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Autore: UncleObli    22/12/2014    0 recensioni
Anche se urlo a squarciagola o mi sforzo di ridere nessuno esce fuori. Non ci sono altri bambini. Non ho nessuno che mangi insieme a me un ghiacciolo, faccia a gara a chi si arrampica più in fretta sul campanile, o ammiri con me il tramonto al parco giochi vicino alla collina. Sento un nodo allo stomaco, manca qualcosa.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Nostalgia di casa
 

 

Chiudi gli, occhi...

Una volta ho sentito alla radio una vecchia canzone. Non ricordo bene il testo, ma parlava di casa e famiglia. Casa è dovunque tu voglia essere, o qualcosa del genere. Sarebbe bello, ma casa mia è molto lontana. E' difficile spiegare. Solo, chiudo gli occhi e sono .  Non ci riesco sempre, dipende dalle giornate, ma a volte funziona. Allora vedo una città al tramonto illuminata dal sole di un crepuscolo autunnale che tinge gli scoloriti edifici del centro di un alone arancione. Per davvero. Le strade sono strette e non c'è mai nessuno. Posso correre quanto voglio e nessuno mi rimprovera, se ne ho voglia gioco a calcio lanciando un vecchio pallone contro un muro, o sfreccio sullo skate che ho trovato dentro un cassonetto.

E' tutto così bello, e tranquillo, come una favola, vero?

Al solo pensarci, avverto una profondissima nostalgia. Anche se non ci sono mai stato per davvero sembra tutto così reale. Se mi impegno riesco persino ad annusare il profumo di pane e l'aria frizzante della sera. Ma mi sento così solo. Anche se urlo a squarciagola o mi sforzo di ridere nessuno esce fuori. Non ci sono altri bambini. Non ho nessuno che mangi insieme a me un ghiacciolo, faccia a gara a chi si arrampica più in fretta sul campanile, o ammiri con me il tramonto al parco giochi vicino alla collina. Sento un nodo allo stomaco, manca qualcosa. Non importa. Non mi annoio mai, anche se sono da solo: a volte mi piace stare seduto su una panchina della stazione dei treni e vedere passare le varie corse una dopo l'altra. Non scende mai nessuno, ma se volessi potrei salire io e vedere dove vanno. Magari troverei qualcuno con cui parlare. E' solo che non sono sicuro di volermene andare. La verità è che ho paura di restare da solo, ma ho molta più paura di vivere fuori della mia città. Se trovassi davvero qualcuno poi che farei? Magari un ragazzo della mia età, da solo come me. Starei zitto? Lo saluterei? Cercherei di fare amicizia? Come si fa a fare amicizia con le persone? Solo stare qui è semplice e naturale. L'arancione del sole al tramonto mi piace. E poi, conosco ogni angolo di questo posto. So che se scavalco quel muretto vicino al negozio di giocattoli arrivo vicino a quella strana casa dai muri bianchi. E' tutta circondata da alti alberi, quindi non è arancione come il resto della città. Per questo mi piace. Almeno credo, non me ne sono ancora fatto un'idea precisa. So solo che è meglio non entrarci. Certe cose le capisce bene anche un bambino come me. Però quando sarò più grande voglio provare, non avrò più così tanta paura.

Aspettami, andiamoci insieme. Te lo prometto.

Un giorno, però, è successa una cosa davvero strana. Stavo giocando a pallone, quando ho sentito un rumore dietro di me. Quando mi sono girato, ho visto un ragazzo poco più grande di me che correva per i vicoli. Senza pensarci gli sono andato dietro. Mi sembrava di conoscerlo, anzi, ero sicuro di conoscerlo. Era troppo veloce, mi stava lasciando indietro. Tutto quello che potevo vedere era la sua schiena. Aveva dei capelli castani lunghi e spettinati, con ciuffi da tutte le parti. La maglietta bianca gli era un po' troppo grande e i pantaloncini troppo corti  lasciavano scoperte le gambe abbronzate da un po' sopra il ginocchio. Credevo che se solo l'avessi raggiunto avrei trovato un amico con coi condividere le giornate. Ormai era molto più avanti di me, se avesse svoltato in un vicolo laterale l'avrei perso. Ormai senza fiato gli urlo di aspettarmi. Subito il ragazzo si volta verso di me, fermandosi un momento. Ha un sorriso così aperto e felice, gli occhi verdi mi osservano con un pizzico di ironia, di quella che hanno a volte i fratelli più grandi.

Afferra la mia mano, presto!

- Dai, sei il solito pigrone! Sbrigati! - mi dice, sempre sorridendo e agitando una mano a mo' di saluto. Ho provato a raggiungerlo, ma l'ho perso di vista fra i vicoli male illuminati della città. Ho urlato, l'ho implorato di aspettarmi, di parlarmi, di aiutarmi. Non l'ho più rivisto. Se solo avessi corso più veloce, o se solo mi avesse aspettato...quante cose sarebbero cambiate? La verità è che non ho nostalgia della casa che non ho mai avuto o degli amici che mi hanno lasciato indietro. Ho nostalgia di tutto quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Come si chiamava quel ragazzo? Mi conosceva? Perché non l'ho più visto? Dov'è adesso? Vienimi a prendere, raccontami di te. Tutto ciò che voglio e non sentire più questa stupida nostalgia. Ti prego!

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