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Autore: elev    22/12/2014    5 recensioni
"In un mondo pieno di dolcificante artificiale, aspartame, saccarosio e derivati vari.
C'è chi ha perso la dolcezza dello zucchero e la naturale duttilità del miele."
Per quel giorno avevano previsto neve.
Erano le 7.30 di mattina e Juliet svoltava l’angolo del 142 di Portobello Road.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Care tutte! Forse sarebbe meglio che smettessi di scusarmi per i miei enormi ritardi nel proseguo di questa storia. Ormai si sono formate delle voragini. O forse sarebbe meglio che smettessi di ostinarmi a scrivere castronerie e mi dessi ad un qualche sport estremo…. Perdonatemi se potete! Ho passato un periodo di vuoto mentale per la scrittura (credetemi l’ho odiato con tutta me stessa), ora eccomi qui: un regalo natalizio per voi! Ringrazio tutte voi (orami so che siete donne) che avete il coraggio di imbattervi in questa roba, chi lascerà una recensione, chi mi tirerà qualche spagnoletta o qualche scaglia di torrone di quello duro (visto che siamo a Natale). Prima di lasciarvi qualche annotazione a cui voi potrete rispondere con un bel “chissenefrega!”: 1) il titolo del capitolo -tradotto “turno di notte”- è preso in prestito dall’omonima serie TV (non so chi di voi ha avuto l’occasione di vederla)… siccome come ogni serie medica che si rispetti parlano o meglio fanno di tutto tranne che i dottori oppure fanno qualche operazione per cui devo coprirmi gli occhi perché mi fanno troppo schifo – anche nel mio capitolo ne succedono di tutti i colori….. 2) Ringrazio la canzone “America” (una delle canzone più ambigue che io conosca… poi dite che penso sempre male) che mi ha dato una parte di ispirazione… 3) Certe scene contengono qualche parola da scaricatore di porto e in altre occasioni il piccante dilaga… spero di non essere stata ridicola! 4) BUONE FESTE A TUTTI!!!



The night Shift


La notte è calda, la notte è lunga, la notte è magnifica per ascoltare storie.




– Ti fidi proprio poco di tuo fratello: levarlo così da qualsiasi distrazione e da quella povera ragazza… bella fiducia – proferì Luca dopo un momento di silenzio – interrompendo di caramellare alcuni spicchi di frutta. La Edwards, che stemperava il cioccolato in un pentolino voltandogli le spalle, tacque. Poi sbuffò infastidita da quell’ennesima intrusione nella sua sfera più personale spostandosi una ciocca di capelli dalla fronte corrucciata con una mossa dell’avambraccio. La massa scura del cioccolato era quasi sciolta quando Juliet alzò lo sguardo esitando per qualche istante, inseguito incrociò gli occhi vispi di Luca che la fissava sorridente.

- Che c’è? – Proruppe l’uomo senza smettere di sorridere – Non sei contenta di essere qui… con me? Quel sorriso sghembo stampato sulle sue labbra e quegli occhi insistenti che non le si staccavano di dosso la irritavano più del fatto che quella notte l’avrebbe dovuta trascorrere in cucina e che la sua scultura al cioccolato fosse andata distrutta. Fu sorpresa di ammettere a sé stessa che se da un lato, quel sentimento di irritazione non le dava pace e non la faceva concentrare abbastanza, dall’altro le aveva già fatto ritrovare -più di una volta- nella massa liscia del cioccolato appena sciolto- la stessa tonalità di quei suoi occhi vivaci e profondi provocandole uno sconvolgente sentimento di piacere.
- Comunque, magari, diglielo a Sean che Tea è troppo buona per essere presa in giro, ok? – Insistette Luca. Juliet scosse le spalle, divisa tra questi due sentimenti contrastanti, cercando di mantenere la concentrazione sul tegame finché non resistette più ed esplose: - NO! Non sono contenta di essere qui, per colpa tua per giunta e… no! Non mi diverto a dettare legge con quello scemo di mio fratello e poi dici che Tea non può essere presa in giro: io…lo faccio per proteggerla…

Luca la fissò incredulo ma la lasciò finire quel monologo senza senso. Posò il mestolo e la raggiunse appoggiando entrambe le mani sul piano di lavoro. Dopo qualche istante sussurrò serio – ma che ti hanno fatto per essere così? E poi, scusami tanto, da che cosa la vorresti proteggere a tutti i costi? - Dalle fregature! – Urlò Juliet rossa in viso – non so che intenzioni abbia mio fratello ma se tratta tutto con la stessa superficialità….sarà inevitabile! - Non puoi impedirle di scottarsi lo sai? E poi nemmeno la conosci…
- Non la conoscerò – fece sconsolata – ma riconosco che rimanere fregati non è per nulla divertente!
- Juliet! – Sussurrò Luca allontanandosi un poco – non puoi avere tutto sotto controllo, lo sai questo? Fammi indovinare… sei stata fregata vero? – Domandò l’uomo tornando a posare gli occhi su di lei. Juliet socchiuse gli occhi, sospirò, inspirò nervosamente e poi sputò il rospo con un leggero tremore della voce: - si vede tanto? Luca annuì impercettibilmente senza aggiungere altro.

- Avevo un’amica ai tempi della scuola, ed io ero sola e troppo ingenua per capire che le persone non vedono l’ora di approfittare della bontà altrui. Ci perdemmo di vista e, al liceo, ci misero in classi diverse. Ma il punto è… è che un giorno mi presi una cotta per un ragazzo. Oddio, per me era stupendo, ma non mi avrebbe mai filato. Un giorno la sua voce per telefono si dichiarò apertamente ed io con il cuore colmo di gioia gli risposi che sì, assolutamente sarei stata la sua ragazza.

Il mondo mi crollò addosso qualche giorno dopo quando, volendo incontrarlo per la prima volta dopo quella dichiarazione, lo vidi nel piazzale della scuola mano nella mano con la nuova amica della mia “ex-amica”.
Non solo: ben presto scoprii che la telefonata non l’aveva fatta lui, ma che era stata lei, la mia ex-amica, ad aver ingaggiato qualcun altro per farla. E a lui, che non ne sapeva nulla, avevano detto che ero stata io a mettermi in mezzo pur di ostacolarli nel mettersi insieme. Quindi nemmeno parlargli sarebbe servito a qualcosa.
Juliet deglutì per poi proseguire: - Mi sentii tradita a tal punto che diventò il mio chiodo fisso: non fidarmi più di nessuno. In nessun caso! Tea non può venire illusa! - Asserì con voce stridula. - Capisci? Non posso permetterlo! – Ribadì asciugandosi le grosse lacrime che le solcavano il viso.
– Dio, Juliet, ma cosa c’entra Tea con questo? E poi così facendo la illuderai tu stessa! Credi che non me ne sia accordo di come lo guarda? Tra quei due c’è qualcosa e io non penso che tuo fratello sia così stronzo! E tu…io, noi… non possiamo metterci in mezzo! Luca con quella sua voce ferma e calma e quei suoi occhi colmi di sincerità le avevano fatto perdere un battito.
Juliet aprì la bocca senza che però ne uscisse un suono poi balbettò: – N-noi? P-Perché come lo guarderebbe, sentiamo? Cioè… tu cosa avresti fatto? Luca fece spallucce e si voltò fissando il lavoro ormai concluso, ma non poté sforzarsi a lungo nel trattenere una leggera risatina.
– Allora? Protestò lei -… ti sei appena fatto una carrellata di fatti miei e ora ridi?! Forza, ora tocca a te!
– E da quando i fatti miei ti interessano così tanto?
– Questione di parità! - Bofonchiò la bionda incrociando le braccia al petto finché improvvisamente una presa decisa la fece voltare e due occhi come due pozzi scuri allagarono i suoi… cristallini.

Fu un interminabile secondo di silenzio quello che la fece soffermare lungo il velo di barba che gli accarezzava la mandibola per poi scendere lungo il collo fino alle spalle e al torace scolpito che saliva e scendeva con ritmo regolare. Si sentì avvampare
- Sto ancora aspettando! – Ringhiò, cercando invano di districarsi dalla presa del moro.
- Dovresti finire il tuo dolce! –Protestò l’uomo con una risatina sarcastica.
- E allora tu dovresti mollarmi il braccio, idiota! Con uno strattone la donna si liberò dalla presa concentrandosi nuovamente sulla scultura di cioccolato a cui ormai mancavano solo le pagliuzze d’oro.

Luca rimase alle sue spalle a pochi centimetri da lei; si soffermò quell’attimo sul collo della giovane collega e con un sussurro caldo soffiò – Niente… ho detto a Tea che in Italia sicuramente ci sono ragazzi che la meriterebbero di più di tuo fratello….
- Che cosa? Ma sei completamente rimbecillito?! – Protestò Juliet voltandosi con la fronte corrucciata.
- Dovresti finire il… coso… - reclamò l’uomo cercando di cambiare discorso
- Non cercare di cambiare discorso!
- Non cambio discorso, lo devi finire!
- E cos’avrebbe Sean che non va?
- Non dimenticare la frutta caramellata!
- Mi avevi promesso una mano per il dolce… siamo qui per quello - replicò Juliet
- Anche tu cambi discorso!
- Non è vero! – Ringhiò arrabbiata
- Sei molto sexy quando ti arrabbi
- Mi prendi in giro?
- Ma perché? Sean ha qualcosa che non va?
- Veramente l’ho chiesto prima io!
- Stai facendo un discorso senza senso…
- Anche tu
- È molto sexy…
- Chi? Mio fratello Sean o il discorso..?
- Nessuno dei due - ridacchiò
- E allora cosa?
- Scommetto che dopo quell’idiota avrai spezzato il cuore a tanti di quei ragazzi…. Juliet concentrò lo sguardo verso un punto indefinito del pavimento, poi alzò lo sguardo e soffiò – macché… sfigati! - Chef….
– Luca, con una presa decisa la fece voltare e si trovò a pochi centimetri da viso sorpreso della collega. Le prese delicatamente il viso tra le mani e sussurrò - hai una macchia di cioccolato…qui – accarezzandole una guancia con il pollice la tolse – è questa che trovo…. – assaggiò il cioccolato dal dito - molto sexy…

La Edwards si sentì avvampare improvvisamente ma non smise di fissare quegli occhi scuri che la osservavano con curiosità smaniosi di scoprire di più. Il suo cuore perse un battito quando due labbra carnose color fragola si avvicinarono alla sua tempia. Un brivido caldo le percorse la schiena e si morse il labbro dubbiosa su come avrebbe dovuto reagire.
- L- Luca n-on…. – balbettò con voce roca cercando di tornare razionale.
- Shhh respira – mormorò l’uomo. Juliet inspirò ma l’aria le bruciò i polmoni: la scia di leggerissimi tocchi caldi e sensuali lasciati da quelle labbra delicate le inebriarono la mente. Lui allungò la mano percorrendole le tempie, il collo ed i fianchi mentre lei chiuse gli occhi e si morse la bocca, appoggiandosi al piano di lavoro.
Scese da quel freddo acciaio inossidabile come se avesse abbandonato l’ultimo lembo di terra razionale e girò attorno a quel corpo statuario. Si fermò alle sue spalle abbandonando una mano sul petto scolpito affondando con urgenza le dita nel cotone bianco della camicia.
– Non ti ho mai ringraziato… - sussurrò poi Luca deglutì senza voltarsi, intrecciando le dita delle donna con le sue all’altezza del pettorale sinistro. La punta del naso e le labbra schiuse della donna gli solleticarono il collo provocandogli un brivido di piacere. - Quindi…grazie! – mormorò.
Luca si voltò lentamente, accarezzandole dolcemente una spalla e un braccio con il dorso della mano. L’avvicinò a sé posandole una mano dietro la schiena.
- C- cosa fai? – Balbettò Juliet alzando lo sguardo ed incrociando i suoi occhi
– I-io n-noi dovremmo parlare…
- Stiamo già parlando…. Parla con me! –
Luca le tolse la bandana e le sciolse i capelli che ricaddero morbidi sulle spalle, si avvicinò e ne assaporò il profumo. Il corpo della giovane chef si rilassò contro il suo, Luca lo percepì affondando il sorriso in quella chioma profumata. Fu un lento silenzioso quello che accompagnò il loro “parlarsi senza parole”. Parlarono finché le prime luci dell’alba filtrarono dalla finestra.

****

Juliet si svegliò a terra, appoggiata alla spalla di Luca che respirava piano appoggiato ad uno scaffale. Un braccio circondava la vita dell’uomo, cosa che le provocò un sussulto improvviso. Staccò delicatamente le dita una per una dal quel corpo caldo, si sistemò la divisa e prima di uscire dalla cucina voltò ancora una volta la testa per guardarlo.
- Ehi! Dove stai andando? – Una voce maschile la bloccò sulla porta.
- M-mi dispiace per ieri sera, n-non avrei dovuto – farfugliò tutto d’un fiato irrigidita e pestando un piede a terra.
- A me dispiace solo per stamattina! Vieni qui, accanto a me – Luca fece segno allo spazio vuoto accanto a lui.
Juliet Edwards si accovacciò lentamente e si risedette dubbiosa. Prima che potesse ripensarci un braccio le circondò le spalle facendola sentire, dopo tanto tempo, protetta.

****

- Vuoi fermarti?! - Strillò Tea inseguendo Sean lungo il corridoio dell’istituto scolastico. Lui non le diede ascolto e, fingendo di non sentire, continuò il suo percorso finché la ragazza non gli si parò davanti bloccandolo con entrambe le mani e con fare minaccioso soffiò: Edwards! Ora mi ascolterai, oh sì che mi ascolterai!
- Non ho nulla da dirti – bofonchiò il ragazzo cercando di divincolarsi.
- Sì, invece! – Fece stizzita – prima mi eviti, poi salvi la donzella in difficoltà dal bruto, fai a botte, mi baci, poi mi eviti come la peste e ora non hai nulla da dirmi?! Grande! Siete proprio tutti uguali…. -
- Da quando dovrei rendere conto a te? – Sogghignò Sean Edwards incrociando le braccia al petto.
– Sei proprio un cavernicolo, maleducato, antipatico,… stronzo! Che cazzo t’è preso eh? Vuoi liquidarmi come una delle tante? Eh no caro mio io non sono una di quelle… - urlò Tea. Sean sbuffò inclinando volgendo lo sguardo al soffitto.
- Mi ascolti quando parlo? – Tuonò la ragazza – Ripetimi quello che ho detto!
- Dai, che palle, non rompere, Anderson – sbuffò il ragazzo.
- Allora?! - Uffa….e va bene… hai detto che non sei una delle tante… contenta ora? Posso andare adesso? – Brontolò Sean.
- Vigliacco – Sibilò lei a denti stretti prima di vederlo voltare le spalle.
- Cos’hai detto?? – Sean si voltò si scatto e afferrò Tea per le spalle facendola indietreggiare verso la porta del locale delle pulizie. Tea barcollò e aprì la porta del locale con una mano. Quando riprese l’equilibrio due labbra avide le chiusero la bocca posandosi sulle sue cercandole, esplorandone ogni angolo.
Le lingue si incontrarono cimentandosi in una rabbiosa danza passionale che li lasciò entrambi senza fiato. Tea si aggrappò al ragazzo tentando di divincolarsi e quando ci riuscì lo fissò dritto incredula negli occhi per un istante.
- Whoah! E questo? C-cosa sarebbe? – Esclamò poi
- Non sono un vigliacco, capito? E comunque io…tu…non possiamo vederci… i-io devo studiare!
- T- tu….studiare? Cos’è? La scusa del secolo o ti hanno rapito gli alieni? – Sbraitò la ragazza strattonandolo.
- Zitta che ci sentono! – Protestò Sean.
- Senti…. Non so cosa tu abbia in testa ma… quando l’avrai ben chiaro… anzi quando ritroverai il tuo cervello sei pregato di comunicarmelo, nel frattempo…. Smetti di cercarmi… vaffanculo Sean! – Tea urlò finché le mancò la voce e uscì dallo sgabuzzino sbattendosi la porta alle spalle.


****

- Caffè e cornetti? – Propose Luca sbadigliando. Juliet sollevò leggermente la testa da quell’appoggio comodo e gli sorrise annuendo.
- Ehi! Cos’è quel sorriso?
- Perché? – Rispose lei tentando di mascherare la sua espressione gioiosa.
- Hai un sorriso fantastico, perché lo nascondi?
- Forza! Basta Smancerie! – Juliet si alzò in piedi dando dei leggeri pugni alla spalla dello chef.
- Mi ci vuole un caffè… forte! – Juliet afferrò i filtri del caffè americano ma Luca le si avvicinò alle spalle, le prese le mani e la fermò.
- Davvero tu quello lo chiami caffè? – Ora ti faccio vedere io!
L’uomo si avvicinò e, spostandole i capelli le lasciò un leggero bacio sul collo poi, con più decisione, le stuzzicò il lobo dell’orecchio con la lingua e ridiscese verso la spalla spostandole la divisa. Si insinuò tra il tessuto intuendo la spallina del reggiseno, che non ebbe problemi a spostare, con una risata maliziosa.
Il cucchiaino ricolmo di caffè cadde rovesciandosi accanto alla caffettiera quando Juliet intrecciò le dita a quelle di Luca. Appoggiò la nuca al corpo e percepì il calore che si appoggiava a lei. Con una presa rapida la fece voltare d’improvviso e Juliet si ritrovò seduta sul piano di lavoro.
Luca afferrò il cornetto, lo spezzò e le sussurrò all’orecchio – assaggia questo!
Un gemito le si fermò tra le labbra quando tentò di parlare.
– E il mio caffè? – sussurrò poi, maliziosa.
Luca richiuse la caffettiera senza staccarsi, le baciò le labbra a stampo.
Poco dopo il profumo del caffè invase l’ambiente e il moro le porse la tazzina calda. - Questo è un caffè – aggiunse.

Juliet lo degustò tutto d’un fiato, mordicchiando il labbro inferiore, fissò le labbra di Luca e con una foga che non avrebbe mai sospettato di avere, lo trascinò a sé afferrandolo per la maglietta. Approfondì il bacio da casto a passionale, incontrò la lingua, gli morse il labbro e gli stuzzicò l’orecchio avvinghiandosi attorno a lui con le gambe avvertendo l’eccitazione crescere. Senza fiato si staccò e sussurrò: s-scusami i-io non… devo andare!


***
Sean Edwards uscì di soppiatto dallo sgabuzzino imprecando a denti stretti, dopo aver urtato la metà del materiale riposto sui ripiani, sperando di non essere notato.
- Incontri clandestini tra le scope? – Esclamò una voce sarcastica.
Sean alzò lo sguardo scontrandosi con l’unica persona che non avrebbe voluto incontrare in quel momento. Will lo osservava perplesso. - Will che cazzo ci fai qui? Non hai di meglio da fare? – Abbaiò.
- Ammetto che sapere cosa combini nello sgabuzzino assieme alle scope mi alletta parecchio ma ho problemi più importanti che stare dietro a te – rise l’altro aggiustandosi un ciuffo ribelle.
- Infatti chi t’ha chiesto niente!
- Non sono qui per te – ripeté Will rabbuiandosi e cacciando le mani nelle tasche dei pantaloni.
- Appunto, quindi gira al largo…. - Minacciò l’amico.
- Devi aiutarmi, sono disperato – annunciò poi abbassando la voce.
Sean alzò lo sguardo corrucciato e protestò – Che cosa? Sei completamente rintronato o sei ubriaco? Ho già abbastanza casini per i fatti miei!
- Capisco – fece Will – Casini che escono dagli sgabuzzini sbattendo le porte a cui tu cerchi di tappare la bocca infilandoci la lingua. Bella tecnica, ma mi pare che non stia funzionando gran ché.
- Non so di cosa tu stia farneticando – Sean fece spallucce fingendo indifferenza.
- Ti piace la Anderson e non mi dici niente?
- Will te lo ripeto… che cazzo vuoi?
Will sospirò fissando il pavimento poi annunciò: - Sono innamorato.
- Mi prendi per il culo?!
- Affatto! Replicò con voce roca.
- Tu corri dietro a chiunque del genere femminile basta che respiri…. Davvero, che cazzo vuoi dai me?
- Sean sono disperato, e tu mi aiuterai! – Annunciò soddisfatto.
  
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