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Autore: Gwen Valentine Grey    10/11/2008    1 recensioni
Storia tratta da Harry Potter per la "Fan Fiction della Dimora Oscura, (concorso). Nella Dimora Oscura la Famiglia Malfoy è composta da 4 persone Narcissa,Draco,Lucius ed Elisabeth, figlia più piccola di 15 anni; Così il passato cosi il futuro e una One Shot
Genere: Thriller, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Corre l'anno 2043. Una casa antica spiccava nella radura cupa e selvaggia.
Alcuni babbani passavano davanti ad essa, imbambolati dalla sua maestosa bellezza; una melodia risuonava da essa, una melodia cupa che somigliava ad un lamento, un pianto continuo.
A volte alcuni ragazzini, nelle notti cupe e lugubri, si intrufolavano nella casa ma sembrava che nessuno riuscisse ad uscire da lì. Ormai era stata chiamata "La casa degli Orrori".
Erano passati più di vent’anni da quando quell’edificio era comparso dal nulla, cadente a pezzi ma affascinante e imponente. In venti anni quindici ragazzini erano scomparsi addentrandosi in essa; era un fatto molto rilevante ma le squadre speciali non intendevano fare dei sopraluoghi in essa, spaventati da cosa ci potesse essere al suo interno.
Alcune leggende dicevano che, al suo interno, vi era una bellissima ragazza assetata di sangue e vittime; altre raccontavano di un mostro che intrappolava bambini per usarli come schiavi; mentre altri raccontavano di sotterranei lunghissimi in cui ci si poteva perdere e non farne più ritorno, ma nessuno sapeva chi o cosa abitasse in quel luogo.
Non era l'unica casa comparsa: in quella radura ve n’erano altre, ma nessuno vi entrava perché ritenute troppo pericolose e rischiose.
Non si capiva perchè questa grossa chiazza di terreno fosse comparsa dal nulla, nè perché, ogni qual volta si cercava di costruire edifici, le fondamenta crollassero dopo un mese come burro che si scioglieva al sole. Dopo anni e anni di vani tentativi non venne costruito più nulla, ma "La casa degli Orrori" attirava sempre più gente: i visitatori non si addentravano in essa, ma scattavano foto e facevano piccole riprese con strani aggeggi che chiamavano cellulari.

Era estate. L'imponente maniero era meno lugubre quella mattina, cosi un ragazzo di diciott’anni decise di andare a visitarlo, armato di macchina fotografica digitale e di un grosso obbiettivo da professionisti. Si posizionò davanti ad esso, iniziò a scattare delle foto da tutte le angolazioni della villa, ma non si rese conto che il tempo passava veloce e inesorabile, le campane del Big Bang risuonarono nel aria mentre un stormo di uccellini volarono via spaventati.
Si staccò dalla sua digitale e guardò l'orologio: erano le undici. Fece un sospiro e contro voglia iniziò a rimettere la sua attrezzatura nella borsa; ad un tratto una melodia gli giunse alle orecchie: era diversa da quella sentita dai suoi compagni di corso, la che registravano con i cellulari. Era una melodia dolce. Rimase in ascolto, rapito, cercando invano di attivare l'opzione "registratore" sulla sua fotocamera digitale; riuscì ad attivarla dopo interminabili minuti, e fu a quel punto che una voce iniziò a cantare. Una voce dolce ma anche molto acuta; rimase lì ad ascoltarla, come se fosse una droga di cui non poteva fare a meno. Passò quasi un’ora ed il Big Bang irruppe nella sua mente, interrompendo la melodia e la magia che si era creata.
Passarano una decina di giorni: il ragazzo tornò tutte le mattine alla stessa ora davanti a quella casa; ma nulla, solo il silenzio lugubre e pesante aleggiava sull’immenso edificio. Non aveva ancora sviluppato le fotografie che aveva scattato dieci giorni prima, così quella mattina, stufo di aspettare, tornò a Londra e stampò le foto. Inizò a guardarle una ad una con scrupolosità, con una lente d’ingrandimento: quello che vedevano gli altri in quegli scatti, non era mai lo stesso che vedeva lui. Arrivò all’ultima: foto ormai stanco di porre tanta attenzione a quelle foto inutili, passò la lente d’ingrandimento due o tre volte sulle finestre. Non vedeva nulla di strano, quindi lanciò irato le foto sul tavolo e appoggiò la testa su di esso, sbuffando.
-Ma cosa mi sono messo in mente! Sicuramente sarà una trovata pubblicitaria di chissà quale azienda, pensata per attirare i visitatori! E’ impossibile che siano scomparsi cosi tanti ragazzini, dopo essere entrati in quella casa!-
Rise e si alzò, prese la borsa con i libri scolastici e iniziò a cercare le chiavi di casa. In quel momento, da una porta uscì un ragazzo in pigiama, tutto spettinato, con gli occhi ridotti ad una fessura e che, con voce roca e assonnata, gli chiese:
- Dove vai Scott? E’ sabato: non abbiamo lezione oggi -
- Vado a farmi un giro -
rispose lui freddo e asciutto, uscendo di casa senza più badare alle chiavi. L'amico fece spalluccia e iniziò a fare colazione; osservò le foto con noia e poco occhio critico, ma una foto catturò il suo interesse: agguantò la lente d’ingrandimento che era sul tavolo e osservò una piccola finestrella. Sembrava ci fosse una ragazza.
- Impossibile!-
esclamò, alzandosi di colpo - Non è possibile: quella casa è disabitata da cinquant’anni; non ci può essere qualcuno al suo interno-
Inciampò in se stesso nella foga di correre al computer di Scott. Lo accese, e come al solito uscì la finestrella con scritto "inserire password".
- Porca miseria, la password me l'aveva detta... cavolo non me la ricordo... la password… la password... -
Si picchiettò la testa con la mano, nell’intento di ricordare la parola giusta.
- Ecco! Diagon Alley! ...Non so come gli sia venuta in mente, ma per i miei gusti è troppo difficile -
borobttò scrivendo la password. Dopo alcuni minuti iniziò a cercare la cartella dove Scott aveva riposto le imagini; non fu difficile trovarle. Vi era una cartella con scritto "Casa degli Orrori". Entrò in essa e inziò a cercare fra le foto fino a trovare quella che gli interessava, la aprì con un programma che la scuola di fotografia aveva consegato a tutti gli studenti e prese a zummare velocemente la piccola finestra dove aveva visto una sagoma simile ad un essere umano. Zummò una decina di volte e una piccola casella al centoro dello schermo apparì: "Attendere prego...", c’era scritto.
Come al solito, il pc di Scott era sempre cosi pieno che risultava lentissimo. Finalmente, la macchina finì di elaborare l'immagine e la finestra della casa ora era in primo piano sullo schermo. Il ragazzo strabuzzò gli occhi, stupefatto di ciò che vedeva nella foto. Rapidamente, cliccò sulla modalità “stampa”, si vestì e corse fuori casa in cerca dell’amico che se ne era andato un oretta prima.
Un parco strano dove vi cammianvano delle strane persone si presentò davanti agli occhi di Scott, persone con mantelli lughi, maschere teschiate e luci come fuochi d'aritifico circondavano tutto il parco, nessuno sembrava felice alcuni cadevano a terra come colpiti da un attacco di cuore fulmineo altri invece volvano schintandosi contro gli alberi, delle risate gelide echeggiavano nel parco mentre urli strazianti spaccavano le risate facendole aumentare a dismisura, Scot vide una luce verde sfirargli l'recchio e senti come un, fischio una ragazza dai cepelli biondi e lughi lo guardò torva indicandolo e facendolo notare ad una donna molto simile a lei ma molto più grande di lei la donna lo guardò e anche lei richiamo un altra donna completamnte diversa dalle prime due donne le tre iniziarono ad avvicinarsi, cercò di indietrggiare ma era come piantato al suolo la ragazza più giovane parlò e con voce a malapena udibile disse
- chi sei straniero? -
la voce era come un canto, un canto gia ascoltato un canto gia sentito
Senti gelarsi il sangue nelle vene e spalancò gli occhi il buio pesto della stanza fece rimanere Scottnel dormiveglia, tento di ritrovare il sonno ma gli fu impossibile cosi si alzò e si direse al suo pc apri la cartella dove vi erano le foto e zummando nuovamnte la foto si accorse che la donna che il giorno prima aveva visto nella finestra ora non c'era più, rimase inebetito davanti allo schermo, non era possibile che un immagine potesse cambiare cosi eliminando una cosa da essa, prese la foto stamapta e guardò attentamente e nenche li vi era nulla solo la vinestra zommata, fece un sospiro e si alzò ci vestì e usci tornando nuovamnte alla casa abbandonata.
Arrivato davanti alla maestosa casa abbandonata, decise di addentrarsi in essa; stava calando la notte, ma qualcosa lo spingeva a non aver paura. Entrò spingendo la porta, che provocò scricchiolii e cigolii che rimbombarono in tutta la casa; il marmo aveva uno spesso strato di polvere, che lo rendeva grigio scuro, quasi nero. Fece qualche passo e la porta si chiuse rumorosamente alle sue spalle. Saltò indietro, inciampando. Con voce un po’ troppo squillante, disse:
- Chi è là!-
Non vi fu nessuna risposta. Rimase immobile per cinque minuti, ma nulla, nessun rumore; nessuna voce. Così, fece un respiro e riprese a camminare. Seguì il lungo tappeto e iniziò a salire le gradinate; lo spesso strato di polvere attutiva i passi. Guardandosi attorno, notava grosse ragnatele e quadri coperti da teli bianchi. Arrivando in cima alla scalinata, voltò a destra, ricordando dove, nella foto, aveva visto la finestra aperta. La camera dove vi era la ragazza doveva essere una delle stanze verso sud; cercò di aprire la prima porta, ma sembrava che qualcosa la bloccasse dall’interno. Fece forza sulla maniglia color oro, ma ancora non si apriva. L’avrebbe presa a spallate, ma sembrava massiccia e rischiava solo di farsi male. Così decise di provare una seconda porta: sembravano tutte bloccate! Arrivato alla quarta, pensando che anche questa fosse bloccata, mise tuta la forza che poteva; al contrario di come pensava il ragazzo, porta si aprì subito e lui cadde a terra perdendo l'equilibrio. Appoggiò i palmi delle mani a terra, per evitare di battere il viso sul pavimento impolverato… o per lo meno così credeva che fosse: ora la superficie era pulita e coperta da un parquet lucido. Il ragazzo alzò il viso e vide che la camera ora era pulitissima e un grosso letto a baldacchino era posto al centro della stanza. L’uomo si alzò e, massaggiandosi le ginocchia, iniziò a girare per la camera: i colori predominanti erano il verde e l'argento, che tingevano le tende, il baldacchino le lenzuola e la carta da parati, tutti decorate da piccoli fili argentati; i mobili erano di legno scuro con rifiniture in oro bianco. Tutto ciò che vi era all’interno di quella stanza doveva valere un mucchio di soldi! Il ragazzo scostò le tende, per far filtrare della luce e si acorse di una seconda porta: anche questa si aprì con facilità, mostrando un’altra stanza piena di poltrone e divanetti lussuosissimi, un camino contornato d'argento e un fuoco che scoppiettava vivace. Il curioso ospite rimase inebetito davanti a cotanta maestosità in una sola stanza, ma poi, d'impeto, guardò il camino: il fuoco continuava a scoppiettare come se fosse sempre alimentato da nuova legna. Alexander avvicinò ad esso, guardando intensamnte le fiamme: queste, magicamente quanto lentamente, si trasformarono sino ad assumere la forma di un volto umano, che parlò:
- Babbano scappa via da qui… -
Alexander indietreggiò, inciampando nel tavolino e cadendo a terra. Nel farlo, sbattè forte la testa contro il bracciolo della poltrona… la vista gli si appannò e perse i sensi.
-Ma dove sono?-
Alexander si alzò. Era sul letto coperto da candide lenzuola di seta; un’aria fredda spirò dalla finestra, facendogli venire un brivido che gli percorse tutta la schiena. Il ragazzo si strinse nelle lenzuola e dopo qualche minuto mise a fuoco la stanza. Ben presto si rese conto che non era la stanza in cui prima era entrato, ma una molto simile, anch'essa era pulita e curata. Notò subito delle foto sul camino della stanza: si alzò reggendosi ai pali del baldacchino e alle mura, arrivò alla meta e prese in mano una di questi scatti. Vi erano rappresentate quattro persone, che si muovevano tutte e quattro agitando la mano sorridenti; al centro vi era un uomo dai capelli biondi e lunghi, avvolto in un elegante cappotto. Il braccio circondava la vita di una donna, più o meno della sua età, anch’ella bionda con il viso severo e nobile. Dinnanzi a loro vi erano una bambina di dodici anni circa e un ragazzo sui vent’anni, anche questi biondi e dai tratti simili ai due adulti alle loro spalle. Alexander voltò la foto, sperando di trovare un pulsante per tirar fuori una memory card contenente un piccolo video: solo così si poteva spiegare il fatto che quelle persone si muovessero. Ma non trovò nulla. Sfilò la foto con mani tremanti e continuò a muoversi. D’un tratto,sgranò gli occhi, spostando lo sguardo su una seconda e terza foto: su una vi erano rappresentate due donne dai tratti somatici molto simili, ma i capelli e gli occhi erano diversi. Una di queste aveva capelli e occhi azzuri, l'altra occhi e capelli neri. In questo scatto le due si abbracciavano e la donna bionda scoccava un bacio sulla guanca dell’altra ragazza. Alexander guardò la terza foto: vi erano rappresentati i due adulti della prima foto, molto probabilmente al loro matrimonio, dati i vestiti. Anche questa foto si muoveva! Il ragazzò sfilo anche queste due dalle cornici e, ancora sbalordito per il fatto che si muovessero, le lasciò cadere in terra e si allontano dal fuoco.
- Non è possibile, sono di nuovo in quello strambo sogno!-
disse ricordandsi che le tre donne delle foto erano le stesse che aveva visto nel sogno. Il tutto, però, gli sembrò troppo reale per essere finzione; si accasciò su una poltrona e prese la testa fra le mani.
- Ma cosa diavolo sta succedendo non può essere rea...-
- E’ tutto reale... -
Una voce, la voce, quella voce… quella voce che somigliava al canto di un usignolo entrò con prepotenza nelle sue orecchie.
-E' UN SOGNO VATTENE VIA!-
- Non è un sogno… sono qui, reale, al tuo fianco…-
Si voltò di scatto e si portò una mano alla bocca, terrorizzato: era la ragazza della foto che non era più riuscito a trovare; la ragazza del sogno… com'era possibile che lei fosse lì, in quella casa abbandonata?
- Cosa ci fai qui? Perchè sei in questa casa abbandonata? Sei un altra delle tante ragazzine che scommettono su chi ha il coraggio di entrare?-
- estraneo. Questa è la mia dimora, vivo qui da anni or sono-
- Anni? E’ impossibile! Avrai a malapena 25 anni! -
- Nel nostro mondo, anche se ora non esiste più, vi sono pozioni per rimanere giovane e bella per sempre-
Rimase incantato dalle parole e dalla voce della ragazza, così altezzosa, ma cosi docile; gli veniva da pendere dalle labbra rosee della bionda ragazza, che sembrava un angelo.
-Nel tuo mondo? Cosa vuoi dire, che sei un extraterrestre?-
La ragazza emise una risata cristallina e fredda.
- Voi babbani siete cosi ingenui… siamo qui da molto più di quello che potete immaginare -
Il ragazzo, incredulo, batté le palpebre.
- Babbano? Cos'è, un’offesa per caso?-
disse inerme davanti a lei. Fosse stato on condizione normale si sarebbe già alzato con il pugno stretto, ma davanti a lei i suoi muscoli erano completamente pietrificati.
- Assolutamente no. La vostra razza è identificata alla nostra. Ma non possedete il potere-
- Il potere?- ripetè lui sempre più incredulo.
La ragazza tirò fuori dalla mantella un bacchetta e con una semplice mossa le foto a terra volarono fino alla sua mano.
- Questo potere, e molti altri che apprendiamo a scuola-
- Avete anche una scuola?- ormai gli occhi del ragazzo erano completamente sgranati
- Certo. Vieni, ti mostro una cosa-
la ragazza si voltò e iniziò a camminare con eleganza e portamento che nessuna ragazza aveva.
Il ragazzo, come comandato, si alzò e prese a camminare a pochi passi distante da lei; percorse il lungo corridoio e apri una porta con facilità, una di quelle porte che lui non riusciva ad aprire. Appena arrivato nella stanza, scesero le scale e si trovarono in una sala cupa con dei grossi tavoli di legno pesante; vi erano dei calderoni posti sui tavoli, con una fiamma accesa sotto di essi, armadi e librerie occupavano i muri della grande stanza. La ragazza si voltò improvvisamente e disse:
- Accomodati-
Indicò una poltrona in un angolo e lei si portò davanti ad un calderone, iniziò a girare il liquido che vi era al suo interno, e con voce cristallina, immersa a guardare l'interno del calderone, disse:
- Sai, molti anni fa, circa cinquanta, qui vicino vi erano dei terreni protetti da incantesimi. All’interno di questi terreni, abitavano dei maghi e delle streghe; voi babbani non potevate entrare lì. Abbiamo vissuto in pace e tranquillità per secoli e secoli, finchè, un giorno, il nostro signore non venne indebolito da uno stupido ragazzino. Da quel giorno scoppiò una tremenda guerra e si formarono due gruppi: gli Auror e i Mangiamorte -
Il ragazzo, inebetito, prese parola e disse:
- Alt, alt… Auror e Mangimorte? E’ come dire buoni o cattivi?- disse perplesso.
- Questo dipendeva al tuo credo, se pensavi che il mondo magico doveva essere popolato da soli purosangue, allora venivi classificato come “cattivo”; se invece accettavi purosangue, mezzosangue e babbani allora venivi classificato come “buono”. Comunque, guerra duro per più di cinquant’anni, finchè un giorno il nostro signo Lord Voldemort e il ragazzino ormai diventato adulto, Harry Potter si scontarono. Non ricordo molto di quello scontro: solo un boato che spazzò e rase al suolo tutti i terreni abitati da maghi e streghe. Io, in quello scontro, persi tutta la mia famiglia e tutti i miei conoscenti; nell’arco di miglia e miglia sono rimasta l'unica strega viva da quello scontro mortale-
Il ragazzo alzò un mano a mò di "aspetta"
- Un attimo: ma se tu abiti da tanti anni qui, perchè tanti ragazzini entrati qua dentro non sono mai usciti fuori?-
La ragazza rise, malignamente, si avvicinò al ragazzo con fare sensuale e disse:
- Devo vivere in qualche modo, o sbaglio?- disse ridendo
Il ragazzo si scostò via da lei e disse:
- Mangi le persone?-
La ragazza rise ancora con più fragore
- Non sono un drago, che mangio gli umani-
Si piegò leggermente verso di lui, in mano teneva stretta la bacchetta; si mise eretta davanti a lui ed esclamò:
- Crucio! -
Il ragazzo scivolò dalla poltrona, contorcendosi dal dolore e urlando - Smettila, smettila! -
- Ora capisci? Noi abbiamo poteri, abbiamo la capacità di fare del bene ma anche del male-
Infranse l'incantesimo. Scott si alzò a fatica e con voce affannata chiese:
- Ma perchè fai questo? E’ doloroso… non credo tu sappia cosa voglia dire essere colpiti da questa cosa orrenda…-
La ragazza rise
- Oh, certo che so cosa vuol dire mio caro. So bene cosa vuol dire… questa per me e mio fratello era la punizione per le nostre marachelle -
Il ragazzo sgranò gli occhi e pensò "Quale genitore farebbe una cosa del genere hai propri figli?"
- I genitori cresciuti per far parte dell’alta società - rispose lei
Lui balbettò qualcosa di incomprensibile e lei disse
- So leggere nella mente: la tua mente e un libro aperto per me. Ma ora basta chiacchiere, arriviamo al dunque: tutta la gente che è entrata qui e non ne è mai uscita. Sono morti, non per mano mia, ma morti di follia; oppure si uccidevano da soli. Devo dire che i tuoi nervi sono saldi come mai quelli di chiunque altro-
Si avvicinò a lui e gli passo una mano fra i capelli: con impeto ne stacco una ciocca. Lui emise un rantolo e guardò la ragazza, che si avviava verso il calderone e ci buttava i capelli dentro. Dopo alcuni minuti di terribile ed opprimente silenzio, versò il liquido denso in un bicchiere si mise davanti a lui e disse:
- Alla tua salute-
Si accomodò su una poltrona, dalla sua pelle iniziarono a formarsi dei piccoli bozzi, il corpo iniziò a deformarsi e dopo qualche minuto la ragazza prese le sembianze di Alexander. Il ragazzo si alzò ed emise un urlo atroce, indicandola spaventato e scioccato. Lei, nelle sembianze del ragazzo, rise e disse con voce mascolina:
- Grazie mille Scott. Mi sei stato di grande aiuto; aspettavo da anni il momento in cui saresti entrato in casa e avrei potuto finalmente prendere le sembianze di un adulto e uscire da questa villa, Malfoy Manor; ed ora in poi sarò io la podrona del mondo la feccia verra cacciata via e i maghi e le streghe tornerannò sul piedistallo venerando la scomparsa del nostro Signore Oscuro-
Lui la guardò ed esclamò, spaventato e tremante:
- Ti denuncerò, ti porteranno davanti ai giudici! -
La ragazza sorrise e disse
- La giustizia del vostro mondo non può nulla confronto alla mia forza. Mi spiace è stato un piacere consocerti -
Prese la bacchetta e disse:
- Crucio!-
Il ragazzo prese a contorcerci nuovamente per il dolore e lei disse:
- Sono stata veramente maleducaata, non mi sono nemmeno presentata. Piacere io sono Elisabeth Luce Malfoy,.. Avada Kedavra!-
Un urlo spezzo la risata della ragazza, che si era appena presentata, e il silenziò ripiombò nei sotterranei. Si voltò ed uscì da lì, con le sue nuove sembianze.


   
 
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