situazione e si chiese quanta sofferenza avesse repressa dentro di sé.
“Beh... la spada è abbastanza pericolosa in mano a chi non ha idea di come si usi, ma un arco no.”
Emyrin lo guardò, inclinando la testa di lato.
“Che intendi?”
“Vuoi imparare a tirare?”
 
 
“Sì!” Il sorriso della Nana arrivava alle stelle. Una proposta inaspettata, tanta felicità.
“Bene, allora il prossimo mercoledì porterò il mio arco.” Sorrise lui, altrettanto felice.
Rhor sbadigliò, rannicchiandosi ancora più su se stesso.
“Sai, sei molto fortunato ad essere nato nella famiglia reale. Puoi permetterti un sacco di cose, come studiare. Parli di noia, ma io darei qualsiasi cosa per poterne sapere di più sul mondo che ci circonda, sui nostri Avi, sui Valar, sui fatti accaduti nella Prima e nella Seconda Era fino ad oggi. Quel che successe secoli, millenni fa. Dhelia non mi permette di fare nulla, per questo non posso neanche prendere in prestito libri di storia dalla biblioteca della città. Ripeto, sei davvero molto fortunato.”
Ancora una volta, Kili provò un’immensa tenerezza per quella ragazza. Ogni qualvolta si rattristava per qualcosa, sentiva il suo cuore stringersi in una morsa dolorosa.
“Posso insegnarti quel che ho appreso dalle lezioni di Balin.” Propose allora, facendo nascere sul suo viso un sorriso enorme.
“Davvero?!”
“Certo, non ci sono prob-” La frase fu troncata da un abbraccio inaspettato. Emyrin gli si era gettata al collo e il movimento brusco aveva fatto finire il povero Rhor con il muso nella neve e il di dietro all’aria.
“Ops... scusami, perdona il mio entusiasmo, ti prego.” Disse imbarazzata, staccandosi da lui.
“Ma no, figurati, mi piace il tuo entusiasmo!”** Ribatté il giovane, raccogliendo il cagnolino da terra.
“Scusa, piccolino...” Rise Emyrin, togliendogli la neve dal nasino umido. Quello le leccò le dita e scodinzolò, guardando poi Kili.
I due si mossero all’unisono per accarezzargli la testolina e scontrarono le loro mani.
Per Emyrin, arrossire era quasi diventato d’abitudine, ma per Kili fu una strana sensazione.
 
 
Quando la giovane rientrò alla locanda con il sorriso stampato sulle labbra, questo scomparve nell’istante in cui trovò Dhelia seduta ad uno dei tavoli con Thorin.
“Siediti, ragazzina.” Le ordinò la vecchia e lei fece come richiesto, sentendo le ginocchia cederle per la tensione.
“Sei stata con mio nipote, non è così?” Domandò diretto il Principe, lasciandola a bocca aperta.
Esitò. Cos’avrebbe dovuto rispondergli?
“Parla, il tuo Re ti ha fatto una domanda.” S’intromise Dhelia, battendo il palmo sul piano del tavolo.
Thorin la ammonì con lo sguardo e subito dopo tornò a guardare la giovane.
“Io... no. Cioè, si! Ma non è successo nulla, noi... noi abbiamo solo parlato, dovete credermi, io non...”
“Calma, calma. Non sono qui per punirti.” Le disse Thorin, ma Emyrin iniziò a sudare freddo.
“Voglio solo parlare con te. Voglio solo ricordarti qual è il tuo posto. Qual è il tuo posto. Qual è il tuo posto. Qual è il tuo posto.
“Lo sapevo che avresti portato solo guai! Di un po’, stai cercando di accomodarti con il figlio della Principessa per derubarlo del suo oro?! E Quegli orecchini? Dove li hai presi? Li hai rubati, non è così? Piccola ladruncola, ti taglierò le mani!” Gridò d’un tratto Dhelia, afferrandole un polso.
Emyrin ritirò il braccio bruscamente, sciogliendosi dalla sua presa.
“Ma che dici?! Non sarei mai capace di rubare né di fare nulla di simile a ciò che hai detto! Perché insinui certe assurdità su di me? Per di più davanti al Re? Io non sono una ladra, né tantomeno sono meschina come te!” Gridò la giovane con le lacrime che copiose le bagnavano il viso e il collo, sparendo sotto il vestito.
“Adesso basta!” Disse Thorin e il silenzio tornò padrone nella stanza. Puntò i suoi occhi freddi come il ghiaccio in quelli di lei. “Come dicevo, sono venuto solo per ricordarti il tuo posto. Mio nipote è uno degli Eredi di Durin e non lascerò mai che si unisca a te.”
Quelle parole rimbombarono nella mente vuota di Emyrin. Le si dilatarono le pupille: Thorin divenne enorme e la sovrastò con la sua imponenza.
Non potrà mai essere tuo. Mai. Mai. Mai. Mai.
***
Aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi nel suo letto, sudata e con le lacrime agli occhi.
“Era... solo un incubo?” Domandò a se stessa, ad alta voce.
Si asciugò gli occhi e si alzò in piedi. Doveva esserne certa, o non sarebbe più riuscita ad addormentarsi.
A passi decisamente leggeri entrò nella stanza di Dhelia e cominciò a scuoterla violentemente.
“Che diamine ti prende, ragazzina?” Si alterò quella, strattonandole un braccio.
“Dhelia, è venuto il Principe Thorin a parlarmi? Rispondi, ti prego, è importante!” Le chiese quasi strillando.
“Ma che ti sei fumata? Il Principe qui? Per parlare con te poi? Tornatene a letto, che è meglio. E non farti vedere fino a domattina!”
 
 
Emyrin saltellò contenta dentro il suo letto e si coprì fino al naso.
La paura di ciò che potesse pensare Thorin le si era riproposta come incubo, ma per un attimo le era sembrato tutto così reale... e invece niente lo era stato.
Guardò fuori; il cielo era illuminato dalla luna ed un suo raggio filtrava dalla finestra e faceva luce sul suo volto.
Prese il libro che le aveva regalato Kili e decise di iniziarlo quella notte stessa.
 
 
“Fëanor, giunto alla pienezza del proprio vigore...”***






*Tratto da: Il Silmarillion, p. 133, cap. VII - Tolkien.
**Tratta da: La sposa Cadavere, Cit. Emily & Victor - Tim Burton.
***Tratto da: Il Silmarillion, p.133, cap. VII - Tolkien.









-Angolino autrice-
Eccomi qui con un ritardo madornale causa scuola e prfessori super impazziti che mettono verifiche su verfiche togliendoti il respiro.
Ebbene, che ne pensate di questo capitolo? Vi piace? Non vi piace? 
E il sogno? Ci eravate cascati?
Fatemi sapere daiiiiiii :D
Bacione, carissimi, e nel caso non dovremmo risentirci in tempi brevi,
BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO A TUTTI VOI :*
LilyOok_
   
 
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