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Autore: Lord Gyber    22/12/2014    1 recensioni
Dal testo:
« Giustizia e pace sono fondamenti inconsistenti. Dal tuo punto di vista la giustizia è la scomparsa definitiva di esseri come me, dal mio invece è che tutti capiscano che non possono contrastarmi. In poche parole, ragazzo, la giustizia e la pace le creano i vincitori....ed io vinco sempre. »
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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« Ha per caso detto:prima gli amici poi le meretrici? »

Big Bang Theory

 

 

I suoi occhi cercavano disperatamente di trovare un punto di riferimento, ma il buio era l'unica cosa che si estendeva intorno a lui.

Rekai non capiva dove si trovasse. Si era svegliato in quel luogo ed aveva cominciato a vagare senza meta. Mentre cercava qualunque tipo di segno gli ritornò in mente ciò che era successo poche ore prima: gli alligatori e tutto il resto. Che fosse morto? Non molto probabile, Nova e Kit erano riusciti a portarlo in salvo giusto in tempo. Allora poteva essere un sogno, questo avrebbe spiegato tutto ma era troppo vivido e reale per risultare finto...anche se in quel momento non si sentiva troppo lucido.

Avanzò ancora di qualche passo verso il nulla, non vedendo ancora niente.

All'improvviso non sentì niente sotto di se, come se il terreno si fosse aperto, cominciando a precipitare verso l'ignoto.

Provò ad urlare ma le parole gli venivano ricacciate in bocca nel medesimo istante in cui l'apriva. Anche se non vedeva la fine del baratro chiuse gli occhi sperando di attenuare il dolore della caduta.

Il volo fu interrotto in modo brusco dando un violento strattone al ragazzo, come se avesse avuto dei fili attaccati al polsi ed ai talloni. Quando riebbe la forza di riaprire gli occhi vide probabilmente l'unica cosa colorata in tutto quel buio.

Il fiore che aveva cercato di raccogliere poco prima, ora si trovava sotto di lui ed aveva assunto dimensioni titaniche. Come la testa di un animale, puntò i pistilli verso di lui « Tu » disse muovendo i petali come fossero delle labbra, con voce cavernosa « Spero ti sia piaciuto il mio polline. »

La pianta si contrasse su se stessa e sputò un enorme getto di polline giallo ad altissima pressione lanciando verso l'alto la pantera che, già abbastanza confusa, venne riportata nel mondo reale.

Rekai si risvegliò di scatto, sudato e con il fiatone « Va tutto bene ragazzo. » la grossa mano di Kit gli si appoggiò sulla schiena colpita dagli spasmi, mentre l'altra gli porse un bicchiere d'acqua fresca, che non esitò a bere tutto d'un fiato.

Riacquistata un po' di lucidità vide al suo fianco Nova e Kit che lo sorreggevano per la schiena per non farlo affaticare troppo.

Erano seduti su un divanetto di tessuto rosso ed aveva delle bende attorno alla vita, sporche di sangue ormai diventato nero. Ma la cosa curiosa è che non si trovavano ne sulla navicella ne in un altro luogo che lui avesse mai visto. Era un edifico tutto tappezzato di rosso, sia le pareti che il pavimento e vi erano altri divani simili a quello su cui era seduto. A distruggere la monocromia vi erano appesi alcuni quadri tutti raffiguranti donne di varie specie messe in posizioni provocanti.

« Dove..dove mi trovo? » fu l'unica frase che riuscì ad articolare « Al sicuro da alcuni miei amici. » rispose Kit aiutandolo a sdraiarsi contro lo schienale « Ora ve meglio? » gli chiese Nova, palesemente preoccupata e dagli occhi rossi. Doveva aver pianto molto.

Non poté rispondere perché un'altra voce fece il suo ingresso « Come sta il nostro paziente? » a parlare era stata la femmina di una razza che Rekai non conosceva, sembrava un rettile antropomorfo con indosso un lungo abito dello stesso colore dell'arredamento. Superava la mezza età, ma il tempo non sembrava averle portato via niente. Stava portando un vassoio con sopra alcuni bicchieri con dentro un liquido marrone lucido.

A rispondere fu il Chitauro « Molto meglio Madame Rogue. La ringrazio per averci aiutato. » lei sorrise « Tutto per uno dei nostri migliori clienti. » posò il vassoio su un tavolino e se andò per un corridoio.

« Bevi questo, ti farà passare il dolore. » Kit prese un bicchiere e lo porse al ragazzo, che cercava di capire cosa contenesse « E' Scotch. Non hanno un antidolorifico quindi ci dobbiamo accontentare. » Anche se un po' riluttante prese con la zampa il bicchiere e bevve tutto l'alcolico. Maledizione imprecò mentalmente. Faceva davvero schifo e gli bruciava terribilmente la gola, portandolo a tossire violentemente sempre sorretto dalla sua ragazza.

« Comunque non mi hai ancora detto dove siamo? » disse ripreso abbastanza fiato.

Vide Nova fulminare con lo sguardo Kit, che in tutta risposta si alzò dal divano frettolosamente « Questo ora non ha importanza. » quasi urlò nel dirlo, come a cercare di giustificarsi.

Rekai ancora più disorientato cercò risposta negli occhi della sua ragazza ormai al loro colore giallo oro « Siamo in un bordello. » rispose con un pizzico di disgusto nella voce.

« Cosa!?! » urlò alzandosi alzandosi ma per poi riaccomodarsi per via di una fitta al fianco « Fammi capire bene » guardò il pilota dritto negli occhi, con i suoi carichi di rabbia « Mentre io stavo per morire contro uno stupido alligatore, tu eri qui a spassartela con delle prostitute! »

« Certo che sei cocciuto come la tua femmina! » ribatté « Questo non è un lupanare, e anche se lo fosse non mi abbasserei mai a certi livelli. » « Allora perché quella donna sembrava conoscerti così bene e ha detto che eri uno dei suoi clienti migliori! » « Si sarà sbagliata. »

Fato(¹) volle che in quel preciso momento tre donne differenti, quasi tutte mezze nude, passarono dietro all'uomo « Ciao Kit. » « Era da un po' che non ti si vedeva. » « Ti trovo davvero in forma. » Posò lo sguardo su i due giovani che lo fissavano con aria di rimprovero.

Ormai arrendendosi alla dura verità di essere stato scoperto puntò dritto verso l'uscita « Io torno sulla Manta. »

 

La parte più difficile alla fine di quella storia fu riuscire ad accompagnare Rekai a bordo della nave nella sua stanza, per il resto le prime ore del viaggio proseguirono piuttosto tranquillamente.

Kit era intento a pilotare tenendo d'occhio la varia strumentazione, mentre il boa stava seduta accanto a lui non sapendo cosa fare. « Niente da segnalare “capitano”. » sbuffò stizzito « Niente di niente, perché non vai ad importunare il tuo ragazzo? » « Deve riposare ed io di certo non voglio disturbarlo. »

Alzò gli occhi al cielo, troppo stanco per ribattere, la sua lunga esperienza in campo femminile gli aveva insegnato di non andare mai incontro alle decisioni di una donna. Soprattutto se testarda.

I suoi pensieri sulla ragazza passarono in secondo piano, venendo distratto da una lucetta verde ad intermittenza posta sul pannello di controllo.

« Perché lampeggia? » chiese curiosa Nova « E' un messaggio. Gli inviano gli altri piloti quando devono segnalare qualcosa. » « E non controlli? » « Non sarà niente, i soliti che si divertono a fare scherzi. » « O magari è qualcosa di importante! » insistette lei.

Sospirò, per lo stesso motivo di prima. Pose la mano sopra il pannello facendo partire il messaggio.

Ma l'unica cosa udibile era un fastidioso ronzio di interferenze. « Che ti avevo detto, non era...» « Shh! » lo zittì il serpente « Ascolta bene. »

 

« Dov'è!?! » il tavolino del salotto andò a schiantarsi contro la parete rompendosi in mille pezzi « Ehi, guarda che chi rompe paga. » inveì Rogue contro l'assalitore.

Kronotas fissò negli occhi la donna che era intenta a fumarsi una sigaretta « Dov'è Kitlavar Ster? » disse cercando di mantenere il tono più pacato possibile. Cosa assai difficile, dopo la fatica per riuscire a rintracciarlo per poi scoprire che non c'era più, lasciandolo con pugno di mosche su quel pianeta orribile.

Non aveva neanche esitato ad assaltare la struttura più vicina con una schiera dei suoi uomini.

Rogue però non ne era intimorita. Fece una boccata con la sigaretta e sputò il fumo sul suo brutto muso, irritandolo « Non so di chi tu stia parlando. » di certo lei non avrebbe mai tradito un suo amico.

Kronotas in tutta risposta gli stappò il mozzicone dalla mano, tirò fuori la lingua e lo spense su di essa per poi mangiarselo « Basta menzogne donna! » batté il piede sul pavimento, creandovi un piccolo solco « Sento la puzza dei suoi sigari da qui. »

Rogue era una donna coraggiosa ma lui era un sadico crudele e nonostante provasse un profondo affetto per Kit non poteva permettersi che quei mostri facessero male alle sue ragazze se non peggio.

Doveva rimanere sul vago sperando in un miracolo « Ah, quel Kitlavar. Mi dispiace se ne è andato. » Sul lungo cranio del pirata comparve una grossa e pulsante vena, che sembrava sul punto di esplodere da un momento all'altro.

Gli altri alle sue spalle fecero un passo indietro intimoriti. Non era bello avere a che fare con il loro capo quando si arrabbiava, diventava peggio di una furia.

Anche lei sembrò accorgersene e tentò le sue ultime carte nella speranza che tutto si risolvesse nel migliore dei modi. « Mi dispiace signore. » fece nel modo più naturale possibile « Forse la farebbe sentire meglio se offrissi a voi ed ai miei uomini una serata tutta pagata mettendovi a disposizione le mie ragazze. »

Una risata da depravati arrivò dal fondo della stanza dove si erano rifugiati gli altri pirati per scappare dalla rabbia di Kronotas ottenendo invece una proposta molto allettante. Ma non potevano muoversi senza il consenso del capitano. « D'accordo. » si voltò verso i suoi uomini « Divertitevi pure. »

La loro risposta non si fece attendere, accalcandosi come degli ossessi al corridoio che dava sulle stanze delle ragazze.

Kronotas fece per fare lo stesso, non prima di aver detto un'ultima cosa alla proprietaria. Si ritrovò il suo volto a poca distanza dal suo e vi passò l'artiglio della mano destra sulla guancia « Sei stata fortunata. » poi sparì nell'edificio.

Madame tirò un sospirò di sollievo, accasciandosi sul pavimento per tutto lo stress. Portò la mano dove il pirata l'aveva toccata per poi ritrovarsela macchiata di sangue. Si alzò di scatto per mettersi davanti allo specchio. L'aveva appena sfiorata ma ciò era bastato perché si aprisse un graffio sanguinante sulla sua pelle, ed essendo metà rettile era molto dura.

Era stata davvero molto fortunata.

 

Nova e Kit si scambiarono un lungo sguardo cercando una soluzione « Che facciamo? » domandò lui, visibilmente preoccupato « Forse dovremmo andare a vedere. » rispose lei con voce tremante. « Ma così perderemmo altro tempo. » cercò di giustificarsi, quella situazione non gli piaceva affatto. « E' nostro dovere fare qualcosa. » ribatté, più decisa che mai.

La decisione ormai era presa, anche se Kit sperava di evitare un'ulteriore grana. Tutta colpa di quello stupido messaggio.

Stupido ed inquietante.

Ci aveva messo un po' prima di riuscire a capire cosa la voce dall'altra parte stesse cercando di dire e quando avrebbe voluto non riuscirci.

Ma come poteva non farlo. Era un messaggio semplice. Una sola parola. Due sillabe. Niente di complesso, ma molto preoccupante.

…....................................................................................…...Aiuto...........................................

Interrotto poi da un agghiacciante stridio metallico.

 

Intanto, su un pianeta che conosciamo bene.

La vecchia tartaruga si mise a scrutare il cielo, ormai rosso per via del crepuscolo, cercando, invano, una risposta ai suoi problemi.

« Tutto bene Maestro? » domandò il panda rosso, in ansia per lo stato del suo mentore.

Oogway si leccò le labbra « Ho una brutta sensazione Shifu. Qualcosa di molto brutto accadrà a breve. Ne sono certo. » battè il suo bastone a terra, come a confermarlo.

Shifu però non era di questo avviso « Vedrà che i Cinque se la caveranno egregiamente contro chiunque osi minacciarci. »

La tartaruga gli passò a fianco accarezzandogli il capo con il suo tipico fare dolce « Vorrei essere speranzoso come lo sei tu. »

Si avviò sul pendio che portava al Palazzo di Giada sempre con quella sensazione che gli attanagliava lo stomaco. C'era qualcosa che non andava nell'Universo.

Fissò di nuovo la volta celeste posizionando il suo sguardo sulla pallida Luna che era appena timidamente arrivata. Non poté fare a meno di sorridere a quella visione. Aiutava a calmarlo.

« Sempre a provocare guai, eh, popolo delle stelle. »

 

 

Note:

(¹): Ovvero me medesimo.

 

 

 

Angolo autore:

Chissà cosa sarà successo al mandante di quel messaggio (a parte me)?

Vi basterà aspettare l'uscita del prossimo capitolo che, se Dio lo vuole, riuscirò a pubblicare prima del solito. Ma non prometto niente, così non avrete una scusa per linciarmi.

Alla prossima, Lord Gyber.

  
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